Gianni Vattimo mi ha comunicato ieri la sua volontà di scrivere subito una lettera di dimissione dal consiglio comunale di San Giovanni in Fiore. Ora comincerà, in certi ambienti, il pettegolezzo roboante su una sorta d’inganno agli elettori da parte del movimento "Vattimo per la città", con la motivazione d’aver presentato un candidato sindaco sparito da consigliere. Nel capoluogo silano, è molto facile parlare degli assenti. Personalmente, non intendo assumere alcuna difesa né domandare scusa a qualcuno. Ho ideato e messo in piedi il gruppo politico che ha sostenuto la candidatura del filosofo, fatto di giovani che si sono spesi per la collettività e non hanno mai incontrato l’appoggio che poteva esserci. L’elettorato ci aveva promesso, ci aveva detto della necessità di cambiare, ci aveva corteggiato e incontrato, partecipando, in larga parte fintamente, alla più importante reazione politica rispetto all’immobilismo doloso della classe dirigente locale. A distanza di qualche mese dalle elezioni, tutto, nella città florense, ha seguito la direzione dello sfascio: dai servizi ai diritti. Abbiamo visto, ormai passivamente anche noi, il compimento della fase ultima, prima della disfatta definitiva, del progetto di distruzione delle risorse umane ed economiche di San Giovanni in Fiore, concepito e gestito da una sinistra clientelare, autoreferenziale e contraria ai princìpi dello Stato. Anche il periodico da cui era partita la candidatura di Vattimo, "la Voce di Fiore", molla, chiude i bandoni: siamo convinti che tutto debba procedere secondo la logica stabilita, con rigore scientifico, dagli uomini più venerati e confermati della nostra area. Coi risultati regionali, poi, e con la probabilissima affermazione del centrosinistra alle politiche, i disegni di ripresa, riqualificazione, rifunzionalizzazione, riordino, valorizzazione e sviluppo, del polo riformista, possono acquisire via via concretezza e forme. Noi della Voce, Vattimo in testa, siamo convinti d’aver dato un forte contributo alle coscienze, facendo politica per davvero, senza chiacchiere o ricatti, e denunciando la peggiore degenerazione della morale, a San Giovanni in Fiore, in ambito pubblico. Nonostante le nostre iniziative, anche di carattere culturale, tese a proporre un modello di città aperto al sociale, all’arte, alla tecnologia, alla cooperazione, alla produzione e al rispetto delle regole, siamo sempre stati ostacolati e non considerati da quanti, con la scusa d’una nostra supposta inesperienza, hanno votato per i soliti noti, legittimandone, in modo apparentemente democratico, tutte le manovre politiche e amministrative di declassamento comunale. Non ci sono, allora, grandi saluti da fare: ogni giorno guardiamo treni che continuano a partire, la gente se ne va, resta chi gode. Vattimo, che sarebbe stato preziosissimo per la città di Gioacchino, ieri m’ha detto che avrebbe continuato, da consigliere comunale, se avesse avuto una minima speranza nel cambiamento culturale e politico di San Giovanni in Fiore. Chi ha una simile speranza, scriva, per favore, su che cosa si basa. Un ruolo, noi della Voce e del gruppo di Vattimo, l’abbiamo avuto. Siano gli altri, adesso, a reagire, a non starsene comodamente a casa o in strada a sentenziare. Inizino a rischiare, a esporsi, a operare praticamente, se non vogliono rimproverarsi d’essere squallidi complici. Noi ce ne andiamo, come hanno fatto i nostri predecessori. Qui, non si può proseguire. A meno di non prostrarsi indignitosamente e aspettare la sporca carità di chi s’è arricchito sfruttando la situazione.
Emiliano Morrone
"Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di libertà e sognavano il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitù, dalla lunga notte dell’ingiustizia E cantavano così perché avevano un sogno grande e potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato. La lotta c’è sempre. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma è come se con la testa volessimo abbattere un muro di cemento: sembra che non serva a nessuno. E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace, si rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti. Ebbene, così è la vita. E quel che mi rende felice è che attraverso la prospettiva del tempo riesco a sentire le loro grida: ”Forse non sarà per oggi, forse non sarà per domani, ma è bene che sia nel tuo cuore. E’ bene che tu ci provi.” Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno può anche non realizzarsi, ma è comunque un bene che tu abbia un desiderio da realizzare. E’ bene che sia nel tuo cuore".
(Martin Luther King, Sogni non realizzati,1968)
Ciao
"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana."
J. F. Kennedy