Cosmo de La Fuente

Brescia: il padre è un mostro! - di Cosmo de La Fuente

Uno spiazzante articolare dell’opinioninsta più apartitico d’Italia, Cosmo de La Fuente
giovedì 28 dicembre 2006.
 

di Cosmo de La Fuente

A proposito di Brescia, giorni fa sono stati affissi dei manifesti per la campagna contro la violenza sulle donne. Iniziativa lodevole, peccato che è stato, come sempre, il ‘padre’ ad essere dipinto come “jack lo squartatore”. I soliti luoghi comuni che vedono sempre l’uomo e il padre nelle vesti di orco di casa e la mamma l’angelo del focolare comunque sia. Premesso che sono cosciente del fatto che esistano uomini che non meritano essere chiamati ‘papà’ e che ci siano molte donne definibili ‘mamme mediocri’, non capisco il perché, per una campagna di tutto rispetto, si cada nell’errore di penalizzare in maniera così barbara il ‘padre’. L’amministrazione del Comune, i sindacati che si sono macchiati di tale nefandezza dovrebbero solo vergognarsi. Il padre, nella stragrande maggioranza dei casi è un genitore che ama i propri figli e nel caso si separi dalla moglie, continua a lavorare sodo per non far mancare nulla ai propri figli. Che poi esistano dei casi di uomini indegni, non sono quelli a fare testo. Nei manifesti bresciani si vedeva, tra gli altri,una bambina con un occhio nero causato da un cazzotto da parte del padre con la scritta: ‘gli occhi li ha presi dal padre’. Ma le persone che hanno commissionato queste sciocchezze sono tutti figli di padri mostri o il tutto è stato ideato da qualche avanzo pseudo femminista? Cosa ne penserebbe l’opinione pubblica se improvvisamente si affiggessero manifesti in cui di vedono mamme nell’atto di uccidere i propri figli con un calcio o soffocandoli nella vasca da bagno? Che ci siano delle donne, effettivamente, colpevoli di tali e orrendi crimini non significa che la ‘mamma’ non debba continuare ad essere di primaria importanza per tutti. Non vorrei mai macchiare in maniera generale la figura della ‘madre’, perché io amo la mia e il fatto che ci siano donne colte da raptus di follia non significa che tutte siano uguali. A chi torna comodo che il ‘padre’ sia squalificato? Cosa ne pensa Annamaria? La sua storia mi ha fatto riflettere. La piccola Annamaria è cresciuta, adesso sembra sicura di sé, in realtà, con il suo fare deciso, cela le sue sofferenze infantili e l’astio che prova nei confronti della mamma. Non ha mai conosciuto il padre e, dopo aver letto alcune lettere di padri separati, ha deciso di narrare la sua storia scrivendo a un noto magazine italiano. Poche parole piene di angoscia, che meritano un approfondimento. C’incontriamo in un bar nel centro città. Annamaria non riesce a nascondere la rabbia contro sua madre, ritiene che sia lei la causa del suo malessere psicologico, è stata lei l’artefice della separazione definitiva da suo padre, l’ha saputo da appena un anno, nello stesso momento in cui una lontana parente è riuscita a comunicarle che il suo papà stava morendo in un paese straniero. La ragazza parla e mi guarda dritto negli occhi, l’unico atteggiamento che tradisce il suo nervosismo è il tamburellare delle dita sul tavolino intorno al quale siamo seduti. La mamma della ragazza ha ora 48 anni, non si sarebbe mai sognata di dire alla figlia come realmente erano andate le cose, ma quando Annamaria, venutane a conoscenza per mezzo di una sorella del padre, la mette di fronte alla storia, la donna non riesce a dissentire. “Maledetta” pensa la ragazza in quel momento, questa dura parola segnerà l’inizio del suo rancore che sicuramente non si assopirà mai. Così mi racconta Annamaria. Penso sia terribile il fatto che una figlia possa arrivare a questo punto. Ma quant’è deplorevole che un genitore possa fare quello che ha fatto la madre di questa ragazza? L’uomo non era ricco e non aveva possibilità economiche, possedeva “solo” amor di padre, quando la donna si separò da lui, era conscia del fatto che lui non poteva essere “puppato”. Cristina, questo il nome della madre crudele, pensò bene di eliminare il fastidio, il “proprio” fastidio, che non era certo quello della figlia! Si sentì la Madonna, come se avesse messo al mondo la bambina senza il contributo di un padre. Quando la piccola Annamaria chiedeva: -Mamma dov’è il mio papà? - Cristina rispondeva: -E’ andato via, ha tanti bambini a cui pensare, per me, invece, ci sei solo tu - Vigliacca, bugiarda e insensibile. Non si rendeva conto del complesso d’inferiorità che scatenava nella povera bambina? Annamaria ora ha diciott’anni, si veste in maniera molto marcata e non accetta consigli da nessuno. Cristina è preoccupata perché Annamaria rincasa tardi la notte e quando le chiede spiegazioni le risponde male: ‘Taci maledetta’. E’ doloroso sapere che un figlio arrivi a tanto, ma chissà quante volte quel padre scacciato ha pensato alla sua piccola bambina, sperando di riabbracciarla un giorno. L’ha rivista un giorno prima di morire.Chi riempirà questo vuoto incolmabile? Troppo amore è andato sprecato, di padre, di nonni e di parenti. Chi sono i responsabili di tanta crudeltà oltre alla madre? Chiediamocelo un po’. E’ al nostro sistema che dobbiamo gridare tutti in coro: “Maledetto”. La considerazione più triste la fa proprio Annamaria quando dice: ‘mi sono talmente abituata a non avercelo il padre che non so se mi piacerà avere un padre per i miei figli. Mi sento arida e credo questa sia l’estinzione del padre’, come succede per gli orsi bianchi e i coala. Ragionamenti che paiono strani ma che devono farci riflettere. Ci sono ragazzi che non sanno nemmeno come sia parlare con il proprio padre, non ne conoscono il piacere. Proprio come quei bambini del terzo mondo che non conoscono la serenità del dopo pasto o la tranquillità del riposo. Lasciamo che il padre si estingua oppure vogliamo fare qualcosa?


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