Riemerge Lucini, l’antidannunziano
Un testo antimilitarista,rimasto finora impubblicato. Una idea che costò al poeta la rottura con i futuristi
di Bianca Garavelli (Avvenire, 24.06.2006)
La linea è già del romanzo di uno scapigliato illustre, Una nobile follia di Iginio Ugo Tarchetti, ma nel suo composito pamphlet, Antimilitarismo, Gian Pietro Lucini preferì ignorare le voci degli intellettuali italiani sul tema, per concentrarsi sul versante internazionale di una lunga polemica. Il libro vede ora la luce per la prima volta, con una incisiva introduzione del curatore Simone Nicotra, e una dotta postfazione di Luigi Ballerini. Ha una storia curiosa, legata alla scomparsa prematura dell’autore, afflitto da una tubercolosi ossea che lo stroncò a quarantasette anni. Rimase in bozze presso la Libreria Politica Moderna di Roma, l’editore che avrebbe dovuto stamparlo nell’estate del 1914, proprio allo scoppio della Prima guerra mondiale: la morte di Lucini, il 13 luglio, fermò la pubblicazione. È merito di Nicotra aver trovato nell’archivio di casa Lucini a Como le bozze pronte per l’uscita, integrandole ampiamente con un’altra copia con correzioni a mano spedita all’amico poeta Enrico Cardile. Riscopriamo così un clima di polemiche letterarie e soprattutto politiche, in cui Lucini era entrato già da alcuni anni, perché nella sua breve vita aveva intessuto rapporti con molti scrittori, sfiorando importanti fervori avanguardistici. Uno dei quali è il futurismo, grazie all’amicizia con Marinetti. Fu proprio questa posizione di Lucini, l’antimilitarismo, a provocare la rottura con i futuristi, accesi fautori della guerra come beneficio globale per l’umanità. Quindi Antimilitarismo ci mostra anche l’originalità coraggiosa di un autore fautore di un’indipendenza intellettuale sottolineata alla fine degli anni Sessanta da Edoardo Sanguineti, che nella sua antologia Poesia italiana del Novecento gli dedica lo stesso spazio di D’Annunzio. Contro il quale Lucini si schierò apertamente, non solo dal punto di vista politico: proprio nel 1914 era uscito il suo ultimo scritto: Antidannunziana. D’Annunzio al vaglio della critica. Insomma, Lucini conclude la sua vita all’insegna della polemica, dell’"essere contro" il pensiero corrente, la moda imperante, posizione che gli costò decenni di penombra, se non di oblio. Il pamphlet si apre infatti con un’ampia recensione a un testo antimilitarista del belga Hamon, che a suo tempo, all’uscita su "L’Italia del Popolo", lo aveva fatto finire in tribunale con l’accusa di oltraggio all’esercito regio. Già dal titolo, «Psicologia del Militare di professione», appare evidente il tono polemico e provocatorio. Seguono un ampio resoconto di questa vicenda processuale, conclusa con l’assoluzione di Lucini, corredata di una gustosa serie di episodi negativi con protagonisti militari, e una sezione finale, dal titolo «Opinioni doppiamente eterodosse», articolata analisi sulla funzione del militarismo in uno stato. Anche questo un testo d’occasione, suscitato da un "referendo" indetto da "L’Avanti della Domenica" sull’antimilitarismo. L’inutilità, anzi la nocività per i cittadini di un esercito professionale è sottolineata dal linguaggio espressionistico, esplosivo di Lucini. Lucini è consapevole del proprio titanico isolamento in Italia, ma combatte comunque da una posizione di forza in quanto sovranazionale.
Gian Pietro Lucini Antimilitarismo Mondadori. Pagine 160. Euro 7,40