ANSA» 2009-01-30 15:00
BATTISTI: GENRO, ITALIA FERMA AD ANNI PIOMBO, NOI AVANTI
SAN PAOLO - "L’Italia è chiusa ancora negli anni di piombo: la differenza è che qui in Brasile siamo più avanzati su questo argomento, tanto che stiamo discutendo sulla nostra legge di amnistia". Lo ha detto il ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, al quotidiano carioca "O Globo", al suo arrivo ieri notte a Belem (Amazzonia brasiliana) per il Forum Sociale Mondiale, parlando del caso Cesare Battisti. ’’E’ molto rispettabile la posizione italiana - ha premesso Genro - ma per capire questa reazione dobbiamo ricordarci che quel Paese e’ ancora chiuso negli anni di piombo’’. ’’In Brasile - ha aggiunto - siamo a livello di una pacificazione politica, mentre in Italia la ferita non e’ ancora cicatrizzata. Rispettiamo le ragioni dell’Italia, ma applichiamo la nostra sovranita’ ’’.
Il ministro ha dichiarato che considera Battisti come ’’un militante della lotta armata, come centinaia che abbiamo qui in Brasile’’. ’’Per esempio Fernando Gabeira - ha concluso Genro - ha partecipato anche al sequestro dell’ambasciatore degli Stati Uniti, Charles Elbrick, durante la dittatura militare. Eppure oggi Gabeira e’ un rispettato deputato federale’’
SUL TEMA, SI CFR.:
Il responsabile della Giustizia del governo brasiliano respinge al mittente le critiche
piovute sul suo Paese dopo la mancata estradizione dell’ex terrorista
Battisti, il ministro attacca l’Italia
"Ci tratta come un paese di ballerine"
Genro in Senato usa parole dure: siamo stati aggrediti nella nostra sovranità
Replica della Farnesina: "Ribadiamo legami di amicizia e cooperazione"
BRASILIA - "Il Brasile è stato aggredito nella sua sovranità per alcune dichiarazioni delle autorità italiane": lo ha detto il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro, durante un’audizione congiunta alle commissioni Esteri e Diritti umani al Senato, sul caso di Cesare Battisti.
In Brasile, ha proseguito Genro, ci sono stati altri casi simili riguardanti ex terroristi italiani, ma solo quello dell’ex membro dei Proletari armati per il comunismo ha avuto tanta ripercussione. "Da parte dell’Italia non c’era mai stato tanto interesse come nei confronti di questo caso", che - ha sottolineato Genro - deve essere "de-ideologizzato" e affrontato senza idee "preconcette".
In Italia, ha proseguito, è stato tra l’altro detto che "il Brasile è un paese di ballerine e non di giuristi. Noi abbiamo l’orgoglio di essere un paese di ballerine e anche di grandi giuristi", ha aggiunto Genro durante l’audizione in Senato, seguita da numerosi giornalisti.
Nel merito del caso Battisti, al quale il Brasile ha accordato lo status di rifugiato politico negando l’estradizione in Italia, il ministro ha detto che a suo giudizio nei processi svolti in Italia contro di lui non sono stati rispettati del tutto i "diritti alla difesa". Genro ha comunque definito "legittima" la reazione dello Stato italiano contro le organizzazioni che cercavano di destabilizzare il Paese negli anni ’70. Precisando, però, che anche in uno Stato di diritto esiste il germe dell’eccezione: "Quando diciamo che l’eccezione convive, eventualmente, con il diritto non stiamo aggredendo lo stato di diritto in Italia", ha spiegato citando come esempio gli Usa, dove c’è democrazia ma nella precedente amministrazione sono state dettate norme d’eccezione per ottenere "la confessione sotto tortura".
Di fronte a questa serie di dichiarazioni, la Farnesina ha replicato con una nota: "Non si ha nulla da commentare se non ribadire gli stretti legami di amicizia e cooperazione che uniscono Italia e Brasile. Rimaniamo per parte nostra in fiduciosa attesa dell’imparziale decisione che verrà assunta dal Tribunale supremo di giustizia Brasiliano".
* la Repubblica, 12 marzo 2009
la Repubblica, 20.02.2009
L’appello di Battisti "L’Italia cristiana mi perdoni"
SAN PAOLO - In una lettera scritta nel carcere di Papuda, in Brasile, dove si trova in attesa della decisione del Tribunale federale se concedere o meno l’estradizione nel nostro Paese, l’ex terrorista Cesare Battisti si chiede «se non è giunta l’ora che l’Italia mostri il suo lato cristiano», per il quale «il perdono è un atto di nobiltà».
La lettera è lunga otto pagine, è stata consegnata ai senatori Eduardo Suplicy, del Partito dei lavoratori e al socialista Josè Nery, che l’ha letta al Senato brasiliano. Battisti sostiene di essere vittima di una «manipolazione», che a suo giudizio hanno perpetrato «coloro che hanno qualcosa del loro passato da nascondere, come alcuni attuali ministri del governo italiano, attivisti di quell’estrema destra (fascista!) responsabile diretta o indiretta dei massacri con le bombe».
L’ex militante dei Pac, condannato a quattro ergastoli per omicidio, cita anche Berlusconi, dicendo «che è stato membro della P2 di Gelli e oggi fa leggi razziste». Battisti conclude: «La società soffre di più con il carcere per un innocente che con l’assoluzione di un colpevole».
Ansa» 2009-02-10 22:41
Lippi: ’Brasile piu’ forte ma tra un anno vedremo’
ROMA - "In questo momento il Brasile è più forte di noi, ma può darsi che tra un anno saremo più forti noi". Marcello Lippi rende merito alla Selecao che stasera a Londra ha battuto 2-0 l’Italia in amichevole: ai microfoni della Rai, il ct azzurro non ha fatto drammi per la sconfitta, che interrompe la sua serie di 31 partite senza insuccessi, record assoluto per un ct azzurro: "La voglia non é mancata - ha spiegato Lippi - sono giocatori con caratteristiche particolari, tutti dotati tecnicamente, e con la determinazione giusta ti possono mettere in difficoltà. Ora noi non siamo forti come vogliamo essere, siamo stati un po’ intimoriti. Adesso sono più forti loro, il prossimo anno non lo so".
Sul match anche le polemiche sulla vicenda Battisti
Tutto pronto all’Emirates Stadium di Londra per Italia-Brasile
Marcello Lippi non si è sbilanciato sulla formazione. Solo indiscrezioni, con probabile tridente Camoranesi, Di Natale e Toni. Frattini: ’’Tiferò azzurri per dare un primo segnale sportivo agli amici brasiliani’’
Londra, 10 feb. (Adnkronos/Ign) - "Tiferò Italia per dare un primo segnale sportivo agli amici brasiliani". Cosi’ il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta la partita di calcio fra le due nazionali, in campo questa sera a Londra. In realta’ il responsabile della Farnesina non potra’ seguire l’incontro, essendo impegnato in Nigeria, seconda tappa del suo tour africano. La partita di stasera e’ stata preceduta da polemiche politiche legate alla mancata estradizione del terrorista Cesare Battisti, decisa dal ministero della Giustizia di Brasilia.
Dal versante prettamente sportivo tutto pronto all’Emirates Stadium di Londra. L’ultimo collaudo si è svolto in extremis e il tecnico Marcello Lippi non si è sbilanciato sulla formazione. Solo indiscrezioni, con probabile tridente Camoranesi, Di Natale e Toni. Mentre dovrebbe partire dalla panchina Giuseppe Rossi.
Ad attendere gli azzurri c’è una nutrita pattuglia di verdeoro che militano in Serie A. ’’Sarà importante giocare bene, così non dovremo sentirci dire niente quando torneremo in Italia...”, dice Julio Cesar, portiere dell’Inter. “Più della rivalità con l’Italia, ci interessa cominciare bene il 2009. Gli azzurri sono campioni del mondo, una vittoria ci darebbe grande fiducia”, dice il portiere dell’Inter. “Non mi è mai capitato di giocare contro la Nazionale del paese in cui gioco”, dice un altro nerazzurro, Maicon. “Spero che vada tutto bene per il Brasile”, dice l’esterno, che ha anche fatto una scommessa con il compagno di squadra Marco Materazzi, non convocato da Lippi: in ballo c’è un atto di beneficenza da compiere a favore di soggetti bisognosi. “Sarà una bella esperienza”, chiosa Maicon.
“Prima di partire abbiamo detto che avremmo vinto”, aggiunge Adriano, altro rappresentante dell’Inter nella Nazionale di Carlos Dunga. “Sappiamo come gioca l’Italia e vogliamo sfruttare questo vantaggio”, aggiunge il centravanti. “Ovviamente vogliamo tornare in Italia con una vittoria: è una sana rivalità, niente di più”.
A Londra sono sbarcati ieri sera anche i milanisti Ronaldinho, Pato e ThiagoSilva. La partita con l’Italia, dice Ronaldinho, “è un classico di enorme importanza. Spero di rendere al massimo per aiutare la squadra”. Per prepararsi al match, Ronaldinho ha sfidato Pato virtuale alla Playstation. Nessuno dei due rossoneri ha voluto rendere noto il risultato della contesa. Secondo testimoni presenti davanti alla tv, Pato si è aggiudicato 3 partite.
Il titolare delle le Politiche comunitarie ha chiesto il sostegno dell’Europa
sull’estradizione del terrorista. "Nessuna base legale per intervenire"
Battisti, la Ue: "Nessuna competenza"
Ora è polemica anche sulla partita
I ministri La Russa e Meloni propongono l’annullamento di Italia-Brasile del 10 febbraio
il portiere azzurro Buffon: "Idea esagerata, giochiamo per distendere i rapporti"
ROMA - "La Commissione europea non ha competenza per intervenire nel caso Battisti". E’ quanto ha dichiarato Michele Cercone, portavoce del commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza Jacques Barrot, al quale il ministro italiano per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, aveva inviato una lettera in materia. E i ministri Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, rilanciano la richiesta di non giocare l’amichevole di calcio con il Brasile prevista per il 10 febbraio a Londra.
La lettera. Ronchi, nella lettera pubblicata dal Corriere della Sera, sottolinea come il rifiuto del governo brasiliano di estradare Cesare Battisti sia una "grave offesa" per l’Italia e ricorda a Barrot le condanne a carico dell’ex-terrorista, quattro omicidi: "Risulta pertanto sorprendente che le autorità brasiliane considerino Battisti come un rifugiato politico", osserva il ministro.
L’appello alla Ue. Ronchi si appella all’Ue e alla salvaguardia dei diritti dell’uomo: "L’Europa sempre più autorevole e fortemente impegnata a tutela dei diritti dell’uomo, non può mancare di far sentire la propria voce a sostegno delle ragioni di uno Stato membro e a difesa della propria immagine". Anche perché "attaccare l’Italia, Paese fondatore dell’Unione europea, vuol dire attaccare l’Europa che è una comunità di diritto basata sul rispetto della persona umana".
Richiesta di sostegno. Il ministro, quindi, chiede il sostegno delle istituzioni europee ad ottenere l’estradizione di Battisti, "anche per rispetto delle vittime del terrorismo, delle loro famiglie e per garantire, attraverso la certezza della pena, il senso del nostro comune impegno contro ogni forma eversiva".
La risposta. "Abbiamo preso nota - ha detto Cercone a Bruxelles - della lettera pubblicata sui media italiani ma non abbiamo competenza per intervenire in questa questione bilaterale tra Italia e Brasile". Il portavoce ha ricordato che "non vi è alcun accordo (in materia di estradizioni) tra Ue e Brasile. Esiste solo il trattato di estradizione Italia-Brasile del 1989, dunque noi non abbiamo alcuna base legale per intervenire".
Annullare Italia-Brasile. "Avevo già prenotato il biglietto per andare a vedere la partita Brasile-Italia, ma non ci andrò", ha detto con forza il ministro della Difesa Ignazio La Russa. "Non si tratta di una partita ufficiale - ha spiegato - come sarebbe il caso per esempio di una Coppa del mondo per la quale sarebbe stato corretto affermare che la politica non deve entrare nello sport. Questo però - ha evidenziato La Russa - è un incontro amichevole e in questo momento non vedo ragioni di amicizia con il Brasile".
Dello stesso parere anche il ministro per le Politiche giovanili, Giorgia Meloni: "La considero un’iniziativa sensata", ha sottolineato il ministro, esprimendo il timore che l’incontro possa "trasformarsi in un momento di tensione con il popolo brasiliano, che non c’entra nulla rispetto a un governo che ha un ministro della giustizia incompetente e indulgente".
Ma nella maggioranza non tutti sono dello stesso parere. "Non è il caso di coinvolgere lo sport", dice il leghista Stefano Stefani, presidente della commissione Esteri della Camera. "Il caso Battisti è grave - riconosce Stefani - ma non deve comunque influire più di tanto nei rapporti tra due Paesi che sono e devono restare amici".
Buffon: "Giochiamo per la distensione" - Il portiere della Nazionale azzurra campione del Mondo, Gialuigi Buffon, giudica "esagerata e fuori tempo" l’idea del ministro Meloni di far scendere in campo i calciatori azzurri con il lutto al braccio, perchè la vicenda dell’estradizione negata di Cesare Battisti "non è una tragedia, ma una vicenda in evoluzione e della quale si deve ancora capire come andrà a finire". "Noi seguiamo quel che dice la Federcalcio - dice Buffon - Brasile e Italia hanno rapporti di simpatia e stima, anche questa volta lo sport può aiutare a riportare distensione in una situazione che è elettrica, e a svelenire il clima".
* la Repubblica, 29 gennaio 2009
Terrorismo e ipocrisie
di CESARE MARTINETTI (La Stampa, 31/1/2009)
Alla fine ci toccherà ringraziarlo, questo Battisti perché confessando di essere fuggito dalla Francia con l’aiuto dei servizi segreti della République ha rivelato un segreto di Pulcinella (anche in francese si dice così) e strappato il primo velo di una grande ipocrisia franco-italiana che dura esattamente da 24 anni, un’ipocrisia passata alla storia con il nome di «dottrina Mitterrand».
E che si sarebbe dovuta chiamare Craxi-Mitterrand. Ma non basta perché con la sua lettera di ieri il fuggitivo italiano che il Brasile ha incredibilmente fregiato del titolo di «rifugiato politico» ha indicato i nomi dei «veri» killer che con la sigla di Pac consumarono i delitti per i quali lui è stato condannato. Vero o non vero si vedrà. Ma ben venga anche la sua voce nella ricostruzione della verità storica e processuale degli Anni di piombo.
Partiamo dal nodo storico che è all’origine di tutto, quell’intesa tra i due leader socialisti, siglata all’Eliseo nell’85, annunciata dal Presidente francese con uno di quegli interminabili giri di parole per i quali andava famoso. Nella sostanza Mitterrand disse che i ricercati italiani non colpevoli né complici di «crimini di sangue» che da anni si erano stabiliti in Francia, tagliando i ponti con il passato e che vivevano alla luce del sole non sarebbero stati estradati. Erano allora più o meno trecentocinquanta.
Perché lo fece? Gilles Martinet, all’epoca ambasciatore francese a Roma, nel 2004 aveva rivelato a La Stampa che fu Craxi a chiederglielo: non voleva gestire il problema e soprattutto preferiva tenere Toni Negri lontano dall’Italia. Ora Jean Musitelli, uno dei consiglieri di Mitterrand, in un’intervista di ieri a Repubblica, conferma l’intesa, precisando che Mitterrand non aveva però alcuna intenzione di nascondere assassini né di dar loro lo status di rifugiati «politici». Perché allora siamo ancora qui a discutere dei casi Petrella e Battisti? Musitelli risponde con eleganza: per dieci anni ho assistito a tutti i vertici italo-francesi e mai il governo italiano ha chiesto a quello francese di restituire i latitanti. Solo De Mita, dice Musitelli, lo fece «senza insistenza».
Dettagli e retroscena che escono solo ora e che raccontano un’altra storia rispetto a quella che si credeva nota e cioè la solita Francia generosa con i «ribelli» altrui, la «seconda patria» di ogni uomo libero, come disse un fuggitivo famoso, Franco Piperno, che però venne rapidamente rispedito in Italia.
Il pasticcio Craxi-Mitterrand è diventato «dottrina» per un’inerzia che faceva comodo a Roma come a Parigi. Un’ipocrisia, appunto che solo un ministro postideologico come il leghista Roberto Castelli (Guardasigilli del governo Berlusconi nel 2001) ha poi tentato di scardinare accordandosi con il collega Perben sulla chiusura definitiva della «pratica rifugiati» con un altro accordo che prevedeva la «restituzione» all’Italia di quelli condannati per omicidio (una dozzina di persone) e il sostanziale oblio per gli altri. Ma era troppo tardi. Ormai la «dottrina» si era talmente depositata che nemmeno un altro politico post ideologico come Sarkozy ha potuto liberarsene, come dimostrano i casi Petrella e Battisti. Quest’ultimo - com’è nel diritto di qualunque accusato - si batte per la sua libertà. Rivelando l’aiuto degli 007 francesi nella fuga imbarazza Parigi. Raccontando la sua verità sui delitti dei «Proletari armati» riapre quei processi consumati negli anni dell’emergenza e potrebbe imbarazzare Roma. Ma gli scandali sono spesso opportuni.
Dopo le parole dell’ex terrorista la reazione degli ex proletari armati per il comunismo "Per quei fatti abbiamo pagato, non barattando la nostra libertà con quella degli altri"
Brasile, i Pac contro Battisti
"Infame definirci pentiti" *
ROMA - "Per i drammatici fatti che ci videro coinvolti 30 anni fa venimmo condannati e abbiamo pagato, non barattando la nostra libertà con quella degli altri. Troviamo infamante che Cesare Battisti ci qualifichi come collaboratori di giustizia o pentiti". E’ durissima la replica degli ex Proletari armati per il comunismo Sebastiano Masala e Giuseppe Memeo, insieme alla moglie di Gabriele Grimaldi (morto nel 2006), Pia Ferrari, a Cesare Battista. Ieri, l’ex terrorista li aveva indicati come responsabili degli omicidi per i quali è stato condannato in Italia. E oggi i suoi ex compagni fanno sentire la loro voce. Con una dichiarazione non è sottoscritta da Sante Fatone, che diventò collaboratore di giustizia.
"Pensiamo che l’atteggiamento complessivo di Cesare Battisti non aiuti, a distanza di anni, il dibattito per il superamento di quella tragica storia che tanti lutti e sofferenze ha provocato - affermano - Il silenzio più delle parole si addice per il rispetto delle vittime e per chi non ha mai smesso di soffrire".
Dura anche la reazione dell’avvocato Giovanni Beretta che fu difensore di Giuseppe Memeo e Gabriele Grimaldi: "Battisti accusa gli altri, ma si dimentica delle persone che ha ucciso lui. A partire dall’omicidio dell’agente Campagna. Fu lui a impugnare la pistola e a sparagli, in un momento in cui il gruppo stava solo studiando le sue abitudini per decidere il da farsi".
Lapidaria Laura Grimaldi, madre di Gabriele: "Spero solo che il signor Cesare Battisti sia estradato".
* la Repubblica, 31 gennaio 2009