Big Pharma e la massoneria dietro il vaccino-virus AH1N1

martedì 20 luglio 2010.
 

di Andrea Succi

La leggenda della “suina” parte da una storiella messicana. Il virus sarebbe partito dal Messico: il paziente zero era un bambino di 5 anni, Edgar Hernandez, originario di La Gloria (Veracruz). L’assunto, inizialmente smentito, viene confermato dal Governatore di quella città, Fidel Herrera, solo il 26 aprile 2009, diverse settimane dopo la morte del primo niño e le segnalazioni di 400 persone contagiate, tutte a La Gloria.

Perché proprio in quel luogo apparentemente fuori dal mondo? I media messicani e la popolazione locale non hanno dubbi: la colpa sarebbe da attribuire agli scempi ambientali perpetrati dalla multinazionale americana Smithfield Company, la maggior produttrice statunitense di carne suina, presente in Messico con la controllata Granjas Carrol, che dispone di circa quaranta stabilimenti produttivi, tutti compresi nella Valle del Perote, zona a confine tra lo stato di Veracruz e quello di Puebla, dove si trova appunto La Gloria.

Secondo fonti non governative, e secondo gli attivisti messicani che da quattordici anni si battono per proteggere se stessi e la loro terra, la causa dell’influenza A sarebbe da ricercare nell’inquinamento acquifero prodotto dagli scarichi industriali di Granjas e in quello atmosferico dovuto alle carcasse di maiali abbandonate en plein air.

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In pista scende subito Big Pharma e i vaccini sono tre: il Celvapan, prodotto dall’americana Baxter; il Pandemrix della britannica GlaxoSmithKline; il Focetria, della svizzera Novartis. Il via libera arriva dall’Agenzia Europea del Farmaco, l’Emea, tramite una sottocommissione, la Chmp, che si occupa dei prodotti medicinali per uso umano. Organismi non del tutto imparziale.

Ralph Edwards, responsabile del l’Uppsala Monitoring Centre svedese ed esperto di farmacologia, afferma che «le Agenzie regolatorie hanno molti più rapporti con le aziende farmaceutiche che con i cittadini». «Questo è un grosso problema anche dell’Emea», conferma Mauro Venegoni, componente dell’organismo consultivo di farmacovigilanza del Chmp e direttore dell’ufficio farmacovigilanza dell’Aifa, la corrispondente italiana dell’Emea.

Può risultare allora interessante puntare l’attenzione su alcuni illustri connazionali che operano tra l’Emea e il Chmp e sulle strutture in cui svolgono nel nostro paese la loro attività.

INSUBRIA DOCET

Partiamo dall’Università dell’Insubria, con sedi fra Como e Varese, bersaglio, recentemente, di vibrate proteste da parte degli animalisti. Dice Francesco Caci, responsabile della Lega Antivivisezione di Busto Arsizio: «Quello che noi disapproviamo è l’utilizzo degli animali per studi su cannabinoidi, oppioidi, tumori e malattie neurogenerative. Abbiamo contestato gli esperimenti dal punto di vista sia etico che scientifico, perché sono finalizzati solo ad aumentare il numero di pubblicazioni dei ricercatori. Tra l’altro, i locali messi a disposizione dall’amministrazione di Busto sono edifici che hanno avuto bisogno di una ristrutturazione costata 15 milioni di euro, per metà finanziati dal comune e per metà con fondi europei; in realtà dovevano essere destinati ad opere di industrializzazione».

Il direttore dell’ufficio legale dell’Emea insegna in questa università. E’ Vincenzo Salvatore, giurista varesino, ordinario di Diritto Internazionale all’Università dell’Insubria. Rettore dell’Insubria è Renzo Dionigi, già componente del Consiglio Superiore di Sanità nominato dall’ex ministro Girolamo Sirchia per il triennio 2003-2005. Consulente di Roberto Formigoni per i rapporti Sanità-Università e responsabile della Chirurgia generale 1 dell’ospedale Circolo di Varese, Renzo Dionigi è un massone, presente nella famosa lista Cordova del 1992.

Capofila della lobby pubblico-privata che sponsorizzò la nascita dell’Insubria è l’avvocato Ferruccio Zuccaro, proboviro dell’Ateneo varesino, ex balilla, ex vice presidente della Provincia, componente del Lions Club Varese Host e massone presente negli elenchi del ‘92. Forse è un caso, ma lo studio dell’avvocato Zuccaro è a Varese, in via Speroni 14, proprio nello stesso stabile in cui anche l’avvocato Vincenzo Salvatore svolge la sua attività.

L’Insubria è legata ad alcune tra le più importanti multinazionali del farmaco come la GlaxoSmithKline, produttrice del vaccino Pandemrix, con cui ha una “Convenzione quadro per attività di collaborazione didattico-scientifica” (vedi la delibera del Senato Accademico datata 22 aprile 2008); o come la Novartis, da cui si fa sponsorizzare per permettere ai docenti delle sezioni del Dipartimento di Scienze chirurgiche di partecipare allo studio internazionale Sustain come centro di arruolamento e trattamento (durata 2006-2008). La Novartis non solo produce il vaccino Focetria, ma è anche cliente della Huntingdon Life Sciences (HLS), la più grande società europea che esegue sperimentazioni animali. Per chiudere il cerchio, anche Glaxo è cliente della HLS: quindi sia Novartis che Glaxo fanno affari con l’Insubria e con HLS.

UN PONTE PER CARLO MAGNO

Altro personaggio interessante è Giuseppe Nisticò, membro del Chmp dal 2004 e anche lui scelto direttamente dal ministro dell’epoca, quel Girolamo Sirchia condannato nel 2008 in primo grado a tre anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per tangenti.

Nisticò è un forzista, ex presidente della Commissione Ricerca UE ed ex presidente della Regione Calabria, noto soprattutto perché voleva intitolare il Ponte sullo Stretto a Carlo Magno. E’ massone anche lui, nella lista Cordova del ’92.

In caso di assenza alle sedute del Chmp, Nisticò veniva sostituito da un membro supplente, Pasqualino Rossi, capo dell’unità operativa di farmacovigilanza dell’Aifa, che il 23 maggio 2008 viene arrestato con l’accusa di attentato alla salute pubblica. Numero due all’Aifa, secondo il Procuratore di Torino Raffaele Guariniello Rossi avrebbe ricevuto compensi per chiudere un occhio sull’Aulin, l’antiinfiammatorio che può avere effetti collaterali sul fegato. Interrogato dagli inquirenti, Rossi ha confermato di aver ricevuto dei regali ma «pensavo fossero delle banalità, non ho mai fatto cose contrarie ai doveri d’ufficio. Non mi sono mai ritenuto un corrotto».

Fino al 2004 Giuseppe Nisticò faceva parte anche dell’European Parliament Osteoporosis Interest Group, una sorta di lobby che opera per il “call to action”: promuovere misure nazionali che rendano i pazienti più consapevoli dei problemi derivanti all’osteoporosi, aiutare i medici a riconoscerne i sintomi e spingere il sistema sanitario a pagare per trattamenti appropriati. Tra le compagnie che si occupano di finanziare le attività dell’International Osteoporosis Foundation, di cui l’Interest Group fa parte, spuntano ancora una volta Novartis, Glaxo (tramite la Amgen, con cui Glaxo ha una partnership europea) e Baxter (che ha accordi commerciali con Nycomed e Teva Pharmaceutical). Va detto che Nisticò ha lasciato il gruppo nel momento in cui è divenuto membro Chmp.

NEL SEGNO DI VANGUARD

Esiste un gruppo di potere che lega la Smithfield Foods - la compagnia americana dalla quale siamo partiti, e che avrebbe provocato l’influenza suina - alle tre multinazionali del farmaco produttrici del vaccino, Novartis, GlaxoSmith- Kline e Baxter. Tutto è racchiuso in una parolina magica: Vanguard, la avanguardia finanziaria mondiale. The Vanguard Group è una compagnia americana di investimenti che gestisce un patrimonio approssimativo di 1 trilione di dollari. Il Vanguard possiede azioni della Smithfield (tramite, ad esempio, il Vanguard Group Inc), azioni della Glaxo (Vanguard Primecap Fund, Vanguard Health Care Fund ed altri), azioni della Novartis (Vanguard Primecap Fund, Vanguard Capital Opportunity Fund, etc.) e azioni della Baxter (Vanguard Group, Inc., Vanguard 500 Index Fund, e così via).

Ma chi detiene le azioni del Vanguard Group? Sono colossi come ExxonMobil Corporation, Microsoft Corporation, General Electric Company, J.P. Morgan Chase & Co., Procter & Gamble Company, Apple, Inc., Coca-Cola Company, Google, Inc., Hewlett-Packard Company, Philip Morris International Inc, Goldman Sachs Group, Inc., PepsiCo...

Insomma, le multinazionali più potenti, che possono permettersi il lusso di lanciare, allo stesso tempo, il malanno e la cura, la pandemia e il vaccino.


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