Parole a sorpresa durante una conferenza stampa a Teheran. Prima condotti all’ambasciata britannica, poi all’aeroporto di Teheran
Iran, Ahmadinejad annuncia
"Liberi i marinai inglesi"
Il capo di Stato iraniano: "Non puniteli perché hanno confessato l’errore" *
TEHERAN - I quindici marinai inglesi saranno liberati oggi. Lo ha annunciato il presidente iraniano Mahmoud Amahdinejad, nel corso di una conferenza stampa a teheran, durante la quale ha anche conferito una medaglia ai militari iraniani che lo scorso 23 marzo hanno catturato e arrestato i britannici nello Shatt el Arab, accusandoli di aver sconfinato nelle acque territoriali iraniane. Il capo di Stato, nel corso del suo intervento trasmesso in diretta televisiva, ha anche lanciato un duro attacco al Consiglio di sicurezza dell’Onu colpevole, a suo dite, di non aver impedito l’occupazione dell’Iraq e i "crimini in Palestina". Ahmadinejad ha anche accennato al fatto che l’Iran potrebbe riprendere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, sempre che il presidente americano George W. Bush cambi atteggiamento.
Londra: "Aspettiamo". "E’ una notizia incoraggiante ma abbiamo bisogno di conoscere i dettagli": questo il primo commento di Londra alla notizia della liberazione di 15 marinai che, secondo quanto affermato dal presidente iraniano, al termine della conferenza stampa dovrebbero essere rilasciati, accompagnati all’aeroporto di Teheran e imbarcati su un volo. "Stiamo esaminando quanto detto - osserva Downing Street - e aspettiamo l’esito delle parole del presidente, stiamo cercando di stabilire che cosa queste affermazioni significano in termini di metodo e tempi".
Ahmadinejad: "Sono stati graziati". Nell’annunciare la decisione di rilasciare i militari britannici, Ahmadinejad ha ribadito "il nostro diritto di sottoporli a un processo", sottolineando che "malgrado questo, sono stati graziati, e vogliamo offrire al popolo britannico la loro libertà".
Teheran a Londra: "Non puniteli". Il capo di Stato iraniano ha anche chiesto al governo di Londra di "non punire questi militari per aver ammesso l’aggressione e avere detto la verità", riferendosi alle parole pronunciate da alcuni degli ostaggi in diretta televisiva, quando avevano "confessato" lo sconfinamento in acque iraniane. Ahmadinejad ha chiesto inoltre al governo di Tony Blair di far ritorno "alla giustizia e alla moralità", invece di "rafforzare le tensioni internazionali e aumentare il proprio armamento nucleare".
I rapporti con gli Usa. Se il presidente americano George W. Bush "cambia il suo comportamento", c’è la possibilità "che l’Iran riprenda i rapporti con Washington". Così Ahmadinejad, nel corso della conferenza stampa, ribadisce la posizione espressa da anni dai vertici della Repubblica islamica. A una giornalista che gli chiedeva se Teheran sarebbe disposta a riallacciare i rapporti con gli Stati Uniti, il capo di Stato ha replicato: "Abbiamo già detto che con il comportamento attuale del governo Usa, non solo la nostra nazione, ma nessun’altra nazione sarebbe disposta a riprendere le relazioni. Del resto non siamo stati noi a interromperle". Fu Washington, 27 anni fa, a chiudere le relazioni diplomatiche, dopo la cattura di 63 ostaggi (rilasciati dopo 444 giorni) nell’ambasciata Usa a Teheran, nel novembre del 1979.
"Perché una donna-soldato?". Un interrogativo significativo quello che il presidente iraniano rivolge a Tony Blair: "Fra i britannici arrestati c’era una donna, madre di un bambino. Perché affidate una missione come quella di controllare il mare alla madre di un bambino?".
* la Repubblica, 4 aprile 2007
Rientrati in patria i marinai inglesi
Blair apre all’Iran: «E’ ora di riflettere sui nostri rapporti» *
LONDRA. Dopo 13 giorni di detenzione in Iran, i 15 marinai britannici sono tornati in Inghilterra. Un aereo di linea della British Airways li ha riportati ad Heathrow, dove sono stati prelevati da due elicotteri militari per il ’debriefing’ in una base del Devon, ultima tappa prima del ritorno alla normalità.
Qualche dubbio sulle modalità del rilascio resta, nonostante le reiterate assicurazioni di Blair sull’assenza di ogni «trattativa» con il regime iraniano; e anche sul luogo della loro cattura, le versioni restano differenti (Teheran afferma di aver ricevuto anche una lettera di scuse del premier). Ma il caso è risolto, ed è lo stesso Blair, in un discorso tenuto davanti a Downing Street proprio mentre atterrava l’aereo dei liberati, a provare a guardare oltre: prospettando una «riflessione» che porti a nuovi rapporti con l’Iran.
Il dossier Iran resta infatti corposo, a partire dal programma nucleare per arrivare al ruolo ricoperto nelle vicende irachene. Con il presidente Mahmoud Ahmadinejad interlocutore obbligato e non completamente decifrabile. La conferenza-show di ieri - con premiazione in diretta mondovisione dei «coraggiosi che difendono la nostra sovranità territoriale» e la successiva liberazione dei marinai britannici come «regalo» alla Gran Bretagna per la Pasqua e il compleanno di Maometto- lascia aperta ogni interpretazione. Una svolta nei rapporti è possibile «se Teheran la vuole» ha detto Blair: è la vera domanda che l’intera comunità internazionale pone ad Ahamdinejad.
* La Stampa, 05/4/2007 (12:56) __________________________________________________________________ LA REAZIONE
Blair: sono felice, non porto rancore
Il premier: "Ringrazio alleati e amici di Europa, Onu e Medio Oriente per il sollievo che provo in questo momento"
MARCELLO SORGI
INVIATO A LONDRA
Se i marinai non avessero urlato per la gioia della liberazione, come fanno tutti i ragazzi quando sono felici. Se perfino alla conferenza stampa a Teheran, non si fossero visti i giornalisti inglesi esultanti e quelli americani con il muso. Se poi lui, il supercomunicatore Ahmadinejad, non avesse messo su quel grande spettacolo in diretta tv mondiale che è stato l’annuncio del rilascio, seguito dall’incontro e dalle strette di mano con i gli ostaggi liberati. Ecco, se tutto questo non fosse avvenuto, sarebbe stato molto più facile per Tony Blair gestire la conclusione dei tredici giorni difficili della crisi con l’Iran.
Alle 17 e venti, quando è uscito davanti al portone del numero 10 di Downing street, il primo ministro era soddisfatto ma visibilmente provato. In pochi minuti, accanto alla silenziosa ministra degli esteri Margaret Beckett, s’è detto «felice» per il ritorno alla libertà dei marinai, ha sottolineato «il profondo sollievo» delle famiglie e del suo paese, ha ringraziato «amici ed alleati di Europa, Onu e Medio Oriente», e ha tratteggiato sapientemente i due punti dell’accordo con Teheran.
Blair ha spiegato così che i marinai sono stati riportati a casa (al momento tra i muri dell’ambasciata britannica nella capitale iraniana, solo oggi a Londra), grazie all’«approccio misurato, fermo ma calmo, senza negoziati ma senza neppure scontrarci». Poi ha aggiunto che il governo inglese non «porta rancore» al popolo iraniano, di cui ha riconosciuto la storia e le tradizioni, e s’è augurato che il metodo usato con successo in quest’occasione possa servire anche in futuro ad appianare dissensi tra i due paesi. Parole, queste, che hanno riportato le relazioni Londra-Teheran a due anni fa, quando appunto l’allora ministro degli esteri Jack Straw era di casa nel paese degli ayatollah, la guerra in Iraq lasciava ancora presagire una conclusione positiva, e Blair cercava di aprire una breccia con Bush per ottenerne un atteggiamento diverso nei confronti di Teheran. Come poi questo nuovo-vecchio atteggiamento inglese possa ora conciliarsi con la linea dura assunta dalle Nazioni Unite nei confronti dei programmi nucleari di Ahmadinejad, sarà tutto da vedere. Ma indubbiamente il ritorno a un clima di «dialogo», com’è stato concordemente definito, dopo la crisi tra i due paesi, segna un punto a favore del leader iraniano.
Quanto a Blair, avrà il suo da fare per spiegare all’alleato americano la sua svolta, ma potrà dire di aver salvato i marinai senza una vera trattativa e senza aver concesso altro che un mutamento di clima nei rapporti: coerentemente, insomma, con la posizione contraria a scambi di prigionieri sul genere di quello seguito, e criticato da Londra e Washington, al sequestro di Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan.
Che questa conclusione fosse a portata di mano, e la liberazione fosse imminente, s’era capito già da martedì, quando soprattutto da ambienti militari e diplomatici era cominciato a soffiare vento di ottimismo. La sensazione che si aveva era di una trattativa che, cominciata fin dal primo giorno e coperta da atteggiamenti politici necessariamente propagandistici («Non trattiamo!», «E noi li processiamo!»), era ormai giunta in dirittura d’arrivo.
Sono stati soprattutto i militari di Sua Maestà ad aprire il dialogo con quelli di Teheran, in nome del patto non scritto che aveva consentito finora, senza quasi conseguenze, il pattugliamento delle acque al confine tra Iran e Irak da parte delle forze della coalizione presenti sul territorio irakeno. Sconfinamenti e incidenti come quello che ha portato alla cattura dei marinai, spiegavano gli inglesi, avrebbero potuto capitare ogni giorno. Se invece non erano accaduti finora, e poi si verificano tutt’insieme, vuol dire che c’è una precisa volontà politica di aprire una crisi. Di qui - e siamo alla parte diplomatica della trattativa - un’attenta delimitazione della materia del «dialogo». Con una premessa: se il governo di Teheran avesse in qualche modo cercato una sorta di risarcimento per l’arresto dei cinque, tra diplomatici e ufficiali iraniani, avvenuto a Natale in Irak, o per la recente misteriosa sparizione di un altro diplomatico in Turchia, la trattativa non poteva neppure partire. Diverso, invece, il discorso sul tentativo di recuperare, nel momento di massimo isolamento dell’Iran, un migliore clima di relazioni con la Gran Bretagna. Obiettivo raggiunto e che ha consentito di suggellare l’accordo. E per il quale avrebbero premuto, fiancheggiando Blair, anche Siria e Katar, non a caso ringraziati come «amici e alleati» nella dichiarazione resa davanti a Downing Street. Mentre nelle case dei familiari dei marinai, e nei pubs vicini, birra a fiumi e bottiglie di champagne salutavano la notte ubriaca di attesa del ritorno.
* La Stampa, 5/4/2007 (7:25)
militari catturati due settimane fa nelle acque del Golfo sono atterrati alle 13 all’aeroporto di Heathrow Iran, i 15 marinai britannici sono arrivati a Londra Blair: "Felici per il loro ritorno, triste per i morti. E con Teheran nesssun accordo per la liberazione"
L’atterraggio dell’aereo che trasportava i 15 soldati TEHERAN - Sono arrivati a Londra i 15 soldati britannici catturati il 23 marzo nel Golfo Persico e rilasciati ieri dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il loro volo è atterrato nella capitale britannica intorno alle 13 ora italiana. Si è così risolta la crisi iniziata 14 giorni fa con la cattura dei militari del Regno Unito nelle acque del Golfo ad opera di forze dei Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniani.
I 15 ex prigionieri sono scesi dall’aereo e si sono brevemente messi in posa in fila davanti alle telecamere. Senza rilasciare dichiarazioni. Poi sono saliti sull’elicottero che li trasporterà alla base Chinevor dei Royal Marines, vicino Barnstaple nel Devon. Non sarà loro permesso di riabbracciare le loro famiglie fino a quando non presenteranno il loro rapporto alla base e passerranno i controlli medici. Le procedure richiederanno "ore e non giorni" a seconda "di quale saranno le loro esigenze", ha specificato un portavoce della Royal Navy a Sky news.
"Siamo felici per il ritorno dei militari dall’Iran, ma al tempo stesso siamo addolorati per i quattro militari britannici uccisi da un attentato terroristico in Iraq - ha commentato, intanto, il premier inglese Tony Blair - Quelle morti ci ricordano la terribile realtà del terrorismo in Iraq". Il primo ministro ha poi ribadito che, per la loro liberazione, non c’è stato alcun accordo tra i due paesi: la crisi si è risolta ’’senza alcuna negoziazione e senza nessuna intesa di qualunque tipo’’.
L’annuncio della liberazione dei prigionieri era stato dato a sorpresa ieri pomeriggio dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in una conferenza stampa trasformatasi in uno show mediatico. Funzionari iraniani stamattina hanno portato i 15 marinai e marines britannici all’aereo della British Mediterranean Airways, tenendoli lontani dai giornalisti, hanno detto alcuni testimoni. L’agenzia Irna ha riferito che prima della partenza i militari britannici hanno ricevuto dei regali da Ahmadinejad.
* la Repubblica, 5 aprile 2007
I militari catturati due settimane fa nelle acque del Golfo
sono partiti a bordo di un aereo della British Airways
Iran, in volo verso Londra
i 15 marinai britannici
TEHRAN - Sono partiti per Londra i quindici marinai britannici detenuti dall’Iran per due settimane. Lo ha reso noto la radio iraniana. Si è così risolta la crisi iniziata 14 giorni fa con la cattura dei militari del Regno Unito nelle acque del Golfo ad opera di forze dei Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniani.
L’annuncio della liberazione dei prigionieri era stato dato a sorpresa ieri pomeriggio dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in una conferenza stampa trasformatasi in uno show mediatico.
Funzionari iraniani hanno portato stamattina i 15 marinai e marines britannici all’aereo della British Mediterranean Airways, tenendoli lontani dai giornalisti, hanno detto alcuni testimoni.
L’aereo è partito alle 8.38 ora di Teheran (le 6.38 italiane). L’arrivo a Londra è previsto per le 13 ora italiana. Un diplomatico britannico, che ha chiesto l’anonimato, ha detto che i 15 militari viaggeranno in business class, che è stata riservata esclusivamente a loro e ai loro accompagnatori. "Saranno accompagnati da tre o quattro membri dell’ambasciata britannica e non saranno avvicinabili dai media fino a che l’aereo non arriverà in gran Bretagna", ha detto il diplomatico.
L’agenzia Irana ha riferito che prima della partenza i militari britannici hanno ricevuto dei regali da Ahmadinejad.
* la Repubblica, 5 aprile 2007