Magico Sud

E’ il solito fiume in piena ... Per il suo disco, "Ovunque proteggi", il premio "Tenco" a VINICIO CAPOSSELA. Un’intervista di Luigi Bolognini

sabato 11 novembre 2006.
 

[...] Un disco quasi esistenziale: chi gliel’ha ispirato?

"Letture come "Moby Dick". Laurie Anderson, per dire di un’altra che è stata premiata dal Tenco, ha tracciato un parallelo tra la baleniera Pequod e gli Stati Uniti. In entrambi i casi c’è un comandante impazzito che guida la nave per un suo personale obiettivo e per un odio umano, fregandosene del bene comune. E il resto dell’equipaggio ha la sensazione che fare qualcosa sia impossibile. Mentre il secondo del capitano è combattuto tra l’istinto di disobbedire e il senso del dovere. Una metafora che è chiarissima in "Ss. dei naufragati", ad esempio" [...]

Intervista al cantautore premiato nella rassegna dei cantautori. L’omaggio a Lauzi e il futuro: "Ora mi dedico alla musica sacra"

L’anno d’oro di Vinicio Capossela "Finalmente vinco il Tenco da solo"

di LUIGI BOLOGNINI *

SANREMO - "Finalmente mi hanno dato una targa da solo. Finora me le avevano date solo in coabitazione, era come dividere una stanza. Anche se i miei coinquilini erano Mauro Pagani e Francesco De Gregori. Non ne ho avute altre, a parte quella della macchina. La metterò in casa e la guarderò quando sono depresso".

È il solito fiume in piena Vinicio Capossela, che racconta a modo suo l’emozione di vincere il Tenco, premiato per il suo disco "Ovunque proteggi" alla più importante manifestazione italiana di musica d’autore, a Sanremo, sul palco del teatro Ariston, lo stesso dove va in scena il famigerato festival della canzonetta. La rassegna, giunta all’edizione numero 31, si chiude stasera dopo tre giorni di grande musica che accanto a nomi ormai consolidati come Gino Paoli, Noa, Wily Deville, ha messo in mostra nomi nuovi come Patrizia Laquidara, Petra Magoni e Simone Cristicchi.

È la terza volta, (dopo "All’una e trentacinque circa" che vinse nel 1991 come opera prima e "Canzoni a manovella", del 2001), ma appunto la prima in cui non vince ex-aequo. Premiato per un disco che all’uscita, a inizio 2006, venne catalogato dalla critica come "splendido, ma difficilissimo, non di impatto immediato", e che finì immediatamente - e per la prima volta per Capossela - in vetta alla hit parade. A questo album di studio fanno seguito proprio ora due iniziative editoriali in suo onore: un cofanetto della collana Stile Libero di Einaudi (libro e dvd con immagini dell’archivio Rai), e "Nel niente sotto il sole Grand Tour 2006", un dvd più cd audio dal vivo edito dalla sua casa discografica, la Warner, che uscirà tra due settimane.

Capossela, è il suo anno magico, questo.

"È quasi un caso. Il dvd è come un occhio esterno nel corso di una battaglia: se ci sei in mezzo non capisci niente, se invece ti rivedi noti ogni dettaglio, hai una visione più completa. E documenta un tour fatto in luoghi che avessero un’antichità da raccontare, come l’Anfiteatro di Verona o il Pincio a Roma. Per il resto non mi trovo interessante da rivedere, mi annoio, mi sento quasi uno specchietto per le allodole".

Il Tenco di quest’anno è dedicato - e da ben prima della sua morte - a Bruno Lauzi. Che canzone ha scelto da eseguire sul palco?

"Non è stato facile. Anche perché gli organizzatori mi hanno spedito l’opera omnia, un pacco di cd che non finiva più. Mi ci sono perso dentro, allora hanno avuto pietà di me e mi hanno mandato solo 11 canzoni. Nel dubbio ho scelto la prima, a furia di iniziare l’ascolto con quella mi ci sono affezionato: si chiama "Viva la libertà". Anche se in questo periodo, più che al cantautorato, mi sento attratto da un altro genere, il beat italiano anni Sessanta. Mi piace l’elettricità che semina nell’aria. Anzi, spero che ben presto il Tenco dedichi un’edizione a Adamo".

Il Tenco quest’anno si è molto rinnovato: niente più nomi storici come Guccini e Vecchioni, largo spazio a giovani cantautori come lei, Bersani, Pacifico, Morgan, Caparezza.

"Che bel destino: quando sono venuto qui la prima volta ero il più giovane, adesso sono il più vecchio. Certo questo era un premio che non mi aspettavo, per un disco che racconta di come tutti noi uomini siamo stati cacciati dal paradiso e adesso stiamo qui a giocare a nascondino fuori dallo sguardo di Dio, e in particolare racconta di chi ha evaso i compiti e i doveri assegnatigli dalla vita".

Un disco quasi esistenziale: chi gliel’ha ispirato?

"Letture come "Moby Dick". Laurie Anderson, per dire di un’altra che è stata premiata dal Tenco, ha tracciato un parallelo tra la baleniera Pequod e gli Stati Uniti. In entrambi i casi c’è un comandante impazzito che guida la nave per un suo personale obiettivo e per un odio umano, fregandosene del bene comune. E il resto dell’equipaggio ha la sensazione che fare qualcosa sia impossibile. Mentre il secondo del capitano è combattuto tra l’istinto di disobbedire e il senso del dovere. Una metafora che è chiarissima in "Ss. dei naufragati", ad esempio".

E adesso cosa sta leggendo?

"Continuo a leggere e rileggere l’Ecclesiaste, nella traduzione di Guido Ceronetti, che in realtà l’ha tradotto almeno sei volte, e ogni volta ne leviga il linguaggio, lo rende più scabro e perfetto. Ci sono frasi che segnano la vita. Come "Siamo un intero che fa a caccia di disfacitrici". Nel dvd c’è anche Ceronetti stesso che ne legge alcuni passi. Ma solo la voce, perché è un animista e ritiene che l’immagine rubi un po’ anche del sé".

E poi che farà, Capossela?

"Vedremo. Ho molte idee". E altro non aggiunge. Ma la prima sarà suonare, già a Natale, nelle chiese per una rassegna di musica sacra. Poi forse uscirà il nuovo romanzo (dopo "Non si muore tutte le mattine"), dal titolo "Il paese dei coppoloni", ambientato nell’Irpinia da cui viene la sua famiglia. Oppure magari uscirà "Il disco della cupa", album di musica popolare ispirato al cantastorie folk pugliese Matteo Salvatore. Dipenderà da quali saranno gli umori di questo grande e imprevedibile folletto notturno.(11 novembre 2006)

* la Repubblica


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