Comprare per salvaguardare",
una colletta mondiale,
promossa da Legambiente,
per acquistare i terreni privati
dell’area archeologica dell’antica
Paestum e sottoporli a tutela.
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Per aderire
Paestumanità è rivolto all’intera umanità per difendere e valorizzare un bene UNESCO. Il progetto, promosso da Legambiente, consiste in un’operazione di azionariato popolare finalizzata ad acquistare i terreni compresi entro le mura della città achea di Paestum, "patrimonio dell’Umanità", ma per oltre l’80 per cento di proprietà privata e sottoposti a sfruttamento agricolo, nonché ad un gravoso impatto antropico.
Paestum, la riforma e i beni culturali
"La tutela è una scelta culturale - dice il direttore degli scavi Gabriel Zuchtriegel - e sostenere che il nuovo assetto delle Soprintendenze o la creazione dei musei autonomi è stata l’inaugurazione del disastro della tutela non trova riscontri nella realtà dei fatti"
di GABRIEL ZUCHTRIEGEL (la Repubblica/Napoli, 17 giugno 2016)
Il vero problema della tutela è di carattere culturale. Chi è preoccupato per il futuro del patrimonio archeologico e paesaggistico di questo paese ha ragione. Ma chi pensa che il problema nasca dalla recente riforma del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo sbaglia.
Infatti stupisce, non poco, se adesso qualcuno lancia l’allarme come se fossimo caduti da un paradiso della tutela in un inferno dove conterebbe solo il mercato. È un’assurda distorsione della realtà.
Per quanto riguarda il sito di Paestum, che ho avuto modo di conoscere in questi mesi, posso tranquillizzare tutti, non andiamo incontro al disastro: ci siamo già, e da decenni. Sostenere che il nuovo assetto delle Soprintendenze o la creazione dei musei autonomi è stata l’inaugurazione del disastro della tutela non trova riscontri nella realtà dei fatti. Il tempio di Nettuno visto dall’interno
Tramite una legge speciale, la numero 220 del 1957, tutto il territorio a 1 chilometro dalle mura della città magno-greca meglio conservata in assoluto, con i tre templi dorici che hanno guidato l’Europa settecentesca nella ricerca delle origini, è stato vincolato. E oggi? Cosa accade oggi?
Più di 600 case abusive (manca un censimento preciso), risalenti per lo più agli anni ’70 e ’80 del Novecento, ma anche a tempi recentissimi, hanno provocato una ferita profonda al “paesaggio” mitico che ha incantato artisti e scrittori come Piranesi, Goethe, ma anche Joseph Beuys e Claude Lanzmann.
Il patrimonio archeologico è inoltre minacciato da scavi clandestini e trafugamenti che sin dagli anni ’50 hanno portato alla dispersione e alla decontestualizzazione di migliaia di oggetti e opere d’arte antichi.
Sarà questo il tema della mostra “Possessione. Trafugamenti e falsi di antichità a Paestum”, in programma dal 2 luglio prossimo al museo di Paestum. La violazione sistematica del patrimonio archeologico e paesaggistico nei decenni passati non è colpa della Soprintendenza, che ha fatto del suo meglio denunciando numerose attività illecite, come si può facilmente evincere dall’archivio di Paestum.
Tantomeno il futuro destino del patrimonio pestano dipenderà in maniera esclusiva dalle Soprintendenze, siano esse accorpate o meno. In realtà, la creazione di un museo autonomo ha migliorato la situazione, in quanto c’è un attore in più.
È ovvio che il Parco Archeologico di Paestum, con o senza autonomia, farà sempre il possibile per contribuire alla tutela del paesaggio intorno ai templi e inseparabile da essi, come sa chiunque ha occhi per vedere, collaborando con tutti gli enti interessati e in primis con la Soprintendenza che fa parte dello stesso ministero a cui afferisce il Parco. Ma non basterà.
Se il Ministero segnala casi di abusivismo, lo Stato e gli organi di governo del territorio locale, devono intervenire. Devono mostrare i denti, altrimenti l’interesse privatistico-individuale prevarrà ogni volta sull’interesse della collettività e di tutti coloro che rispettano le regole.
Ma per questo lo Stato ha bisogno del sostegno della comunità. Non è una cosa che si può fare contro la volontà di chi vive nel e del territorio. Dopo un primo shock, probabilmente attribuibile alla mia provenienza nordica, credo di aver imparato qualcosa in questi mesi a Paestum: il vero problema della tutela è di carattere socio-culturale.
Potremo dire di aver fatto un passo avanti nel giorno in cui chi costruisce abusivamente a Paestum o in un altro dei tanti siti archeologici della penisola, o chi trafuga opere d’arte antiche per venderle o custodirle segretamente, in privato, oltre a essere perseguito dalla magistratura, sentirà una profonda vergogna nei confronti di quella parte della comunità che è rispettosa e che disprezzerà chi distrugge un bene collettivo, prezioso e irricuperabile, per motivi egoistici. “Shame on you!”, dunque, vergognati.
L’autore è direttore del Museo e del Parco archeologico di Paestum
Compra anche tu un pezzo di Paestum
È il crowdfunding la formula di Legambiente per salvare i beni archeologici. Con le campagne Paestumanità e Save Paestum, persone da tutto il mondo posso contribuire a tutelare il sito acquistandone collettivamente una quota
Dalla Campania, dilaniata dai roghi tossici e dagli scarichi abusivi, muove la proposta di Legambiente di restituire dignità al futuro partendo dal nostro patrimonio culturale con Paestumanità, un’iniziativa finalizzata a rilanciare il sito archeologico di Poseidonia-Paestum, colonia greca in provincia di Salerno, coinvolgendo la comunità internazionale. L’obiettivo specifico è di liberare i 95 ettari “privati”, su un totale di 120 ettari di città greca interna alle mura antiche, da attività poco consone alla conservazione delle evidenze non ancora indagate - agricoltura intensiva e allevamenti, attività commerciali e strade carrabili, coperture in lamiera e amianto - sostituendo alla proprietà privata una proprietà di cittadini, con un azionariato.
La parola chiave è partecipazione, nello specifico del tessuto cittadino internazionale in un’azione concreta che punta a risolvere il problema alla radice: ridurre il divario tra la presenza di interessi privati e di interessi pubblici intorno a un bene patrimonio dell’umanità dal 1997. La superficie di proprietà del Ministero dei Beni Culturali, infatti, tutela la parte più monumentale del sito antico pari a 25 ettari. Ai cittadini di tutto il mondo Legambiente chiede di investire nei restanti 95 per comprarli collettivamente, dato che, benché vincolati, non sono mai stati espropriati dallo Stato per penuria di risorse. L’azionista di Paestumanità entra così da protagonista in un processo ‘virtuoso’ di rilancio dell’economia territoriale, basato sulla conoscenza, sulla responsabilità e sul rispetto dei contesti culturali e paesaggistici.
Dopo i primi 18 mesi di raccolta fondi in Italia, Legambiente ha deciso di proporre anche all’estero Paestumanità, ribattezzandola Save Paestum, on line da venerdì 6 dicembre su IndieGoGo.com, il sito internazionale di crowdfunding in lingua inglese e tedesco con sede a San Francisco in California. Ci resterà fino al 19 gennaio 2014.
È interessante considerare come il crowdfunding, oltre che materializzare uno sforzo collettivo di individui che creano una rete e uniscono le proprie risorse a sostegno di progetti di altre persone e/o organizzazioni, si imponga anche come strumento di democrazia partecipativa. Paestumanità, infatti, ad oggi in Italia conta alcune migliaia di “azionisti”, che vivono il progetto, lo alimentano, ne indirizzano la rotta, muovono verso un futuro di cambiamento, proprio dalla Campania al mondo: “Oggi - precisa Valentina Del Pizzo, archeologa e responsabile del progetto Paestumanità per Legambiente Campania - Indiegogo.com, grazie a una consolidata rete di contatti in oltre 200 Paesi nel mondo, sta garantendo al progetto di essere conosciuto ben oltre i confini nazionali, per parlare a tutti, senza limiti geografici, di Paestum, bene UNESCO patrimonio dell’Umanità, ma anche per dimostrare che c’è un tessuto sociale attento, sensibile e capace di prendersi cura dei contesti culturali al di là dei limiti geografici e che non deve essere trascurato oltre, quando si operano scelte politiche, inevitabilmente non avulse da ricadute economico-sociali, che se sbagliate, travolgono con i propri effetti negativi tutti, nessuno escluso”.
“Paestumanità ha raccolto anche l’adesione di alcuni dei proprietari dei lotti interni all’area archeologica - continua Valentina Del Pizzo -: abbiamo, pertanto, provveduto alla stima di un appezzamento di 2,5 ettari, senza procedere tuttavia con alcun accordo formale, dato che alla fine del 2013 non avevamo ancora raggiunto un terzo della somma necessaria. Ma non abbiamo fissato limiti temporali all’impegno e alla disponibilità dei cittadini del mondo per l’acquisizione collettiva dell’area archeologica di Paestum”.
Maggiori informazioni su: www.paestumanita.it.
Gianluigi Nuzzi per Paestumanità. Mettici anche tu la faccia
Anche Gianluigi Nuzzi, scrittore e giornalista milanese, è diventato azionista di Paestum. “Una bella iniziativa del Sud e per il Sud, da sostenere!” e insieme continuiamo a farlo, seguendo il suo invito, tra i primi ad averci creduto.
Così vi ricordiamo che potete aiutarci in tanti modi, condividendo il banner di Paestumanità sui vostri profili personali, aiutandoci a incrementare il numero delle Buone Azioni promuovendo iniziative e cene solidali, segnalandoci iniziative e contatti.
Decidete di diventare il tramite di una piccola rivoluzione: sostituire alla proprietà privata che insiste nell’area archeologica di Poseidonia-Paestum una proprietà diffusa da restituire alle future generazioni in tutto il suo splendore.
Valentina Del Pizzo
Sito: www.paestumanita.it.
Una fanciulla rapita da Zeus
L’Europa inventata dai greci
di Eva Cantarella (Corriere della Sera, 19.05.2012)
L’Europa senza la Grecia: se ne parla come se fosse una possibilità, spiegando le tragiche conseguenze economiche che questo porterebbe con sé. Ma non solo di economia si tratta, quando si parla della Grecia. Si tratta anche del nostro presente e di quello che esso è grazie ai greci e alla loro storia: grazie a quella Grecia, vale a dire, la cui presenza è ancora parte essenziale della nostra vita, a cominciare come ben noto dal nostro vocabolario. Da dove vengono, se non da quella Grecia, parole come mito, teatro, diavolo, politica, democrazia, demografia, apoteosi, antropologia, geografia, psichiatria, telefono, diagnosi, terapia (solo alcuni tra gli innumerevoli esempi, pochi nomi a caso, tra i primi che vengono alla mente). Ma il lascito linguistico non è che una delle tante loro eredità che (anche se non lo sappiamo o non ci pensiamo) ci accompagnano nella vita quotidiana. Per ricordare le quali, o almeno parte delle quali, proviamo, in modo semiserio, a immaginare l’inimmaginabile: come sarebbe la nostra vita oggi, come e cosa sarebbe l’Europa se non fosse mai esistita «quella» Grecia? Quella di Omero e di Eschilo, della battaglia di Maratona e di Pericle, di Zeus, degli dèi dell’Olimpo e dei miti...
Per prima cosa, il nostro continente non si chiamerebbe Europa. A farci sapere perché ci chiamiamo europei, infatti, è un mito (ovviamente greco): quello della ragazza Europa, figlia di Antenore, re della città fenicia di Tiro, sulle coste dell’Asia minore. Un giorno, mentre giocava con le compagne sulla spiaggia, Europa venne rapita dal solito Zeus che, colpito dalla sua bellezza, assunse le sembianze di un bellissimo toro bianco, dalle corna così lucenti che sembravano spicchi di luna. Bello e apparentemente mansueto l’animale andò a sdraiarsi ai piedi di Europa che, fiduciosa, sedette sulla sua groppa. E subito Zeus-toro, rizzatosi sulle zampe, si gettò in mare, raggiungendo a nuoto le coste di Creta, ove si unì a Europa sotto dei platani cui, da quel giorno, fu concesso di non perdere mai le foglie. Potenza del mito: vicino alla città cretese di Gortina esiste un platano, ove tuttora i giovani sposi si recano in pellegrinaggio, la sera del matrimonio...
Ma prescindiamo pure dal nome. Difficile ricordare le infinite cose che mancherebbero alle nostre vite in una immaginaria Europa della quale Grecia non avesse contribuito a fare la storia: non potremmo leggere Omero, Saffo, la lirica, i grandi tragici, Erodoto e Tucidide, e non mi pare cosa da poco.
Non avremmo i templi di Paestum e di Selinunte. I musei (tutti, non solo quelli europei) sarebbero infinitamente più poveri: niente frontone del Partenone al British Museum, niente arte greca al Louvre e al Metropolitan, niente altare di Pergamo al Pergamon Museum di Berlino... Chissà se Frau Merkel lo ha mai visto. Non c’è momento e aspetto della nostra vita che non ci riconduca all’esistenza dei greci. Un solo esempio, la psicoanalisi (che ovviamente avrebbe un altro nome): come avrebbe fatto Freud a spiegare i misteri della nostra psiche senza Edipo? E per finire, ma solo per ragioni di spazio, e tralasciando, sempre per motivi di spazio, i loro lasciti in campo scientifico, come sarebbe l’Europa se nel 490 a.C. l’immane esercito persiano non fosse stato sconfitto nella piana di Maratona da Milziade a capo di 10.000 opliti ateniesi?
La storia non si fa con i se, lo sappiamo bene, ma una cosa è certa: i greci combatterono e vinsero per difendere la loro libertà di cittadini, per non essere sottomessi a un impero dove esistevano solo dei sudditi. E nel farlo consentirono a noi di conoscere e di ereditare la democrazia. Come sarebbe stata la nostra storia, se essi non l’avessero sperimentata e non ce ne avessero insegnato il valore? Come saremmo, oggi, se non ci avessero trasmesso l’orgoglio di essere noi, i cittadini, i titolari della sovranità?
Che mondo povero sarebbe il nostro, senza quella Grecia. Eppure, nel discutere la possibilità (pur cercando di scongiurarla) di escludere la Grecia di oggi dall’Eurozona, tutto quello cui si pensa è l’aspetto economico del problema. Che è, ovviamente, assolutamente fondamentale. Ma, accanto a esso, la Grecia non meriterebbe che venisse preso in qualche considerazione anche tutto quello che le dobbiamo? Quanta ingratitudine, oggi, per la ragazza Europa.
UNA"MEMORIA" DALL’ANTICA GRECIA: RISPETTO E GIUSTIZIA, PER TUTTI.... IL MITO DI PROMETEO, NARRATO DA PROTAGORA (PLATONE)*
Nel "Protagora", il noto sofista di Abdera illustra la propria tesi col mito di Epimeteo e Prometeo: Zeus, per render loro possibile vivere in società, ha distribuito aidos e dike a tutti gli uomini. Gli uomini hanno bisogno della cultura e dell’organizzazione politica perché sono creature prive di doti naturali, come artigli, denti e corna, immediatamente funzionali ai loro bisogni. Tutti partecipano di queste due virtù "politiche". Ma esse non vanno viste come connaturate all’uomo, bensì come qualcosa di sopravvenuto, qualcosa che è stato trasmesso in maniera consapevole, e non semplicemente attribuito in un processo cieco, "epimeteico", del quale si può render conto soltanto ex post: per questo è possibile insegnare aidos e dike agli uomini, mentre non si può "insegnare" a un toro ad avere corna e zoccoli.
Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. Quando giunse anche per queste il momento fatale della nascita, gli dei le plasmarono nel cuore della terra, mescolando terra, fuoco e tutto ciò che si amalgama con terra e fuoco. Quando le stirpi mortali stavano per venire alla luce, gli dei ordinarono a Prometeo e a Epimeteo di dare con misura e distribuire in modo opportuno a ciascuno le facoltà naturali. Epimeteo chiese a Prometeo di poter fare da solo la distribuzione: "Dopo che avrò distribuito - disse - tu controllerai". Così, persuaso Prometeo, iniziò a distribuire. Nella distribuzione, ad alcuni dava forza senza velocità, mentre donava velocità ai più deboli; alcuni forniva di armi, mentre per altri, privi di difese naturali, escogitava diversi espedienti per la sopravvivenza. [321] Ad esempio, agli esseri di piccole dimensioni forniva una possibilità di fuga attraverso il volo o una dimora sotterranea; a quelli di grandi dimensioni, invece, assegnava proprio la grandezza come mezzo di salvezza. Secondo questo stesso criterio distribuiva tutto il resto, con equilibrio. Escogitava mezzi di salvezza in modo tale che nessuna specie potesse estinguersi. Procurò agli esseri viventi possibilità di fuga dalle reciproche minacce e poi escogitò per loro facili espedienti contro le intemperie stagionali che provengono da Zeus. Li avvolse, infatti, di folti peli e di dure pelli, per difenderli dal freddo e dal caldo eccessivo. Peli e pelli costituivano inoltre una naturale coperta per ciascuno, al momento di andare a dormire. Sotto i piedi di alcuni mise poi zoccoli, sotto altri unghie e pelli dure e prive di sangue. In seguito procurò agli animali vari tipi di nutrimento, per alcuni erba, per altri frutti degli alberi, per altri radici. Alcuni fece in modo che si nutrissero di altri animali: concesse loro, però, scarsa prolificità, che diede invece in abbondanza alle loro prede, offrendo così un mezzo di sopravvivenza alla specie.
Ma Epimeteo non si rivelò bravo fino in fondo: senza accorgersene aveva consumato tutte le facoltà per gli esseri privi di ragione. Il genere umano era rimasto dunque senza mezzi, e lui non sapeva cosa fare. In quel momento giunse Prometeo per controllare la distribuzione, e vide gli altri esseri viventi forniti di tutto il necessario, mentre l’uomo era nudo, scalzo, privo di giaciglio e di armi. Intanto era giunto il giorno fatale, in cui anche l’uomo doveva venire alla luce.
Allora Prometeo, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo, rubò a Efesto e ad Atena la perizia tecnica, insieme al fuoco - infatti era impossibile per chiunque ottenerla o usarla senza fuoco - e li donò all’uomo. All’uomo fu concessa in tal modo la perizia tecnica necessaria per la vita, ma non la virtù politica. [322] Questa si trovava presso Zeus, e a Prometeo non era più possibile accedere all’Acropoli, la dimora di Zeus, protetta da temibili guardie. Entrò allora di nascosto nella casa comune di Atena ed Efesto, dove i due lavoravano insieme. Rubò quindi la scienza del fuoco di Efesto e la perizia tecnica di Atena e le donò all’uomo. Da questo dono derivò all’uomo abbondanza di risorse per la vita, ma, come si narra, in seguito la pena del furto colpì Prometeo, per colpa di Epimeteo.
Allorché l’uomo divenne partecipe della sorte divina, in primo luogo, per la parentela con gli dei, unico fra gli esseri viventi, cominciò a credere in loro, e innalzò altari e statue di dei. Poi subito, attraverso la tecnica, articolò la voce con parole, e inventò case, vestiti, calzari, giacigli e l’agricoltura. Con questi mezzi in origine gli uomini vivevano sparsi qua e là, non c’erano città; perciò erano preda di animali selvatici, essendo in tutto più deboli di loro. La perizia pratica era di aiuto sufficiente per procurarsi il cibo, ma era inadeguata alla lotta contro le belve (infatti gli uomini non possedevano ancora l’arte politica, che comprende anche quella bellica). Cercarono allora di unirsi e di salvarsi costruendo città; ogni volta che stavano insieme, però, commettevano ingiustizie gli uni contro gli altri, non conoscendo ancora la politica; perciò, disperdendosi di nuovo, morivano.
Zeus dunque, temendo che la nostra specie si estinguesse del tutto, inviò Ermes per portare agli uomini rispetto e giustizia, affinché fossero fondamenti dell’ordine delle città e vincoli d’amicizia. Ermes chiese a Zeus in quale modo dovesse distribuire rispetto e giustizia agli uomini: «Devo distribuirli come sono state distribuite le arti? Per queste, infatti, ci si è regolati così: se uno solo conosce la medicina, basta per molti che non la conoscono, e questo vale anche per gli altri artigiani. Mi devo regolare allo stesso modo per rispetto e giustizia, o posso distribuirli a tutti gli uomini?« «A tutti - rispose Zeus - e tutti ne siano partecipi; infatti non esisterebbero città, se pochi fossero partecipi di rispetto e giustizia, come succede per le arti. Istituisci inoltre a nome mio una legge in base alla quale si uccida, come peste della città, chi non sia partecipe di rispetto e giustizia» [323]
Per questo motivo, Socrate, gli Ateniesi e tutti gli altri, quando si discute di architettura o di qualche altra attività artigianale, ritengono che spetti a pochi la facoltà di dare pareri e non tollerano, come tu dici - naturalmente, dico io - se qualche profano vuole intromettersi. Quando invece deliberano sulla virtù politica - che deve basarsi tutta su giustizia e saggezza - ascoltano il parere di chiunque, convinti che tutti siano partecipi di questa virtù, altrimenti non ci sarebbero città. Questa è la spiegazione, Socrate. Ti dimostro che non ti sto ingannando: eccoti un’ulteriore prova di come in realtà gli uomini ritengano che la giustizia e gli altri aspetti della virtù politica spettino a tutti. Si tratta di questo. Riguardo alle altre arti, come tu dici, se qualcuno afferma di essere un buon auleta o esperto in qualcos’altro e poi dimostri di non esserlo, viene deriso e disprezzato; i familiari, accostandosi a lui, lo rimproverano come se fosse pazzo. Riguardo alla giustizia, invece, e agli altri aspetti della virtù politica, quand’anche si sappia che qualcuno è ingiusto, se costui spontaneamente, a suo danno, lo ammette pubblicamente, ciò che nell’altra situazione ritenevano fosse saggezza - dire la verità - in questo caso la considerano una follia: dicono che è necessario che tutti diano l’impressione di essere giusti, che lo siano o no, e che è pazzo chi non finge di essere giusto. Secondo loro è inevitabile che ognuno in qualche modo sia partecipe della giustizia, oppure non appartiene al genere umano. Dunque gli uomini accettano che chiunque deliberi riguardo alla virtù politica, poiché ritengono che ognuno ne sia partecipe. Ora tenterò di dimostrarti che essi pensano che questa virtù non derivi né dalla natura né dal caso, ma che sia frutto di insegnamento e di impegno in colui nel quale sia presente. Nessuno disprezza né rimprovera né ammaestra né punisce, affinché cambino, coloro che hanno difetti che, secondo gli uomini, derivano dalla natura o dal caso. Tutti provano compassione verso queste persone: chi è così folle da voler punire persone brutte, piccole, deboli? Infatti, io credo, si sa che le caratteristiche degli uomini derivano dalla natura o dal caso, sia le buone qualità, sia i vizi contrari a queste. Se invece qualcuno non possiede quelle qualità che si sviluppano negli uomini con lo studio, l’esercizio, l’insegnamento, mentre ha i vizi opposti, viene biasimato, punito, rimproverato.
"Paestumanità". Aggiornamento
Gentili sostenitori, cari amici,
vi scrivo qualche riga per aggiornare tutti voi sullo stato di avanzamento del progetto “Paestumanità - Comprare per salvaguardare”. Trenta giorni dopo la conferenza di apertura siamo già ad un buon numero di adesioni, abbiamo assunto la disponibilità di alcuni privati a cedere i loro terreni, mentre cresce giorno per giorno l’interesse dei media (sono stati a Paestum i tre Tg della Rai, Ballarò, Striscia la notizia, Le iene e molti altri) attorno alla situazione in cui versa Paestum e insieme attorno alle proposte risolutive che abbiamo avanzato. Ma molto resta ancora da fare.
Lo scorso 26 aprile 2012, presso la sede nazionale di Legambiente a Roma, si è tenuto un incontro operativo tra i rappresentanti di Legambiente Freewheeling Paestum, di Legambiente Campania e Legambiente Nazionale. Hanno partecipato Rossella Muroni, direttrice nazionale, Sebastiano Venneri, già vicepresidente nazionale, Nunzio Cirino Groccia, amministratore, Michele Buonomo, presidente regionale Campania, Pasquale Longo, presidente Legambiente Paestum, Lucio Capo, direttore Oasi dunale Torre di Mare a Paestum, Valerio Calabrese, della segreteria regionale Campania e la sottoscritta.
Un mese dopo il lancio del progetto con Gian Antonio Stella (26 marzo 2012), si sono messi a fuoco i punti da rinforzare per migliorare la promozione del progetto e renderla più capillare - comunicazione e sito web, partecipazione ad eventi nazionali, convegni di approfondimento, eventi - e le azioni necessarie per portare a conclusione la presente fase di start up. Dopo un’attenta analisi si è convenuto che il soggetto giuridico più idoneo per il conseguimento delle finalità del progetto, in particolare per quanto riguarda la raccolta fondi, l’acquisto dei terreni compresi entro l’area archeologica di Paestum e la relativa gestione, sia la Fondazione. Provvederemo pertanto a costituire un comitato promotore della Fondazione Paestumanità, mentre lo staff tecnico del progetto a livello nazionale, regionale e locale svilupperà le pratiche richieste per la formalizzazione della stessa.
Si è altresì stabilito di lanciare una campagna di comunicazione di più ampio respiro e dunque di individuare delle agenzie di comunicazione e di marketing di livello nazionale per lanciare il progetto anche fuori confini. Per lo stesso motivo si rende necessaria una conferenza stampa presso la sede della stampa estera a Roma, entro settembre, ed un convegno nazionale, fissato per ottobre, che abbracci i temi fondanti del progetto, tra questi i beni comuni, la gestione e valorizzazione del nostro patrimonio culturale, il consumo di suolo, la partecipazione dei cittadini e la tutela del paesaggio. A fine giugno invece Legambiente Paestum terrà un convegno per presentare i risultati conseguiti durante i quattro mesi di start up di Paestumanità.
Intanto cresce l’attenzione intorno alla raccolta fondi per Paestum, anche dal mondo della cultura e della società civile in generale, non ultima la dichiarazione di Vinicio Capossela dello scorso 28 aprile in occasione di ViviamoCilento a Pollica durante il suo concerto e la visita che ha tenuto il mattino seguente presso l’area archeologica dell’antica Poseidonia per valutare il livello di “frastuono, quel frastuono da rimuovere, perché ognuno di noi possa raggiungere la serenità interiore di cui tanto si sente la mancanza”. Al cantautore ha fatto eco, la sera successiva, Daniele Silvestri, che dallo stesso palco ha invitato tutti i presenti ad aderire a “Paestumanità, questa bella iniziativa finalizzata ad acquistare i terreni privati del sito archeologico pestano, per restituirlo ai cittadini nella sua interezza!”. Nei giorni precedenti, durante un concerto ad Eboli (Sa), anche la cantante Giorgia aveva speso parole di preoccupazione per la situazione di Paestum.
La direttrice nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, infine, si è impegnata a coinvolgere tutti i comitati regionali ed i circoli territoriali italiani, affinché diventino parte attiva del progetto sottoscrivendo una Buona Azione, dal momento che Paestumanità costituisce un’ottima sintesi degli indirizzi e delle finalità che Legambiente persegue ormai da più trent’anni. Nel ringraziarvi ancora per il vostro sostegno e la sollecitudine con cui avete, per primi, accolto e compreso la validità di Paestumanità e gli obiettivi che persegue, vi invitiamo a diffondere e promuovere le adesioni presso i vostri contatti e attraverso i mezzi di cui disponete, nonché ad inviarci le vostre considerazioni ed i vostri suggerimenti.
Per Paestumanità
Valentina Del Pizzo