In principio era il Logos. Il Monoteismo dell’ amore ("charitas") o il monoteismo di Mammona (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006)?!

L’UNO E I MOLTI. IL PLATONISMO (LAICO E RELIGIOSO), I GUARANI, E L’OCCIDE(re)NTE. Una risposta di Umberto Galimberti a Mauro Naldini - a cura di Federico La Sala

sabato 12 aprile 2008.
 


L’universo e il diverso

Scrive Virgilio Melchiorre in Metafisica dell’eros (Vita e Pensiero): "Forse la malattia più antica dell’Occidente sta proprio in questo: nella considerazione indifferenziata dell’unità e quindi nel conseguente rifiuto delle differenze e delle individuazioni".

di Umberto Galimberti *

L’unicità dell’uomo passa attraverso la responsabilità individuale riconosciuta non solo dalla giustizia ma anche dal fatto che la scienza ha dovuto riconoscere che il trapianto di organi è sì possibile, ma a patto che si sopprima la reattività individuale e specifica di ogni essere umano verso l’altro. Una natura siffatta non ammette il razzismo e l’odio religioso che, oltre a essere privi di ogni logica e buon senso, basterebbe questo, vieta ogni sua legittimità dal punto di vista biologico. Affermare il contrario significa tradire e rinnegare la chance della diversità, ma non dell’inferiorità. Spesso sento affermare come massimo della convivenza il termine tolleranza che a mio avviso è quanto di più discriminatorio e minimalista vi sia. Accettazione, riconoscimento, integrazione sono le fasi che devono costituire un percorso di comprensione e convivenza.

Perciò viva il diverso in quanto espressione autentica di potenziale umano atto ad esprimersi nelle situazioni diverse e adatto a indicare la strada ad altri sconosciuta, anche se il prezzo che dobbiamo pagare è la rinuncia definitiva a un esperanto sensibile che uniformi le coscienze e omologhi i comportamenti. Poco male.

-  Mauro Naldini
-  mauro.naldini@gmail.com

Sulla difficoltà di noi occidentali a recepire la diversità le racconto una storia. Tra le popolazioni amerinde, i Guaranì erano quelli che più degli altri la sapevano lunga a proposito dell’infelicità, e questo assai prima che arrivassero gli occidentali che, al riguardo, non insegnarono loro nulla. "Le cose nella loro totalità sono una, e per noi che non abbiamo desiderato questo, sono cattive." Così andava ripetendo lo sciamano dissipando l’enigma dell’infelicità. Ad ascoltarlo erano gli Ultimi Uomini, come i Guaranì con orgogliosa e amara certezza amavano chiamarsi. Essi vagabondavano, infelici, nel folto di una foresta paraguayana, alla ricerca della "Terra senza il male dove mai sarà ospitato un dio che sia solamente un dio, né un uomo che sia solamente un uomo, perché nulla di ciò che esiste può essere detto secondo l’Uno".

Articolazione inattesa, sussulto per il pensiero occidentale che fin dalle sue origini s’è messo a inseguire l’unità del molteplice, il "principio di tutte le cose", nel tentativo di costruire quell’Universo capace di dissolvere in sé ogni diverso, ogni pluralità, ogni differenza.

Per Platone era addirittura "fonte di letizia spingere a forza nell’Uno le varie forme molteplici" (Filebo 15 e), e da allora in poi, per quanto riconosciute, pluralità e differenze sono state per un verso o per l’altro rimosse, perché ridotte a semplici occasioni per dileguare nell’Uno. L’Uno divenne così il luogo da cui disprezzare il diverso che, in questo modo, condusse in Occidente un’esistenza depotenziata a pura numerazione matematica, scandita dalla categoria della quantità. Qui la metafisica e la fisica hanno stretto tra loro una santa alleanza.

Anche se i Guaranì questo non lo sapevano, guardavano comunque all’Occidente come alla "Terra del male". Per loro il male era l’applicazione rigorosa del principio di identità, perché nominare l’identità delle cose, onde poterle raccogliere nell’unità del genere, e i generi nell’universo dell’Uno, significa designare il mondo determinandone gli esseri: "questo è questo e non un’altra cosa". Significa irridere la vera potenza segreta che silenziosa circola tra le cose per cui: questo è nello stesso tempo quello, gli uomini sono nello stesso tempo dèi.

Ci informa l’antropologo Pierre Clastres che gli indiani Guaranì vagabondavano ancora, or non è molto, alla ricerca della loro Terra senza il male che supponevano laggiù a Oriente, o come loro dicevano "dalla parte del nostro volto", dove scoprirono che non c’era la Terra senza il male, ma la terra dove "il mare se ne era andato col sole". L’Occidente?

Gli Ultimi Uomini lo ignoravano, ma infaticabili tornavano nella loro foresta ripetendo a se stessi: "Noi che sappiamo ingannevole il nostro linguaggio, che non abbiamo risparmiato sforzi per raggiungere la patria del vero linguaggio, la dimora degli dèi, la Terra senza il male, dove nulla di ciò che esiste può essere detto secondo l’Uno".

Oggi non sono che un piccolo numero, e nel loro vagare inconcluso si chiedono se non stanno vivendo la morte degli dèi, la loro propria morte. "Siamo gli Ultimi Uomini", vanno ripetendo e non abdicano, non rinunciano, non conoscono il peso del fallimento, la ripetizione dell’infelicità. Forse gli dèi torneranno a parlare, e forse in qualche angolo remoto della foresta uno di loro "abitato dal dio" sarà intento ad ascoltare il loro discorso e a ripetere l’antica premessa.

Or non è molto che Tupan, signore della grandine, della pioggia e dei venti, inviò uno di loro a far risuonare nella notte l’ultimo messaggio: "Io Tupan vi do questi consigli. Se una di queste sentenze rimane nelle vostre orecchie conoscerete le mie tracce. Soltanto così raggiungerete la meta che vi fu indicata. Coloro che noi mandiamo sulla terra imperfetta li facciamo prosperare. Troveranno le loro future spose e avranno dei figli affinché possano conquistare le parole che sorgono da noi. Se non le conquisteranno non avranno alcun bene". "Tutto questo noi lo sappiamo", risposero gli Ultimi Uomini, ma Tupan li interruppe: "Io me ne vado lontano, non mi vedrete più. Ma voi non perdete i molti nomi".

* Risponde Umberto Galimberti: La Repubblica/D, 12.04.2008, p. 230.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

L’ILLUMINISMO,OGGI. MONOTEISMO, CRISTIANESIMO E DEMOCRAZIA...

DEUS CARITAS EST...


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