[...] Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, determinata e rilassata, ospite della trasmissione televisiva "Questa domenica" si è detta felice di potersi rivolgere, dagli schermi tv, direttamente alle famiglie e ha puntato l’indice sulla "cattiva informazione" che si sta facendo su alcune questioni come quella, appunto, dell’abolizione del team di insegnanti alla scuola elementare. A giustificazione del percorso deciso - tagliare e razionalizzare - il ministro ha ricordato il pesante fardello rappresentato dal debito pubblico [...]
GELMINI: FONDAZIONI E NUOVA MATURITA’
di Tiziana Caroselli (Ansa» 2008-10-05 20:07)
ROMA - Ha difeso, con le argomentazioni di sempre, la scelta ("pedagogica") del maestro unico, ha rassicurato mamme e papà sulla tenuta, anzi sul potenziamento (50% e forse più), del tempo pieno, e ha indicato quali saranno i prossimi passi che intende compiere per arrivare alla ’sua’ scuola. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, determinata e rilassata, ospite della trasmissione televisiva "Questa domenica" si è detta felice di potersi rivolgere, dagli schermi tv, direttamente alle famiglie e ha puntato l’indice sulla "cattiva informazione" che si sta facendo su alcune questioni come quella, appunto, dell’abolizione del team di insegnanti alla scuola elementare. A giustificazione del percorso deciso - tagliare e razionalizzare - il ministro ha ricordato il pesante fardello rappresentato dal debito pubblico.
"Ogni bambino, ogni neonato - ha ammonito - eredita un debito di 30 mila euro. L’Italia ha un debito che è il terzo al mondo. E questo - ha aggiunto - è un governo che si assume la responsabilità di scelte anche difficili, perché è più complicato governare laddove le risorse economiche sono limitate". Chiarito per l’ennesima volta che spendere in modo diverso è un "must", Mariastella Gelmini ha ribadito l’intenzione del Governo di dare quel che meritano ai docenti.
"L’aggiornamento degli insegnanti è un elemento fondamentale: 150 ore certamente non bastano, ma noi abbiamo a disposizione molti fondi che ci derivano dall’Unione europea e che vogliamo investire nella formazione degli insegnanti ai quali va però garantito un percorso professionale" ha affermato auspicando che il Parlamento approvi presto una legge che modifichi il reclutamento degli insegnanti, che garantisca la continuità didattica e preveda anche un inquadramento professionale, riconoscendo lo sforzo fatto, i risultati raggiunti, la disponibilità all’aggiornamento permanente. Per aiutare la categoria il ministro intende anche spazzare via un po’ di inutili passaggi burocratici. "Abbiamo meccanismi che appesantiscono la vita dei professori. Il docente non è chiamato più solo a insegnare, ma a una serie di incombenze, di riunioni, di adempimenti burocratici che non servono a nulla. Allora togliamo la burocrazia, semplifichiamo il linguaggio anche delle circolari, riduciamo il numero delle norme".
Insegnanti più considerati, dunque, ma anche scuole gestite in modo diverso. Bisogna trasformarle, che siano statali o non statali - ha sostenuto il ministro Gelmini - in fondazioni dove ci sia una partecipazione ampia delle famiglie. "E sarei anche dell’idea - ha aggiunto - di accogliere esperienze positive come quella della regione Lombardia sulla ’dote’ e il ’buono scuola’ per consentire davvero una crescita media del livello della qualità della scuola stessa". E tra le tante novità in cantiere, il ministro ha segnalato anche un restyling dell’esame di Stato: "Al ministero è al lavoro una commissione che si sta occupando di come rivedere la maturità e renderla più aderente alle esigenze di oggi". Per quest’anno scolastico, però - ha assicurato - tutto come al solito.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
L’opposizione protesta per l’ennesima decisione di questo tipo del governo
Nel provvedimento il taglio degli insegnanti, il maestro unico il voto in condotta
Il governo chiede la fiducia
sul decreto Gelmini sulla scuola
I sindacati sono pronti allo sciopero generale *
ROMA - E alle ore 19 e 5 minuti arriva il voto di fiducia numero 5 in meno di quattro mesi di vita della XVI legislatura. Lo chiede il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito precisando che la richiesta nasce "solo da fatti tecnici e dall’ostruzionismo dell’opposizione non certo da divisioni all’interno della maggioranza".
C’è fretta. Il pacchetto Gelmini, dal maestro unico al grembiule fino al ritorno del voto in condotta scade il 31 ottobre. E con l’aria che tira, anche oggi davanti a Montecitorio centinaia di insegnanti hanno protestato alzando manifesti al ministro Mariastella Gelmini "Santa ignoranza" dopo i sit in del no-Gelmini day, non c’è alcuna possibilità che il decreto possa attraversare in tempo utile la discussione in commissione e nell’aula di Camera e Senato. Fiducia, quindi, come così spesso nella storia seppure breve di questa legislatura: così andò per l’Ici, per il pacchetto sicurezza con la norma sui processi, e per la Finanziaria.
Oltre alla fretta per motivi di calendario, bisogna anche ricordare che il pacchetto Gelmini ha creato non pochi mal di pancia nella maggioranza, tra i banchi della Lega soprattutto. Malumori che il governo ha subito provveduto a smentire.
Il maxiemendamento al decreto legge Gelmini è stato varato in mattinata dal Comitato dei Nove della commissione Cultura ma è approdato in aula solo alle sette di sera perchè sprovvisto della relazione tecnica che affronta la copertura economica.
Il presidente della Commissione Valentina Aprea si rammarica per il ricorso al voto di fiducia ("Non possiamo esprimere soddisfazione per una scelta del governo che interrompe il lavoro del parlamento") ma osserva che il nuovo testo "ricalca il provvedimento come è uscito dalla commissione cultura e recepisce il lavoro fatto in commissione Cultura e nelle altre commissioni che hanno ampliato e migliorato il testo". La democrazia, quindi, e l’attività parlamentare che ne è la diretta espressione, sono salve secondo pensiero e coscienza del presidente della Commissione.
Di opinione opposta l’opposizione. Durissimo il capogruppo del ps Antonello Soro: "Siamo indignati, quello che succede è gravissimo, si sta svuotando il Parlamento dalle sue funzioni. Le persone libere si chiedano chi è lo sfascista in questo paese". Maria Coscia (Pd) accusa la maggioranza di aver saputo, in questi mesi, "solo alzare muri anzichè cercare il dialogo". Lino Duilio, anche lui membro della Commissione per il Pd, dice chiaro che "la maggioranza confgerma gionro dopo giorno di voler ridurre il Parlamento ad una succursale acritica del governo".
Ancora più netto l’intervento di Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori. "La Gelmini? Vende fumo - dice l’ex pm - anche a me piace vedere i ragazzi col grembiule piuttosto che con i piercing sull’ombelico, o i tatuaggi. Tutti sentiamo il bisogno di mettere ordine nella scuola, ma quella del governo è politica dell’apparenza, perchè di fatto il decreto sa solo fare tagli".
* la Repubblica, 6 ottobre 2008
Scuola, anche Cisl e Uil per lo sciopero generale *
Alla fine, si sono arresi all’evidenza. E dopo che la protesta contro il maestro unico e i tagli del ministro Mariastella Gelmini si è diffusa spontaneamente, a macchia d’olio, anche Cisl e Uil hanno detto di essere pronte allo sciopero generale della scuola. La mobilitazione era stata lanciata dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani una settimana fa - e si terrà probabilmente entro la fine di ottobre - ma finora gli altri due sindacati confederali non avevano raccolto l’invito.
Da Milano, dalla festa del Pdl, il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini comincia a preoccuparsi. E pur ripetendo i suoi slogan contro «una scuola ridotta a stipendificio» e a difendere la sua politica di tagli, spera che la Cisl ci ripensi, non scioperi, la appoggi o almeno non vada in piazza. Rifletta. «Mi auguro - dice - che la Cisl possa ragionare all’interno del piano e senza mobilitazioni».
Il primo a dire sì allo sciopero generale evocato da Epifani, sabato, è stato appunto quello Raffaele Bonanni, leader della Cisl. Al governo Bonanni manda a dire che «se lo vogliono evitare - lo sciopero, ndr - si facciano sentire col nuovo programma della scuola che non è un’azienda con un amministratore delegato, ma è di tutti». Ma la sua non è l’unica adesione. Anche il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, si sbilancia. Per il sindacato guidato da Angeletti, «parte un percorso di mobilitazione nazionale con obiettivi chiari e concreti, mobilitazione che - avverte Di Menna - si concluderà, in assenza di risposte, con lo sciopero generale della scuola, per la cui proclamazione sono state già attivate le procedure di conciliazione previste dalla legge».
Si è riformata la "triplice"? Forse sulla scuola sì. Ma ritrovare l’unità sindacale davvero sembra ancora un percorso ad ostacoli. Bonanni, infatti, subito dopo aver aderito all’ipotesi di sciopero, è tornato ad attaccare la Cgil per il suo no all’intesa con Confindustria sulla riforma della contrattazione. Per il segretario della Cisl, disponibile invece ad accettare le proposte confindustriali, la Cgil dovrebbe smettere « di essere egocentrica e narcisistica. Non può pensare di essere il centro del mondo».
Bonanni afferma che «non esiste solo quel sindacato che dice soltanto no e che invita solo alla mobilitazione politica». Quanto ai dati diffusi dalla Cgil sulle proiezioni dell’eventuale accordo, per Bonanni «hanno dato molti dati sballati, volutamente sballati. (vedi: Con la formula di Confindustria i salari perdono 1900 euro di Felicia Masocco). Per Bonanni queste valutazioni della Cgil non sono altro che «tante bugie per demonizzare un accordo che invece dobbiamo fare». Altri dati però non ne dà.
«Sono dieci anni che la stessa organizzazione rompe ogni tentativo di rinnovamento del sistema contrattuale», protesta il leader della Cisl che in effetti si è sempre dichiarata piuttosto disponibile ad accettare pesanti modifiche sulla contrattazione, fino alla sostanziale abolizione del contratto nazionale di categoria, privilegiando le vertenze di secondo livello, ove possibili: s’intende.
Ora l’obiettivo per la Cisl è «il taglio delle tasse sul salario, se la Cgil la butta in politica non lo otterremo e a questo noi non ci stiamo», dice Bonanni. Facendo professione di «buona volontà» e «responsabilità».
* l’Unità, Pubblicato il: 04.10.08, Modificato il: 05.10.08 alle ore 16.13