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Governo, Prodi ottiene la fiducia alla Camera
Ipotesi di dimissioni prima del Senato
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Il Vaticano sfiducia Prodi. Botta e risposta tra la CEI e Palazzo Chigi *
Con procedura irrituale, una nota emessa da Palazzo Chigi la sera di lunedì 21 gennaio ha contraddetto un’affermazione fatta quello stesso giorno dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al consiglio permanente della conferenza episcopale italiana.
Il presidente della CEI aveva detto che la rinuncia di Benedetto XVI a recarsi il 17 gennaio all’università di Roma La Sapienza “si era fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’autorità italiana”.
In effetti, proprio così aveva titolato con grandissima evidenza in prima pagina, il 16 gennaio, il quotidiano della CEI “Avvenire”:
“Il rischio di disordini blocca il Papa”.
Con questo sottotitolo esplicativo:
“Rettorato occupato, Digos preoccupata. «Sconsigliata» la visita alla Sapienza. La decisione di annullare l’appuntamento presa ieri sulla base delle informazioni acquisite. Le autorità vaticane si sono fatte carico anche delle preoccupazioni italiane”.
In concreto era accaduto questo, come ha poi riferito Andrea Tornielli su “il Giornale” avvalendosi di autorevoli fonti vaticane:
“La decisione di rinunciare alla visita era stata presa dal papa e dai suoi collaboratori dopo una telefonata del titolare del Viminale, avvenuta nella serata di lunedì 14 gennaio. Parlando con il segretario di stato Tarcisio Bertone, il ministro dell’Interno Giuliano Amato, d’accordo con il premier Romano Prodi, aveva suggerito al porporato di consigliare a Benedetto XVI l’annullamento della visita, paventando incidenti. Non solo, il ministro avrebbe persino suggerito che il papa s’inventasse un’indisposizione «diplomatica». Joseph Ratzinger avrebbe cioè dovuto annunciare solo la mattina di giovedì 17 gennaio che l’influenza gli impediva di tenere la lezione all’università. Il giorno dopo, davanti alle dichiarazioni pubbliche del ministro che non solo assicurava l’incolumità del papa (da nessuno mai messa a rischio) ma sembrava smentire pure l’esistenza di preoccupazioni per l’ordine pubblico, i principali collaboratori del papa coinvolti nella decisione (Bertone, Ruini e Bagnasco) sono trasaliti. Lo stesso Benedetto XVI è rimasto molto amareggiato, perché proprio «i suggerimenti» delle autorità italiane lo avevano fatto desistere per evitare incidenti”.
Il cenno fatto da Bagnasco nella sua prolusione era dunque fondato, stando a questa ricostruzione dei fatti.
Ma a Palazzo Chigi la cosa è stata presa malissimo. Come appare dalla smentita emessa subito dopo:
“Il governo italiano non ha mai suggerito alle autorità vaticane di cancellare la visita di papa Benedetto XVI all’università La Sapienza di giovedì scorso. Sia il presidente del consiglio dei ministri che il ministro dell’Interno, dopo la riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico alla quale erano presenti anche responsabili della gendarmeria vaticana, hanno infatti comunicato alle autorità locali che lo stato italiano garantiva assolutamente la sicurezza e l’ordinato svolgimento della visita del Santo Padre”.
L’indomani, il quotidiano della CEI “Avvenire” ha riportato la smentita facendola seguire da un richiamo a quanto scritto dallo stesso giornale alla vigilia della visita annullata, quando segnalò che le autorità vaticane “si erano fatte carico anche delle preoccupazioni espresse dalla parte italiana”.
Il lettore giudichi. Di certo, i giudizi maturati nei giorni scorsi in Vaticano sul comportamento di Romano Prodi non sono benevoli. Il 17 gennaio, un editoriale di prima pagina dell’”Osservatore Romano” prendeva di mira anche il presidente del consiglio là dove criticava “chi addirittura si preoccupa e rammarica dopo aver osservato nei giorni precedenti un silenzio pressoché totale”.
Dopo la nota emessa da Palazzo Chigi, le quotazioni del premier, in Vaticano, hanno avuto un ulteriore ribasso.
* Settimo Cielo di Sandro Magister, Martedì, 22 Gennaio, 2008
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Camera, ampia fiducia a Prodi numeri incerti a palazzo Madama
Giovedì passaggio definitivo in Senato
La Camera dei Deputati vota la fiducia al Governo Prodi con 326 sì e 275 no. L’Udeur non ha partecipato al voto. Sinistra critica ha votato no. Se queste scelte verranno confermate domani al Senato, i numeri sarebbero in bilico. Il senatore del Campanile Tommaso Barbato ed il capogruppo alla Camera Mauro Fabris affermano che al Senato l’Udeur voterà no. Martedì, però, lo stesso Fabris aveva annunciato alle 12,49 il no dell’Udeur sia alla Camera sia al Senato.
Prodi mercoledì ha incontrato al Quirinale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Napolitano, secondo quanto si è appreso in ambienti di Governo, avrebbe suggerito a Prodi di valutare l’opportunità di presentarsi o meno al Senato per il voto di fiducia. Il Presidente del Consiglio si sarebbe riservato di prendere ogni decisione dopo il voto di fiducia a Montecitorio. Il ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino, interpellata dopo il voto dell’aula di Montecitorio, pensa che Prodi andrà anche al Senato.
Molti consigliano a Prodi di non sfidare la sorte. Il Presidente del Consiglio ha però espressamente chiesto in aula la fiducia dei deputati e dei senatori.
Francesco Cossiga e Giulio Andreotti sono convinti che Prodi otterrà la fiducia di Palazzo Madama. Il leghista Roberto Castelli fa i conti ed afferma: «Se anche al Senato l’Udeur non parteciperà al voto, allora Prodi matematicamente incasserà la fiducia». Intanto Domenico Fisichella, eletto con la Margherita, è stato questa mattina a Palazzo Chigi ed ha detto in faccia a Prodi che non voterà la fiducia al Governo.
I liberaldemocratici di Lamberto Dini (tre senatori eletti con la Margherita) si spaccano: in una nota annunciano voto contrario, ma il senatore Natale D’Amico dichiara che voterà a favore del Governo.
Silvio Berlusconi pensa che l’Udeur «possa entrare nel centrodestra». Mastella ribatte: «Nessuna confluenza da nessuna parte. Le nostre scelte sono e saranno sempre di centro». In aula alla Camera Satta conferma che l’Udeur si colloca al centro. Bossi pensa che il Governo sia alla fine ma non crede che «Mastella passerà con Berlusconi». Il leader leghista invita l’ex Presidente del Consiglio «a stare zitto. Così facendo - afferma Bossi - farà passare Mastella per un venduto».
Nonostante il dibattito politico al calor bianco, una buona notizia giunge a Prodi dal fronte dei trasporti. L’accordo tra Governo e sindacati ha scongiurato lo sciopero generale di lunedì prossimo. Per venerdì mattina è convocato a Palazzo Chigi un Consiglio dei Ministri.
* l’Unità, Pubblicato il: 23.01.08, Modificato il: 23.01.08 alle ore 19.23
La rivincita di Ruini su Bertone
Dietro il discorso di Bagnasco, lo scontro tra i porporati sulla linea vaticana Il Segretario di stato è contro la linea del muro contro muro. Ma il capo dei vescovi ha seguito i dettami di «don Camillo» e sferrato un duro colpo a un governo traballante
di Mimmo de Cillis (il manifesto, 22.01.2008)
La linea di Ruini ha prevalso. L’attacco frontale di Bagnasco all’Italia, sferrato in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani, è stato ispirato da don Camillo e testimonia una «linea di continuità» fra il vecchio presidente, ancora molto influente, e il nuovo capo della conferenza episcopale del Belpaese. I toni sono duri e ricordano alcune prolusioni del cardinale vicario, che non è mai stato morbido verso le istituzioni italiane, specialmente se governate dal centrosinistra. Gli stessi toni apocalittici, le stesse espressioni a tinte forti si ritrovavano, ad esempio, nel discorso che Ratzinger ha tenuto dieci giorni fa all’udienza degli amministratori romani. E quel testo è stato redatto proprio dal cardinale Ruini, che ama sferzare il governo italiano e sbandierare il «degrado civile e morale» della capitale, della regione, del paese.
Ebbene, Oltretevere l’atteggiamento duro di don Camillo è stato mitigato dalla presenza di un altro pezzo da novanta: il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato, che ha deciso di assumere toni ben più concilianti e dialogici con i vertici del governo. A lui si deve la «nota di precisazione» che il giorno dopo il discorso papale a Veltroni riposizionò la Santa sede e, di fatto, smentì il cardinale vicario. Fra i due porporati è noto che non è mai corso buon sangue e le differenze caratteriali hanno fatto il resto. Certo ora nei sacri palazzi è Bertone a dettare l’agenda e decidere la linea: non si vogliono radicalizzare i contrasti con lo stato italiano e arrivare al muro contro muro. Lo si è visto anche dal messaggio del papa di domenica, nell’Angelus di «rivincita» dopo la vicenda della rinuncia alla Sapienza: il papa non ha calcato la mano e ha ricordato a tutti l’importanza della libertà di opinione, dell’ascolto di posizioni altrui, diverse dalle proprie.
Altra musica, invece, nei palazzi della Cei. Qui è ancora don Camillo il deus ex machina, il punto di riferimento essenziale per una chiesa che gli è debitrice in tutto e per tutto: nell’ascesa economica, nell’organizzazione interna, nella presenza mediatica, nella capacità di agire come lobby, influenzando il potere civile. Perdipiù il nuovo presidente Bagnasco risiede a Genova e nella capitale, dunque, Ruini è ancora il numero uno. Nelle ultime vicende che hanno visto una generale levata di scudi in favore del papa Ruini ha visto un’opportunità irripetibile per tirare un diretto a un governo già di per sè traballante, che si regge in piedi come un pugile suonato. Ecco allora il discorso concordato con Bagnasco, che non ha certo voluto deludere il suo predecessore, persona a cui deve l’incarico che oggi ricopre. Fino a oggi Bagnasco era sembrato voler attenuare i toni e smussare gli spigoli nei rapporti con la politica e la società civile del paese. Ma quando Ruini chiama, la risposta è «signorsì».
Lettera22
VERSO LA CRISI- OGGI IL VERDETTO
Prodi da Napolitano: sono sereno
Il premier non scioglie i dubbi,
il pallottoliere toglie la speranza *
ROMA. Nuovo appuntamento, questa mattina alle 10, tra il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’incontro, che servirà a fare il punto sullo stato della crisi di governo dopo il primo voto della Camera e, soprattutto, a poche ore dal dibattito al Senato, è stato concordato dai due nel corso del colloquio avuto ieri. Al termine della cena a palazzo Giustiniani con il presidente del Senato Franco Marini e con il presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, il premier non ha voluto ancora svelare se chiederà la fiducia a palazzo Madama. Ma ai giornalisti, che ieri sera lo accompagnavano in una passeggiata con il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e che gli chiedevano quale fosse il suo stato d’animo, il presidente ha risposto: «Sono sereno». Ma sta ancora riflettendo sulla possibilità di chiedere la fiducia ai senatori? «Ho già riflettuto, la decisione la saprete domani» (oggi - ndr).
I numeri di palazzo Madama, questa volta, non lasciano margini di speranza al presidente del Consiglio. Sulla carta Prodi, che ieri ha incassato la fiducia alla Camera, può contare sul voto di 150 senatori eletti, otto meno dei 158 che la volta precedente gli hanno garantito l’autosufficienza politica. Il soccorso dei senatori a vita questa volta rischia di essere vano: se anche venissero confermati i voti a favore di sei di loro (tutti tranne Pininfarina), l’asticella salirebbe al massimo a quota 156. Troppo pochi se si considera che i voti contrari possono oscillare tra i 161 e i 163.
* La Stampa, 24.01.2007
Al Senato l’ultima sfida di Prodi
"Chiedo voto esplicito e motivato"
Dopo aver incassato ieri la fiducia della Camera, il presidente del Consiglio si è presentato anche al Senato. Prima del dibattito, il premier ha avuto un nuovo colloquio col capo della Stato Napolitano durante il quale ha confermato la volontà di presentarsi in Aula e chiedere la fiducia
15:31 Fisichella: esaurito rapporto di fiducia "Ho votato più volte la fiducia al governo Prodi anche per dare all’esecutivo un arco di tempo necessario a realizzare interventi efficaci. Ma ora per me si è esaurito il rapporto di fiducia con il governo" ha detto il senatore Domenico Fisichella intervenendo in Aula
15:29 Mastella: chi non vota con me è fuori da Udeur "Cusumano? Chi vota come noi, come me e Barbato, è nel partito. Chi vota contro, è fuori dal partito. E’ evidente" dice Clemente Mastella. L’ex guardasigilli risponde così quando gli chiedono di commentare un eventuale sostegno da parte del suo senatore Nuccio Cusumano all’esecutivo
15:27 Prodi ha parlato 10 minuti Al termine del discorso nell’aula del Senato del premier Romano Prodi, durato dieci minuti, è scattato l’applauso della maggioranza. Gli esponenti dei Verdi e Pdci si sono alzati anche in piedi per battere le mani. Immobili, invece, i senatori del centrodestra, dai cui banchi si è sollevato qualche mugugno. Poco prima che Prodi finisse il suo intervento ha preso posto il senatore dell’Udeur Nuccio Cusumano che si è seduto accanto ai Verdi. Lui però non ha applaudito l’intervento del premier
15:26 Mastella: spiegherò in Aula il nostro no "Parlerò oggi al Senato e spiegherà il nostro no al voto di fiducia al governo Prodi" annuncia il leader dell’Udeur, Clemente Mastella, scambiando alcune battute con i giornalisti al termine di una riunione con i big del partito del Campanile in un ristorante a pochi metri dal Senato
15:25 Prodi, se fiducia forse cambierò composizione "Vi chiedo la fiducia assicurandovi che sono ben consapevole che il governo stesso dovrà rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione" ha detto Prodi parlando al Senato
15:22 Prodi: serve continuità Romano Prodi ribadisce, nel suo intervento al Senato, la necessità di "una continuità di governo" perché il paese "non può permettersi un vuoto" nella gestione. "Nessuno può sottrarsi - avverte il premier - al dovere di indicare quale altro governo, maggioranza, programma intende introdurre al posto di quelli che sono legittimamente in carica per scelta degli elettori"
15:21 Prodi: chiedo voto esplicito e motivato "Oggi, in un’epoca di alternanza, la prassi della crisi extraparlamentare è un residuo del passato. Bisogna impegnarsi per stabilire prassi costituzionali più coerenti con le esigenze dell’oggi e più corrispondenti al volere dei padri costituenti. Per questo vi chiedo un voto esplicito e motivato" ha affermato Prodi
15:20 Prodi: contro Mastella vergognoso opportunismo Il premier Romano Prodi ha aperto il suo intervento al Senato ribadendo la solidarietà sua e del governo a Clemente Mastella contro il quale - ha detto - ci sono state "strumentalizzazioni che si sono moltiplicate con vergognoso opportunismo"
Fonte: la Repubblica, 24.01.2008 (parziale)