Politica

Vattimo: "Io, sindaco per la mia Calabria"

Il filosofo in lista a San Giovanni in Fiore
mercoledì 2 marzo 2005.
 

di Giampiero Paviolo (pubblicato su La stampa e su internet all’indirizzo www.giannivattimo.it

La notizia è ufficiale da ieri (20 febbracio 2005): il professor Gianni Vattimo sarà candidato sindaco della città di San Giovanni in Fiore, mille metri di altitudine, provincia di Cosenza. Capeggerà una lista civica che porterà il suo nome, composta in buona parte da giovani.

Professore, ma cosa le è venuto in mente di presentarsi in Calabria?

Intanto sono calabrese pure io, calabrese di Cetraro per parte di padre. Parlo anche un po’ di dialetto, comunque lo capisco molto bene. A parte ciò è nato tutto per caso, in seguito a una conferenza sull’abate Gioacchino da Fiore che ho tenuto in paese. Lì ho trovato entusiasmo, voglia di fare, di cambiare il modo di amministrare. Da cosa nasce cosa, come si dice.

Galeotta la conferenza dunque. L’abate è la gloria locale, ma è roba del 1100. Oggi è tutta un’altra storia.

Già, storia difficile, di forte emigrazione. San Giovanni ha circa 18mila abitanti, ma almeno altri cinquemila stanno fuori, sparsi per il mondo. Del resto non è che offra molto sul piano occupazionale, a parte il solito assistenzialismo, né su quello dello svago: un cinema aperto due sere la settimana per proiettare i film di Neri Parenti. Mancano le strutture, l’unico centro polifunzionale è diventato una specie di pizzeria. Eppure il paese ha un bel centro storico, un po’ malandato ma ci si può lavorare. Però, capisce, se nel 2005 il problema è ancora un acquedotto con le tubazioni tutte rotte è chiaro che la gente preferisce andarsene.

Parla già da sindaco.

Calma, la strada è lunga. Però domenica, in una serata piena di freddo e neve, c’erano 400 persone ad ascoltarmi. E tanti ragazzi, giovani che hanno una laurea o un diploma di scuola superiore e non ne possono più di un modo di amministrare vecchio, un po’ consociativo. Staremo a vedere.

Un passo indietro. Lei fa la conferenza, si ferma a parlare con i giovani. E poi?

E poi mi scrivono, mi telefonano, chiedono un aiuto. All’inizio sembrava un gioco, ora è una cosa seria.

Mettiamo per ipotesi che lei abbia vinto. Amministrare un comune di quelle dimensioni non è uno scherzo. Addio Università?

No, penso che riuscirei a fare il pendolare, soprattutto con una buona squadra di assessori.

Eppure si è dimesso da consigliere provinciale a Torino... Ma quella è un’altra storia. I comunisti italiani mi avevano chiesto di entrare in lista per Strasburgo e anche per la provincia. Io ho accettato e sono caduto nel tranello. Il risultato è che gli ho fatto vincere un collegio, il Centro, che nemmeno si sognavano. Ma cosa ci stavo a fare lì? Con tutto il rispetto il passo dall’Europa a Palazzo Cisterna mi sembrava un po’ troppo lungo.

E non, invece, da Strasburgo a San Giovanni in Fiore?

E’ diverso. Intanto perché sarebbe un’esperienza nuova, perché io l’amministratore non l’ho mai fatto. E poi c’è una sfida (...) che (...) è quella di concorrere alla rinascita di una cittadina che ha nei giovani tutte le energie e le potenzialità per incamminarsi sul sentiero già percorso da altri paesi della zona.


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