Politica

La mafia a San Giovanni in Fiore

Esiste la mafia a San Giovanni in Fiore
sabato 11 dicembre 2010.
 

Che cosa è la mafia, ordigni, agguati, stragi, sangue e impotenza? Dove sta la mafia, in Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, nei viaggi ispettivi e venduti di Bocca, nelle serie televisive con Bova e Sperandeo o nelle lacrime finte dei capi e complici?

E, ancora, possiamo affermare, come usa, che la Sila è territorio incontaminato, che la criminalità non c’è arrivata e la situazione è sempre tranquilla da muoversi liberamente, senza il terrore d’essere colpiti e atterrati, interrati? Ci basta la teoria più robusta o la pratica dei Violante, dei Caselli, per non scivolare coi martiri nella retorica del cuore, a escludere con certezza che nella città dei santi e di Gioacchino non v’è traccia - o seme - dell’altro Stato?

Possiamo appropriarci delle dichiarazioni del sindaco Succurro all’amico e collega Gian Antonio Stella, sulla salubrità della nostra area, preservata, a suo dire, dai tentacoli della mafia? Possiamo gioire, in quanto nessuno ci vieta di parlare e lo Stato italiano ci assicura, attraverso enti e uffici meridionali, diritti e servizi?

Se le condizioni sono quelle d’un posto civile e democratico, quindi, qual è il motivo per cui nessuno articola pubblicamente il suo grave disagio, vomitandolo per strada, invece, al bar, a scuola, dalla parrucchiera, dal medico, dovunque si riesca a cambiare la verità e infangare l’antipatico e insopportabile vicino, fino a coprirgli il capo d’insulti?

Sì, San Giovanni in Fiore è finita nel teorema, nella miseria delle storielle piccanti, delle corna, le gesta erotiche o virili, gli scandali da Malèna, l’ossessione dei tossici o satanisti (“satanici”, secondo qualcuno), che spargono per i boschi teste d’ovino, code canine e peli di scimmia. Nel mentre, l’apparato dell’indecenza può chiudere e inventare i propri lavori, con la certezza che, in regime di mafia, tutto sarà coperto dal migliore silenzio; il quale non turba, scuote, preoccupa.

Fa male, di contro, urta, colpisce, destabilizza, la denuncia della realtà, la domanda di chi pensa, l’obiettiva richiesta di giustizia, la posizione critica, la rivolta delle coscienze. Perché c’è la mafia, a San Giovanni in Fiore, c’è e si vede. C’è la ‘ndrangheta, che letteralmente significa “società di uomini rispettabili”. Vige un sistema d’assoluto confinamento di quanti, carichi di tensione morale, manifestano la loro inquietudine, i dubbi, le ragioni, la rabbia, l’orgoglio della propria formazione, che non si piega ai compromessi, agli accordi davanti a un porco condito e servito, all’autorità della scuola pubblica, alle persuasioni parentali, al buonismo dei nuovi, falsi cattolici, in linea per interessi e quieto vivere.

C’è la mafia, a San Giovanni in Fiore, c’è e si vede. Non è quella che mura i bambini o li scioglie nell’acido, che colpisce improvvisamente e con armi devastanti, come a Isola o Cutro, che polverizza fatiche e famiglie, uomini e pensieri.

È quella che, ben più nascosta, cinica e scientifica, decide abusi, illegalità e rovine. È quella che sfrutta i disoccupati, la quale permette che muratori lavorino senza assicurazione e previdenza e commessi guadagnino una miseria, certificando per forza il minimo sindacale; mentre, funzionari pubblici s’arricchiscono con gli extra d’opere inutili, vuote, indecenti.

È quella che concede, autorizza, nasconde. È quella che gestisce la cosa pubblica sull’odio e la simpatia, il dispetto e il vantaggio - senza basi democratiche, correttezza politica, etica civica, sociale, umana.

È quella dentro le istituzioni, che le ha pervertite, trasformandole in luoghi d’affari loschi e subordinazione assoluta. Ancora oggi, per un diritto, bisogna consegnare la busta, tariffe aggiornate al costo della vita e al valore dell’euro. Ancora oggi, bisogna raccomandarsi e attendere, perfino per una banale informazione, come se gli Urp e la riforma amministrativa non si fossero mai pensati o rappresentassero uno scandalo, uno sbaglio.

Ancora oggi, si va avanti così, senza poter programmare né sognare né credere. Perché lo Stato non c’è, da noi, e forse è sceso solo per illudere con la Riforma agraria e altre provvidenze, con la Cassa e i redditi minimi, le visite e parole fugaci di segretari e presidenti a caccia di voti, le inaugurazioni di osservatori e planetari, le verifiche ministeriali. C’è la mafia, c’è, a San Giovanni in Fiore. Ed è finanche diventata normale, indispensabile, legittima, esemplare.

È quella che si fa case magnificamente abusive, poiché nessuno porrà ostacoli, ricorrerà al giudice o si rivolgerà ad altri organi deputati, ammesso un qualche loro intervento di facciata. È quella che preserva consiglieri, assessori, che presto gli assegna commissioni e soldi a cascata, con arricchimenti immediati, espansioni, altri investimenti.

È quella che ha trovato il sistema - formalmente legale, sostanzialmente illegale - d’allargare patrimoni immobiliari e moltiplicare conti bancari; è quella che ha speculato su tutto, l’edilizia, la miseria, la semplicità e il bisogno della gente, le misure d’assistenza sociale, il lavoro, l’emigrazione.

C’è la mafia, a San Giovanni in Fiore, radicata profondamente e distribuita in modo capillare. L’omertà ci fa mafiosi, picciotti, carogne. Se non cominciamo a parlare e combattere questo sistema, riunendo le nostre energie, tutto sarà gestito e deciso da Cosa nostra, finanche i nostri bisogni fisiologici.

Emiliano Morrone


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