APPELLO alle FIRST LADIES
dei PAESI PRESENTI al PROSSIMO G8 dell’AQUILA
NON VENITE all’APPUNTAMENTO ITALIANO *
Siamo profondamente indignate, come donne impegnate nel mondo dell’università e della cultura, per il modo in cui il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, tratta le donne sulla scena pubblica e privata.
Non ci riferiamo solo alle vicende relazionali del premier, che trascendono la sfera personale e assumono un significato pubblico, ma soprattutto alle modalità di reclutamento del personale politico e ai comportamenti e discorsi sessisti che delegittimano con perversa e ilare sistematicità la presenza femminile sulla scena sociale e istituzionale. Questi comportamenti, gravi sul piano morale, civile, culturale, minano la dignità delle donne e incidono negativamente sui percorsi di autonomia e affermazione femminili.
Il controllo che Berlusconi esercita sulla grande maggioranza dei media italiani, in spregio a ogni regola democratica, limita pesantemente le possibilità di esprimere dissenso e critica. Risulta difficile, quindi, far emergere l’insofferenza di tante donne che non si riconoscono nell’immagine femminile trasmessa dal premier e da chi gli sta intorno.
Come cittadine italiane, europee e del mondo, rivolgiamo un appello alle first ladies dei paesi coinvolti nel prossimo G 8 dell’Aquila perché disertino l’appuntamento italiano, per affermare con forza che la delegittimazione della donna in un paese offende e colpisce le donne di tutti i paesi.
Chiara Volpato (Professore Ordinario - Università di Milano-Bicocca)
Angelica Mucchi Faina (Professore Ordinario - Università di Perugia)
Anne Maass (Professore Ordinario - Università di Padova)
Marcella Ravenna (Professore Ordinario - Università di Ferrara)
* Le adesioni vanno inviate a: marcella.ravenna@unife.it
Il maschilismo del premier
Care first lady disertate il G8 di Berlusconi
di Angelica Mucchi Faina (l’Unità, 25.06.2009)
In un articolo che scrissi per l’Unità nel 2004 mi lamentavo per l’uso di uno sgangherato linguaggio sessista da parte dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi e dei suoi “uomini” (la presenza di donne, ora come allora, era considerata irrilevante). Forse ricorderete le battutacce sul Primo Ministro finlandese, una donna, che Berlusconi disse di voler benevolmente corteggiare allo scopo di trarne vantaggi economici per il nostro Paese.
Non immaginavo, allora, che cinque anni dopo mi sarei trovata a promuovere, insieme ad altre due psicologhe sociali che insegnano all’università, un appello alle First Lady dei Paesi del G8 perché disertino l’appuntamento italiano. Quest’atto vuole essere una provocazione e dimostrare con forza che noi donne italiane siamo state molto (forse troppo) pazienti e fino ad oggi abbastanza (forse troppo) silenziose, ma che adesso non ne possiamo davvero più.
Ora si tratta di fatti, non più solo di parole, e veramente i comportamenti che Berlusconi e la sua degna compagine ci indignano profondamente come donne, come docenti, come italiane. Si è passato ogni limite, la situazione è scaduta sempre più e con effetti devastanti.
E non mi riferisco solo all’immagine dell’Italia che questa delegittimazione costante e sistematica delle donne trasmette all’estero (basta un’occhiata ai più importanti quotidiani europei per rendersene conto), né solo ai criteri da Tv show con i quali sono state selezionate le candidate alle scorse elezioni.
Mi riferisco alle ricadute che questi comportamenti possono produrre sulle nuove generazioni, le quali crescono assistendo ad un simile spettacolo di arroganza del potere e di sopraffazione maschile. Ecco i modelli che sono proposti ai giovani dell’era Berlusconi: prepotenza e maschilismo ai ragazzi, disponibilità, ammiccamenti e intrighi alle ragazze. E noi psicologhe sappiamo bene quale deleterio impatto possano avere gli esempi negativi, soprattutto se circondati da un’aura di celebrità.
Abbiamo così raccolto, in maniera del tutto informale e in pochissimi giorni, più di cinquecento firme, duecento adesioni di docenti e ricercatrici universitarie a cui si sono subito aggiunti donne e uomini esterni all’università. Altre continuano ad arrivare al sito http://www.firmiamo.it/appellofirstladies. Invitiamo chiunque condivida le nostre idee, donna o uomo che sia, a visitare il sito per leggere l’appello e per firmare.
Infine, come reagiranno le First Lady? Siamo abbastanza sicure che in cuor loro appoggeranno la nostra protesta, ma sappiamo anche che protocolli e ufficialità renderanno problematico per loro prendere una posizione drastica come quella che chiediamo. Ma chissà mai che qualche parola di appoggio e solidarietà, anche velata, compaia in qualche intervista o discorso ufficiale.