Grande festa a Sarajevo
Serbia, arrestato Karadzic. Ban Ki-moon: "E’ un momento storico’’
Ricercato da 13 anni per genocidio, l’ex leader dei serbo-bosniaci, è stato ’’localizzato e arrestato’’ su un autobus, a Belgrado. Nella notte il primo interrogatorio. Il suo nome è legato al massacro di Srebrenica del 1995 e all’assedio di Sarajevo
Belgrado, 22 Lug. (Adnkronos/Ign) - E’ finita la latitanza di Radovan Karadzic (nella foto) l’ex leader dei serbo-bosniaci, ricercato da 13 anni per genocidio. Secondo quanto è stato reso noto dalla presidenza della Serbia, Karadzic è stato ’’localizzato e arrestato’’ su un autobus, a Belgrado. La cattura sarebbe avvenuta venerdì, mentre questa notte c’è stato un primo interrogatorio da parte di un giudice istruttore serbo. Secondo il diritto serbo, l’interrogatorio preliminare è il primo passso verso la procedura per l’estradizione.
Milan Dilparic, il magistrato che lo ha ascoltato, non ha voluto rivelare i contenuti del faccia a faccia. Dilparic ora valuterà l’esistenza delle condizioni per la consegna al Tribunale penale dell’Aja (Tpi) che ha sede all’Aja, in Olanda. L’ex capo dei serbi di Bosnia, dopo la decisione del giudice istruttore, avrà tre giorni di tempo per presentare un ricorso che, in tal caso, sarà esaminato da un collegio di giudici.
In cima alla lista dei ricercati dal Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi) per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi nell’ex Jugoslavia, Radovan Karadzic, 63 anni, deve rispondere delle accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità per il ruolo svolto nella sanguinosa guerra di Bosnia, la più feroce fra quelle scatenate dalla dissoluzione della Jugoslavia, che tra il 1991 e il 1995 provocò due milioni di profughi e duecentomila vittime. Il suono nome è inoltre legato al massacro di Srebrenica del 1995, quando furono uccisi circa 8mila civili tra i 12 e i 77 anni.
"Rincuorato" dall’arresto di Karadzic il segretario generale delle Nazioni Unite, il sudcoreano Ban Ki-moon. "E’ un momento storico per le sue vittime, che hanno atteso 13 anni che Karadzic sia portato davanti alla giustizia internazionale", ha detto con soddisfazione dal Palazzo di Vetro di New York. Ban Ki-moon si è congratulato con le autorità di Belgrado "per questo decisivo passo verso la fine dell’impunità di cui godevano coloro che sono accusati di gravissime violazioni del diritto internazionale" durante il conflitto dei Balcani.
Ieri sera, dopo l’annuncio della presidenza di Belgrado, centinaia di persone in festa si sono riversate per le strade di Sarajevo, città che per 43 mesi è stata sotto il tiro spietato degli uomini di Karadzic e costato la vita a 12.000 persone il massacro di 11.000 persone.
L’operazione partita in piena notte da Belgrado. L’ex leader
serbo bosniaco è stato portato nel carcere di Sheveningen
La Serbia estrada Karadzic
E’ già arrivato in Olanda *
BELGRADO - E’ scattata nel pieno della notte l’estradizione dalla Serbia al Tribunale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra in ex Jugoslavia (Tpi) dell’ex leader serbo bosniaco Radovan Karadzic, arrestato nei dintorni di Belgrado il 21 luglio. Scortato all’aeroporto di Belgrado da un convoglio di auto con agenti delle forze di sicurezza a volto coperto, Karadzic è salito sull’aereo che lo ha condotto all’aeroporto di Rotterdam, in Olanda, dove è atterrato questa mattina presto. Subito dopo è stato trasferito nel centro di detenzione di Sheveningen vicino l’Aja, per apparire poi davanti alla corte.
Il trasferimento all’Aja era rimasto sospeso per alcuni giorni, dopo l’arresto, a causa dell’annunciato ricorso presentato dalla difesa a scopo dilatorio. Ricorso che tuttavia non è poi arrivato alla Corte distrettuale di Belgrado competente, inducendo i giudici a sbloccare la pratica e a passarla al ministero della Giustizia per il via libera finale, giunto questa notte.
Ieri a Belgrado l’opposizione nazionalista serba ha organizzato un raduno di solidarietà verso Karadzic, con la partecipazione di circa 10.000 persone e sfociato alla fine in qualche tafferuglio (una quarantina i contusi) fra un centinaio di giovani manifestanti e la polizia. L’imputato, insieme a Ratko Mladic uno dei fuggitivi più ricercati dall’Europa, è ritenuto responsabile del massacro di Srebrenica e dell’assedio di Sarajevo al tempo della guerra nella ex Jugoslavia. Dovrà rispondere di diversi capi di accusa fra cui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio per i fatti di Srebrenica, dove nel luglio 1995 circa 8.000 uomini e adolescenti musulmani furono massacrate. Come fece Slobodan Milosevic, Karadzic ha detto che si difenderà da solo davanti ai giudici dell’Aja.
* la Repubblica, 30 luglio 2008.
Interrogato per tutta la notte l’ex presidente serbo-bosniaco
il suo legale: "Si è avvalso della facoltà di non rispondere"
Karadzic interrogato nella notte
"Girava tranquillo per la città"
Il super ricercato: "Non dirò nulla, è tutta una farsa"
BELGRADO - E’ durato tutta la notte e si è concluso solo in mattinata l’interrogatorio di Karadzic. L’ex leader serbo, arrestato per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nell’ex Jugoslavia, ha definito tutta la vicenda come una "farsa" e si è avvalso del diritto di non rispondere.
L’arresto. L’azione per l’arresto si è verificata nel pomeriggio del 21 luglio. Karazdic, seguito già da alcuni giorni, è stato catturato a bordo di un autobus vicino Belgrado dove, sotto il falso nome di Dragan Dabic e nascosto da una folta barba bianca, l’ex leader serbo lavorava come medico in una clinica privata. Secondo la polizia, il ricercato girava tranquillo nella capitale serba e nemmeno i suoi vicini erano a conoscenza della sua vera identità.
L’estradizione. Le autorità hanno annunciato la decisione di avviare le procedure per l’estradizione al tribunale dell’Aja, dove l’ex ricercato sarà processato per i crimini compiuti durante la guerra dei Balcani. La legge serba prevede per Karadzic la possibilità di presentare ricorso contro il trasferimento, come già annunciato dal suo avvocato. Una volta che la giuria si sarà pronunciata la decisione sarà però inappellabile e il ministero della Giustizia, a cui spetta l’ultima parola, potrà decidere sul trasferimento.
Le reazioni internazionali. Intanto soddisfazione per l’avvenuto arresto arriva da tutta la comunità internazionale. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito l’arresto di Karadzic come "Un momento storico per le sue vittime, che hanno aspettato tredici anni che fosse portato di fronte alla giustizia. Un arresto che - ha proseguito il segretario - consentirà al tribunale Penale internazionale di avvicinarsi al completamento del suo mandato e di portare giustizia alle vittime degli atroci crimini commessi".
Nel comunicato diramato Ban Ki-moon si sofferma poi sull’importanza di porre fine all’impunità per poter finalmente pacificare la regione, ma prosegue ricordando che "il lavoro non sarà completo finché non saranno catturati e processati tutti i fuggitivi". Un implicito riferimento all’ex generale Ratko Mladic, altro super ricercato per crimini di guerra.
L’Unione Europea. L’arresto è stato salutato come una "ottima notizia" anche da gran parte della comunità internazionale, in particolar modo dalle istituzioni della Ue: la collaborazione con il tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia è infatti una delle condizioni di Bruxelles per l’avanzamento nel cammino di integrazione della Serbia in Europa.
"Questo sviluppo illustra l’impegno del nuovo esecutivo di Belgrado a contribuire alla pace e alla stabilità nella regione dei balcani - ha commentato la presidenza francese dell’Ue - costituisce una tappa importante nella via di riavvicinamento della Serbia all’Unione Europea". Una linea condivisa anche dal presidente della commissione Barroso: "è la prova della determinazione del nuovo governo ad arrivare alla piena cooperazione con il tribunale dell’Aia, è cosa molto importante anche per le aspirazioni europee della Serbia".
Il ministro degli Esteri Franco Frattini, arrivando alla riunione del Consiglio Esteri Ue, ha definito l’arresto "un grande risultato che dimostra come il processo di avvicinamento della Serbia alla Ue deve continuare a grandi passi". Frattini ha poi aggiunto che l’Italia lavorerà per la ratifica dell’accordo di stabilizzazione e associazione tra Ue e Serbia ed ha aperto la possibilità futura di "una Serbia che presenta domanda di adesione alla Ue".
Il massacro di Srebrenica: 40mila abitanti tra esodi e fosse comuni *
Il massacro di Srebrenica, uno dei principali capi d’accusa nei confronti di Radovic Karadzic, l’ex presidente della ex Repubblica serba di Bosnia (Rs) arrestato lunedì sera, è stato considerato un genocidio dalla Corte internazionale di giustizia e una delle peggiori atrocità dopo quelle della Seconda guerra mondiale.
I fatti risalgono all’estate del 1995, quando Srebrenica, un’enclave musulmana nella Bosnia orientale serba, era sotto assedio da quasi tre anni. L’allora capo di Stato maggiore serbo-bosniaco Ratko Mladic ordinò ai primi di luglio l’attacco finale. La città venne bombardata giorno e notte, mentre i carri armati avanzavano.
L’11 luglio i serbo-bosniaci irruppero nella città e i 40.000 abitanti fuggirono verso la base dell’Onu di Potocari, a nord. Circa 7.000 riuscirono a entrare nell’area della base, presidiata da circa 100 caschi blu olandesi che avrebbero dovuto difendere la città, dichiarata dall’Onu zona protetta. Gli altri si accamparono fuori.
All’arrivo dei serbo-bosniaci i caschi blu non poterono intervenire, mentre Mladic fece separare gli uomini da donne e bambini, che furono deportati. Gli uomini - secondo le testimonianze di sopravvissuti e secondo l’atto di accusa del Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia che con una sentenza dell’aprile 2004 ha stabilito per primo che fu genocidio - furono passati per le armi. I corpi degli uccisi nelle esecuzioni di massa vennero sotterrati in fosse comuni. La tragedia ha pesato per anni sulla coscienza della comunità internazionale. Per Srebrenica, nell’aprile 2002, il governo olandese di Wim Kok decise di dimettersi dopo che l’Istituto per la documentazione di guerra riconobbe la responsabilità dei politici e dei 100 caschi blu olandesi nel non aver saputo impedire il massacro.
* l’Unità, Pubblicato il: 22.07.08, Modificato il: 22.07.08 alle ore 9.36
LA SCHEDA
Karadzic, psichiatra e poeta
boia di Srebrenica e Sarajevo
RADOVAN Karadzic è considerato, insieme a Ratko Mladic e Slobodan Milosevic, la figura simbolo delle brutalità commesse durante le guerre balcaniche. Incriminato per genocidio e crimini di guerra, aveva sulla propria testa una taglia di 5 milioni di dollari messa dal governo degli Stati Uniti.
Nato a Petnjica, nel nord del Montenegro da un padre che aveva fatto parte dei Cetnici, il gruppo monarchico jugoslavo che combatteva contro la resistenza partigiana comunista di Tito, si trasferì a Sarajevo, in Bosnia Erzegovina, per studiare di psichiatria. Amante della poesia, si avvicinò allo scrittore nazionalista serbo Dobrica che lo incoraggiò a intraprendere la carriera politica.
Nel 1989 fu tra i protagonisti della fondazione in Bosnia Erzegovina del Partito Democratico Serbo (Srpska Demokratska Stranka) che si proponeva di proteggere e rafforzare gli interessi dei Serbi di Bosnia Erzegovina. Il 3 marzo 1992 un referendum cui avevano partecipato solo i Croato-Bosniaci e i Bosniaci Musulmani (mentre era stato boicottato dai Serbi di Bosnia), sancì l’indipendenza della Repubblica dalla Jugoslavia.
Poco più di un mese dopo la Bosnia Erzegovina venne riconosciuta dall’Onu come uno stato indipendente e sovrano, ma i Serbi di Bosnia non riconobbero il nuovo stato e proclamarono la nascita nei territori a prevalenza serba della Repubblica Serba (Republika Srpska), di cui Karadzic divenne presidente. E’ accusato di aver ordinato la "pulizia etnica" di popolazioni bosniache e croate. La doppia accusa di genocidio che grava nei suoi confronti è collegata a due terribili momenti del conflitto: la strage di Srebrenica e l’assedio di Sarajevo.
Dal 1996 è ricercato per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale per i Crimini nella Ex-Jugoslavia. L’Interpol ha emesso contro di lui un mandato per crimini contro l’umanità, la vita e la salute pubblica, genocidio, gravi violazioni delle convenzioni di Ginevra del 1949, omicidio e violazioni delle delle norme e delle convenzioni di guerra. In sua difesa, i suoi sostenitori affermano che non ha colpe più gravi di quelle commesse da altri leader di Paesi in stato di guerra.
La sua capacità di evadere la cattura per tutti questi anni ha fatto di lui un eroe popolare in alcuni ambienti nazionalisti serbi. Nel 2001 centinaia di suoi sostenitori hanno manifestato in sua difesa nella sua città natale. Nel novembre del 2004 corpi militari britannici fallirono un’operazione militare organizzata per la cattura sua e di altri sospettati. Nel marzo del 2003 la madre, Jovanka, lo invitò pubblicamente a non arrendersi, ma nel 2005 i leader serbo-bosniaci lo invitarono ad arrendersi e meno di un mese fa sua moglie Liljana Zelen si è unita al coro, chiedendogli di consegnarsi.
* la Repubblica, 21 luglio 2008.