Psicoanalisi e politica

MARX E FREUD. "Mammasantissima", Edipo, e l’uscita dallo stato di minorità. La ripresa del discorso di MARCUSE . Una nota di Mario Pezzella - a cura di Federico La Sala

sabato 8 luglio 2006.
 

E’ nelle librerie la riedizione di “Politica e psicoanalisi” (insieme ad altri saggi) di Herbert Marcuse. Alla luce delle teorie freudiane il filosofo tedesco affronta la crisi dell’autorità tradizionale e i processi di formazione della soggettività

LIBERARSI DI EDIPO PER SCOPRIRE SESSUALITA’ E GIOCO

di Mario Pezzella*

Quale rapporto esiste fra le trasformazioni economiche e politiche di una società e la vita psichica profonda degli individui che la compongono? In che modo il desiderio di felicità, i sogni dell’Eros, lo smarrimento di sè, contribuiscono a costruire rapporti di dominio e tentativi di liberazione? A partire dalla pubblicazione degli studi sull’autorità e la famiglia a cura di Horkheimer nel 1936, alcuni autori della Scuola di Francoforte hanno cercato di rispondere a queste domande, trovando un punto d’incontro fra la critica marxiana e il pensiero di Freud.

Particolarmente interessante a proposito è il saggio “Obsolescenza della psicanalisi”, contenuto in Psicanalisi e politica (Manifestolibri, pp.128, euro 15,00), un volume a cura di Roberto Finelli, che raccoglie diversi saggi di Herbert Marcuse. Rispetto alla descrizione freudiana del complesso di Edipo, dobbiamo - secondo Marcuse - prendere atto della scomparsa e dell’indebolimento della figura paterna all’interno della famiglia: la crisi della sua autorità tradizionale modifica i processi di formazione della soggettività. Non più costretto a conquistare la propria individuazione differenziandosi dal padre, il figlio della società dei consumi è apparentemente sgravato da ogni conflitto e dipendenza personale.

Ciò non vuol dire però che sia scomparsa ogni forma di dominio. L’autorità è ora immediatamente collettiva, trasmessa dagli organi omologati della società delle merci. L’Io che non si differenzia attraverso il conflitto col padre, trova un immediato modello identitario nell’ideale del gruppo, rischiando la regressione verso gli stadi preedipici della personalità. All’identificazione con istanze collettive si accompagna una desublimazione della morale sessuale, che solo apparentemente porta maggiore libertà.

Inizialmente, Marcuse intende Eros come un principio immediatamente liberatorio. Eros è l’antitesi positiva all’educazione repressiva, la quale concentra la sessualità in senso genitale e devia le energie libidiche dell’uomo verso il lavoro. Se prima questo sacrificio era reso necessario dallo strapotere della natura, con le conquiste della tecnica e delle forze produttive è divenuto superfluo. Eros potrebbe recuperare la sua potenza polimorfa in rapporti umani fondati sul gioco e sul dono, e non sul potere.

D’altra parte, soprattutto negli ultimi scritti, Marcuse distingue Eros e sessualità; la desublimazione della sessualità, invece che condurre a una società liberata, permette di intensificare il consumo e la fascinazione delle merci. Il desiderio è deviato sui surrogati immaginari forniti dall’industria culturale e diviene un ulteriore strumento di controllo e deprivazione dell’autonomia individuale.

«Il sorgere e la mobilitazione delle masse produce un dominio autoritario in forma democratica» afferma Marcuse. Nella sua forma attuale, un simile regime deve continuamente intensificare e rinnovare i consumi e le immagini di merce, perchè è in realtà esposto a un’angoscia costante e profonda. Liberata dai legami affettivi col padre e da ogni riferimento alla morale o all’autorità, la debole personalità narcisista resta vittima di una aggressività inconsapevole, che può essere dirottata secondo gli interessi delle classi dominanti, ma anche portare a un dissolvimento del gruppo.

Partito dalla critica dell’autorità repressiva, Marcuse giunge a una visione dialettica più complessa, in cui la scomparsa degli interdetti tradizionali può trasformarsi in una rivalutazione del pensiero negativo e della negatività in genere, esplicitata in particolar modo nella seconda parte di L’Uomo a una dimensione (non basta rivalutare Eros contro Thanatos ma riapproriarsi in chiave politica e rivoluzionaria della forza negatrice per rivolgerla contro l’orientamento impresso dal dominio alla storia).

Il modello freudiano, che a suo modo insisteva sull’autonomia e la forza differenziante dell’individuo, viene così salvato dall’obsolescenza. Il dialogo paritario con l’altro e con la sua differenza può acquisire una forma di decisionalità e autorevolezza, capace di sostituire il padre scomparso e di non dissolversi nella Grande Madre preedipica della società dei consumi.

La fraternità è l’idea rivoluzionaria che ritorna più spesso in queste pagine di Marcuse, anche se essa stessa non è esente da rischi. Esisterebbe cioè una dinamica che dall’interno induce gli individui a negare una possibile liberazione e a ricostruire rapporti asimmetrici di signoria e servitù.

In questo senso ha ragione Finelli quando, respingendo ogni facile utopismo, attira l’attenzione sulla natura «bina e ambivalente dell’affettività umana, di cui l’invidia e l’aggressività verso l’altro fanno parte», non meno del desiderio di riconoscimento paritario e di liberazione dell’Eros. E’ nello spazio di questo conflitto sempre aperto tra relazione di signoria e di fraternità, che si iscrive lo spazio mai deciso una volta per tutte della politica e della formazione psichica che indissolubilmente lo accompagna

* Liberazione, 07.07.2006.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  PLATONE E NOI, OGGI.

-  "X"- FILOSOFIA. A FIGURA DEL "CHI": IL NUOVO PARADIGMA

-  DAL DISAGIO ALLA CRISI DELLA CIVILTA’: FINE DEL "ROMANZO FAMILIARE" EDIPICO DELLA CULTURA CATTOLICO-ROMANA.

-  L’ULTIMO PAPA CEDE IL PASSO A ZARATHUSTRA: "CHI AMA, AMA AL DI LA’ DEL PREMIO E DELLA RIVALSA". Una pagina di Nietzsche

-  L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana"

Federico La Sala


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