EDITORIA. Successo nazionale per lo scrittore e giornalista Biagio Simonetta autore del libro Faide

La Calabria malvagia della ’ndrangheta - GAZZETTA DEL SUD

Il volume racconta della pericolosa espansione della criminalità organizzata
giovedì 2 febbraio 2012.
 

di ARCANGELO BADOLATI

GAZZETTA DEL SUD - 31 GENNAIO 2012

Un paese incastonato tra le montagne, sorvegliato a distanza da due mari: lo Jonio e il Tirreno. Biagio Simonetta è nato a San Giovanni in Fiore, la città dell’abate Gioacchino, l’intelletuale e filosofo citato dal Sommo Poeta nella Divina Commedia. La terra natia dello scrittore, autore di "Faide", è la Sila. Un’area incantevole e aspra della Calabria, dove all’amenità dei luoghi fanno da contrappeso il carattere forte e la franchezza degli abitanti. Tra le montagne s’impara presto a fare i conti con la lealtà dei sentimenti e la sincerità delle parole. Simonetta, cronista di razza, ha della sua terra proprio questi tratti caratteristici. Tratti che emergono prepotentemente dalle pagine del suo libro (edito dalla Cairo) che racconta delle violenze, dei soprusi e delle ingiustizie di cui la nostra regione è vittima consapevole. Lo scrittore sangiovannese racconta al mondo, troppe volte distratto e silente, le dinamiche sociali e criminali che hanno fatto della mafia calabrese l’organizzazione delinquenziale più potente dell’Europa occidentale. Biagio parla con amara consapevolezza e necessaria indignazione di accadimenti che hanno sconvolto le comunità costrette a subire l’onta delle prevaricazione e della violenza mafiosa. Il linguaggio dell’autore è fluido e non cede mai a quella retorica che ha fatto dell’antindrangheta una sterile "professione". Simonetta non risparmia critiche ai tedeschi che hanno liquidato la strage di Duisburg come un "problema fra i taliani" senza accorgersi che la ’ndrangheta, invece, ha lentamente "invaso" la Germania. Già, ma non solo. La mafia calabrese è oggi presente in tutto il Vecchio Continente così come in Sudamerica. Per lanciare le sue campagne di conquista ha strumentalizzato l’emigrazione, male atavico di quest’area della Penisola. Alla Calabria, lo scrittore è legato visceralmente e il suo volume non testimonia una presa di distanza e di condanna verso la terra d’origine, ma un autentico atto di amore. Raccontare il male significa contribuire a farlo conoscere e avviare una sorta di esorcismo culturale. Ed è questo il valore autentico dell’opera di Simonetta. Chi ama la propria terra non può infatti tacere, né rassegnarsi.



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