COSTITUZIONE

REFERENDUM: CONFERMATA LA VITTORIA DEL NO. SUPERATO ANCHE IL QUORUM.

martedì 27 giugno 2006.
 

REFERENDUM: CONFERMATA LA VITTORIA DEL NO. SUPERATO ANCHE IL QUORUM.

Con una affluenza altissima alle urne gli italiani hanno scelto di mantenere l’attuale assetto costituzionale.

Il Ministero dell’Interno ha reso noto il dato dell’affluenza alle urne riferita ai due giorni di consultazione: ha votato il 53,6% degli aventi diritto al voto. Un risultato altissimo, se si pensa che il referendum è stato a fine giugno, in un periodo dell’anno dove mare e monti la fanno da padrone, specie nei weekend, e dove il caldo di certo non stimola le persone a rimanere chiusi in città.

Pur non essendo necessario, è stato superato anche il quorum: un esito storico quindi, che ha permesso di salvaguardare la costituzione da uno scempio fermamente voluto, e fortunatamente non ottenuto, dal precedente governo di centrodestra. Il no ha convinto gli italiani con un secco 61,3% contro l’esiguo 38,7% del si.

Contrastanti sono stati i commenti a caldo dei personaggi di spicco dei due schieramenti contrapposti. Per un rammaricato Silvio Berlusconi “si è persa un’occasione storica per far funzionare meglio ed ammodernare il Paese”, anche se, quantomeno, si è guadagnata un’opportunità per far capire a tutto il centrodestra che modifiche importanti ai titoli della Costituzione vanno fatte con larghe intese. Larghe intese necessarie anche per i “vittoriosi” del centrosinistra Francesco Rutelli e Romano Prodi, che ora però dovranno mantenere la promessa di ridurre il numero dei parlamentari e soprattutto di aprire quel dialogo tanto decantato con l’opposizione.

Fuori dai gangheri i leghisti. Per il partito di Bossi, che da sempre si è impegnato fortemente alla riforma della Costituzione, la vittoria del no è stata una sconfitta pesantissima che grava interamente sulle spalle degli italiani. Un popolo che “fa schifo perché blocca il cambiamento”, questo il parere maleducato dell’europarlamentare della Lega Nord Francesco Speroni, il quale forse è talmente ignorante da non sapere che, in democrazia, è il popolo che è sovrano e che decide quando è chiamato al voto. Più moderato il leader Umberto Bossi, per il quale, seguendo l’esempio di Galles e Scozia, “bisogna andare avanti comunque”, a prescindere da ciò che hanno deciso gli italiani. Ironiche le parole di Roberto Calderoli: “L’esito del referendum non è stato positivo - ha commentato l’ex Ministro - una parte del Paese vuole cambiare e un’altra no. Il Nord, che per me è sopra l’Emilia, - ha continuato il leghista - ha un sì vincente e non perdente". Calderoli ha poi tenuto a ribadire che se si fosse "votato sopra il Po, oggi una parte del Paese avrebbe visto vincere il sì". Tuttavia Calderoli non ha considerato che se si fosse votato per la Costituzione solo al Nord, evidentemente non ci sarebbe stata più la Repubblica Italiana né tanto meno il Testo Sacro degli italiani.

Dal risultato referendario, il centrosinistra ne esce rinforzato. Questo giova all’intera coalizione, sia alla parte più moderata che a quella più radicale. Ora, però, non ci sono più scuse: occorre governare, riformare, migliorare parecchie questioni “fin troppo italiane”, cercare un dialogo con l’altra parte politica. Il centrosinistra adesso deve mantenere le promesse. Il Paese attende con fiducia tutte quelle certezze e quelle possibilità tanto decantate in campagna elettorale.

Mauro Diana.


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