COSTITUZIONE. La "Bibbia civile" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri" ....

ITALIA: W o ITALY. IL PARLAMENTO HA VOTATO. ALLA CAMERA, CON 326 SI’ E 275 NO, IL GOVERNO PRODI HA OTTENUTO LA FIDUCIA. E al Senato? Quanto peserà la "fatwa" della Cei e del Vaticano? Una nota di Sandro Magister

Emma Bonino, interpellata dopo il voto dell’aula di Montecitorio, pensa che Prodi andrà anche al Senato.
mercoledì 23 gennaio 2008.
 

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-  Governo, Prodi ottiene la fiducia alla Camera
-  Ipotesi di dimissioni prima del Senato

Il Professore ha superato il primo ostacolo senza difficoltà nonostante l’astensione dell’Udeur. Adesso è riunito con i ministri per valutare cosa fare. Sempre più insistenti le voci che stia valutando l’ipotesi di dimettersi al Senato senza chiedere il voto come gli aveva chiesto a fine mattinata il presidente Napolitano. Dalle dichiarazioni di voto dei gruppi dell’Unione la richiesta di andare avanti con la legislatura. "Questo governo ha fatto un ottimo lavoro"

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Il Vaticano sfiducia Prodi. Botta e risposta tra la CEI e Palazzo Chigi *

Con procedura irrituale, una nota emessa da Palazzo Chigi la sera di lunedì 21 gennaio ha contraddetto un’affermazione fatta quello stesso giorno dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al consiglio permanente della conferenza episcopale italiana.

Il presidente della CEI aveva detto che la rinuncia di Benedetto XVI a recarsi il 17 gennaio all’università di Roma La Sapienza “si era fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’autorità italiana”.

In effetti, proprio così aveva titolato con grandissima evidenza in prima pagina, il 16 gennaio, il quotidiano della CEI “Avvenire”:

“Il rischio di disordini blocca il Papa”.

Con questo sottotitolo esplicativo:

“Rettorato occupato, Digos preoccupata. «Sconsigliata» la visita alla Sapienza. La decisione di annullare l’appuntamento presa ieri sulla base delle informazioni acquisite. Le autorità vaticane si sono fatte carico anche delle preoccupazioni italiane”.

In concreto era accaduto questo, come ha poi riferito Andrea Tornielli su “il Giornale” avvalendosi di autorevoli fonti vaticane:

“La decisione di rinunciare alla visita era stata presa dal papa e dai suoi collaboratori dopo una telefonata del titolare del Viminale, avvenuta nella serata di lunedì 14 gennaio. Parlando con il segretario di stato Tarcisio Bertone, il ministro dell’Interno Giuliano Amato, d’accordo con il premier Romano Prodi, aveva suggerito al porporato di consigliare a Benedetto XVI l’annullamento della visita, paventando incidenti. Non solo, il ministro avrebbe persino suggerito che il papa s’inventasse un’indisposizione «diplomatica». Joseph Ratzinger avrebbe cioè dovuto annunciare solo la mattina di giovedì 17 gennaio che l’influenza gli impediva di tenere la lezione all’università. Il giorno dopo, davanti alle dichiarazioni pubbliche del ministro che non solo assicurava l’incolumità del papa (da nessuno mai messa a rischio) ma sembrava smentire pure l’esistenza di preoccupazioni per l’ordine pubblico, i principali collaboratori del papa coinvolti nella decisione (Bertone, Ruini e Bagnasco) sono trasaliti. Lo stesso Benedetto XVI è rimasto molto amareggiato, perché proprio «i suggerimenti» delle autorità italiane lo avevano fatto desistere per evitare incidenti”.

Il cenno fatto da Bagnasco nella sua prolusione era dunque fondato, stando a questa ricostruzione dei fatti.

Ma a Palazzo Chigi la cosa è stata presa malissimo. Come appare dalla smentita emessa subito dopo:

“Il governo italiano non ha mai suggerito alle autorità vaticane di cancellare la visita di papa Benedetto XVI all’università La Sapienza di giovedì scorso. Sia il presidente del consiglio dei ministri che il ministro dell’Interno, dopo la riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico alla quale erano presenti anche responsabili della gendarmeria vaticana, hanno infatti comunicato alle autorità locali che lo stato italiano garantiva assolutamente la sicurezza e l’ordinato svolgimento della visita del Santo Padre”.

L’indomani, il quotidiano della CEI “Avvenire” ha riportato la smentita facendola seguire da un richiamo a quanto scritto dallo stesso giornale alla vigilia della visita annullata, quando segnalò che le autorità vaticane “si erano fatte carico anche delle preoccupazioni espresse dalla parte italiana”.

Il lettore giudichi. Di certo, i giudizi maturati nei giorni scorsi in Vaticano sul comportamento di Romano Prodi non sono benevoli. Il 17 gennaio, un editoriale di prima pagina dell’”Osservatore Romano” prendeva di mira anche il presidente del consiglio là dove criticava “chi addirittura si preoccupa e rammarica dopo aver osservato nei giorni precedenti un silenzio pressoché totale”.

Dopo la nota emessa da Palazzo Chigi, le quotazioni del premier, in Vaticano, hanno avuto un ulteriore ribasso.

* Settimo Cielo di Sandro Magister, Martedì, 22 Gennaio, 2008

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-  Camera, ampia fiducia a Prodi numeri incerti a palazzo Madama
-  Giovedì passaggio definitivo in Senato

La Camera dei Deputati vota la fiducia al Governo Prodi con 326 sì e 275 no. L’Udeur non ha partecipato al voto. Sinistra critica ha votato no. Se queste scelte verranno confermate domani al Senato, i numeri sarebbero in bilico. Il senatore del Campanile Tommaso Barbato ed il capogruppo alla Camera Mauro Fabris affermano che al Senato l’Udeur voterà no. Martedì, però, lo stesso Fabris aveva annunciato alle 12,49 il no dell’Udeur sia alla Camera sia al Senato.

Prodi mercoledì ha incontrato al Quirinale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Napolitano, secondo quanto si è appreso in ambienti di Governo, avrebbe suggerito a Prodi di valutare l’opportunità di presentarsi o meno al Senato per il voto di fiducia. Il Presidente del Consiglio si sarebbe riservato di prendere ogni decisione dopo il voto di fiducia a Montecitorio. Il ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino, interpellata dopo il voto dell’aula di Montecitorio, pensa che Prodi andrà anche al Senato.

Molti consigliano a Prodi di non sfidare la sorte. Il Presidente del Consiglio ha però espressamente chiesto in aula la fiducia dei deputati e dei senatori.

Francesco Cossiga e Giulio Andreotti sono convinti che Prodi otterrà la fiducia di Palazzo Madama. Il leghista Roberto Castelli fa i conti ed afferma: «Se anche al Senato l’Udeur non parteciperà al voto, allora Prodi matematicamente incasserà la fiducia». Intanto Domenico Fisichella, eletto con la Margherita, è stato questa mattina a Palazzo Chigi ed ha detto in faccia a Prodi che non voterà la fiducia al Governo.

I liberaldemocratici di Lamberto Dini (tre senatori eletti con la Margherita) si spaccano: in una nota annunciano voto contrario, ma il senatore Natale D’Amico dichiara che voterà a favore del Governo.

Silvio Berlusconi pensa che l’Udeur «possa entrare nel centrodestra». Mastella ribatte: «Nessuna confluenza da nessuna parte. Le nostre scelte sono e saranno sempre di centro». In aula alla Camera Satta conferma che l’Udeur si colloca al centro. Bossi pensa che il Governo sia alla fine ma non crede che «Mastella passerà con Berlusconi». Il leader leghista invita l’ex Presidente del Consiglio «a stare zitto. Così facendo - afferma Bossi - farà passare Mastella per un venduto».

Nonostante il dibattito politico al calor bianco, una buona notizia giunge a Prodi dal fronte dei trasporti. L’accordo tra Governo e sindacati ha scongiurato lo sciopero generale di lunedì prossimo. Per venerdì mattina è convocato a Palazzo Chigi un Consiglio dei Ministri.

* l’Unità, Pubblicato il: 23.01.08, Modificato il: 23.01.08 alle ore 19.23


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