Milano: sgomberano Conchetta e la Calusca *
Mi scrive Maysa Moroni, figlia di Primo Moroni:
Oggetto: Sgomberano Conchetta e la Calusca
Ciao Sandro, in questo momento stanno sgomberando Cox 18 con la Calusca e l’archivio immenso di mio padre di cui stanno tentando il sequestro.
L’archivio è proprietà privata mia e di mia madre.
Chiunque tu conosca a Milano che sappia chi era mio padre digli di andare lì, avvocati giornalisti semplici persone.
Qualunque tipo di visibilità tu pensi di poter dare a questa storia sarà da me apprezzata infinitamente.
Ciao Sandro un abbraccio oggi tristissimo, Maysa
L’associazione culturale Cox 18 è in via Conchetta 18, a Milano, zona Navigli.
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L’ESPRESSO BLOG - PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli, 22.01.2009
APPELLO: RIPRENDIAMOCI CONCHETTA (di Marco Philopat).
Per aderire:www.petitiononline.com/cox18/
Blitz al centro sociale Conchetta
a rischio l’archivio Primo Moroni *
E’ stato sgomberato stamane il centro sociale Cox 18 in via Conchetta a Milano. La struttura, in zona Navigli, che sarà riconsegnata al Comune. Un gruppo di giovani militanti del centro sociale si è radunato in via Conchetta: lanci di uova sui poliziotti. Bloccata per mezz’ora una parte della circonvallazione. In 300 hanno dato via a un corteo danneggiando cestini per la spazzatura, cartelloni pubblicitari, pali di segnalazione dei mezzi pubblici e quanto trovano sulla strada. Il corteo si è poi spostato davanti alla stazione di Porta Genova e ha bloccato ancora una volta la circolazione. I partecipanti, diretti alla sede del Comune in piazza della Scala, sfilano dietro allo striscione "Conchetta è nostra e la riprenderemo".
"Fra i tanti episodi da teppisti registriamo anche un lancio di una telecamera contro un funzionario di polizia e di un petardo contro un agente della Polizia locale, che è ora ricoverato per accertamenti", fa sapere il vicesindaco Riccardo De Corato. Il tam tam della rete era stato rapido: "Alla fine sono arrivati. Sono già davanti al portone per sgomberare il centro. Non permettiamo l’ennesimo sgombero a Milano. Proviamo a opporci. Venite tutti" è stato l’sos lanciato su cox18.noblogs.org.
ASCOLTA Maysa Moroni: salvate l’archivio di mio padre di Laura Venuti | Gli scontri in città di Sandro De Riccardis | "Sono qui con loro" di Oriana Liso VIDEO Il blitz | Primo Moroni e la luna sotto casa FOTO Occupata la circonvallazione | I poliziotti al Conchetta LEGGI L’appello sul sito del Cox 18 | L’sos della figlia di Moroni sul blog di Alessandro Glilioli
Il Cox 18 è uno dei luoghi di riferimento della cosiddetta sinistra antagonista e dell’anarchia milanese. Occupato nel 1989, ha una lunga storia di episodi, politici e di cronaca, tra sgomberi e rioccupazioni. Il 7 agosto 2004 fu teatro di una gigantesca rissa, che coinvolse circa un centinaio di persone per l’aggressione di un folto gruppo di naziskin durante il quale venne gravemente ferito a coltellate un giovane dei centri sociali. Per questo episodio vennero poi arrestati tre esponenti dell’estrema destra cittadina.
Il centro sociale, comunemente chiamato Conchetta, ospita la libreria Primo Moroni, che contiene un gran numero di libri, oltre a materiale informatico. La questura ha precisato che tutti gli oggetti che appartengono agli attivisti del centro sociale saranno tenuti da parte e messi nuovamente a loro disposizione.
* la Repubblica/Milano. 22 gennaio 2009 - ripresa parziale.
APPELLO
Migliaia di firme da tutta l’Italia per salvare Cox18
Pubblichiamo l’appello che da ieri mattina circola in rete per sostenere il centro sociale Cox 18 sgomberato vigliaccamente dal Comune di Milano. Ieri sera alle 19 era già stato sottoscritto da 2.700 persone di tutta Italia.
Per aderire: www.petitiononline.com/cox18/.
Riprendiamoci Conchetta
In questi mesi un po’ ovunque a Milano, nel contesto della mostra It’s Difficult di Alfredo Jaar, si potevano scorgere cartelli con la domanda «Cos’è la cultura?».
La risposta di Letizia Moratti e Riccardo De Corato ci è giunta in questi giorni, con la chiusura di uno dei luoghi culturalmente più dinamici e stimolanti della città. Il tutto in nome di uno spirito legalitario di cui gli stessi amministratori non sembrano dare prova quando in gioco ci sono questioni edilizie, sanità privata o poteri forti.
Con sgomento abbiamo appreso dello sgombero di Cox 18. In una città sempre più tetra e asfittica, Cox 18 ha rappresentato per tutti noi un punto di riferimento importante. Una programmazione musicale di alto livello, aperta sul mondo a 360 gradi, che dava a molti, e a prezzi irrisori, la possibilità di confrontarsi con le produzioni più innovative o, in altre serate, di ballare o fare quattro chiacchiere. Questo sarebbe già abbastanza, ma non è certo tutto. Nel corso degli anni Cox 18, con al suo interno la Libreria Calusca e l’Archivio Primo Moroni, ha costituito un luogo unico di confronto fra le idee. Tutti noi abbiamo presentato i nostri libri, abbiamo organizzato dibattiti o vi abbiamo assistito. Se c’era un’idea, in Cox 18 la si poteva realizzare, magari testandola per poi portarla altrove. Presentazione di libri, si diceva, ma anche rassegne cinematografiche, convegni, seminari, spettacoli teatrali o di danza, mostre o installazioni. E magari tutto insieme, unendo forme e mondi distanti. Non è questa la sede per illustrare quello che Cox 18 ha fatto in più di dieci anni. Noi lo sappiamo e ci auguriamo che il collettivo di gestione sappia, in queste settimane, rendere consapevoli coloro che non lo sono dell’importanza di Cox 18, della sua storia, del livello delle iniziative che in questi anni si sono succedute.
C’è un’immagine che rende chiaramente l’idea di che cosa sia la cultura per Letizia Moratti e Riccardo De Corato: i poliziotti che si avventano sui libri della Calusca e dell’Archivio Moroni per sequestrali e spedirli al macero. Fortunatamente qualcuno li ha fermati, almeno per il momento. Ma Cox 18 è sotto sequestro. Non può finire così. Ormai siamo quasi al capolinea. Non resta più molto, in questa città, che non sia consumo scadente o trash provinciale. Da qualche parte bisogna iniziare a fare qualcosa per porre fine al «genocidio» culturale avanzato in questi ultimi anni.
Mobilitiamoci per difendere Cox 18, la Libreria Calusca e l’Archivio Primo Moroni.
L’ARCHIVIO PRIMO MORONI *
I molti che l’hanno conosciuto possono dirlo: Primo Moroni ha sempre dialogato con chi andava in Calusca per libri e riviste, per portarvi le proprie edizioni, incontrarsi e discutere con altri compagni, o farsi "raccontare" da lui il "com’è andata". Nel corso fluido della narrazione, cercando tra la massa di materiali stipati dietro il bancone, forse caotica ma ben disegnata nella sua mappa mentale, Primo vi attingeva immancabilmente l’opuscolo, il foglio volante, il libro "giusto", a sostegno del suo argomento o utile all’interlocutore.
Di quella mappa fa parte anche la grande quantità di materiale documentario che, raccolto nell’intero arco della sua lunga e densa "presenza alla storia", è andata via via ad arricchire la sua biblioteca personale: una parte significativa delle culture espresse dai movimenti rivoluzionari e dalle esperienze corrosive dei sistemi di valori conservativi, monocentrici e patriarcali, negli anni Sessanta-Settanta, poi negli Ottanta e fino a oggi, in Italia e all’estero.
Per quanto frammentario, quel che oggi ne rimane dopo molteplici peregrinazioni e traversie (tra cui ingenti sequestri da parte degli organi repressivi dello Stato italiano), e cioè le varie migliaia di libri e riviste, poi i documenti, il fittissimo numero di opuscoli, i bollettini "ciclinprop.", i testi o gli audiovisivi prodotti dall’ampia e variegata area dell’"editoria diffusa" e del "no copyright", basta a delineare tanto una straordinaria visione d’insieme di quegli anni quanto uno spaccato minuto, fin nelle pieghe intime e strette, di collettivi sconosciuti ai più o di esperienze dimenticate.
D’altro canto, la Libreria Calusca, fondata da Moroni nel 1971, è stata sin dai suoi inizi un crocevia di innumerevoli percorsi di elaborazione teorica, controinformazione, controculture, pratiche sociali non omologate. Così anche quando, nel 1992, la libreria ha preso il nome di "Calusca City Lights": è allora che si è aperta alla convivenza con i giovani dello spazio occupato di Cox 18, che vi esprimevano nuove soggettività e forme di lotta, e con i ragazzi e le ragazze della Shake Edizioni Underground, che nel Centro portavano la propria esperienza punk, poi cyberpunk e cyberfemminista. Qui in Conchetta, la Calusca di Primo ha proseguito la sua funzione di connettore tra costellazioni, traiettorie e modi d’essere financo divergenti, di sensore delle soggettività e dei cambiamenti sociali, facendosi spazio condiviso, tale da oltrepassare radicalmente la dimensione del "negozio di libri" e del "consumo culturale".
Tutto questo, con lo spessore di incontri reali, di vite con-vissute, costituisce l’humus e dà respiro al molto che resta della biblioteca di Primo.
Lui avrebbe voluto farne un centro di documentazione: già l’aveva pensata così, nel concreto, accarezzando tra l’altro l’idea di un archivio in rete collegato con altri, prima di tutto con quello della Calusca-gemella, a Padova (si veda "Il Centro di documentazione Calusca City Lights", in Primo Moroni, Calusca City Lights, Milano, s.d.).
Attorno all’idea di Primo, dopo la sua morte, ci siamo ritrovati, conoscendosi poco o nulla, in un gruppo di compagne e compagni sia esterni che interni a Cox 18. L’abbiamo fatta nostra, perché ne condividiamo il senso per l’oggi e la proiezione futura. Inoltre, glielo dobbiamo. Per alcuni di noi la cura di questo progetto è anche una forma minima di affettuosa, necessaria "restituzione": sullo sfondo della prossimità, della conoscenza, dell’amicizia politica.
Non è sostituibile la capacità di orientamento nelle stratificazioni della storia, delle vite, delle lotte che ha rappresentato il segno distintivo della figura di Primo Moroni. E neppure la sua dote quasi sensitiva di ascolto e vibrazione a ogni segnale di cambiamento, né la propensione alla relazione teorico-politica, pregnante e vitale, tra quanto mai "archiviato" è depositato nei libri d’archivio e le trasformazioni dei soggetti, della città e dell’intorno globale. Ma, tuttora, creare connessioni è quanto ci aspetta: "Leggi e fai circolare!".
Ineludibile premessa è la conservazione più rigorosa dei materiali e la realizzazione delle migliori condizioni per un’agile consultazione. Proponimenti, questi, che assumono un significato politico aggiuntivo se soltanto si considera quella parte di scritti che, realizzati dall’"umanità sofferente che pensa" e dall’"umanità pensante che viene oppressa" (Marx a Ruge, maggio 1843) nel corso degli sconvolgimenti sociali degli anni Sessanta e Settanta, sono poi stati dispersi, negati o travisati, seguendo la sorte di tanti tra i soggetti che li avevano prodotti. Vogliamo evitare che quelle o analoghe testimonianze restino preda del "grande freddo". Oppure che si riducano a oggetto di ricerca per quell’umanità che pensa ma non soffre. Che, soprattutto, ignora il "rapporto immediato e sostanziale" esistente tra quei materiali e gli affrontamenti storici di allora.
La complessità del compito, dunque, non ci sfugge. E neppure la limitatezza dei mezzi. Ma rimane ferma l’intenzione di mantenere integro lo spirito che ha animato il progetto dell’archivio come ogni altra iniziativa di Primo Moroni: non solo quindi una "struttura di servizio" per ciò che una volta era chiamato "il movimento", ma un ambito di sperimentazione dove il tempo scorra diversamente e le ore e i minuti non vengano misurati in termini di prestazioni o di tornaconto, non scandiscano flussi di danaro che altro non è se non l’equivalente generale del nulla. Va da sé che l’archivio sarà autonomo e autogestito, avverso alle noiosissime, e sempre uguali, leggi del mercato.