Alla fine del mese uscirà "La società sparente", un libro di Francesco Saverio Alessio ed Emiliano Morrone che denuncia la gravissima situazione di disordine, instabilità e pericolo in Calabria, regione priva di prospettive, dominata dal traffico internazionale della droga e dai rapporti sempre più stretti fra ’ndrangheta e politica.
In questo testo, è documentata la politica assistenzialistica perseguita dalla classe dirigente, causa della nuova emigrazione e dell’espansione della criminalità organizzata.
I fatti calabresi degli ultimi anni sono ricostruiti con minuzia. Ne sono indicate le fonti e gli sviluppi. Dal caso di padre Fedele alle indagini a carico di Nicola Adamo, dalle inchieste verso i componenti del Consiglio regionale ai tentativi di emarginare e strumentalizzare i giovani di Ammazzateci tutti. Dagli accordi trasversali fra sinistra e destra alla corruzione, ai dubbi comportamenti della magistratura, agli abusi a San Giovanni in Fiore, al progetto politico di privare la società calabrese di una voce e di una reazione.
Dalla vicenda di Gianluca Congiusta e Federica Monteleone ai danni all’erario, dalle complicità romane agli accordi della politica con la ’ndrangheta, all’omicidio Fortugno, al silenzio su Antonio Silletta, il giovane sparato e carbonizzato per causa dell’indifferenza collettiva.
Un libro che spiega diversamente l’emigrazione e riflette sulla necessità di un’immediata aggregazione contro il fenomeno mafioso, permesso da istituzioni spesso colluse.
La redazione
In spasmodica attesa di leggere questo vostro ultimo lavoro, ennesima sfida alla "cultura del silenzio", contrapposta a quella "cultura della legalità" così assente nella nostra amata terra di Calabria, vi auguro uno strepitoso successo !!
biagio allevato
Grazie infinite, Biagio e Vincenzo, per il vostro incoraggiamento.
Ancora il testo deve uscire e già c’è aria di minaccia. Lo scrivo sereno, senza vittimismo o altro.
La presentazione di "La società sparente" sarà a Roma, il 1 ottobre. Dopo, andremo in Germania. In seguito, faremo un giro in Italia, anche in Calabria.
Vi assicuro che il vostro contributo è sempre fondamentale.
Saverio e io speriamo di riuscire ad aprire un dibattito sull’emergenza della nostra terra. E che non seguano solo parole.
Vi abbraccio, augurandovi ogni bene.
emiliano
Cari Emiliano e Saverio, un grosso in bocca al lupo. Spero tanto che questo libro entri nelle case dei calabresi e da lì nei progetti politici e nelle azioni individuali. Che questa denuncia - non fine a sé stessa - sia apprezzata da coloro che amano la democrazia, proprio in questi tempi in cui la sfiducia verso le istituzioni è a livelli alti. Un libro non cambia una realtà, ma può essere come un campanello capace di svegliare le persone dall’accettazione rassegnata. In questo momento, in cui mi accingo a lasciare l’Italia per motivi di studio, desidero più di ogni altra cosa una Calabria normale, in cui possa tornare volentieri.
Con stima,
Vincenzo Tiano
Caro Gioacchino,
apprezzo molto il tuo intervento.
Devo dire che quando le cose sono troppo evidenti in genere non si vedono. Tu sei sempre intervenuto con cognizione di causa sulla Voce. Mi impressiona, invece, che molti cittadini di San Giovanni in Fiore ritengano ancora di vivere in un’isola felice, preservata dal malaffare e dalla mano della ’ndrangheta. Di quali segnali c’è bisogno? Mi auguro che il coraggio e la coerenza prevalgano sulla complicità e l’ipocrisia.
Ti saluto con la stima e l’affetto di sempre.
emiliano
Guardati intorno. Solo questo.
em
8 /settembre/2007
“È molto meglio osare cose straordinarie, vincere gloriosi trionfi, anche se screziati dall’insuccesso, piuttosto che schierarsi tra quei poveri di spirito che non provano grandi gioie né grandi dolori, perché vivono nel grigio e indistinto crepuscolo che non conosce né vittorie né sconfitte.”
Theodore Roosevelt
Aspettando l’ imminente uscita del libro ...ad Maiora, Sig. Morrone!
Rispondo a Federico, a Francesca e a Francesco.
Il libro è una scommessa. Saverio Alessio e io speriamo così di dare un contributo all’uscita dei calabresi dalla minorità, dall’isolamento, dal silenzio, dalla paura. Non può un testo cambiare un mondo. Ma crediamo che "La società sparente" riesca a parlare a tutti. Solo perché scritto con la coscienza che, in Calabria, da qui in poi nulla può essere come prima.
Grazie per le vostre belle parole.
emiliano
Grazie davvero, Francesca.
Aspetto giudizi molto critici sul libro.
Tanti cordiali saluti.
emiliano
Aspettando con ansia il libro, ricco di contenuti e dettagli, porgo un grosso "in bocca al lupo" al mio AMICO Emiliano...
p.s. la mia copia è prenotata ok?.. fra f.
LA SOCIETA’ SPARENTE.
Un titolo più che preciso; ormai siamo ben al di là della "società liquida" (Z. Bauman)!!!
Dopo "Gomorra", questo è un prezioso contributo alla conoscenza del fenomeno e un altro altissimo grido di allarme - per la Calabria, per l’Italia, e per l’Europa!!!
Al lavoro di Francesco Saverio Alessio ed Emiliano Morrone, un piccolo omaggio (... una "corrispondenza" da Berlino) e una buona "navigazione" - contro la fantasia di sparizione e la volontà di morte!!!
Federico La Sala
Dopo il successo di «Gomorra», lo scrittore italiano ieri in Germania ha raccontato il suo impegno contro la camorra
Saviano: mafia questione europea
«Dopo la strage di Duisburg, è sempre più chiaro che la criminalità organizzata può essere sconfitta solo con una lotta a livello globale»
Da Berlino Vincenzo Savignano (Avvenire, 06.09.2007)
Il ragazzo che sfidò la camorra. Roberto Saviano, nato nel 1979 a Casal di Principe in provincia di Napoli, in poco più di un anno è diventato un fenomeno mediatico. A un anno dal successo italiano del suo libro Gomorra in cui, come mai nessuno prima, descrivendo con una sconvolgente minuziosità di particolari e facendo nomi e cognomi, ha ricostruito il mondo affaristico e criminale della camorra, la Germania lo ha accolto come una star, un personaggio unico da conoscere e scoprire.
Ieri è arrivato a Berlino, dove oggi inaugurerà il Festival della letteratura, leggendo alcune parti del suo libro, che anche qui è ormai un best seller.
Nella capitale tedesca è protetto giorno e notte da una decina di agenti di sicurezza, ma lo seguono ovunque anche fotografi e cameraman. Ha già rilasciato interviste a tutte le principali televisioni nazionali tedesche, che prima di tutto gli hanno chiesto un’opinione sulla strage di ferragosto a Duisburg, dopo la quale la Germania ha capito di essere anch’essa terra di mafia. «Non mi sono affatto sorpreso di ciò che è accaduto a Duisburg - ha sottolineato Saviano, nel corso della conferenza stampa, svoltasi ieri a Berlino alla sede della stampa estera - la magistratura e la polizia sia italiana sia tedesca sanno perfettamente quanto sono presenti e diffuse le mafie italiane in Germania». Saviano sa tutto della camorra, o meglio del "Sistema" perché «così la chiamano i boss», dei quali nelle sue inchieste ha seguito le tracce, giungendo proprio fino in Germania.
Ieri ha fatto riempire pagine di appunti ai giornalisti tedeschi, snocciolando date, nomi e luoghi sulla nascita, formazione e diffusione delle mafie italiane in Germania. «Nel 1991 - ha raccontato - si svolse una riunione segreta a Praga, dove alcuni boss della camorra e della ’ndrangheta si spartirono gli affari. I Licciardi si stabilirono a Monaco, i Di Lauro a Stoccarda ed altre famiglie iniziarono ad acquistare terreni ed immobili in tutta la ex Ddr, che diventò in poco tempo l’avamposto per la conquista dell’est Europa».
Secondo Saviano, «la Germania è stata scelta come base dai cartelli criminali, anche perché nel diritto penale tedesco non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono consentiti facilmente le intercettazioni telefoniche e il sequestro dei beni». Ma il "Sistema", la camorra, e la Cosa Nuova, come lui definisce la ’ndrangheta, hanno costruito i loro imperi grazie all’oro bianco: la cocaina. «Verso la fine degli anni ’90 - ha aggiunto - Rostock è diventato uno dei principali porti di ingresso della cocaina tanto che le mafie italiane preferiscono far arrivare la cocaina in Germania e poi trasportarla in Italia, piuttosto che il contrario, come avveniva negli anni ’80».
In silenzio i migliori giornalisti della stampa tedesca hanno ascoltato il racconto lucido del giornalista d’inchiesta Roberto Saviano che però preferisce definirsi uno scrittore. «Mi sento scrittore - ha spiegato - perché quando iniziai a seguire la guerra di camorra non m’imposi l’imperativo della cronaca, ma come diceva Truman Capote ho voluto raccontare la verità attraverso lo strumento letterario».
Stupisce Roberto Saviano per la sua capacità di analisi e di sintesi su uno degli argomenti più controversi della storia della nostra Repubblica.
Saviano allo stesso tempo è un po’ scugnizzo e un po’ intellettuale. A Casal di Principe, quella che lui definisce la capitale della camorra, è cresciuto con e come gli scugnizzi, con il mito dei boss: «Ricordo che marinavo la scuola per andare a vedere gli interrogatori in video-conferenza di "Sandokan", il boss Roberto Schiavone». Ma poi la rabbia e lo sdegno hanno fatto scattare qualcosa nella mente di questo giovane studente di filosofia, iscritto all’Università di Napoli, che si è trasformato nell’uomo più coraggioso di Casal di Principe. «Non ho mai voluto nascondermi per questo nel mio libro parlo sempre in prima persona e per questo ho messo la mia foto sulla copertina. Non farlo, oltre ad essere un gesto di codardia, significava sottrarre qualcosa di importante al mio racconto».
Lo scrittore scugnizzo intellettuale Saviano conosce la camorra, anzi il "Sistema", come pochi altri perché c’è cresciuto dentro: «Ho visto il primo morto ammazzato a dodici anni». Per questo ha raccontato nei minimi particolari l’organizzazione affaristica con ramificazioni impressionanti in tutto il pianeta e il fenomeno criminale profondamente influenzato dalla spettacolarizzazione mediatica, per cui i boss si ispirano negli abiti e nelle movenze ai gangster del cinema americano.
Per questo Saviano vuole indicare la strada per sconfiggere quello che definisce «un male peggiore del terrorismo islamico». «Oltre ad una battaglia culturale - ha spiegato - bisogna intraprendere una lotta ai più alti livelli della politica, ed in questo la Germania può svolgere un ruolo fondamentale, modificando la propria legislazione e portando il problema a livello europeo».
ANCORA un OMAGGIO e un AUGURIO di BUONA "NAVIGAZIONE" al LAVORO di Francesco Saverio Alessio e di Emiliano Morrone: il "passaggio a Nord-ovest" è proprio dei coraggiosi!!! fls
Lo scioglimento dei ghiacci
apre il "passaggio a nord-ovest"
di LUIGI BIGNAMI *
NEGLI ultimi giorni l’area coperta dai ghiacci artici ha raggiunto i livelli minimi da quando 30 anni fa iniziarono i rilevamenti attraverso i satelliti. E la riduzione è tale che si è aperto il famoso "Passaggio a Nordovest", la via più veloce di collegamento via mare tra l’Europa e l’Asia. Fino ad oggi, da tempi storici, proprio a causa dei ghiacci il passaggio era impossibile.
Leif Toudal Pedersen del Danish National Space Centre, che ha studiato i dati del satellite Envisat dell’Agenzia Spaziale Europea ha detto: "In questi giorni il ghiaccio si è ridotto di circa 3 milioni di chilometri quadrati ossia circa un milione di chilometri quadrati in più rispetto al 2005, anno di riduzione record dei ghiacci artici". Poiché, mediamente, dal 1980 i ghiacci si riducono di circa 100.000 chilometri quadrati all’anno, un milione di chilometri quadrati in meno in due anni è davvero un valore record che fa pensare.
Ancora Pedersen: "La forte riduzione in atto ci fa supporre che la diminuzione estiva dei ghiacci procede ad una velocità del tutto inaspettata e questo ci dice che dobbiamo rivedere i criteri dei processi coinvolti, perché il fenomeno non era nelle nostre previsioni".
Le zone artiche sono quelle più esposte ai cambiamenti climatici e secondo le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change i ghiacci artici dovrebbero scomparire del tutto in estate a partire dal 2070. L’importanza dello scioglimento del ghiaccio nell’area artica non sta tanto nel pericolo dell’aumento del livello dei mari, in quanto esso appoggia direttamente sulla superficie dell’acqua, ma perché la sua diminuzione fa aumentare l’assorbimento del calore solare da parte del mare. I raggi solari infatti, vengono riflessi dal ghiaccio, ma assorbiti dall’acqua di mare che aumenta così di temperatura.
Con la situazione attuale si sono venute ad aprire due rotte navigabili: una a nord del Canada che attualmente è totalmente aperta, la seconda, invece, che passa vicino alla Siberia ed è praticabile al 90 per cento.
Tra la fine del 1400 e il 1900, gli europei hanno cercato di stabilire una rotta commerciale marina che passasse a nord e ad ovest del continente europeo. Furono gli inglesi a chiamare la rotta "Passaggio a nordovest", mentre gli spagnoli la battezzarono stretto di Anián. Il desiderio di trovare questa rotta motivò gran parte dell’esplorazione europea di entrambe le coste del Nord America. Hernán Cortés, nel 1539 incaricò Francisco de Ulloa di navigare lungo l’odierna Baja California alla ricerca dello Stretto di Anián.
E dopo diversi tentativi falliti, divenne famosa quella che nel 1845, guidata da Sir John Franklin. Quando la spedizione non riuscì a rientrare, diverse spedizioni di soccorso e squadre di ricerca esplorarono l’artico canadese tra i due corpi d’acqua aperta producendo alla fine la carta nautica di un possibile passaggio. Poche tracce della spedizione sono state ritrovate, anche se alcune registrazioni indicano come le navi vennero bloccate dalla morsa di ghiaccio nel 1845 vicino all’Isola di Re Guglielmo, a circa metà strada del passaggio, e non furono in grado di districarsi nell’estate successiva. Lo stesso Franklin morì nel 1847. Non si sa comunque, perché tutti i 134 membri della spedizione, ben equipaggiata e ben rifornita, perirono.
Il passaggio a nord-ovest non venne conquistato fino al 1906, quando l’esploratore norvegese Roald Amundsen, che era salpato per sfuggire ai creditori che cercavano di fermare la spedizione, completò un viaggio di tre anni su di un peschereccio per la pesca delle aringhe convertito in rompighiaccio. Alla fine del viaggio, entrò nella città di Circle (Alaska), ed inviò un telegramma che annunciava il suo successo.