CULTURA SOCIETA’ E SCUOLA. Tracce di una svolta antropologica e tecnologica...

Intervista al sociologo Derrick De Kerchove. «Nella nostra testa sempre più spazio agli algoritmi». Il monito: «Accompagnare i ragazzi» - di Emiliano Morrone.

Tecnologia digitale, rischi e opportunità. «Diffuso ritardo nel capire gli impatti psicologici e sociali»
venerdì 27 ottobre 2023.
 

Tecnologia digitale, rischi e opportunità. «Diffuso ritardo nel capire gli impatti psicologici e sociali»

di Emiliano Morrone (Corriere della Calabria, 27/10/2023)

Le tecnologie digitali favoriscono la didattica e l’interazione degli studenti. Da tempo rodate nell’apprendimento scolastico, durante la pandemia vennero utilizzate per le lezioni a distanza. Oggi, però, è sistematico il ricorso dei ragazzi a piattaforme, applicazioni e sistemi digitali che in pochi secondi consentono di acquisire la traduzione di interi brani latini, di ricevere temi scritti, lo svolgimento di esercizi di Matematica o la risoluzione di altri compiti. La scuola è stata trasformata dalle tecnologie digitali, che costituiscono un ausilio efficace per la formazione di una conoscenza interdisciplinare. Tuttavia, talvolta esse rappresentano una grave minaccia per la crescita dei minori, che le istituzioni del sapere non riescono ad affrontare in maniera adeguata. Dalla progressiva scomparsa della memoria alla costruzione dell’identità sui social; dall’omologazione alla crisi esistenziale delle nuove generazioni; dal divario digitale del Sud all’esibizionismo in rete fra minorenni; dalle tragedie in streaming ai nuovi mercati del porno on line; dal recupero della cultura umanistica all’età gioachimita dello Spirito, sino alla sua possibile realizzazione nella Quantum technology, discutiamo di pro e contro delle più moderne tecnologie con il professor Derrick De Kerchove, sociologo, teorizzatore dell’«intelligenza connettiva» e già direttore del “McLuhan Program in Culture & Technology” dell’Università di Toronto, cui diamo del Tu in ragione dei datati rapporti personali.

Professore, si dice che i bambini di oggi sono “nativi digitali” perché da subito mostrano dimestichezza con le nuove tecnologie. Qual è la tua opinione al riguardo?

Quali sono i vantaggi delle tecnologie digitali per l’istruzione e l’educazione delle nuove generazioni?

Il digital divide è ancora marcato in alcune aree dell’Italia, specie nel Mezzogiorno, nonostante gli ingenti investimenti pubblici finalizzati a colmarlo. Qual è il tuo punto di vista in proposito? Che cosa rischia di produrre il perdurante gap, in ambito digitale, fra Nord e Sud?

Cioè?

Ci sono esempi positivi, insomma.

L’autonomia differenziata, espressione con cui si intende il regionalismo differenziato, dunque l’aumento dei poteri delle Regioni, può allargare il divario digitale tra Nord e Sud di cui abbiamo parlato?

Finora hai detto del pericolo del cyberbullismo, del pericolo che ChatGPT diventi un sostituto dello studente. Nell’universo digitale vi sono, poi, altre possibili degenerazioni, per esempio nell’ambito dei social. In proposito mi viene in mente la storia recente del suicidio, in diretta su Tik Tok, di “Inquisitor Ghost”, un cosplayer italiano che non avrebbe retto ad accuse ricevute da alcuni utenti. Come leggi il fenomeno dell’esibizionismo digitale sui social, che appare piuttosto incontrollato già nella fase della formazione scolastica?

Rispetto a questa nuova cultura, che non tiene più conto della coscienza interiore, della consapevolezza interiore, della formazione interiore, la scuola è debole? Se lo è, che cosa potrebbe fare sul piano pedagogico?

Che cosa ci riserva il futuro, sul piano della conoscenza e dell’esistenza?

Sessualità virtuale, web e nuovi mercati del porno. Perché se ne parla poco in termini analitici? Come le istituzioni pubbliche, a partire dalla scuola e dal legislatore, potrebbero o dovrebbero intervenire sull’argomento?

E la risposta qual è?

Temi che le risposte istituzionali ai fenomeni e ai pericoli di cui abbiamo parlato siano sganciati da una base umanistica, per esempio letteraria, filosofica e artistica che ribadisca la centralità della vita umana?

Come intervenire, quindi?

Diciassette anni fa avevamo parlato dell’età dello spirito, di Gioacchino da Fiore, e ci eravamo chiesti se coincidesse con l’età digitale, se la rivoluzione digitale potesse essere quel tempo, profetizzato dall’abate calabrese, dell’emancipazione collettiva e del compimento della giustizia dentro la storia umana. La domanda era rimasta aperta, però tu eri nel merito possibilista. A distanza di quasi 20 anni da quella discussione, tu pensi che nel complesso il digitale sia in qualche modo l’età dello spirito teorizzata da Gioacchino da Fiore?

Sul tema, nel sito, si cfr.:

IL MONDO COME SCUOLA, LA FACOLTÀ DI GIUDIZIO, LA CREATIVITÀ, I NATIVI DIGITALI, E L’ATTIVISMO CIECO NELLA CAVERNA DI IERI E DI OGGI. Materiali per riflettere.

FLS


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