"Le passage du Nord-Ouest" (M. Serres, 1980)."Pietà per il mondo, venga il nuovo sapere"(M. Serres, Distacco, 1986).

MICHEL SERRES: L’ART DES PONTS. HOMO PONTIFEX. Intervista di Louis De Courcy e Guillaume Goubert. Una forte sollecitazione ad uscire dal "neolitico" e, ripartendo dal nostro presente storico, a ri-attivare l’umana (di tutti e di tutte) capacità di "gettare ponti" e a riprendere il cammino "eu-ropeuo"! - a cura di Federico La Sala

giovedì 22 marzo 2007.
 


INTERVISTA

Il grande filosofo francese lancia la sfida: «L’unica vera rivoluzione è quella di portare alla luce del sole le cose positive. Basta con il pathos del terrore e della violenza. Il Neolitico è finito»

Serres: «Cari media, date buone notizie»

Da Parigi Louis De Courcy e Guillaume Goubert (Avvenire, 22.03.2007)

Accademico di Francia, filosofo e storico della scienza, Michel Serres ha pubblicato quest’anno l’ultimo di quattro volumi sulla storia dell’umanità (Récits d’humanisme, Le Pommier, 22 euro). Alla "società dello spettacolo" in cui viviamo contrappone la realtà del mondo. Non senza speranza: «Del futuro - afferma - faremo quello che vorremo».

Professor Serres, i media sono responsabili del fatto che troppo spesso abbiamo una visione negativa di quanto accade nel mondo?

«Ho contribuito, a suo tempo, a fondare il quinto canale e in quell’occasione ricordo di aver detto: "Dovrete diffondere informazioni di successo, nelle quali non ci siano né morti, né cadaveri, né catastrofi, ma solo buone notizie". Mi guardarono con terrore e, naturalmente, non hanno mai seguito il mio consiglio. Non ho dubbi che tutti i direttori di giornale abbiano letto Aristotele, per il quale l’essenza dello spettacolo è terrore e pietà. Proprio quello che fa salire l’audience! Del resto la politica si allea con questo sistema per immergerci in questa fenomenologia. Inoltre, considero i grandi media come una specie di culto precristiano favorevole al sacrificio umano. Viviamo in una civiltà dello spettacolo della morte. Perché, allora, desideriamo notizie migliori? Perché le buone notizie sono escluse dal nostro mondo. Il pessimismo che ci circonda nasce dal fatto che siamo catturati da quello spettacolo».

Che ne è, allora, del reale?

«Il reale viene escluso dall’universo che descrivo. È uscito "dal retro"! Ed eccoci immersi in uno spettacolo straordinario, in cui il reale arriva come il Regno di Dio, ossia come un ladro nella notte senza far rumore. Un filosofo che voglia tener conto del reale deve farsi sordo allo spettacolo e tendere invece l’orecchio al silenzio del reale».

Come riappropriarsi delle buone notizie reali?

«Basta guardare la realtà, al di fuori dello spettacolo! Il mestiere dell’insegnante, dell’istitutore, del medico, del filosofo, forse anche del giornalista, sarebbe appunto quello di insegnare che la società dello spettacolo non parla del reale, ma solo delle passioni. Se annunciassi l’apocalisse imminente, i miei libri avrebbero una tiratura strepitosa! Ma la ricerca del reale che testimonio non va d’accordo con la passione per l’interesse immediato».

Quali sono, secondo lei, gli avamposti reali del mondo di oggi?

«Da alcuni decenni, dagli anni Settanta, ci è accaduto un evento talmente grandioso che nessuno l’ha visto. Una trasformazione così profonda che l’abbiamo vissuta nella più completa cecità. Quest’avvenimento è così importante da segnare una svolta nella nostra storia come ha fatto, forse, il Rinascimento o, meglio, l’inizio dell’era cristiana o, ancor meglio, il neolitico. Questo per dire l’importanza che gli attribuisco».

Di che natura è quest’avvenimento?

«Di due nature: ha cambiato il mondo e ha cambiato l’uomo. Per quanto riguarda il mondo: nel 1900 si contava in Occidente il 79% degli agricoltori; nel 2001 erano il 2,2%! Le conseguenze sono immense, poiché è cambiato totalmente il paesaggio: le coste del Mediterraneo non hanno più terrazzamenti, i campi non sono più di due ettari ma di trecento, la montagna non ha più pastori, le foreste vanno in fumo perché non si raccoglie più la resina. Il neolitico è terminato, e nessuno se n’è accorto. Per quanto riguarda l’uomo: nel 1820 l’aspettativa di vita era di trent’anni. Negli ultimi trent’anni è salita vertiginosamente. Nel 1973 l’Organizzazione mondiale della sanità ha sradicato il vaiolo ed è stata la prima volta che la medicina ha debellato definitivamente una malattia. Sempre a proposito di sanità, oggi dai medici arrivano pazienti che fino a quaranta, talvolta anche sessant’anni, non hanno mai sofferto. Luigi XIV circondato dai migliori medici urlava tutti i giorni per i dolori! Ecco dunque un uomo nuovo davanti a un mondo nuovo. Se c’è da trarne una filosofia, dev’essere una filosofia del mondo d’oggi che, in realtà, non è quello della baruffa tra il tale e il tal’altro per la presidenza della Repubblica. Dirò una sconcezza, ma credo che anche il terrorismo internazionale sia spettacolo, poiché rappresenta meno del 2% del numero delle vittime di incidenti stradali. La guerra da cui esce la mia generazione ha fatto milioni di morti. Siamo entrati in un cambiamento di fase di cui nessuna istituzione si occupa: né la politica, né l’università, né i media tengono conto di questi argomenti, per i quali abbiamo statistiche che pure riflettono bene la realtà del mondo».

Le "novità" che lei evoca sono buone notizie?

«Questo cambiamento di fase non è né buono né cattivo: c’è! È la prima cosa di cui bisogna prendere coscienza. Poiché il peggio, appunto, è non vedere il reale. Per sapere se tutto ciò sia buono o cattivo, prendo un esempio particolarissimo: quando sono arrivate le nuove tecnologie - il computer, Internet... - molti insegnanti si sono accorti che gli studenti perdevano capacità di scrittura, memoria, spesso l’abitudine alla lettura. E si è assistito a un profluvio di libri sulla fine del pensiero. Eppure le nuove tecnologie costituiscono una rottura altrettanto forte quanto lo fu l’invenzione della scrittura. Quando si inventò la scrittura, con l’abbandono della cultura orale si perse la memoria. Anche l’invenzione della stampa ha contribuito alla perdita della memoria. Non c’era più bisogno di sapere tutto a mente perché c’erano i libri.
-  È per questo che Montaigne esclama: "Meglio una buona testa che una testa piena". Allo stesso modo Internet ci consente di non andare più in biblioteca. Niente di più negativo, in apparenza. Ma cosa succede, in realtà? L’uomo deposita la sua memoria in Internet e nel frattempo economizza enormemente i suoi neuroni di memoria. E grazie a ciò si mette a inventare... Nella storia dell’umanità, ogni volta che si sono trovati supporti alla memoria c’è stata un’esplosione di invenzioni».

Cosa bisognerà dunque inventare per uscire dal vicolo cieco della fame nel mondo, della guerra e delle minacce nucleari e di ogni tipo?

«Data la situazione, bisogna reinventare la scienza politica, la filosofia, insomma l’umanità. Tutto va rivisto perché le condizioni in cui viviamo sono totalmente nuove».

(per gentile concessione del quotidiano «La Croix»;
-  traduzione di Anna Maria Brogi
)

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chi è

Insegnare con Arlecchino

All’interno dei programmi culturali dell’Accademia di Francia a Roma, negli spazi di Villa Medici, il filosofo Michel Serres partecipa domani al convegno «Il sacrificio nella pittura. Arte e antropologia», che vede come coprotagonista anche René Girard. Serres, nella foto accanto, è nato in Francia ad Agen (Lot-et-Garonne) il 1° settembre 1930; filosofo ed epistemologo, negli anni Sessanta frequenta Michel Foucault. Insegna brevemente in Francia e poi, col sostegno di Girard, va a insegnare negli Stati Uniti. Il 29 marzo 1990 viene eletto all’Académie Française.
-  Tra le sue opere si ricordano i cinque volumi di «Hermès», una sorta di genealogia del pensiero occidentale. Del 1985 è «I cinque sensi» e del 1992 «Il mantello di Arlecchino: il terzo istruito: l’educazione dell’era futura».
-  Del 2006 infine è «L’art des ponts. Homo pontifex».


Per ulteriori approfondimenti, in rete e nel sito, si cfr.:

-  IL MONDO COME SCUOLA, LA FACOLTA’ DI GIUDIZIO, LA CREATIVITA’, I NATIVI DIGITALI, E L’ATTIVISMO CIECO NELLA CAVERNA DI IERI E DI OGGI. Materiali per riflettere

-  EUROPA!!! CHE SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE.

-  Foto: IL PASSAGGIO DI NORD-OVEST - E’ NAVIGABILE (LA STAMPA, 15.09.2007)

PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI PLATONE DALL’UNO DI KANT, E L’IMPERATIVO CATEGORICO DI KANT DALL’IMPERATIVO DI HEIDEGGER E DI EICHMANN !!!
-  FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO.

CREATIVITA’: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETA’ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE.

Federico La Sala


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