COSTITUZIONE (ART. 87): IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ IL CAPO DELLO STATO E RAPPRESENTA L’UNITA’ NAZIONALE..... DELL’ITALIA!!!
La Corte Costituzionale ’’ha un solo padrone: la Costituzione della Repubblica".
ROMA - E’ Giovanni Maria Flick il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Succede a Franco Bile, il cui mandato è scaduto lo scorso 8 novembre. Ad eleggerlo sono stati, a scrutinio segreto, i quindici della Consulta. Sessantotto anni, nato a Cirié (Torino), Flick è il trentaduesimo presidente della Corte Costituzionale e resterà in carica fino al 18 febbraio 2009. In tutto novantasei giorni, un giorno in più rispetto alla presidenza di Giuliano Vassalli e quasi il doppio rispetto a quella ’lampo’ di Vincenzo Caianiello (45 giorni, un record). Noto avvocato penalista ed ex ministro della Giustizia durante il primo governo Prodi, Flick é stato nominato giudice costituzionale nel febbraio del 2000 dall’allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.
Primo atto del neo presidente e’ stato nominare Francesco Amirante vicepresidente, rispettando il criterio dell’anzianita’: Amirante e’ infatti, dopo Flick, il giudice costituzionale piu’ anni di anzianita’ di carica.
La Corte Costituzionale ’’ha un solo padrone: la Costituzione della Repubblica che nel 2008 abbiamo particolarmente celebrato per i suoi 60 anni’’. Cosi’ il neo eletto presidente della Consulta, Giovanni Maria Flick, saluta i giornalisti subito dopo essere stato nominato.
Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:
L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!
Gelmini, Castelli, Letta, Vendola a Ballarò
in onda martedì 15 dicembre alle 21.10
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, il vicesegretario del PD Enrico Letta, il viceministro alle infrastrutture Roberto Castelli, il presidente della Regione Puglia Niki Vendola, leader di Sinistra e Libertà, il direttore di “Libero” Maurizio Belpietro, il giurista Stefano Rodotà, la direttrice dell’Unità Concita De Gregorio, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli sono tra gli ospiti di Giovanni Floris nella puntata in onda questa sera su Raitre.
L’Italia sotto shock dopo l’aggressione a Silvio Berlusconi, le polemiche politiche e le tante cose da fare per il governo del Paese sono i temi in discussione nel settimanale d’informazione che è aperto, come sempre, dalla copertina satirica di Maurizio Crozza.
L’algoritmo d’oro e la torre di Babele, i dilemmi etici dell’Intelligenza artificiale
L’ambiente, il digitale, la pervasività dell’informatica... sono i nuovi temi su cui sta riflettendo il professor Giovani Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, giurista, ministro della Giustizia nel primo governo Prodi
di Redazione La Fedeltà - 17 Luglio 2022
Dopo aver tratteggiato nel libro “Persona Ambiente, Futuro. Quale futuro?”, il rapporto tra ambiente e profitto, in cui ha evidenziato con forza che c’è bisogno di un’economia che rispetti l’uomo e il pianeta, ora è in libreria un nuovo volume di Giovanni Maria Flick - curato insieme alla figlia Caterina - “Il mito dell’informatica. L’algoritmo d’oro e la torre di Babele” che parla del rapporto tra informazione e informatica.
Un filo non solo rosso, ma che ora rischia di esprimere sempre di più il colore del sangue, delle innumerevoli vittime delle catastrofi ecologiche, come da ultimo quella della Marmolada. Sono due temi intrecciati tra di loro nella sinergia tra ecologia e tecnologie digitali. Due mondi percepiti spesso in modo congiunto. Ma guardando al futuro si deve avere una consapevolezza e una percezione più attente non solo sul tema ecologico (che lentamente si va formando), ma anche su molti altri, rispetto alle conseguenze di una ‘civiltà digitale’ che rischia altrimenti di sovrapporsi alla ‘civiltà umana’ in una prospettiva (o meglio una illusione!) di onnipotenza.
Non c’è ombra di dubbio sul fatto che tecnologie molto sofisticate abbiano apportato dei benefici irrinunciabili in numerosi ambiti. Ho però la sensazione che se non ci rendiamo conto tutti (ai diversi livelli) della necessità di nuove regole, nuovi principi, la ‘civiltà delle macchine’ potrebbe soppiantare quella umana con conseguenze gravissime. Il rischio di una seconda torre di Babele è dietro l’angolo. Come, d’altra parte, quello del nuovo diluvio universale per il saccheggio della natura da parte nostra.
Stiamo passando da uno stress ad un altro, persino peggiore. Dall’inizio del secolo abbiamo avuto un’escalation drammatica: il terrorismo globale del 2001; la crisi economica del 2008; la pandemia del 2019 e ora la guerra, la carestia, la siccità. Le tensioni lasciateci dalla pandemia sono legate non solo alla sofferenza, alla crisi, alla paura degli individui, ma anche alla mancanza di una diffusa consapevolezza del fatto che i diritti inviolabili vanno di pari passo con i doveri inderogabili.
Sull’ambiente abbiamo iniziato a capire (tardi e male) che il saccheggio della terra è un grave errore. Io vorrei che questa consapevolezza - ora limitata per lo più ad un contesto di specialisti -dei problemi dell’informatica e delle sue applicazioni si estendesse a molte altre persone, (primi fra tutti i politici), come è avvenuto per l’ambiente. Quella consapevolezza dovrebbe emergere ora anche rispetto al rischio del passaggio da individuo a persona. Come persone ci muoviamo all’interno di tre dimensioni: le relazioni con gli altri; la dimensione del tempo (passato, presente e futuro); quella dello spazio. Tre ambiti che già con la pandemia sono stati spesso ridimensionati, ma che con uno sviluppo incontrollato del digitale potrebbero venire gravemente sacrificati, se non addirittura completamente cancellati. I famosi occhiali del ‘metaverso’ mi preoccupano solo a pensarci.
Intanto non è vero che è tutto gratis; il prezzo può essere la perdita della nostra identità. La difesa della democrazia passa anche attraverso la necessità di trovare un equilibrio tra l’uguaglianza di tutti e l’unicità e la diversità di ciascuno, che però non può diventare “esclusione del diverso”.
L’art. 9 della Costituzione rappresenta un punto di riferimento importante con il suo richiamo esplicito al passato e al futuro. Ma rappresenta anche un riferimento essenziale allo sviluppo della cultura, come chiave per comprendere il rapporto tra passato e futuro. Come lo è la scuola con il diritto di tutti ad accedere ad essa (si pensi all’esito non soddisfacente della DAD durante la pandemia); e con la prospettiva dello ius scholae accanto allo ius loci e allo ius sanguinis per la cittadinanza.
Non dobbiamo perdere altro tempo. Nella nostra civiltà le tecnologie digitali sono talmente sofisticate che stanno sostituendo la persona in compiti complessi. Il timore è che in un prossimo futuro si cerchi di sostituirle alla persona anche nelle funzioni più̀ connaturate alla sua identità̀ e coscienza; penso ad esempio alla c.d. “giustizia robotica”.
Mi ispiro alla saggezza della Bibbia. Ci parla della Torre di Babele, che possiamo paragonare allo sviluppo eccessivo della tecnologia con il suo richiamo al “linguaggio unico” nella piana di Ur; mi sembra riflettersi nell’odierno linguaggio digitale: unico fra uomo e uomo, fra uomo e macchina, fra macchina e macchina.
La Bibbia ci parla del rapporto tra profitto e ambiente con riferimento al saccheggio della natura che ci ha portato alle porte del diluvio universale. Nel libro cito perciò più volte l’articolo 9 della Costituzione, che fino ad ora è stato visto in modo riduttivo: tutela del passato, tutela del futuro e tutela attraverso la cultura.
Il punto di volta è capire attraverso la chiave del passato cosa ci riserva il futuro e cercare di individuare la necessità di regole e la loro elaborazione per consentire la convivenza nel contesto attuale.
Chiara Genisio
FILOSOFIA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ...
Il Colle ha fallito? Dipende da noi
«Il vero male non è il male, ma la mescolanza del bene e del male (Simone Weil)»
di Roberta de Monticelli (Il Fatto, 01.06.2018)
Un filosofo è come il matto di corte, lo si può lasciar parlare. C’è chi vuole far processare per alto tradimento il presidente della Repubblica e chi lancia hashtag in suo sostegno. Ci sono giuristi pronti ad affermare che non ha fatto che il suo dovere (Flick) e altri radicalmente critici (Villone e Carlassare), come ce ne sono di molto perplessi (Onida). Ci sono commentatori che in mancanza d’altre idee attribuiscono lo sconquasso al “circo mediatico giudiziario” che ci avrebbe per troppo anni lavato il cervello facendoci credere che in Italia corruzione e impunità siano maggiori che altrove (Panebianco) - ma non vedono che il lavaggio non è bastato, visto che nessuno (neppure il capo dello Stato) s’è fatto un baffo della circostanza che il candidato ministro dell’Economia da ex presidente dell’Impregilo era incorso in inchieste giudiziarie ben motivate dalle intercettazioni, che gli avrebbero sbarrato in ogni altro Paese civile la porta di quel ministero.
C’è chi sostiene con assoluta convinzione che il gesto del Presidente ha salvato la democrazia assediata dai populismi e chi con convinzione altrettanto assoluta sostiene che ha soffocato la domanda democratica di cambiamento, per asservire lo Stato alla tecno-plutocrazia europea, o peggio al diktat tedesco. Nota a margine: non si percepisce traccia di simili congiure e diktat da quassù - il regno del fool è il vuoto celeste, dove le linee aeree franco-canadesi forniscono una massa di giornali nelle principali lingue europee, e neppure un angolino contiene un commento su queste indebite pressioni, nonostante i titoli ridondino di “crisi istituzionale in Italia” e “l’Italia mette a processo l’Europa”.
Ed ecco lo sragionamento del fool, per chi volesse conoscerlo. Che il gesto del presidente della Repubblica sia o non sia stato un tragico errore, dipende da noi. Nel senso che non sarà stato un errore, e forse sarà stato invece uno di quegli attimi che le generazioni future ricorderanno con ammirata gratitudine, solo se d’ora in poi gli uomini e le donne di buona volontà non si daranno tregua a costruire in due mesi la Parte della Speranza Progressista e Civile, per farla trovare pronta alle elezioni, con a capo i migliori cavalieri delle buone cause sconfitte nell’ultimo quinquennio...
Quanti ce ne sono, e come saranno bravi se somigliano alle idee per cui furono silenziati, in materia di anticorruzione e legalità, di taglio alla spesa, di politica industriale e del lavoro, di lotta alla disuguaglianza, allo scempio dell’ambiente e del paesaggio, di vera politica della scuola, dell’università e della ricerca.
Non contro ma verso gli Stati Uniti d’Europa. Il programma di questa Parte? Sarà buono se si procederà con infinita attenzione ai veri tagli. “Il vero male non è il male, ma la mescolanza del bene e del male” (Simone Weil).
È questo il taglio sottile da operare, o il groviglio da dirimere. Guardate se non torna, lo sragionamento. Tutto il male che ci circonda viene da questo groviglio! Vorresti difendere, certo, la bandiera italiana dal disprezzo di chi ci tratta da gente che non sa stare ai patti, ma poi guardi quelli che la levano ora sulla piazza e ti accorgi che è sporca, lordata dall’uso che ne fece il demagogo lombardo predecessore dell’attuale. Vorresti accorrere, certo, a difesa della Repubblica e del suo presidente, allinearti a quei poveri corazzieri in alta uniforme, ma ti si stringe il cuore solo a guardarli, tanto svilita è l’idea che difendono, che solo il ricordo di quell’adunata di ceffi e mammole che presiedettero all’elezione del precedente presidente al suo secondo mandato ti riempie di vergogna, come quello delle innumerevoli forzature di un governo che da incostituzionalmente eletto si fa costituente senza averlo mai avuto in alcun programma. Vorresti ripetere anche tu, lo stesso, “sto col presidente”, perché dall’altra parte c’è la prepotenza di chi “se ne frega” di qualunque vincolo etico e giuridico in nome di folle senza volto, di chi addirittura non si vergogna a ripetere “chi si ferma è perduto”. E ti accorgi che il solo sostegno al governo del presidente verrà dai responsabili di tutte quelle forzature che hanno svilito l’uniforme dei miei corazzieri, e anche dal ghigno trionfale di un signore politicamente appena riabilitato, ancora prima che si sia quietato l’effetto di rivolta emetica indotto dalle immagini di Sorrentino in Loro 1 e Loro 2...
Il fool nella sua follia si rivolge anche a molti elettori Cinque Stelle: avete lottato - lo so perché ero con voi - per preservare un po’ di bellezza dove interessi biechi la sconciavano. Ma la bellezza non è un valore, è il nome di tutti i valori, compresa la (pari) dignità di tutte le persone. Come potete ora sostenere anche la bruttezza di parole e gesta di chi la nega? Non sta lì il primo nefasto miscuglio?
Sul tema, nel sito, si cfr.:
MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?! POCO CORAGGIOSI A SERVIRSI DELLA PROPRIA INTELLIGENZA E A PENSARE BENE "DIO", "IO" E "L’ITALIA", CHI PIÙ CHI MENO, TUTTI VIVONO DENTRO LA PIÙ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA FILOSOFICA E POLITICA ITALIANA, NEL REGNO DI "FORZA ITALIA"!!!
LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE.
Federico La Sala