Calabria

Rischiano gli autori del libro "La società sparente": minacce, intimidazioni, impedimenti e altro mostrano che parte della società calabrese è solidale col malaffare

giovedì 8 novembre 2007.
 

Ci vogliono morti. Fuori metafora. Uscito "La società sparente", che inquadra il malaffare, l’impotenza e la subordinazione in Calabria, a San Giovanni in Fiore (Cs), comune di cui Francesco Saverio Alessio e io siamo originari e del quale abbiamo parlato nel nostro libro, vogliono la testa di entrambi. Possibilmente da usare come una palla da calcio.

Con grande ingenuità, pensavo che le minacce, le maledizioni e gli insulti ricevuti soprattutto in quel comune dovessero qualificarsi come larga reazione indispettita, maturata in una cultura tipicamente provinciale. Rumore di borgo.

Ma mi sbagliavo. Qualcuno, vicino a Nando Dalla Chiesa e a Elio Veltri, mi ha detto che "la denuncia d’un potente network di criminalità, sostenuta poi dalla prefazione di Giannni Vattimo e Angela Napoli, costerà", a me e ad Alessio, "sicure e pesanti ritorsioni nel lungo periodo". "Avete tagliato la coda e le unghie al diavolo e ad alcuni diavolini; ora dovete proteggervi".

Voglio avvertire che, in pochi casi, Alessio e io abbiamo riportato voci di sospetti. Da ciò, alcuni vorrebbero rilevare in giudizio, pare, una nostra intenzione diffamatoria.

Ma è bene, da subito, che una cosa si chiarisca e rimanga per iscritto.

Per prudenza e deontologia, abbiamo voluto esplicitamente considerare queste voci per quello che sono, cioè delle voci. E nel nostro libro abbiamo precisato che i fatti sono, invece, ben altro; levando di mezzo, e a chiare lettere, l’idea che i destinatari delle stesse debbano ritenersi colpevoli di reati di cui, in realtà, non esistono prove.

Insomma, nella ricostruzione dei fatti, abbiamo salvaguardato gli interessati in parola, tutelandone l’onore, il decoro e la dignità.

Fermo restando che è sempre il giudice a stabilire, ove ci siano concreti elementi d’accusa, nella fattispecie esclusi espressamente e a priori, ogni responsabilità di merito.

Ci stanno segnalando, in questi giorni, che sono già state presentate cinque o sei querele verso Alessio e me. Se è vero, né io né Alessio abbiamo ricevuto notifiche, sono proprio contento: la magistratura potrà farà luce su molte cose ancora nell’ombra, in Calabria.

Sappiano i tanti spargitori di fumo che gli autori di "La società sparente" non sono da soli. Anzi.

Comunque, ogni cosa a suo tempo.

"La società sparente" è un saggio piuttosto articolato su ’ndrangheta e politica in Calabria. C’è un’esposizione anche sociologica e filosofico-politica, una descrizione dei rapporti di forza nel contesto calabrese, sostenuta da varie fonti teoriche, che fa comprendere perché quella regione patisce il dominio d’una diffusa e perniciosa illegalità di sistema.

Nomi e fatti dell’orrore in Calabria non sono risparmiati. Ci sono, per esempio, rapporti fra ’ndrangheta, politica e massoneria, la strage di Duisburg, le inchieste di De Magistris e lo scambio di voti e la perpetuazione dell’assistenzialismo. Cioè i sistemi che mantengono al potere lo stessa lobby politica di sempre.

Non potevamo omettere una questione fondamentale. Spesso, in Calabria talune rivelazioni importanti non si danno ai tutori dell’ordine pubblico, a chi può investigare e procedere a garanzia della giustizia e sicurezza. A livello generale, si preferisce riferire alla stampa, piuttosto che ai carabinieri o alla polizia.

Questo comportamento può ritenersi originato da una sfiducia collettiva verso gli apparati preposti dello Stato. Il che, a stima della realtà, non va sottovalutato.

Io rimango di pietra quando ascolto le parole di Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonio, ucciso dalla mafia nel 1991, che ancora non può avere giustizia effettiva. Così resto, quando alti rappresentanti istituzionali fingono strumentalmente di non sapere chi è Rosanna Scopelliti o Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, ammazzato brutalmente dalla criminalità.

Torno sugli ultimi fatti riguardanti "La società sparente" perché è necessario. In un momento, poi, in cui le intimidazioni e le pressioni toccano la magistratura, con l’obiettivo di minarne l’autonomia e l’indipendenza. Quella di Forleo e De Magistris in primo luogo.

Andiamo con ordine. Prima arriva ad Alessio un biglietto di minaccia, il 26/10, guarda caso lo stesso giorno in cui il libro approda a San Giovanni in Fiore.

Poi, mi telefona un amico e mi dice che una libreria di Crotone "riferisce ai lettori che il libro è stato ritirato dal commercio".

Verifico personalmente. Mi fingo giornalista fuori sede, interessato a recensire e a Crotone di passaggio. Chiamo la libreria. Cito, per essere credibile, un recente articolo sul libro pubblicato dal bisettimanale "il Crotonese" e passo al sodo: "Devo acquistare il volume da recensire". Mi rispondono al telefono: "Risulta ritirato dal commercio fino al 26 ottobre". Domando di sapere che cosa significhi "ritirato dal commercio".

Indago e il mio interlocutore, forse in dubbio, replica: "Il libro non è recente (uscito, invece, il primo ottobre 2007, ndr). Sarà in ristampa. O staranno rifacendo la copertina". Scavo ancora e mi ribatte: "Ma ora (28 ottobre, ndr) è nuovamente in vendita".

Il 31/10, una persona molto attendibile ci fa sapere che qualcuno si sta muovendo per impedire che "La società sparente" venga discusso a San Giovanni in Fiore. La presentazione è prevista domenica 11 novembre presso una sala convegni. Aggiunge che la medesima persona "sta cercando di bloccarne la diffusione nelle librerie di zona".

Il primo novembre, i proprietari della sala mi informano che i servizi pubblici sono inagibili: dei ragazzini li hanno danneggiati - dicono - durante una festa.

Impossibile, quindi, sottolineano, un ripristino dei bagni per giorno 11. Chiedono: "Non si potrebbe rinviare alla prossima domenica o a quell’altra?". All’appuntamento partecipano Salvatore Borsellino e altri che arrivano da Milano e Roma. Dico, quindi, che un rinvio non è possibile. Io vivo fuori della Calabria.

Un signore si precipita a verificare lo stato dei luoghi e scopre che i bagni sono funzionanti. Ammonisce i proprietari e li invita a "retrocedere, confermando la sala ad Alessio e Morrone".

La risposta, a questo punto, è: "Non si può, fuori uso il quadro elettrico".

Allora, pensiamo a ragazzini vivacissimi o a personaggi poco furbi, dato che il 4 novembre c’è, nello stesso posto, un convegno di Forza Italia, confermato dalla tv locale nel tg serale del 2/11.

Il 3 novembre, esce un articolo sul giornale "Il Quotidiano della Calabria". Riporta in sintesi i fatti qui esposti, accennando, con l’uso del plurale, alla suddetta vicenda della libreria. Infatti, non sarebbe stata la sola ad aver informato del ritiro del libro dal commercio. Il che è ovviamente falso.

Il 3 novembre, intorno alle 11, l’organizzatore del convegno di Forza Italia mi telefona e ribadisce d’avermi mandato una mail, il giorno prima, con un comunicato sull’appuntamento. Mi precisa che si tiene nella sala in questione. Mi chiede di pubblicare il comunicato su "la Voce di Fiore". Lo faccio subito.

Verso le 13, lo stesso organizzatore riceve una telefonata dai proprietari della sala e apprende che non può svolgere la sua iniziativa per inagibilità dei bagni.

Ieri, mi chiama Stefania Campanelli, il mio editore, e mi segnala che il 3 novembre scorso è pervenuto il fax di un libraio al distributore. C’è scritto qualcosa del tipo "ritiro l’ordine per motivi personali". L’ordine, di sessanta copie del testo, è del 2 novembre.

Peraltro, conosco il libraio in questione. E so che è persona garbata, gentile, disponibile e pulita.

Mi sforzo di capire. So che il giornalista Franco Abruzzo ha mandato migliaia di e-mail a colleghi, informandoli di ciò che sta capitando a me e ad Alessio.

Su Internet, trovo moltissimi siti, la mattina del 4 novembre, che riportano un nostro comunicato fatto girare dallo stesso Abruzzo e presente nel suo sito, con un accorato appello alla categoria.

Il 4 novembre, il distributore chiama il libraio, che durante la conversazione decide di riprendere le copie.

Faccio altrettanto, appena dopo. Il libraio mi sottolinea che la ragione dell’annullamento "sta nelle condizioni poste dal distributore" e spontaneamente precisa di non avere "nulla a che fare con le cose lette in un articolo" dei giorni scorsi (il riferimento è al pezzo del 3 novembre su "Il Quotidiano della Calabria", ndr).

Saluto e penso. Ancora penso. Ma non ho il polso della situazione, essendo lontano dalla Calabria.

Ho raccontato tutto, credo, con molta onestà intellettuale e sincerità. Ognuno potrà fare la sua valutazione.

Tre considerazioni, dopo questi fatti.

1) In Calabria è pressoché impossibile seguire gli sviluppi di ciò che accade: ci si ritrova in mezzo a reticenze e a rapporti troppo personali perché le informazioni vengano fornite senza coperture o finzioni;

2) impedire la divulgazione e la discussione di un libro è solo grottesto in Calabria e gravissimo altrove;

3) date queste premesse, l’indagine e la denuncia sono destinate a morire sul nascere in Calabria, se non c’è una tensione etica e una vigilanza critica con cui si distingua scena e verità, pretesto e realtà.

Per ultimo, domando a chi legge se le storie qui narrate sono da bollarsi come quisquilie d’una periferia qualunque o se, invece, non siano indicative d’un profondo male interno alla società calabrese. Che si traduce in una larghissima partecizione all’oscurantismo e nell’immediata esecuzione delle volontà di qualche signorotto o innominabile. Lo stampo mi sembra indubbiamente mafioso.

E mi chiedo se non siano proprio vicende come quelle sopra esposte a nascondere, dietro l’apparenza di un’idiozia fatale, situazioni, organigrammi e presenze di ben altra levatura.

Scrivete pure i vostri commenti sul forum della pagina o inviando una mail a emiliano.morrone@libero.it.

Potenti e potenticchi di borgata o d’altro rango sappiano che qui non temiamo nessuno. Perché nessuno è al di sopra della legge. E nessuno è al di sopra della coscienza.

Genova, 5 novembre 2007

Emiliano Morrone


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