Attualità

Politica casta. Dagli attacchi ad "Ammazzateci tutti" alla tensione sulle priorità calabresi

lunedì 31 marzo 2008.
 

Pasqualone aritmico per i ragazzi di “Ammazzateci tutti”. Un bravo hacker ha provato a cancellare le pagine del loro sito, entrando in serata nel sistema di gestione. Ha scelto il momento giusto; guarda caso anche gli autori di Duisburg la combinarono un giorno memorabile, a ferragosto.

Lo avrà fatto per spasso, per sondare le sue capacità informatiche o per quella mania di protagonismo, patologica, di tanti criminali che di forza bramano, anonimi, un momento di gloria?

Voglia il cielo che non si tratti d’un serial killer di Internet e che non intenda ripetere l’eroico gesto. Ci auguriamo che dopo la pubblicità sui media la smetta e dedichi il suo talento ad altro, a faccende utili e serie.

Aldo Pecora e i suoi sono riusciti a evitare la catastrofe, lavorando tutta la notte per fermare il virus, o che altra diavoleria in codice binario, del bravo predatore informatico.

Sarà stato assoldato? C’è qualcuno dietro di lui? È legittimo allarmarsi? Si deve bollare il fatto come uno scherzaccio nell’era digitale? Io non sarei troppo leggero, non penserei a uno scolaro discolo, ciuco in italiano e portentoso coi software.

C’è un motivo, infatti, che mi spinge a sospettare.

Aldo Pecora e Rosanna Scopelliti - figlia del giudice Antonino, ucciso da una criminalità doc nel ’91 - sono recentemente finiti in ospedale, causa incidente sulla A3, diretti a Roma. Un tizio gli ha più volte tagliato la via, sino a mandarli contro un guardrail. Poi è fuggito: omissione di soccorso. Fortuna che è stato individuato da una prontissima Stradale. Ora ci sono indagini in corso. I due giovani non ne hanno parlato alla stampa. Meglio evitare: viaggiavano su una Lupo: li avrebbero canzonati, c’avrebbero visto una genialata da spot, del tipo «Pecora crash su Lupo».

Proprio di recente, sulle pagine elettroniche di “Ammazzateci tutti” e sul blog di Aldo, erano uscite vignette molto caustiche: «Se tira questo vento, da adesso in là i consigli regionali saranno in diretta web dalle carceri».

In questo periodo è bene non stuzzicare certi ambienti, la tensione è nella calma eccessiva. Tutti a parlare di numeri, ricette, riduzione delle tasse, integrazione, aggiustamento o cassazione della legge sull’aborto. Una campagna elettorale all’insegna del «volemose bene», salvo il motteggio su chi mal pensa Malpensa; straniero salvifico o soggetto castrante l’orgoglio italico, a seconda dei lati.

Dimenticati legalità e giustizia, la necessità di fermare corruzione e contiguità e di esplicitare con chiarezza le volontà in materia.

Io penso, e senza provocazione, che gli episodi successi agli irriducibili di “Ammazzateci tutti”, lo spero, possano servire a riaprire il dibattito sull’eguaglianza dei cittadini innanzi alla legge. La Calabria ne ha bisogno. Si può ricominciare - Why not e le tante -opoli regionali un segno lo avranno pur lasciato - con strumenti operativi che garantiscano trasparenza e correttezza amministrativa.

Comunque la si metta, con De Magistris, di cui si può parlare perché non è candidato, la Calabria delle ultime generazioni s’è compattata attorno a un’esigenza, l’onestà nella cosa pubblica. Ciò è avvenuto per iniziativa di Pecora e dei suoi.

Ho scritto altrove che il ricatto di certe sfere grigie produce lo svuotamento della regione, determina la sparizione della società, l’ultima emigrazione, quella che non ha più ritorno. Mi piacerebbe, quindi, che l’appello all’emancipazione culturale che corre sulle reti calabresi della rete fosse accolto anche da una politica più casta. Finalmente pura.

Emiliano Morrone


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