Chiesa e Stato: la stessa politica, quella della "cari-tas" (= "caro-prezzo")?!

Caro Ministro della PUBBLICA Istruzione ... SCUOLA: Modello azienda? No, famiglia. - Sì, ma QUALE MODELLO di famiglia?! COSTITUZIONE ITALIANA E CHIESA ‘CATTOLICA’: una domanda (implicita in una ’vecchia’ riflessione) per una chiarificazione fondamentale.

“Aver il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani”(don Milani)
lunedì 16 ottobre 2006.
 

MODELLO AZIENDA? NO, FAMIGLIA

Fioroni: «La scuola è una comunità in cammino»

Il ministro dell’Istruzione spiega che cosa aspetta 8 milioni di studenti

intervista di Terry Marocco (La Stampa/SPECCHIO, 08.09.2006)*



Lupi, pecore, pastori?! Un NO per il REFERENDUM.

25 GIUGNO: SALVIAMO LA COSTITUZIONE E LA REPUBBLICA CHE E’ IN NOI

di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)

Nel 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti. Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...

Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).

Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!

Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)? O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!

Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” e “Mammona” o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!

Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!

Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane... Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!

Federico La Sala



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MODELLO AZIENDA? NO, FAMIGLIA

Fioroni: «La scuola è una comunità in cammino»

Il ministro dell’Istruzione spiega che cosa aspetta 8 milioni di studenti

intervista di Terry Marocco (La Stampa/SPECCHIO, 08.09.2006)

Ci fu un tempo in cui Giuseppe Fioroni vestiva i panni del «lupetto», oggi quelli più formali del ministro dell’Istruzione, ma di quei tempi qualcosa è rimasto: l’idea forte che la scuola sia più simile a un campo scout che a un’azienda.Il primo giorno di scuola fa sempre battere il cuore. E quest’anno più del solito. Cosa troveranno gli 8 milioni di studenti che questa settimana torneranno sui banchi?

«Ciò che, credo, tutti chiedono a gran voce è un anno scolastico all’insegna della tranquillità, della sicurezza e della serenità. Come non sono stati gli anni passati. Tre requisiti indispensabili per un lavoro proficuo, che noi cercheremo di dare».

Molti si domandano anche che ne sarà della riforma Moratti.

«Verso la riforma Moratti non ho avuto un approccio ideologico, né prevenuto. L’idea è solo eliminare ciò che non si è potuto applicare per errore di metodo e non solo di merito».

E cioè?

«Mi pare si siano sottovalutati due elementi importanti. Primo: per riformare bisogna conoscere quello che si deve cambiare. Non si può riformare pensando a ciò che si sarebbe voluto trovare, ma a ciò che si ha. Viceversa non si costruisce nulla e, anzi, si rischia di distruggere quello che c’è».

Lei descrive una riforma su una scuola sognata e non reale. E il secondo elemento sottovalutato?

«La scuola è una comunità in cammino. Camminiamo tutti insieme, genitori, allievi, insegnanti. Io vengo dall’esperienza degli scout e mi è rimasta questa idea: che la strada è fondante per arricchirsi nel percorso. La nostra scuola ha bisogno di governo, non di gestione».

Si riferisce alla visione aziendalistica della Moratti?

«Alla visione aziendalistica e al dirigismo. Non esiste la pedagogia di Stato, ma l’autonomia scolastica. Una riforma della scuola in cammino non può essere fatta passando sopra la comunità, ma solo dentro la comunità scolastica. Non può venire calata dall’alto, ci vuole ascolto che generi condivisione e partecipazione. In questi mesi ho avviato una fase di ascolto informale tra organizzazioni sindacali e insegnanti. Quindici insegnanti con più di 35 anni di ruolo e altrettanti con solo cinque anni hanno risposto alle mie molte domande. Ci vuole una full immersion nella realtà della scuola».

Sicuramente un argomento sarà stato il portfolio, il tanto criticato diario dello studente, fiore all’occhiello della Moratti.

«Come ho già detto, il filo conduttore che seguirò sarà di eliminare le norme non applicate perché non applicabili, e il portfolio è uno dei capisaldi. Per essere attuato ha bisogno di indicazioni nazionali definitive e noi le abbiamo solo provvisorie. È sicuramente uno strumento importante, ma ci sono difficoltà oggettive ad applicarlo e grossi problemi con il diritto alla privacy. La sua applicazione sarà volontaria, demandata all’autonomia scolastica. E di norma si tornerà all’uso delle schede di valutazione».

I bambini stranieri nelle scuole italiane sono una realtà in crescita. In Emilia Romagna sono quasi il 7 per cento. Come verrà affrontato questo mutamento in crescita?

«La scuola deve essere un supporto alle aspettative dei figli dell’immigrazione. Dobbiamo lavorarci sopra e consentire a quei ragazzi una giusta integrazione. Con attenzione alla nostra storia, cultura e identità, ma anche con approfondimenti della loro lingua e cultura. Come già avviene in alcune scuole della provincia di Firenze».

Cosa succederà agli insegnanti di sostegno?

«La proposta che intendo fare è di nominare gli insegnanti di sostegno sulla base del numero degli allievi diversamente abili. Ma questo numero, che oggi viene stabilito statisticamente - un insegnante su 138 alunni sani - sarà invece stabilito incrociando i dati dell’anagrafe sanitaria con quelli delle Regioni e dell’Istruzione. Così potremo definire realmente gli organici necessari. Di nuovo: realtà e non teoria...».

Scuola pubblica e scuola privata, per la Moratti pari non furono...

«È scritto nella nostra Costituzione, la scuola è un diritto pubblico. Quando sento parlare di liberalizzazione nel campo scuola mi pare che ci sia qualcosa che non funziona. Poi mi chiedo: ma vi pare che i privati possano aprire scuole nelle borgate, nei Comuni con meno di cinquemila abitanti, nelle zone disagiate invece che nel centro di Roma o Venezia? Così facendo rischiamo di creare una scuola di serie A e una di serie B, dove chi più può, più acquista».

Oggi non è ancora così, ma le scuole pubbliche mancano.

«Il 48 per cento dei bambini della scuola materna frequenta istituti privati, prevalentemente cattolici, che erogano un servizio pubblico dove quello statale non c’è. Da poco sono stato a Cirò in Calabria, dove la scuola materna è solo quella privata delle suore. Il sindaco ha sospirato: «Meno male che ci sono loro». Questo è il vero modo di intendere la sussidiarietà. Il governo Berlusconi ha tagliato 167 milioni di euro, un terzo delle risorse del governo D’Alema. È stato tolto soprattutto alle scuole materne, mettendo a rischio lo stesso diritto all’istruzione».

E ora cosa si aspetta dal nuovo Governo?

«Spero di tornare ai tempi del governo D’Alema, nel 2000, quando vennero stanziati 500 milioni di euro per la scuola paritaria. Se nella finanziaria non saranno previsti fondi, la metà dei bambini rischia di non avere più scuola materna».

Berlusconi ha abrogato i bonus l’hanno scorso. Cosa succederà con voi?

«Bisogna prima di tutto farsi un esame di coscienza: dare mille euro a famiglia a prescindere dal reddito, non vuol dire dare la possibilità a ogni famiglia di scegliere la scuola che vuole, ma solo quella che può permettersi. E questo non mi piace».

Una volta la maturità era l’incubo che si continuava a sognare anche da adulti. Si tornerà a quelle «notti prima degli esami»?

«I nostri ragazzi devono capire che l’esame di Stato è voluto dalla nostra Costituzione. Deve essere una cosa seria. Devono avere la consapevolezza che stanno forgiando il loro futuro e che devono entrare nel mondo del lavoro a testa alta. Per questo ho voluto dare un segnale preciso. Torneranno i commissari esterni e il giudizio di ammissione. Il punteggio dell’esame di maturità nelle materie fondamentali d’insegnamento dovrà essere valorizzato per l’ammissione all’università, così come il voto finale e il curriculum scolastico».

Quindi pensa a un rapporto più forte tra scuole superiori e università?

«È necessario. I programmi da cui sono tratti i quiz di ammissione all’università dovranno essere elaborati con gli insegnanti delle scuole superiori. Oggi vengono fatti in maniera totalmente separata. E poi si dovrà ripensare all’orientamento. Sento parlare della bellezza degli atenei, ma credo che sarebbe più utile occuparsi anche di lezioni integrate tenute da professori universitari nell’ultimo anno delle superiori. Così che i ragazzi capiscano cosa vogliono fare e non affrontino l’università come un bene di consumo scelto attraverso la pubblicità».

Ragazzi che sanno quello che vogliono e genitori che conoscono ciò di cui si sta parlando. È vero che per completare l’opera vuol mandare gli adulti a scuola?

«Non dobbiamo pensare solo ai giovani di oggi, ma anche ai giovani di ieri e rompere il muro della convinzione secondo cui c’è un’epoca per studiare e una per smettere di farlo. È un cammino di continuo aggiornamento e approfondimento. Non è un’utopia, molti adulti transitano già dai centri territoriali permanenti per la formazione. Ci sono oltre 500 realtà presenti sul territorio, sono solo da potenziare».

La attendono giornate intense...

«La scuola ha tante risorse e io non intendo ripartire da zero cancellando tutto. Ma l’autonomia scolastica va applicata e non ritengo che questa riforma l’abbia fatto».

E allora?

«Come diceva Don Milani, la scuola è per tutti. E come non è pensabile un ospedale dedicato ai sani, allo stesso modo non possiamo pensare a una scuola fatta soltanto per i ragazzi senza problemi». Parola di lupetto.


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