GERUSALEMME E LA SFIDA DI NETANYAHU. Un modo di dare "a Hitler vittorie postume" (Emil L. Fackenheim)

mercoledì 24 marzo 2010.

Netanyahu sfida Obama a Washington: «Gerusalemme è la nostra Capitale» *

Continua la sfida del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, al governo Usa e alla comunità internazionale: alla vigilia dell’incontro odierno alla Casa Bianca con Barack Obama, previsto per stasera, Netanyahu ha detto che «Gerusalemme non è un insediamento», ma la «capitale israeliana». Intanto, Netanyahu vuole il rinvio dell’apertura dei negoziati per la pace in Medio Oriente se i palestinesi manterranno la loro richiesta di congelamento degli insediamenti. La nuova posizione israeliana è stata espressa dal premier dello Stato ebraico nel corso di un incontro con il vice presidente americano Joe Biden.

Nel discorso dinanzi alla Riunione annuale dell’Aipac (il Comitato per gli Affari Pubblici Israelo-Americani), la principale lobby pro-Israele degli Stati Uniti, lunedì sera Netanyahu ha detto che «il popolo ebraico costruì Gerusalemme 3.000 anni fa e costruisce Gerusalemme ancora oggi. Gerusalemme non è un insediamento, è la nostra capitale».

L’espansione degli insediamenti israeliani ha reso molto critiche le relazioni tra Usa e Israele, specialmente dopo che il 9 marzo Israele ha annunciato la costruzione di 1.600 nuove case a Ramat Shlomo, un insediamento a Gerusalemme Est, proprio mentre il vicepresidente degli Stati Uniti, Joseph Biden, era in visita nel Paese.

Netanyahu ha ricordato di aver mantenuto la politica dei governi precedenti, tanto laburisti che della destra Likud, e che l’annuncio di nuove abitazioni non viola nessuno degli impegni. «Tutto il mondo sa che questi quartieri (dove Israele pianifica le costruzioni) saranno parte di Israele in qualunque accordo di pace. Per tanto, costruire in quelle zone non impedisce la possibilità di una soluzione a due Stati». E ha aggiunto che Israele vuole la pace, ma che «la pace richiede la reciprocità. Non può essere una strada a senso unico in cui solo Israele fa concessioni».

Poi ha lanciato un messaggio chiaro di rifiuto a chi gli chiede un avvicinamento alla Casa Bianca: «Il futuro dello Stato ebraico non può dipendere in alcun modo dalla benevolenza, neanche se fosse dell’uomo più nobile. Israele deve sempre riservarsi il diritto a difendersi». E ha però espresso fiducia nella relazione tra i due Paesi: «Quando il mondo affronta sfide monumentali, è il momento in cui Israele e gli Usa le affronteranno insieme». E in questo senso ha lanciato un avvertimento sul programma nucleare iraniano, «una minaccia a Israele, ma anche una grave minaccia per la regione e contro il mondo».

A poche ore dall’incontro in programma alla Casa Bianca con il presidente Obama, Netanyahu ha risposto in questi termini all’invito rivoltogli in mattinata da Hillary Clinton. Il ministro degli Esteri Usa, pur ribadendo l’impegno americano nei confronti del Paese, aveva invitato Israele a «scelte difficili ma necessarie» sulla via della pace. E aveva ribadito che gli Usa guardano con favore alla strategia diplomatica dei «colloqui indiretti» (proximity talks) per rilanciare il percorso di pace.

Intervenendo anch’ella all’AIPAC, la più importante lobby ebraica d’America, Hillary Clinton aveva detto in mattinata che «lo status quo è insostenibile per tutte le parti in causa: promette soltanto nuove dosi di violenza». Per questo aveva invitato le parti a riprendere i «colloqui indiretti», unica strategia al momento possibile per rilanciare un possibile percorso di pace tra israeliani e palestinesi. «Il cammino da seguire è chiaro: due Stati e due popoli che vivono fianco a fianco» aveva detto. E se questo è l’obiettivo, costruire nuove case israeliane a Gerusalemme est «danneggia la fiducia reciproca, mette a rischio i colloqui indiretti», e indebolisce la capacità Usa di giocare «un ruolo unico e essenziale» nel processo di pace.

Dissensi fra amici»: così il segretario del governo israeliano Zvi Hauser ha definito oggi le divergenze di opinione su Gerusalemme est emerse anche ieri con i dirigenti americani ai margini della visita a Washington di Benyamin Netanyahu.

Il primo ministro israeliano sarà ricevuto oggi, in visita privata, dal presidente Barack Obama. Riferendosi in una intervista a radio Gerusalemme anche agli incontri con il vicepresidente Joe Biden e con il segretario di Stato Hillary Clinton, Hauser ha rilevato che l’accoglienza riservata a Netanyahu è stata «calorosa».

Circa lo status politico di Gerusalemme est, Hauser ha ricordato che i dissensi fra Israele e Usa risalgono all’indomani della Guerra dei sei giorni, del 1967. «Da allora la loro posizione di fondo non è cambiata, e nemmeno la nostra» ha affermato. Netanyahu è dunque determinato a portare avanti la politica perseguita dai governi israeliani precedenti e a costruire nuovi progetti a Gerusalemme «non solo per gli ebrei - ha precisato Hauser - ma anche per gli arabi».

Cinque palestinesi sono rimasti feriti la notte scorsa nel corso di un raid israeliano contro una zona situata a nord della città di Gaza. L’operazione militare è scattata poche ore dopo la rivendicazione da parte di militanti del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina del lancio di un razzo di fabbricazione artigianale contro la parte meridionale del territorio israeliano.

* l’Unità, 23 marzo 2010


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  SIGMUND FREUD E LA LEGGE DELL’"UNO", DEL "PADRE NOSTRO". IL ‘LUPO’ HOBBESIANO, L’ ‘AGNELLO’ CATTOLICO, E “L’UOMO MOSE’ E LA RELIGIONE MONOTEISTICA”. Indicazioni per una rilettura

-  NEGARE A HITLER LA VITTORIA POSTUMA (EMIL FACKENHEIM, 1970). "TIQQUN. RIPARARE IL MONDO" (EMIL FACKENHEIM, 1982).

-  Il sionismo non è l’ebraismo!!! Lettera di Moni Ovadia a ISRAELE

-  Palestina, Israele e la rinascita della lingua ebraica....
-  “Tante parole nuove dovranno essere inventate, e quando l’Ebraico non basterà, la lingua araba, sorella della nostra, ci fornirà i suoi suggerimenti. Che cos’è infatti un amico, se non quello che ti offre la parola mancante?” Memoria di ELIEZER BEN-YEHUDA

-  Per la pace e il dialogo...
-  ISRAELE E PALESTINA ... la Terra promessa. Una riflessione di Freud (1930)

-  RIPARARE IL MONDO. LA CRISI EPOCALE DELLA CHIESA ’CATTOLICA’ E LA LEZIONE DI SIGMUND FREUD.


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