Egitto

IDENTIFICATA LA MUMMIA DELLA PRIMA DONNA-FARAONE - selezione a cura del prof. Federico La Sala

domenica 19 febbraio 2006.
 

di Aristide Malnati* (www.ilsole24ore.com, 16 febbraio 2006)

Uno dei misteri sui grandi d’Egitto è ormai sul punto di essere svelato: Zahi Hawass, Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto, ritiene di aver identificato la mummia della regina Hatshepsut, verosimilmente la prima donna-faraone in riva al Nilo (regnò tra il 1479 e il 1457 a. C., nel corso della XVIII Dinastia). La notizia è di quelle destinate a fare scalpore e suscitare dibattiti a tutti i livelli, in quanto Hawass dipana un mistero sorto agli albori della scienza egittologica. Gli studiosi da sempre si chiedono se la mummia delle celebre regina sia tra quelle recuperate e se sia identificabile. Fino ad oggi i corpi imbalsamati che conducono alla sovrana sono due: la mummia trovata nella famosa “cachette” (nascondiglio) di Deir el Bahari, accanto al tempio terrazzato della stessa Hatshepsut, all’ingresso della Valle dei re. Qui i sacerdoti della XXI Dinastia occultarono in un pertugio naturale i cadaveri di importanti faraoni, regine e maggiorenti a loro p recedenti per sottrarli ai tombaroli; all’interno una mummia di donna recava al proprio fianco una cassetta con il fegato (tolto dal corpo durante l’eviscerazione rituale) e con il cartiglio (il nome in geroglifico) di Hatshepsut. La seconda appare tuttavia maggiormente convincente, e avvalorata dalle più recenti ricerche; si tratta del corpo ritrovato sul pavimento della KV (Tomb King Valley) 60, esplorata nel 1903 da Howard Carter, il futuro scopritore della sepoltura di Tut Ankh Amon. È una mummia di una donna di mezza età, dai lunghi capelli rosso-biondi - proprio simili, in base alle fonti, alla folta capigliatura della famosa regina - e alta circa 1,55 mt (e anche questo corrisponde). L’indizio determinante è però legato alla postura del corpo sepolto: esso giace con il braccio sinistro piegato sul petto, nella tipica posa regia delle donne della XVIII Dinastia, un elemento che non lascia dubbi in proposito. Inoltre accanto alla mummia nella stessa tomba venne collocato il cadavere di Sitra-In, la fedele nutrice di Hatshepsut, da cui la regina non avrebbe voluto mai separarsi (in perfetta sintonia con l’usanza degli antichi egizi di seppellire i sovrani accanto a fedeli servitori, spesso simbolic amente rappresentati da statuette, gli ushabty). È attualmente in corso, e sarà a breve ultimato, l’esame della TAC (la Tomografia Assiale Computerizzata): dalle prime indiscrezioni trapelate sembra accertata la presenza di elementi tali da confermare l’attribuzione di Hawass; si può dunque affermare con buon margine di sicurezza che la mummia di Hatshepsut è il corpo femminile rinvenuto da Carter nel lontano 1903 all’interno della tomba KV 60. L’identificazione esatta della mummia costituisce un elemento importante e comunque curioso, probabilmente in grado di meglio precisare la fisionomia di una “grande” della storia umana. «Hatshepsut compì una piccola rivoluzione: fu verosimilmente la prima donna a divenire faraone (anche se i testi trovati all’interno della piramide di Ankh Esen Pepi fanno sospettare che già questa regina della VI Dinastia fosse assurta al massimo ruolo in Egitto, più di 700 anni prima). Quello di diventare faraone era un suo desiderio e non le venne mai perdonato in un sistema, in cui mettere una donna al vertice non era previsto: infatti non troviamo il suo nome nelle liste dei faraoni stilate successivamente; e dai principali monumenti esso venne cancellato: era la cosiddetta "damnatio memoriae" di un leader imbarazzante», fa notare l’egittologa Stefania Sofra, collaboratrice di Zahi Hawass e massima conoscitrice della figura complessa di Hatshepsut, che ha illustrato in fortunate confere nze all’Accademia d’Egitto a Roma. Insomma riemerge dall’oblio dei tempi, grazie al riconoscimento del corpo, il volto di una coraggiosa sovrana, che molto incise con la propria azione politica sulla storia dell’Egitto; «e il coraggio, che palesò nell’amministrazione del potere, aumentando il benessere dei propri sudditi, non le venne meno anche nella vita privata: si racconta che lei, sovrana d’Egitto, ebbe un’intensa storia d’amore con Senenmut, semplice ufficiale dell’esercito dalle origini modeste: Senenmut diventò dignitario regio e fu fedelissimo tutore di Neferure, l’amatissima figlia della regina. Un delicato quadretto famigliare, che rende giustizia alla profondità dei sentimenti di Hatshepsut-donna», precisa Stefania Sofra.

(*egittologo)


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