Don Farinella: "A Berlusconi basta la sua parola? Non è mica il digestivo Falqui!" (youtube).
ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE? GIA’ FATTO!!!: IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
di Paolo Farinella, prete
Riceviamo da don Paolo Farinella, prete genovese, questa lettera a mons. Bagnasco che molto volentieri pubblichiamo. Chi volesse esprimere il proprio parere può farlo usando gli appositi link in fondo a questa pagina.
Nell’inviare questa lettera don Paolo ha premesso la seguente spiegazione del perchè essa è stata resa pubblica che anche rendiamo noto ai nostri lettori. *
«Care Amiche e amici,
invio questa lettera spedita al mio vescovo, nonché Presidente della Cei prima privatamente e dando una settimana di tempo per un eventuale incontro di approfondimento. Non ho avuto alcun riscontro per cui mi sento libero di renderla pubblica. Molte altre cose avrei voluto dire, ma dovevo restare entro una pagina. Sarà per la prossima lettera d’amore.
Il giornale L’Unità mi aveva contattato per pubblicarla, ho aspettato due giorni, ma visto che non anche lì non ne fanno nulla (visti i tempi e le fascine di legna accatastate alla bisogna!!!!), la metto in rete. Lo scopo non è di discutere, ma solo di offrire una opinione personale. Può essere condivisa o no. Non attendo risposte, ma solo il rispetto che si deve alla buona fede.
Se volete divulgarla attraverso i vostri mezzi, fate pure. Io sono tranquillo con la mia coscienza e davanti a Dio, come si conviene ad un credente che non può tacere di fronte all’immondo mercimonio a cui è sottoposta la religione ai nostri giorni. Forse ad alcuni arriverà in doppio, forse ad altri non arriverà punto, forse qualcuno è finito nella mia rubrica per opera divina, insomma... chi vuole essere cancellato me lo dica.
Un abbraccio a tutte e a tutti
Paolo Farinella, prete Genova»
Sig. Presidente,
Il 12 maggio in piazza S. Giovanni a Roma al raduno organizzato dalla Presidenza della Cei attraverso le aggregazioni laicali cattoliche, è accaduto un fatto grave che come presidente dei Vescovi italiani non può lasciare senza risposta. Silvio Berlusconi, notoriamente divorziato e felicemente convivente, ha dichiarato che i cattolici coerenti non possono stare a sinistra, asserendo con questo che devono stare a destra, cioè con lui e con il suo liberismo che coincide sempre con i suoi interessi e mai col «bene comune».
Non è questa la sede per stabilire i confini di «destra» e «sinistra». Una sola annotazione: da tutta la letteratura documentale del magistero, da Leone XIII al «Compendio» pubblicato nel 2004 da Giovanni Paolo II, risalta che i programmi della «sinistra», presi nella loro globalità e alla luce della categoria dirimente del «bene comune o generale» sono molto più vicini alla «dottrina sociale della Chiesa» di quelli della «destra», che, al di là delle parole ossequiose e strumentali, sono la negazione di quella dottrina nei suoi principi essenziali (bene comune, democrazia, legalità, stato sociale, ecc.). Alcide De Gasperi, già negli anni ’50, definiva la DC «un partito di centro che guarda a sinistra».
Benedetto XVI ad Aparecida in Brasile ha detto che la scelta preferenziale dei poveri è costitutiva della Chiesa e ha dichiarato la fine del marxismo (forse intendeva dire del marxismo ideologico e storico come realizzato nel sovietismo) e il fallimento del capitalismo. Silvio Berlusconi è il rappresentante più retrivo del capitalismo speculativo e senza regole, appena condannato dal papa, perché egli adora un solo dio e ha una sola religione: il mercato. A condizione però che il mercato faccia gli interessi dei ricchi, i quali, si sa, sono capaci di sprazzi di «compassione» ed elargiscono elemosine ai poveri, magari davanti alla tv, conquistandosi anche il paradiso e risolvendo il rebus del cammello e della cruna dell’ago. Con le sue tv commerciali, egli guida e gestisce il degrado morale del nostro popolo, imponendo modelli e stili di vita che sono la negazione esplicita e totale di tutti i «valori» cristiani che il raduno del Family Day voleva affermare.
E’ notizia di oggi (14 maggio 2007) che Berlusconi ha comprato la società Endemol, la fabbrica del vacuo, dei grandi fratelli e del voyeurismo amorale e anti-famiglia che fornisce anche la tv di Stato che così viene ad essere, a livello di contenuti, totalmente nelle sue mani. Il conflitto di interessi ora è totale. La sua presenza ad un raduno di cattolici manifestanti a favore della famiglia è strutturalmente incompatibile. Egli non può stare nemmeno nei paraggi del cattolicesimo che di solito ossequia subdolamente e di cui si serve con qualsiasi strumento economico o di potere. Mi fa ottima compagnia P. Bartolomeo Sorge S.J. che ha dimostrato con ampia facoltà di prova sulla scorta del magistero ordinario nei memorabili editoriali di Aggiornamenti Sociali, l’incompatibilità del berlusconismo con la dottrina sociale della Chiesa e ancora di più con i principi esigenti del cristianesimo.
Un altro campione di famiglia cattolica, pontificante al raduno, fu il deputato Pierferdinando Casini. O tempora! O mores! Il 19 ottobre 2005, all’inaugurazione dell’anno accademico nella Università del Papa, la Lateranense, il Gran Cancelliere, Mons. Rino Fisichella, ebbe l’ardire di presentarlo come esempio di persona che «forte della sua esperienza trentennale di vita politica e sostenuto da una forte coscienza cristiana, può offrire a noi tutti un chiaro esempio di come la fede possa ispirare comportamenti politici liberi e coerenti nella ricerca del bene comune». Parole di un vescovo, Gran Cancelliere nell’Università del Papa, ad un cattolico praticante, divorziato e felicemente convivente con prole.
Tutto ciò crea disorientamento, scandalo e sconcerto nei cristiani che faticano ogni giorno a fare conciliare l’esigenza della fede con il peso delle situazioni della vita, a volte insopportabili. Ad un uomo divorziato che, di fronte a queste dichiarazioni, affermava il suo diritto di «fare la comunione», non ho potuto dare torto, perché non potevo contestare l’autorevolezza di un vescovo e Gran Cancelliere del Papa: ho dovuto dirgli che aveva ragione e che sulla coscienza e responsabilità di Mons. Fisichella, del deputato Pierferdinando Casini e di Silvio Berlusconi, divorziati e conviventi, paladini difensori della «famiglia tradizionale», dell’indissolubilità del matrimonio, poteva andare tranquillo. Rilevo di passaggio che sia Casini che Berlusconi, in quanto parlamentari, usufruiscono «già» per i loro conviventi di tutti i benefici che contestano al progetto di legge sui «DICO».
O la Chiesa è coerente fino allo spasimo, fino al martirio, sapendo distinguere i falsi profeti per difendere le pecorelle dal sopruso e dalla sudditanza di avventurieri senza scrupoli, o la Chiesa si riduce ad una lobby che intrallazza interessi materiali con chiunque può garantirglieli. E’ una questione «di verità» per usare un’espressione a lei cara. Sulla stampa (la Repubblica 14-05-2007, p. 9) all’interno di una intervista, mons. Giuseppe Anfossi, responsabile Cei per la famiglia, ha dichiarato che Berlusconi si assume la responsabilità di ciò che ha detto. Non parlava però a nome della Cei che, credo, abbia l’obbligo di fare chiarezza e prendere le distanze da simili individui che non fanno onore né alla chiesa, né alla politica (nella concezione espressa da Paolo VI), né al popolo italiano. Se non vi sarà una chiarificazione ufficiale da parte della presidenza della Cei resterà un «vulnus» che ne appannerà la credibilità.
Sulla stampa sono stati pubblicati i capitoli dell’8 per mille che hanno cofinanziato il raduno del Family Day, suscitando in larghi strati del popolo cattolico una reazione a devolvere altrove la quota della Chiesa, generando ancora una volta una scollatura più grande tra popolo di Dio e Gerarchia che ormai sembrano camminare su sentieri diversi. Mi auguro che lei abbia il coraggio necessario, adeguato alla situazione.
E’ mia intenzione nella giornata di lunedì 21 maggio 2007, rendere pubblica questa lettera di credente ferito che si dissocia dalle parole per nulla cristiane di Silvio Berlusconi e anche dal silenzio pesante della Presidenza della Cei. Nessuna pretesa, solo una testimonianza «nunc pro tunc».
Genova 14 maggio 2007
Paolo Farinella, prete
* IL DIALOGO, Venerdì, 25 maggio 2007
Sul tema, nel sito, si cfr.:
INDIETRO NON SI TORNA. GIOVANNI PAOLO II, L’ULTIMO PAPA ...
ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE? GIA’ FATTO!!! Un appello al Presidente Napolitano
LA VERITA’ NON E’ NEGOZIABILE. ELEZIONI... LA MAFIA E I CATTOLICI. LETTERA DI DON PAOLO FARINELLA...
Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.
Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire ... sopire, troncare».
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.
In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete
di Paolo Farinella, prete *
Berlusconi, Cei «te absolvit a peccatis tuis in nomine Ru486»
Sig. Cardinale,
le scrivo per la seconda volta e per lo stesso motivo, non nella speranza di una sua risposta, perché ho coscienza da me di essere un poverello senza arte né parte all’interno della grande Chiesa cattolica, di cui però mi onoro di essere modesto prete, tenuto agli stessi insegnamenti a cui per altro anche lei dovrebbe sentirsi obbligato, forse più di me. Ho però la consapevolezza, e quasi la prova, che gli insegnamenti non tanto dottrinali, quanto morali, viaggino su binari paralleli: la morale cattolica vale per i poveri, non per il potente in ambasce che la Cei corre a soccorrere anche in presenza di una conclamata recidività e in assenza di un qualche segno di pentimento.
Da mesi il mondo cattolico aspetta una sua parola chiara e inequivocabile sul comportamento di Silvio Berlusconi le cui ignobili prodezze di uomo e, soprattutto, di capo di governo, fanno il giro del mondo. L’ultima è del 31 luglio 2009, durante il saluto ai deputati del suo partito prima delle ferie. Berlusconi, che alcuni giorni prima aveva ironizzato sulla «santità» ( «Non sono un santo, ma sono così perché il popolo mi vuole così»), credendo di fare ridere, ha rincarato: «La sapete l’ultima sulla D’Addario? Dice che Berlusconi non è un santo, ma in effetti scopa come un dio»; deputati e senatori, cattolici in prima fila, of course, si spellavano le mani.
La D’Addario per sua informazione, è la escort (in italiano: prostituta) di lusso barese che ha aiutato Berlusconi ha mantenere l’impegno assunto il 25 ottobre 2003 solennemente all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, davanti alle massime autorità pontificie: «La maggioranza e il governo si impegneranno sempre in difesa della famiglia. Il matrimonio è una cosa sacra». Infatti per essere fedele a due matrimoni, sfociati in divorzio, frequenta minorenni e donne a pagamento importate dall’est e dal sud (si chiama tratta di prostituzione), con tanto di magnaccia a suo servizio. Il suo avvocato (ndr: suo onorevole in parlamento ) garantisce che di donne «ne può avere a carrettate». Lei, signor Cardinale, è scomparso, liquefacendosi come neve al sole anche fisicamente. Dopo più di un mese di assordante silenzio e di sgomento nel mondo cattolico per il suo tacere, a cui non eravamo affatto abituati, ecco giungere il riferimento implicito del segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, all’interno di una omelia. Ha detto sì, parole forti, ma non dirette: le sue parole, infatti, possono essere applicate a tutti. Qui però lo scandalo non è «di tutti», ma di uno solo: del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Lui spergiura sui figli in tv; lui usa sedi istituzionali (protette ancora oggi dal segreto di Stato) per sfruttamento della prostituzione; lui frequenta minorenni (testimonianza della moglie, provata documentalmente da la Repubblica); lui suggerisce alla prostituta, con cui ha passato la notte, di masturbarsi da sola, come se fosse geloso di altri uomini ed è sempre lui che esprime il desiderio di una ammucchiata tra donne con lui spettatore.
Sig. Cardinale, se non lo avesse ancora capito, lui è Silvio Berlusconi, non «tutti». Ha offerto cariche politiche e di governo a donne che si vantano di essere cattoliche; ci è lecito chiedere: in cambio di quali favori? La ministra cattolica alla pari opportunità quali meriti culturali e sociali aveva per assurgere dai calendari dove posa nuda al seggio di ministro? La ministra devota aveva predisposto un decreto contro i clienti delle prostitute, ma ha dovuto subito riporlo in fondo al cassetto, troppo pericoloso per gli amici baresi del presidente del consiglio. Il quale presidente le ha provate tutte per uscire indenne da questo abisso di depravazione con il risultato diaggravare sempre più la sua posizion alivello mondiale.
Poi, all’improvviso, come un dono piovuto dal cielo, venne la Ru486, la quale, prima ancora di cominciare il suo tormentato cammino ha prodotto il grande miracolo: ha fatto riapparire lei come d’incanto, dandole l’occasione di occupare immantinente le prime pagine dei giornali e delle tv. Poi venne la volta del giornale dei vescovi, «Avvenire», che ha cercato di riscuotere la botte piena e la moglie ubriaca, pubblicando lettere indignate di preti e laici, assumendo posizioni, ma sempre in modo «politically correct»,per dire che la gerarchia della Chiesa ha parlato e ha detto tutto quello che c’era da dire. Peccato che nessuno abbia sentito.
Lei in nome della Cei tuona grandine e fulmini ogni qualvolta ritiene minacciati gli interessi della «Chiesa» (?) in campo etico (vedi la vergognosa e sporca cagnara sul corpo esamine di Eluana Englaro) o in campo economico (vedi messa a ruolo per insegnanti di religione e finanziamenti alle scuole cattoliche), imponendo anche l’agenda del governo e determinando il voto del parlamento, come se fossimo in un qualsiasi regime talebano di stampo iraniano come dimostra la stoccata finale a quanti nel governo «potevano» ma «non si sono impegnati a fermare la Ru48». Nel governo? Quale autorità ha lei sul governo? Senza pensarci due volte invita i medici interessati ad ampliare il loro già amplissimo spazio di obiezione di coscienza, come se i medici fossero dipendenti della Cei. La «discesa della civiltà del nostro Paese», di cui lei si lamenta, non è forse questa usurpazione del potere legislativo e di governo di una nazione democratica, sovrana e indipendente anche da qualsiasi Chiesa?
Le sue parole però possono avere il significato che purtroppo hanno: essere un salvagente provvidenziale gettato a Berlusconi per farlo uscire dall’abisso della melma in cui ogni giorno che passa sprofonda sempre più. Il 2 agosto, lo stesso giorno della sua intervista all’Avvenire, i vescovi irlandesi sull’Irish Times di Dublino prendono posizione e criticano i vescovi italiani che «quando è il caso, fanno interventi spettacolari», mentre nei confronti di Berlusconi «sembrano riluttanti a commentare» e citando il caso di Eluana Englaro concludono che «allora parlare in difesa dei valori cristiani non sembrava difficile, né alla gerarchia, né allo stesso Papa. O no?». Come vede, non sono né solo né esagerato.
Ecco dunque la situazione. Lei ha perso la parola nei confronti del presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, corrotto e corruttore di tribunali e minorenni, difensore strenuo della «sacralità della famiglia» e al tempo stesso «utilizzatore finale» di prostitute a pagamento, ma l’ha subito riacquistata per condannare la pillola Ru486, che, per altro, in Italia è già parzialmente in uso dal 1999. Lei ha perso la parola per condannare una legge contro i poveri del mondo che grida vendetta al cospetto di Dio, per riprenderla subito in difesa dell’unico povero che sembra interessarla: il povero embrione. La domanda è: Cui prodest? Viene il sospetto che tutto sia stato orchestrato da mani sapienti per giungere proprio a questo punto. Lo schema possibile infatti è chiaro, come dimostra la reazione immediata del governo. Berlusconi farà di tutto per recepire gli ordini della Cei e del Vaticano e presenterà ogni limitazione possibile del farmaco su un piatto d’oro come «contributo filiale», un autentico «ex-voto per grazia ricevuta», anche a costo di varare un decreto e imporre al parlamento di votarlo senza fiatare il 15 agosto e mezzogiorno.
Il prezzo della contropartita sarà un «requiem aeternam» definitivo, uno scudo tombale sulla corruzione morale del presidente del consiglio e del suo governo, magari con la benedizione finale e una bella visita in Vaticano, che ha la vocazione innata di togliere le castagne dal fuoco dei governi corrotti: lo fece con i concordati con Hitler e Mussolini, lo fa adesso con il piduista e massacratore di democrazia, Berlusconi Silvio. Ad meliora!
Sig. Cardinale, lei salva Berlusconi sulla scena politica dell’Italia, ma non lo salva dal disgusto della maggioranza degli Italiani, compresi i cattolici, per i quali resta quello che è: l’ideatore, il mandante e l’esecutore della morte della democrazia e dell’etica in Italia. Egli con le sue tv e giornali fa «trend» perché ha avvelenato i pozzi della convivenza, della dignità, del bene comune, della legalità e dello Stato di diritto e della democrazia: ha avvelenato il popolo italiano che in buona parte lo venera come idolo ed esempio da imitare. Tutti se ne accorgono, solo certi vescovi sembrano ciechi e sordi.
Ho l’impressione che da questo momento, Lei e la Cei siate complici silenziosi della sua immoralità e perdete «ex sese» il diritto di parlare di morale e di valori cattolici, di famiglia cristiana e di matrimonio sacramento. Nel momento in cui coprite le nefandezze di un capo di governo che, secondo la legge (can. 1398), è scomunicato «latae sententiae» perché complice nel 2005 di aborto di un suo figlio al settimo mese (ammissione pubblica della moglie a «Il Corriere della Sera»), voi autorizzate le donne non solo ad abortire, ma ad usare la Ru486 con tranquilla coscienza: se, infatti, assolvete lui, nelle condizioni date, che continua ad autoassolversi perché non ho fatto nulla di disdicevole, voi assolvete tutti, e condannate voi stessi. Sig. Cardinale, per una volta, una volta sola, cessi di essere diplomatico professionista e torni ad essere il prete don Angelo, cristiano, ascoltando la nostra gente, i loro bisogni, le loro fatiche, i loro dubbi, la loro solitudine. Usi con Berlusconi quella stessa severità che i vescovi sono soliti usare con coloro che comunque continuano a disobbedire perché la loro parola, il loro stile di vita, il loro modo di vestire allontanano piuttosto che avvicinare a Dio e alla «loro chiesa», a volte ridotta ad una lobby potente in cerca di potenti e di trafficanti e perde figli e figlie, scandalizzati ed esasperati.
Lei e la Cei non potete vendere Dio e Berlusconi non lo può comprare perché Dio ha distolto i suoi occhi: «Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei (...) Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova» (Is 1,15-17). A sua volta il profeta Ezechiele profetizza: «Guai ai pastori che pascolano se stessi (...) vanno errando le mie pecore su tutti i monti e nessuno se ne cura. Eccomi contro i pastori. Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto» (Ez 34,2.6.10). Ai profeti dell’AT fa eco Gesù e non vi lascia scampo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente» (Mt 23,2.4) con la conseguenza di una rovina generale: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito» (Lc 11,52). Sig. Cardinale, lei e i vescovi che lei rappresenta, siete stati chiamati per essere pastori del popolo di Dio, vi siete ridotti ad essere veggenti nel libro di un «benefattore» e padrone, corrotto e immorale. Che Dio vi aiuti.
Paolo Farinella, prete
Recensioni
Riformare la Chiesa
di Redazione di "Rosa Bianca" (6 Ottobre 2024)
La Chiesa è storicamente davanti ad un bivio decisivo: ostruire (il soffio dello Spirito) o costruire (guidata dallo Spirito); continuare con dinamiche ormai obsolete e adagiarsi nel torpore di un’età di decadenza comatosa o avviare, con coraggio ed entusiasmo, una svolta radicale e aprire a una “forma” nuova di cattolicesimo. Vi è oggi un problema generale che non è solo di una parte dei fedeli: si tratta di considerare qual è il “blocco” o i “blocchi”, che fanno resistenza allo Spirito e intristiscono l’ambiente ecclesiale. Tutti ostacoli che vanno superati con scelte chiare ed efficaci, ma non dettate da ingegneria canonico-ecclesiastica, né decise a colpi di maggioranza, come in un braccio di ferro politico. Queste pagine offrono riflessioni per compiere scelte ormai ineludibili e, anzi, già in forte ritardo.
Da anni la Chiesa di Roma affronta non solo le sfide poste dalla modernità, ma anche numerose difficoltà interne, causate da scandali come quello degli abusi sessuali, dalla costante perdita di fedeli, e da visioni interne sul futuro divise, che hanno reso il pontificato di Francesco spesso arduo e contrastato. Fulvio De Giorgi nel libro Riformare la Chiesa edito da Scholé - Morcelliana, analizza i maggiori problemi proponendo possibili idee e soluzioni, anche in considerazione del cammino sinodale in atto.
È un bivio decisivo quello che la Chiesa oggi si trova ad affrontare, per comprendere il quale l’autore si richiama a pastori contemporanei, Paolo VI, don Milani, Carlo Martini e papa Francesco, che nella loro azione hanno disegnato tracce di futuro. E dove la secolarizzazione è occasione di rinascita, poiché la Chiesa è sempre “reformanda”.
“Riformare la Chiesa”, di Fulvio De Giorgi (ed. Scholé - Morcelliana)
* INDICE DEL LIBRO:
Krisis
Il cielo rosseggia cupo 7
Capitolo primo
Il grande cambiamento antropologico 19
1.1. La più grande svolta storica, 19 - 1.2. Un approccio antropologico, 29 - 1.3. Strutture del Patriarcato: Stato, famiglia, mercato, 38 - 1.4. Una seconda era cristiana, 47
Capitolo secondo
Il cambiamento di epoche per la Chiesa cattolica 63
2.1. La fine assiale di epoche di diversa durata, 63 - 2.2. La fine dell’epoca intransigente, 71 - 2.3. La fine dell’epoca tridentina, 77 - 2.4. La fine dell’epoca costantiniana, 83
Capitolo terzo
Secolarizzazioni e secolarismi 97
3.1. Modernizzazione e campo religioso cristiano: le forme della secolarizzazione, 97 - 3.2. Le risposte cattoliche alla secolarizzazione e l’emergere del secolarismo, 107 - 3.3. Per una Teoria generale dell’incompletezza, 114 - 3.4. Conflitti imperiali e orizzonte destinale suicidario per l’umanità, 125 Pastori lungimiranti e profezie pastorali
Capitolo quarto
Don Milani: il metodo pastorale 133
4.1. Un problema storico, 133 - 4.2. La necessità di nuovi metodi pastorali, 137 - 4.3. Oltre il tridentinismo ormai anacronistico, 141 - 4.4. Metodo missionario e pedagogia della liberazione, 145 - 4.5. Una pastorale per una società in via di scristianizzazione, 147
Capitolo quinto
Paolo VI: la riforma della Chiesa 155
5.1. La riforma della Chiesa: dall’aggiornamento al rinnovamento, 155 - 5.2. Perfezionamento di ogni cosa nella Chiesa, 160 - 5.3. L’approccio riformatore, 163 - 5.4. I contenuti della riforma, 172 - 5.5. Il Concilio Vaticano II: alba o tramonto?, 186
Capitolo sesto
Francesco: potere al Popolo di Dio 193
6.1. Un magistero situato, 193 - 6.2. Popolo e populismo,
197 - 6.3. Popolarismo, 201 - 6.4. Istituzione e carisma, 206
6.5. Corresponsabilità differenziata e poteri, 213
Il cielo rosseggia la sera
Tempo della storia, tempo della fede, tempo dello Spirito 227
1. Storia del tempo: tempo della storia, 227 - 2. L’Angelo della storia è l’Angelo della Chiesa, 237 - 3. Abbiamo sentito dire che esiste lo Spirito Santo?, 243
Indice dei nomi 255
FLS
Documento:
Omelia dell’Arcivecovo M. E. Delpini *
Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità
1. Vivere.
Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.
Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
2. Amare ed essere amato.
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
3. Essere contento.
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento
4. Cerco l’uomo.
Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.
Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.
Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.
PUBBLICATO MERCOLEDÌ 14 GIUGNO 2023
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FONTE: CHIESA DI MILANO
FILOLOGIA E METANOIA....*
Logica carismatica / 4.
È la reciprocità che converte
di Luigino Bruni (Avvenire, sabato 11 settembre 2021)
Continuiamo l’analogia tra i primi tempi del cristianesimo e le nostre comunità carismatiche o movimenti spirituali di oggi - due espressioni che uso come sinonime, in quanto realtà collettive nate e alimentate da un carisma e quindi da uno o più fondatori, che sono i primi portatori e la prima immagine di quel carisma. Analogia dunque che, come ci insegna la filosofia scolastica, è un parallelismo tra due realtà dove le somiglianze convivono con le dissomiglianze, e le seconde sono in genere maggiori delle prime. Il metodo analogico, soprattutto in storia, va preso sempre con molte precauzioni, ma come ogni metodo può essere una strada per iniziare un cammino in un territorio da esplorare. L’analogia è generativa se il termine di paragone è ricco e fecondo: la Bibbia e le prime comunità cristiane lo sono senz’altro. L’analogia suggerisce, accenna, indica, sempre sottovoce e con mitezza; è aurora di discorso, sempre fragile e vulnerabile. E quindi conosce le tipiche virtù della vulnerabilità.
Come si sviluppò la prima comunità attorno a Gesù? Marco ce la descrive così: «Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano» (6,6-13).
In Giovanni i primi discepoli arrivano dal movimento del Battista; per Marco e i sinottici Gesù li chiama lungo il mare di Galilea. Una volta tornato dalla Giudea, al termine della sua esperienza col Battista, il suo primo gesto è una chiamata di discepoli, di compagni, di amici, a dirci che questa storia straordinaria è storia collettiva, comunitaria, sociale, è la storia del "due o più", una storia da subito ecclesiale. Gesù inizia immediatamente la sua missione associando il suo nome ad altri nomi: Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni. Il primo nome dei "cristiani" è nome plurale. Elia, molto presente in queste storie di Marco, chiama Eliseo alla fine della sua missione, Gesù li chiama all’inizio; li chiama a coppie, a coppie di fratelli. «Guai ai soli», cantava pochi secoli prima il saggio Qoelet, e se la fraternità nello spirito non è quella del sangue, questo inizio ci dice che qualche volta possono incontrarsi. Marco racconta che i primi discepoli vengono chiamati da Gesù mentre stanno lavorando, nel loro gesto di pescatori. Pescatori, quindi lavoratori addestrati all’azione collettiva - la pesca di mare o lago è lavoro necessariamente del "due o più".
All’inizio della comunità di Gesù c’è il lavoro. E c’è in continuità con una nota costante della Bibbia, che in questo si mostra umanesimo del lavoro. Nella Bibbia, alcune chiamate decisive avvengono mentre le persone stanno lavorando. Amos, Gedeone, Giuditta, Davide, ricevono la loro vocazione mentre lavoravano.
Gesù chiama i suoi amici e li chiama a diventare "pescatori di uomini". Quella abilità tecnica che avevano appreso imparando il difficile mestiere di pescatori di pesci ora Gesù chiede loro di usarla per un altro compito, per un altro mestiere. Annunciare il Regno è una vocazione, non è una professione, ma assomiglia a un mestiere, perché ha bisogno di una competenza, di una abilità, di un impegno, di un apprendistato. Non si diventa professionisti della vocazione, ma competenti sì; e senza persone che sanno "pescare uomini" almeno come sanno pescare i pesci non nasce nessun movimento, nessuna avventura come quella cristiana.
Gli apostoli saranno visti, di tanto in tanto, dai Vangeli mentre pescano anche negli anni che vivono accanto a Gesù (si pensi alla pesca miracolosa); a dire che lasciare le reti dei pesci per maneggiare quelle degli uomini non significa necessariamente lasciare definitivamente e materialmente le prime barche per la barca della Chiesa. Nella storia della Chiesa alcuni apostoli hanno lasciato, anche materialmente, le prime barche e le prime reti, e non le hanno riprese più; altri apostoli le hanno lasciate solo con lo spirito, e hanno continuato a maneggiare le stesse barche di prima e hanno raccolto pesci e uomini, spesso con le stesse reti, quando il lavoro è rimasto lo stesso dopo la vocazione. Ci sono sempre stati molti modi di essere apostoli. Così nelle nostre comunità e movimenti: i loro membri non sono professionisti dello spirito, né tantomeno dipendenti di un’azienda; ma sono competenti, qualche volta anche nel lavoro, e la competenza laica del lavoro nutre e sostiene l’altra competenza apostolica. Il rischio da scongiurare è che l’invito a lasciare le reti faccia perdere la vecchia competenza e non ne generi nessuna nuova.
Perché Gesù ordina ai suoi apostoli di non prendere per il viaggio «né pane, né sacca, né denaro...»? Gesù sta creando un nuovo tipo di uomo e quindi di comunità. Qui capiamo perché i cristiani all’inizio erano chiamati "quelli della via", quelli che camminavano. La comunità di Gesù era una comunità mobile, una sequela, un camminare dietro, un ritornare "arameo errante". Tenda, accampamento, precarietà, non-stanzialità. E così rimasero per decenni le comunità cristiane, i decenni che hanno cambiato la storia.
Quando si cammina molto, la scelta dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento è decisiva. Come sappiamo anche noi quando dobbiamo iniziare un lungo viaggio o un pellegrinaggio: è bene portare solo l’essenziale; e più il viaggio è lungo più essenziali bisogna diventare. Perché un lungo viaggio sia sostenibile occorre portare solo ciò che serve davvero, non il superfluo, ed è quindi fondamentale saper individuare l’essenziale e distinguerlo dal superfluo. Il viaggio degli apostoli era qualcosa di simile: l’essenziale che portavano era l’annuncio di una Parola diversa, l’avvento di un altro Regno. Non partivano, come i mercanti, per vendere e comprare, non erano soldati, non erano lavoratori stagionali, né rappresentanti di una ditta pagati a provvigione. L’essenziale era dunque una sola tunica, non la seconda. Non portavano il pane perché il Dio biblico provvede al pane quotidiano, come aveva fatto nel deserto, e come continua a fare con i suoi "operai" che hanno diritto al loro salario. Forte l’imperativo a non portare neanche denaro, che è alla base del carisma di san Francesco, che per imitare questa dimensione dell’apostolato proibì ai suoi frati di portare denaro nel loro mendicare.
Queste richieste dell’apostolato creano una condizione di dipendenza dagli altri, che è forse il messaggio più importante. Se non hai casa, se non hai con te né pane né soldi, allora per vivere hai bisogno dell’ospitalità di qualcuno che ti accoglie e ti sfama. Il messaggio cristiano è allora essenzialmente un’esperienza di reciprocità fin dall’inizio: gli apostoli portano l’annuncio del Vangelo, il vero tesoro, e ricevono un giaciglio e un tozzo di pane. Questa reciprocità di beni materiali è parte dell’esperienza dell’apostolo, e se manca non può, né deve, annunciare il Vangelo.
Ecco perché quando non c’è questa reciprocità «andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi». Perché se chi deve ricevere l’annuncio del Vangelo non si pone da subito in un atteggiamento di accoglienza e di dono non può capire quel Vangelo annunciato. Il Vangelo dell’amore si apre a chi è già nell’amore. E il comandamento nuovo, quello dell’amore scambievole, lo si vive già dall’annuncio: il discepolo ha bisogno della reciprocità di chi ascolta, che lo ama ancora prima di convertirsi, semplicemente ascoltando e accogliendo. E se non lo fa, si passa oltre. Altrimenti è un tesoro buttato via.
Tale reciprocità, è essenziale quasi come il messaggio. Chi ascolta il Vangelo deve prima dare. Chi annuncia il Vangelo sa che il primo dono che può fare a chi ascolta è donargli la possibilità di donare, per poter ricevere e poi, forse, capire. Chi annuncia il Vangelo sa di essere un mendicante di questa reciprocità. -Nella oikonomia del Vangelo il donatore ha un bisogno essenziale del donatario. Abilità grande di ogni annuncio è mettere le persone alle quali si vuole donare una buona novella in atteggiamento di donazione.
Queste indicazioni missionarie appartengono alle fonti di Marco, risalenti probabilmente all’insegnamento primitivo di Gesù. E ci dicono una cosa importante per le nostre comunità. Il primo Vangelo si viveva soprattutto con i piedi. Era un partire, un essere mandati. La sequela non va infatti troppo enfatizzata: appena gli apostoli iniziavano a seguire Gesù, questi li inviava "due a due", e loro cominciavano a fare con altri esattamente quello che stava facendo lui. La prima comunità cresceva per gemmazione, plurale, biodiversificata; tanto che subito dopo la morte di Gesù, arrivata pochissimi anni dopo l’inizio della sua vita pubblica, le varie comunità si ritrovano già diverse, con caratteristiche e "teologie" specifiche, dove gli apostoli e i discepoli lasciano l’impronta della loro personalità. La prima Chiesa non nasce monolitica e compatta perché Gesù mandava i suoi discepoli in giro, li rendeva nomadi e non-residenziali, come era lui stesso.
La comunità, questa comunità, non è una corte messianica, non è una comunità esoterica, ma una comunità missionaria e nomade, che si ritrova ogni tanto insieme, ma per subito ripartire. È comunità di annunciatori, e sono il messaggio e la stessa esperienza a fondare la comunità, non la coabitazione né l’insistere nello stesso terreno. Non stavano insieme per cercare il calore della casa, preferivano il freddo della strada e non la comfort zone della casa. E su quella via nuda e povera i discepoli, inviati due a due, evangelizzavano e guarivano.
Non partivano sognando il ritorno a Itaca, la loro Itaca era la strada: ecco perché c’è molto dell’umanesimo cristiano nell’Ulisse di Dante, anche se lo mette nell’Inferno, perché tutta la Divina Commedia è paradiso grazie allo sguardo di pietas di Dante.
Solo così poteva nascere una Chiesa capace di arrivare presto in tutti gli angoli della Terra, perché le sue colonne erano state formate all’arte della strada. Le comunità spirituali, certamente quelle più autentiche e sane, nascono sulla strada. Però nel corso del tempo è quasi inevitabile che il calore della casa vinca sul freddo della strada, e così poco alla volta da comunità fatte di annunciatori diventano comunità di consumatori di beni spirituali, e qualche volta questo consumo interno diventa così importante da non sentire più il freddo di coloro che stanno lungo la strada. È così che le comunità muoiono, ma possono risorgere se un giorno reimparano la disciplina della strada.
Quando la comunità diventa un labirinto dell’anima, o spicchiamo il volo come Icaro (assumendoci tutti i rischi del volo) oppure cerchiamo dentro il carisma una Arianna che ha lasciato un filo di salvezza per noi.
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Sul tema, nel sito, si cfr.:
RESTITUIRE A GIUSEPPE L’ANELLO DEL "PESCATORE" E GIUSEPPE A MARIA E ALLA SUA FAMIGLIA - UMANA E DIVINA!!! LA QUESTIONE EPOCALE E CRUCIALE INVESTE L’ AVVENIRE DELL’INTERA UMANITÀ, NON QUELLO DEI VESCOVI DELLA CHIESA "CATTOLICA".
DANTE ALIGHIERI (1265-1321)!!! LA LINGUA D’AMORE: UNA NUOVA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO.
Federico La Sala
COSMOTEANDRIA (COSMO- DIO - "UOMO") E ANTROPOLOGIA. LA "Logica carismatica", il "movimento femminista", e il messaggio evangelico...
Logica carismatica /3. Liberiamo i figli dai demoni
Le comunità restano vive se gli incontri del cammino le convertono
di Luigino Bruni (Avvenire, sabato 4 settembre 2021)
Nella nostra analogia tra comunità carismatiche attuali e la prima comunità cristiana, oggi guardiamo da vicino un noto episodio del Vangelo di Marco: «Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: "Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". Ma lei gli replicò: "Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli". Allora le disse: "Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia" » (7,24-30). Marco ci dice che Gesù si trovava in terra pagana (Tiro) non per evangelizzare, ma viene rintracciato da una donna siro-fenicia che le chiede la guarigione della figlia. Il dialogo tra i due riflette un problema, molto importante, delle prime comunità, cioè il legame tra la nuova comunità cristiana e i non-ebrei (o gentili); un tema immenso, che attraversa tutto il Nuovo Testamento, come tensione mai del tutto risolta.
Anche questa volta, come con l’indemoniato di Gerasa (Mc, 5), un pagano viene incontro a Gesù, non è quindi cercato da lui. Da qui il primo messaggio: Gesù non si era recato in quella regione con lo scopo di fare miracoli né di evangelizzare. Quella donna gli càpita, e pone Gesù di fronte a una scelta. La tradizione dà nome a queste due donne: la madre Husta, la bambina Bernike (Pseudo-Clemente, Omelie) - molta tradizione cristiana ha donato nomi agli anonimi personaggi dei Vangeli, continuando così l’amore che Gesù aveva per essi. La frase che Gesù pronuncia di fronte alla richiesta di una madre appare, ancora oggi, molto dura. Chiamare cani i non-ebrei (o "cagnolini", che comunque non era un vezzeggiativo), sebbene fosse linguaggio comune al tempo di Gesù, oggi ci disturba, anche se a dirlo è Gesù. Evidentemente siamo di fronte ad un passaggio che risente molto delle accese dispute del tempo. Ma un messaggio importante lo possiamo sempre leggere tra le righe: non tutte le parole della Bibbia, neanche tutte le parole dei vangeli possono essere usate oggi da noi per dire le nostre parole più buone. Ce ne sono alcune che, figlie del loro tempo, sono state nei secoli cristianizzate dalla storia irrorata anche dall’evento cristiano, rendendo "più cristiane" le stesse parole dei Vangeli. Grazie allo sviluppo dell’umanità e grazie alla maturazione delle parole di Gesù nella Chiesa e nella storia, noi oggi non useremo più "cani" per descrivere persone di altre fedi. Anche il Vangelo, anche le parole di Gesù sono state fatti migliori dalla storia fecondata dalla rivelazione, al punto di dimenticarne alcune - foss’anche solo questa. La Bibbia contiene molte parole che sono migliori delle nostre parole. La storia fecondata da quelle parole migliori ci ha resi nel tempo capaci di migliorare altre parole bibliche che nel frattempo non erano più all’altezza della civiltà che il Libro aveva generato.
Un giorno mia nipote Beatrice lesse per la prima volta in un quadro di casa la motivazione della medaglia d’oro "premio della bontà" che sua madre aveva ricevuto da bambina. In quel testo c’era dentro l’espressione "compagno di scuola handicappato". Beatrice lanciò una specie di urlo, perché la parola handicappato per lei era una sorta di parolaccia. Una generazione era stata sufficiente per far passare una parola già buona tra le parole sbagliate. Qualcosa del genere accade anche con le parole bibliche, che sono state fatte più belle dall’umanità migliorata dalla linfa spirituale della stessa Bibbia. È questa una delle meravigliose leggi della storia. Ed è molto probabile che questa stessa storia porterà tra qualche decennio ad aumentare il numero delle parole dei Vangeli che lo spirito evangelico di domani supererà. Per qualcuno questo superamento rappresenta una brutta notizia; in realtà mostra la misteriosa reciprocità che esiste tra la parola di Dio e le nostre parole: sono figlie della Parola, ma, come tutti i figli buoni, se non diventano anche padri e madri dei loro genitori finiscono per diventarne assassini o, ed è lo stesso, a dimenticarli nell’indifferenza. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno"; ma tra le parole che non passano ce ne sono alcune che noi, grazie al Vangelo capiremo che non potremo usare se non vogliamo tradirlo.
E se non possiamo usare neanche tutte le parole della Bibbia e neanche tutte le parole di Gesù per dire le nostre cose buone, allora a fortiori le comunità carismatiche non possono né devono usare tutte le parole dei loro fondatori. La saggezza di ogni generazione di membri di una data comunità spirituale sta anche, e in certi passaggi soprattutto, dal sapere individuare quali parole usare e quali non usare, pur custodendole tutte nella tradizione (come ha fatto la Chiesa). Ma mentre le parole di Gesù che la stessa maturazione del cristianesimo ci ha insegnato a non usare più sono davvero pochissime, le parole dei fondatori che non si devono usare più nelle generazioni successive sono invece molte. Qui l’ordine si inverte: le parole "eterne" sono poche e quelle che attendono di essere superate sono molte. E quando una comunità non distingue e considera tutte le parole di ieri dotate dello stesso valore carismatico, questa comunità finisce, senza volerlo, per far invecchiare velocemente tutte le parole dei suoi inizi. Le parole teofore, inoltre, sono sale nella massa di tutte le altre parole. Non esiste un criterio per individuare quali sono queste parole-sale, e quasi sempre sbagliamo quando proviamo a riconoscerle, perché ne lasciamo alcune di sale nella massa e viceversa. Ma l’errore davvero mortale è non tentare questa operazione, e combattere chi la tenta. Sapendo, infine, che sale e massa insieme fanno il pane buono, ma solo nella giusta combinazione.
In quell’episodio evangelico c’è molto altro ancora. Gesù ha cambiato idea grazie agli incontri che ha fatto lungo le sue strade. La strada, dimensione essenziale della sua missione, non è sfondo ma contenuto del suo paesaggio esistenziale, gli ha insegnato cose nuove. Qui incontra una donna, che parla della sua bambina malata, e grazie a quella donna pagana con cui entra in dialogo, Gesù scopre una nuova dimensione della sua missione: l’universalità. Cambia idea. L’insistenza di una donna gli fa cambiare idea. Non abbiamo buone ragioni esegetiche per pensare che questo racconto sia stato composto da Marco, e quindi non risalga alla tradizione orale antica. E allora se anche il Figlio dell’uomo ha cambiato idea dialogando con la sua gente, allora il dialogo deve far cambiare idea anche a noi, e il non cambiare mai idea non è buon segno cristiano.
La prima risposta che Gesù dà alla donna è una affermazione di buon senso, è parte del diritto naturale di ogni civiltà: non è etico sfamare i più lontani se non si è prima sfamato chi è vicino, occuparsi degli altri senza avere ancora risolto i problemi della famiglia. È la prassi del buon padre di famiglia, delle madri, delle comunità, di chi non sfama chi è fuori se non riesce a sfamare chi è dentro, di chi non dà un denaro in elemosina se con quel denaro deve comprare il necessario per un figlio. Eppure Gesù, nel Vangelo di Luca, narrerà la parabola del Buon Samaritano, costruita esattamente sulla tesi opposta a questa del buonsenso: il prossimo non è il vicino (i vicini della vittima erano il sacerdote e il levita), e il dovere di amare il prossimo non segue la gerarchia della vicinanza affettiva o naturale. Quella donna pagana, anche se non lo sapeva, stava raccontando a Gesù la parabola del buon samaritano. E Gesù si lasciò convertire dal suo Vangelo raccontato da una madre.
Il Vangelo e, poi, la Chiesa sono strapieni di persone che si convertono alle parole di Gesù: in questo racconto è Gesù che si converte (cambia sguardo) alle parole di una donna pagana. E continua a farlo lungo la storia, tutte le volte che il suo Vangelo si è convertito, attraverso i secoli, alle parole di donne e uomini, che, cristiani e no, hanno spiegato alla Chiesa il suo stesso Vangelo, con parole che parlavano di diritti umani, di rispetto, di uguaglianza, di fraternità. E qualche volta la Chiesa ha imparato, si è convertita al suo Vangelo che è diventato "più cristiano" grazie a quelle parole in terra "pagana".
La Chiesa non avrebbe detto le parole che oggi dice sulle donne senza il movimento femminista che, a volte da fuori di essa, le ha ricordato Paolo: "Non c’è né uomo né donna", e glielo ha spiegato. Molti economisti cristiani non avrebbero capito cosa è oggi la povertà senza il magistero laico di Amartya Sen e Muhammad Yunus. È la splendida reciprocità terra-cielo di cui ci parla l’umanesimo biblico, dove l’uomo impara il cielo da Dio e Dio impara la terra dagli uomini e dalle donne.
Le comunità scoprono il proprio carisma incontrando la gente lungo le strade, soprattutto nelle strade al di là dei confini. Se leggiamo le loro storie più belle, ci accorgiamo che quasi sempre i fondatori hanno capito cose nuove, a volte opposte a quelle che credevano all’inizio, incontrando persone concrete, che gli hanno ricordato e svelato il loro stesso ideale. Hanno compreso dimensione nuove del loro carisma perché qualcuno ha raccontato loro parabole del buon samaritano, prima che fossero scritte. E le comunità continuano a essere altrettanto vive e generative se continuano a farsi convertire dalla gente che incontrano per strada, se sono capaci di cambiare idea anche quando queste conversioni sembrano portarle lontano dalle parole dei primi tempi, incluse le parole che erano state già frutto delle conversioni dei fondatori. Le comunità invece muoiono, o declinano, perché smettono di incontrare le madri siro-fenice al di fuori dei loro confini, o perché, semplicemente, non escono più di casa. Per paura di ascoltare le storie sbagliate e tradire le radici, non ascoltiamo nessuno e tradiamo il futuro. Le comunità avrebbero solo bisogno di figli capaci di amare i ’padri’ aiutandoli a diventare più grandi delle loro parole, vivendo con loro quella reciprocità tra uguali che in vita non hanno quasi mai conosciuta. Chissà quante donne "pagane" ci stanno narrando oggi parabole evangeliche, e noi non lo sappiamo. E i demoni non lasciano dormire i nostri bambini: «Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato».
Luoghi dell’Infinito.
Adamo dove sei? Tra la discarica e il Giardino
La bellezza ci abbraccia, nei cieli, sulla terra e sotto terra. Una bellezza donata senza misura, quasi a sfiorare l’infinito. Maestosa, selvaggia, immensa. Una bellezza che anche noi abbiamo...
di Giovanni Gazzaneo (Avvenire, giovedì 14 gennaio 2021)
La bellezza ci abbraccia, nei cieli, sulla terra e sotto terra. Una bellezza donata senza misura, quasi a sfiorare l’infinito. Maestosa, selvaggia, immensa. Una bellezza che anche noi abbiamo saputo generare nei millenni creando opere d’arte e meraviglie tecnologiche, modellando colline, facendo dei campi un tripudio di colori e di geometrie, progettando giardini e parchi che, consapevolmente o meno, sono la tangibile nostalgia del Paradiso perduto.
Scrive papa Francesco nella Laudato si’: «Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli» (215). Abuso che non conosce frontiere, dentro e fuori di noi: smog nei cieli e nei nostri polmoni, microplastiche nei ghiacciai e nelle profondità degli abissi marini, ma anche nel nostro sangue.
Abbiamo reso il mondo una discarica. Ma prima vittima della “cultura dello scarto”, come insegna papa Francesco, è proprio l’uomo: «L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale» (Laudato si’ 48).
La cultura meccanicistica e positivista - che si è accompagnata ai primi grandi successi tecnologici dell’epoca moderna e alla promessa dei paradisi in terra (comunisti o capitalisti in questo si equivalgono) - ha proposto una visione riduzionista dell’uomo e della natura. L’uomo è solo corpo, tassello intercambiabile nel mondo della produzione e contenitore di desideri (sempre indotti e mai appaganti) nel magico universo del mercato. La natura è solo materia da sfruttare per la produzione e, a partire dal dopoguerra, per le vacanze di massa.
Questo modo di vedere le cose e gli uomini si è evoluto, più nei linguaggi che nella sostanza. Come sostiene papa Benedetto nel 2012: «Lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi». Continuiamo a preferire l’ideologia - oggi destrutturata ma onnipresente con i suoi falsi idoli - alla realtà.
È cresciuta la sensibilità ambientale, ma l’ecologia integrale, proposta da Benedetto XVI e da papa Francesco, non può prescindere da un umanesimo integrale, che riconosca la dignità di ogni persona e di tutti i popoli. Sono tante le persone di buona volontà e le associazioni che lottano perché la natura non sia violata, per le trentamila specie a rischio, perché la foresta amazzonica sia preservata, e anche i cani non siano abbandonati... Ma cala il silenzio, anzi scatta la censura, se lottiamo perché a non essere violata e manipolata sia la natura umana, perché gli embrioni non siano “prodotti” di fabbrica, perché l’utero non si trasformi in un parcheggio a pagamento, perché cinquantasei milioni di bambini non vengano ogni anno democraticamente uccisi nel seno delle loro madri. «I deserti esteriori - afferma papa Benedetto nel 2005 - si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi» e continuano a crescere.
La natura è bellezza, ma bellezza sfigurata, fin dalla Genesi, fin dal peccato di Adamo. Ricomporre l’armonia perduta è possibile, come testimonia Francesco d’Assisi. Lui non si è convertito all’ecologismo. L’amore di Francesco per il Creato nasce dalla sua conversione a Cristo, da questa sua sequela che l’ha portato a vedere il mondo e i suoi abitanti con lo stesso sguardo del Figlio dell’uomo, a percepire la giusta e feconda relazione con gli elementi e le creature, ad amare la potenza e la bellezza della vita come riflesso di un atto creativo che non si ferma alla Genesi, ma che continua nello scorrere del tempo. Un sentimento, uno sguardo, un’invocazione che trasformano la vita nella poesia del Cantico delle creature, e poi, con Giotto, nei colori e nelle immagini della più straordinaria rivoluzione artistica. Francesco sapeva che il vertice della Creazione non è l’uomo, ma il Figlio dell’uomo, l’Increato che si fa creatura, l’Eterno che si fa storia, l’Infinito che abbraccia il limite.
La strada indicata da san Francesco è semplice e ardua: non può esserci autentica cura del Creato se dimentichiamo che il nostro abitare, nel segno della custodia e non del possesso e dello sfruttamento, nasce dal nostro essere voluti come figli da un Dio che ci è Padre. Siamo creature e non creatori (al massimo inventori e, con le arti, imitatori dell’atto creativo originario), ma siamo figli: siamo la Sua immagine, magari ferita, rugosa, infangata, perfino negata, combattuta. Eppure quell’immagine resta. È la parte di noi più vera, più gioiosa, più viva, più profonda. Da qui, da questa Presenza in noi, nasce l’amore per la terra, che è madre e sorella e figlia, per le sue creature, per gli uomini tutti. Francesco è stato il giullare del Gran Re, perché ha saputo vivere da figlio del Gran Re.
"ADAMO", "ABRAMO", I TRE MONOTEISMI, L’ONU, E LA STORIA DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE ... *
Aquarius: se io fossi Papa, scomunicherei Matteo Salvini
di Paolo Farinella, sacerdoye (Il Fatto quotidiano, 12 giugno 2018)
Finita la civiltà occidentale, è iniziata l’inciviltà di Salvini Matteo, segretario della Lega non più secessionista ma a vocazione planetaria, (vice)Presidente del Consiglio dei ministri in atto e cattolico «coerente» (l’ha detto lui medesimo in persona!), in risposta al cardinal Gianfranco Ravasi che twittava il Vangelo di Matteo al capitolo 25,43: «Ero straniero e non mi avete accolto». La motivazione della coerenza cristiana di Matteo Salvini: «Ho il rosario in tasca, io coerente con gl’insegnamenti del Vangelo».
È il capovolgimento di ogni ordine e principio. Se avere un oggetto in tasca è segno di coerenza, chi porta le «Madonne ripiene» di Lourdes, le immagini dei Padri Pii e armamentari di questo genere, cosa è? Un padre/madre eterno in terra?
Se io fossi Papa, lo scomunicherei in forza delle sue stesse parole che sono un insulto a tutto l’insegnamento evangelico, tenuto conto che per un ministro della Repubblica Italiana, fresco di giuramento «di servire con disciplina e onore», dovrebbe essere ininfluente l’aspetto, finto o vero che sia, della religione perché bastano e avanzano i principi della Costituzione che anche Salvini difese nel referendum del 2016, le leggi e i trattati internazionali, sottoscritti dall’Italia e la legge della coscienza che su tutto fa prevalere l’umanità e il pericolo imminente di vita.
Nella creazione, «Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte» (Gen 1,4-5), ora le tenebre prendono il posto del giorno come se niente fosse.
Mi ribello a questa ignominia che, come scrive Lucia Annunziata su Huffington Post, ci riporta indietro di 72 anni minimo alla vergogna della nave ebraica «Exodus». In questi giorni, nella mia parrocchia, abbiamo pubblicato tutti i bilanci e gli aiuti che diamo a oltre un centinaio di persone/famiglie (50% italiani e 50% di origine non italiana), provengono unicamente da contribuzioni volontarie di circa 150 persone.
Non un soldo pubblico, non un contributo politico che non vogliamo perché abbiamo un senso di dignità che esige la compartecipazione e il sentimento umano. La «pacchia» la rimandiamo indietro al mittente perché è lui che lucra elettoralmente e politicamente dalla disgrazia dei migranti.
A Salvini e a Di Maio che ho votato per scardinare l’immondo sodalizio «Renzi/Berlusconi» e non per trovarmi i fascisti al governo, nonostante la Costituzione, dedico queste parole nelle quali mi riconosco io e il meglio del popolo italiano:
Queste parole sono scolpite nell’atrio del Palazzo dell’Onu. Parole antiche, di Poeta e di Mistico, Saādi di Shiraz, Iran1203-1291. Nove secoli fa un persiano musulmano esprimeva un pensiero che è ebraico e cristiano. Nella Bibbia, «Adamo» non è nome proprio di persona, ma nome collettivo e significa «Umanità - Genere Umano», senza aggettivi perché non è occidentale, orientale, del nord o del sud, ma solo universale.
L’Onu ha scolpito le parole sul suo ingresso perché le nazioni possano leggerla prima di deliberare per richiamarsi l’orizzonte delle decisioni. Europa, Italia e Occidente fan parte dell’Onu al punto che spiriti poveri osano parlare di «civiltà occidentale», identificandola, sacrilegamente, con il Crocifisso, senza memoria di storia, di geografia e di civiltà.
La nostra civiltà sta regredendo verso la preistoria, verso il nulla. Come insegna il secolo XX, secolo di orrori, la barbarie porta all’abisso e inghiotte la Storia in un buco nero senza ritorno. Guardando le immagini di umanità crocifissa nella miseria dell’opulenza attorno al Grattacielo della Regione Liguria, ho pensato istintivamente alle parole del pastore protestante tedesco, Martin Möller, pronunciate nel 1946 in un sermone liturgico: -***«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».
A Genova il Comune ha deciso di restaurare la Lanterna, simbolo della città, faro di luce nel buio e segnale per rotte sicure; a Genova, in Italia, in Europa e nel Mondo si perseguitano i poveri, i senza dimora, gli sbandati, figli di una società impazzita che crede di potersi chiudere in sé, erigendo muri e fili spinati, mentre si difendono Istituzioni ed Europa, gusci vuoti d’ideali, ma pieni di interessi miopi. Chi costruisce muri distrugge l’Europa e il proprio Paese, chi perseguita il povero si attira la collera di Dio che è «il Dio degli umili, il soccorritore dei piccoli, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati» (Gdt 14,11).
La civiltà e il suo cammino lo avevano indicato nei millenni antichi le Scritture degli Ebrei, dei Cristiani e dei Musulmani, recepiti dalla modernità nell’esistenza stessa dello spirito delle Nazioni Unite, che si riconoscono in Saādi di Shiraz.
Se oggi, cittadini, uomini e donne, politici e amministratori, vescovi e preti, politici e governanti, sindaci e assessori, credenti e non credenti, docenti e studenti, non si riconoscono laicamente nelle parole che vengono dal lontano Medio Evo, noi abbiamo messo mano alla scure per recidere l’albero su cui siamo seduti. Se non ci si chiede la ragione per cui i poveri aumentano, i senza casa aumentano, gli sbandati crescono esponenzialmente e i migranti africani chiedono il conto, siamo colpevoli di assassinio della civiltà, non salveremo noi, ma ci votiamo destiniamo alla distruzione.
Berthold Brecht (1898-1956), poeta e drammaturgo, nelle Poesie di Svendborg (1933-1938), 1937 (traduzione di E. Castellani-R. Fertonani) ne ha una col titolo «Germania», atto di accusa al sopruso del forte sul debole, all’arroganza del sistema sulla persona. A sessant’anni della sua morte, Germania è nome simbolico, sostituibile con Italia, Ungheria, Polonia, Austria, Olanda, Genova, Torino Milano, Roma, Io, Tu, Egli, Noi, Voi e Loro: -***«Parlino altri della propria vergogna, / io parlo della mia. /O Germania, pallida madre! / come insozzata siedi / fra i popoli! / Fra i segnati d’infamia /tu spicchi. / Dai tuoi figli il più povero/ è ucciso. / Quando la fame sua fu grande / gli altri tuoi figli / hanno levato la mano su lui. / ... Perché ti pregiano gli oppressori, tutt’intorno, ma / ti accusano gli oppressi? / Gli sfruttati / ti mostrano a dito, ma / gli sfruttatori lodano il sistema / che in casa tua è stato escogitato! / E invece tutti ti vedono / celare l’orlo della veste, insanguinato / dal sangue del migliore / dei tuoi figli. / O Germania, pallida madre! / Come t’hanno ridotta i tuoi figli, / che tu in mezzo ai popoli sia / o derisione o spavento!» (Berthold Brecht).
Possano la Poesia e la Memoria rinsavire Ragione e Dignità. Salvini, la Lega, Di Maio e l’illusione passeranno, l’umanità sopravvivrà e i poveri porteranno fiori sulle loro tombe. È la Storia, bellezza! È la Storia!
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SUL TEMA NEL SITO, SI CFR.:
SAN PAOLO, COSTANTINO, E LA NASCITA DEL CATTOLICESIMO. La "donazione di Pietro", la "donazione di Costantino" e noi, oggi.
"ERODE" E LE GERARCHIE CATTOLICO-ROMANE CONTRO CRISTO E "CONTRO CESARE. Cristianesimo e totalitarismo nell’epoca dei fascismi". Il lavoro di Emilio Gentile
CREATIVITÀ: KANT E LA CRITICA DELLA SOCIETÀ DELL’UOMO A "UNA" DIMENSIONE. Una sollecitazione a svegliarsi dal sonno dogmatico
GUARIRE LA NOSTRA TERRA. "Potrei, per me, pensare un altro Abramo" (F. Kafka).
Federico La Sala
Fedi e mondo
Cinque anni di Francesco
di Marcello Neri (Il Mulino, 12 marzo 2018)
Trasformare un’istituzione complessa e articolata in diversi livelli come è la Chiesa cattolica non è impresa facile. Di sicuro non basta lo slancio profetico dell’uomo solo al comando, che ben sa che per portare a compimento tale impresa si deve tirare dietro tutto un popolo e farlo sentire come a casa sua in una nuova configurazione della comunità ecclesiale. Una riforma costituzionale della Chiesa, quella a cui aspira Francesco, può riuscire solo sulla base di un cambio di mentalità da parte dei credenti (di cui fanno parte tutti, dai cardinali di curia alla vecchietta che ogni giorno va in chiesa per dire il suo rosario). Se altre istituzioni possono immaginarsi di rinnovarsi solo attraverso procedure giuridiche, la Chiesa cattolica sa bene di non poterselo permettere.
In questo Francesco rappresenta una consapevolezza inedita per la Chiesa stessa. Ed è probabile che ciò rappresenti lo snodo cruciale dell’opposizione, non irrilevante nei numeri e sicuramente ben attrezzata nei mezzi, che si muove contro di lui nei mille rivoli del cattolicesimo occidentale. Perché il baricentro di questa forza che si contrappone al suo immaginario di una Chiesa a-venire è prevalentemente raccolto e distribuito fra Europa e Stati Uniti. Grandi forze del cattolicesimo moderno che fu, ma già adesso marginali rispetto alla geografia del cattolicesimo globale.
Inoltre, una compiuta riforma della Chiesa cattolica non avviene, non è mai avvenuta, nell’arco di una sola generazione. I processi che essa richiede sono come quelli dell’Esodo, saranno altri ad entrare nella configurazione ecclesiale auspicata. La fede, anche quella istituzionale, deve imparare la pazienza del contadino, di chi semina e apprende a stare nell’attesa di un tempo che sfugge alla sua possibilità di controllo e manipolazione. È per riferimento a quest’arco esteso delle generazioni credenti che Francesco deve mettere mano, nel tempo che resta, ad alcune scelte istituzionali strategiche. Scelte che permettano alla virtuosità di un traghettamento della Chiesa cattolica in una nuova epoca di continuare a sussistere dopo di lui. Questo ce lo possiamo attendere, è qualcosa che Francesco deve a tutta la comunità ecclesiale come comunità di generazioni (anche quelle che non ci sono più e quelle che non sono ancora). Pretendere di più sarebbe stolto, vorrebbe dire non conoscere né le procedure né la dimensione spirituale di questo strano corpo che è la Chiesa cattolica.
Corpo che Francesco sta cercando di educare a un’estroversione da lungo tempo dimenticata. Facendo perno sulle sue intuizioni, non sempre facili da gestire, Francesco ha comunque restituito dignità e rilievo alla diplomazia vaticana nell’ambito delle innumerevoli situazioni di criticità del nostro tempo. Cercando così di risolvere l’anacronismo di un’istituzione che nasce continuamente dal Vangelo ed è, al tempo stesso, uno stato nella comunità delle nazioni. In questo si lascia guidare da un doppio principio: una concentrazione sui margini del mondo, delle condizioni di vita, delle situazioni umane (anche dentro la Chiesa), da un lato, e un’attenzione notevole al vasto continente asiatico nel suo complesso, dall’altro - al centro della quale va a iscriversi anche la strategia di un dialogo con la Cina.
In un mondo che sembra essere sfuggito di mano alle istituzioni preposte al suo governo, con una sorta di liberi tutti che produce non solo nuovi processi di identità etnica e nazionalista, ma mette a repentaglio l’ambiente stesso del vivere umano, Francesco appare essere l’unica figura disponibile ad assumersi la responsabilità di indicare la direzione verso cui orientare la barra del timone del nostro vivere-insieme a livello globale. Poi si può essere più o meno d’accordo con lui, di sicuro ci sta provando.
Lo fa non attraverso gesti simbolici, ma andando di persona sui luoghi dell’umano vivere - segnato dalle ferite del nostro tempo e dalla nostra cura narcisistica e miope che non ci permette di alzare lo sguardo oltre noi stessi. Lampedusa, a Cuba insieme al Patriarca di Mosca Cirillo, Repubblica Centroafricana con l’apertura anticipata dell’Anno giubilare della misericordia a Bangui, Myanmar, il progetto di viaggio con il primate della Chiesa anglicana Welby nel Sud Sudan... sono solo alcune delle tappe di questo recarsi nella realtà del mondo, tra i dimenticati della storia. Semplicemente per essere davvero lì in mezzo a tutti noi.
Con il desiderio di non dimenticare nessuno, neanche quelli che tra i suoi gli oppongono la più strenua resistenza. In un gesto di intercessione davanti a Dio che raccoglie tutti, nessuno escluso. Non è il gesto devozionale di un’anima bella e un po’ ingenua, ma quello di un «capo» che si fa carico dell’intera umanità nella stagione di uno spaesamento globale che nessun altro sembra essere disposto a cercare di governare.
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ DI CRISTO ("X" = lettera alfabeto greco) NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL "CROCIFISSO" DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA.
GUARIRE LA NOSTRA TERRA: VERITÀ E RICONCILIAZIONE. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"
Federico La Sala
Ratzinger, basta stolto pregiudizio contro Bergoglio *
Lettera del Papa emerito per il V anno di pontificato di Francesco. Per luogo comune "lui sarebbe uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico teologia"
"Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi". Lo dice Benedetto XVI in una lettera per il quinto anno di pontificato di Bergoglio resa nota a margine di un incontro dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione, mons. Dario Viganò.
I volumi della collana "La Teologia di Papa Francesco" presentati oggi "mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento", dice nel messaggio il Papa emerito Benedetto XVI.
* ANSA, 12.03.2018 (ripresa parziale, senza immagini).
PAPA FRANCESCO, IL "PADRE NOSTRO", E INTERI MILLENNI DI LABIRINTO
DIVENTÒ UN DIO, IL "PADRE NOSTRO", IL CAPITALE ... *
A FURIA DI MERCANTEGGIARE SU TUTTO abbiamo PERSO LA TESTA, fatto del CAPITALE un DIO, il "Padre nostro", e ci siamo fatti allegramente tradurre e "indurre in tentazione"! PER MILLENNI.
CHE BELLO!!! TUTTO è diventato "carissimo", non solo ciò che si produce e si vende (il feticismo delle merci) ma anche noi, gli animali, e l’intera terra con il suo cielo più alto: la CARESTIA si è diffusa su tutta la terra ed è diventa terribile e, come, al solito, i MERCANTI hanno fatto I loro affari e ancora oggi continuano ad accumulare TESORI per i loro "carissimi" eredi, dappertutto, non solo nelle loro case, ma anche nelle Banche e nei Templi (sul tema, cfr. i miei commenti all’art. di Marcello Gaballo, "L’affresco di sant’Agostino nella cattedrale di Nardò", Fondazione Terra d’Otranto, 38.08.2017). E, ogni giorno, celebrano la LORO benedetta carissima "EU-carestia", la loro "BUONA-carestia" - per conservarla, per tutti i secoli dei secoli.
PER tutti i POVERI "CRISTI", che c’è da augurare?! Che il Natale "sia meno commerciale" e l’anno che viene "meno dozzinale"?!
Dopo duemila anni Papa Francesco finalmente ne ha preso atto:"Dio che ci induce in tentazione non è una buona traduzione".
Era ora!
BUON NATALE, BUON ANNO, BUON 2018
Federico La Sala
* Cfr. Armando Polito, "Natale e Capodanno: che non siano solo belle parole", "Fondazione Terra d’Otranto", 24,12,2017
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno - nemmeno papa Francesco - ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
Società
Sinodo, la vecchia chiesuola è finita per sempre
di Paolo Farinella (Il Fatto, 28 ottobre 2015)
Papa Francesco: Ultimo giorno di lavori del Sinodo dei VescoviDue giorni prima che si chiudesse il Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, dedicato alla famiglia, svoltosi in Vaticano nel mese di ottobre 2015, ho pubblicato il mio “Pacchetto del Mercoledì” con le mie previsioni sulle conclusioni dell’assise che si sono puntualmente avverate, senza nemmeno un grande sforzo per prevederle. Non c’era bisogno di immaginazione per capire che non vi sarebbe stata alcuna rivoluzione perché abbiamo assistito alla solita metodologia clericale che, rimescolando un po’ le carte, un colpo al cerchio e uno alla botta, ha lasciato le cose come stavano, salvo prendere atto della realtà della vita e della storia, quando ormai è troppo tardi. Ho intitolato la mia riflessione “Un Sinodo inutile perché fuori tempo“.
Leggendo le quasi novanta pagine delle conclusioni, non posso che confermare la mia impressione che anzi si rafforza. Rendo onore a Papa Francesco che ce la sta mettendo tutta per dare una sberla all’immobilismo atavico di vecchi armamentari che non possono più stare in piedi né dal punto di vista scientifico, né -Mirabile dictu! - da quello biblico e poi teologico, psicologico e antropologico. Il Papa è figlio del suo tempo, condizionato anche lui dall’impostazione teologica in cui è vissuto per tutta la sua vita, ma è onesto, ha senso ecclesiale ed è anche gesuita, uomo cioè con personalità formata e consistenza psicologica stabile.
Non è attaccato al potere in sé, né al papato e appena si accorgerà di non essere più in grado, darà le dimissioni. Egli sta provando a recuperare il tempo perduto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i due papi che hanno affossato con convinzione il concilio Vaticano II, ma lunga è la via e arduo il cammino in una realtà clericale (non ecclesiale) attaccata alla religione come controllo e quindi alleata di ogni potere (anche corrotto) che ne garantisca l’esistenza con leggi privilegiate, favori e anche intrallazzi vari.
Il clero non è pronto perché, culturalmente impreparato, confonde teologia con formule imparate a memoria nei trattati che sono ancora quelli della neoscolastica, rimasticata nel XIX, dopo il concilio Vaticano I che ha tentato di definire l’infallibilità del papa come variante del potere temporale perduto con la breccia di Porta Pia. Il marchingegno non è riuscito e oggi il Papa che vuole mettere in discussione il papato stesso come storicamente si è realizzato deve combattere contro i difensori dell’infallibilità assoluta, cioè con i papalini più papalini del Papa. L’inconsistenza dell’episcopato italiano ne è una prova.
Pare che il Sinodo abbia fatto una timida apertura alle coppie divorziate e risposate, parlando di “discernimento caso per caso”. Buono a sapersi, buongiorno e buonasera. Nella parrocchia di San Torpete, da quando ho iniziato il mio servizio in centro storico a Genova, dopo il mio rientro da Gerusalemme, cioè da almeno dieci anni, abbiamo sempre applicato il criterio del “discernimento” - e io aggiungo - “della coscienza” informata e formata.
Credo che sia giunto il tempo di considerare le persone non più “suddite”, ma adulte e capaci di scelta davanti a se stessi e a Dio. È finito per sempre il tempo del prete che dice cosa bisogna fare e non fare. Egli può aiutare a capire, ad approfondire, a valutare, ma non può sostituirsi alla coscienza personale davanti alla quale anche Dio cede il passo e s’inginocchia. Nella mia chiesa separati e divorziati fanno la comunione in forza del principio del “discernimento” che il Sinodo ha inverato come criterio efficace per tutta la Chiesa. La mia colpa semmai è quella di avere anticipato i tempi di qualche decennio a San Torpete e di oltre quarant’anni ovunque sono stato, perché mi ha sempre guidato il criterio del primato della persona sulla lettera della Legge: “Il sabato è per l’uomo, non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27).
Se questo Sinodo si fosse svolto negli anni ’60 al posto dell’enciclica “Humanae vitae“, che segna l’inizio del fallimento postconciliare della Chiesa cattolica, avrebbe avuto un altro impatto, ma ora che buoi e stalle sono scappati e non tornano più, nel 2015 è fuori tempo massimo, ottimo per illudere gli eminentissimi, travestiti da donna con abiti filettati e berretti da circo, di essere custodi della “dottrina” nella quale nemmeno loro credono a vedere comportamenti e scelte. Prendiamo atto che con il Sinodo la vecchia chiesuola è finita per sempre, nonostante i complotti e le manovre. Noi restiamo in attesa che spunti l’alba di una nuova “ekklesìa” che possa annunciare la «Stella del mattino che non conosce tramonto» (Preconio pasquale).
LETTERA APERTA AL SIGNOR PAPA BENEDETTO XVI
AL SECOLO JOSEPH RATZINGER
di Paolo Farinella, prete - Genova 09-05-2012
Sig. Papa,
apprendiamo dalla stampa che lei, su istigazione del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, andrà al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini nel prossimo mese di agosto 2012 per ricordare i trent’anni della visita di Giovanni Paolo II al Meeting e il riconoscimento pontificio di Cl. Non le nascondiamo il nostro sconcerto per questa notizia, gravida di conseguenze non buone per lei, per la Chiesa e per la stessa CL che ormai di cattolico non ha nemmeno il nome, compromessa com’è con le logiche demoniache del potere.
L’annuncio è dato contemporaneamente allo scoppio in Italia degli scandali che coinvolgono il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, uno dei «memores Domini» con voti di castità, obbedienza e povertà, ma ancora più famoso per i suoi traffici immorali con uomini corrotti che lui stesso ha contribuito a corrompere per averne utili e benefici personali a danno della sanità pubblica e dell’erario regionale. Come è testimoniato da report di stampa, egli conduce stili di vita non consoni con la castità e la povertà, ostentando lusso e nudità che ben poco si confanno ad un uomo che ogni giorno si vanta di essere cattolico di CL, il «Celeste».
Negli stessi giorni, il presidente di CL, don Julián Carrón, ha pubblicato sulla stampa italiana (la Repubblica, 1-5-2012) una lettera con cui rinnega i comportamenti del «Celeste» Formigoni e ammette che forse CL si è persa per strada, allettata dall’esercizio del potere fine a se stesso e perdendo l’ispirazione cristiana se nell’opinione pubblica si è diffusa la convinzione che la corruttela di CL sia arrivata a livelli inauditi, come gli affari condivisi anche con la criminalità organizzata pur di avere appalti e denaro a fiumi a spese dello Stato.
Noi non avevamo bisogno di don Carrón per renderci conto della deriva del movimento che lei ha consacrato da cardinale e implementato da papa. Da anni assistiamo inorriditi all’evidenza che CL sia fuori da ogni prospettiva religiosa ed evangelica, sprofondando sempre più in basso. Non si può restare immuni dopo che per quasi vent’anni si è appoggiato politicamente, sostenuto e difeso un uomo corrotto e immorale come l’ex presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, difendendolo anche quando incitava alla distruzione dello Stato di diritto e induceva le minorenni a prostituirsi a lui. Mai una voce di critica o un distinguo è venuta da CL anche quando i fatti erano palesi e non manipolabili. Uomini e donne di CL sono stati succubi, anzi beneficiari di un sistema di corruzione e di corruttela spietati, senza mai un rincrescimento e una presa di distanza. Al contrario si sono sempre affaticati a dimostrare che l’uomo più corrotto e più delinquente del mondo avrebbe dovuto essere valutato per le politiche (per altro ignobili, antiumane e irreligiose) che faceva e non per la sua condotta etica. Machiavelli a fronte era un novizio di primo pelo.
Ora noi constatiamo che il corrotto, malavitoso, ignobile, immorale e amorale Silvio Berlusconi ha sventrato la coerenza e la dirittura morale dell’intera CL che oggi deve fare i conti con i propri adepti scandalizzati e disorientati. Molti abbandonano CL perché è diventata un centro affaristico di lupi rapaci, dediti agli appalti, alla compravendita di favori, espressione di una politica che favorisce gli evasori fiscali, i trafficanti di favori e di denaro sporco, la malavita organizzata, i mafiosi che tutelano in parlamento, e complici «in solido» di un sistema senza morale che ha portato l’Italia sull’orlo dell’abisso non solo economico, ma anche etico e sociale.
In queste condizioni, la sua presenza al Meeting sarebbe una sciagura per la Chiesa e lei stesso perderebbe credibilità, disorientando ancora di più i credenti e i laici di buona volontà, come quando in pieno scandalo politrico-sessuale, lei ha voluto ricevere appositamente Silvio Berlusconi all’aeroporto togliendolo dal disprezzo generale in cui era scaduto. Le persone semplici leggerebbero la sua presenza come una «benedizione» del papa ai corrotti, ai disonesti, agli immorali, a Formigoni e sodali compagni di avventura criminosa. Si direbbe che lei benedica CL perché «paga» in termini economici (cioè dà tanti soldi) per cui «possono comprare anche il papa»; paga in potere perché in parlamento e al governo difende istanze clericali che poi si dimostrano vittorie di Pirro.
Sig. Papa,
Lei ha già sbagliato con i malati mentali lefebvriani, venendo unilateralmente loro incontro togliendo imprudentemente la scomunica senza chiedere prima l’adesione formale al magistero del concilio Vaticano II. Essi hanno capito la sua debolezza per cui ora la ricattano punto dopo punto e lei per non perdere la faccia è costretto a cedere sempre di più fino alla resa definitiva. Non faccia un altro errore irreparabile, andando al Meeting perché sarebbe accomunato alla congrega degli utilizzatori della religione in funzione di un potere spietato, politico, economico e religioso, come dimostra la lettera di don Carrón che arriva a sponsorizzare la candidatura per Milano del patriarca Angelo Scola, gettando fango sulle nobili figure degli arcivescovi Martini e Tettamanzi, che la storia ricorderà come autentici «Padri della Chiesa».
Vivendo in uno Stato estero, lontano dall’Italia, forse lei non è sufficientemente informato su quanto accade nello Stato d’Italia per cui potrebbe fare scelte avventate. Ho creduto pertanto mio dovere informarla succintamente per contribuire ad aiutarla a fare scelte oculate e ponderate perché un papa non può esporsi come capita, andando ad un consesso dove si fanno più affari che preghiere. In nome della decenza, della morale e dell’ufficio che lei rappresenta, noi la preghiamo di annullare la sua visita al Meeting di Rimini per motivi di opportunità e di etica. In nome della Verità
(seguono firme).
Don Paolo Farinella è fuori pericolo e scrive su Facebook: “Un augurio cardiopatico di buon anno” *
Genova. Don Paolo Farinella, il “prete cattolico con cuore laico”, come si definisce lui stesso, è fuori pericolo. Dopo essere stato ricoverato e operato d’urgenza nel reparto Cardiologia dell’ospedale Galliera, ora sta meglio, ma avrà bisogno di riposo assoluto.
Gli annunci sulla salute del parroco di San Torpede sono stati aggiornati costantemente dal fratello del sacerdote via Facebook, ma anche Don Farinella, ha voluto dettare un pensiero per rassicurare chi in questi giorni gli è stato vicino con messaggi di grande stima e auguri di pronta guarigione.
“Ho avuto un infarto, mi sono ricoverato da solo. E’ stato preso in tempo con immediato intervento del Primo Angioplastica. Ora riposo assoluto. Un abbraccio a tutti, con affetto e un augurio cardiotonico di buon anno! Paolo Farinella, prete”. Queste le parole del sacerdote sulla sua pagina di Facebook, che hanno rassicurato tutte le persone che in questi giorni hanno vissuto in una grande apprensione. “Forza don...abbiamo bisogno di preti come te”, si legge. E ancora “Ti aspettiamo! Adesso riposati”, “Che l’anno nuovo riporti salute e serenità. Tanti affettuosi auguri Don Paolo!”.
Un susseguirsi continuo di messaggi augurali, centinaia di persone che attendono l’uscita dall’ospedale di don Paola Farinella e soprattutto gli augurano una pronta guarigione.
» Redazione
ARTICOLO N° 25620 DEL 02/01/2012 - 08:26
http://www.genova24.it/2012/01/don-paolo-farinella-e-fuori-pericolo-e-scrive-su-facebook-%E2%80%9Cun-augurio-cardiopatico-di-buon-anno%E2%80%9D-25620/
“Ho difeso davanti ai giudici un ragazzo colpevole di dichiararsi «anarchico», ma non ha mai commesso l’ombra di un reato. Condannato agli arresti domiciliari. Proibito pensare. Ricordate il fascismo? Ci salviamo se non abbiamo paura”
Condoni e bavagli del governo dell’amore (a pagamento)
24-05-2010 di don Paolo Farinella
ASSASSINI
di don Aldo Antonelli
Siamo sotto una grandinata di bombardamenti senza sosta e senza misura e senza ritegno. Dalle prediche blasfeme di don Berlusconi alle false esecrazioni morali del Papa, passando per i comizi fascisti dell’onorevole Bagnasco.
A ruoli invertiti il puttaniere pluridivorziato fa omelie sull’amore e il papa che da cardinale per 24 anni, dal 1981 al 2005, ha visto passare sotto le sue mani tutti i casi gravi di devianza sessuale commessi da sacerdoti senza che movesse un dito. E’ sua la lettera solenne del maggio 2001 (Epistula de delictis gravioribus) che poneva sotto segreto pontificio tali delitti.
Il Falso per antonomasia e il falsificatore di professione fonda il Movimento dei Missionari della Verità e il cardinale chiude gli occhi e allunga la mano per benedire. Anzi allunga tutte e due le mani: una per prendere e l’altra per benedire.
Da ladri professionisti ben si intendono: ambedue ladri di cosciena e di buona fede. Ladri di libertà e di dignità.
C’è un tribunale inte rnazionale cui deferirli?
L’uno con il suo sorriso a gremagliera e l’altro con il pastorale a mò di scimitarra! Il primo che rifonda il Fascismo del nuovo millennio e il secondo che riscrive il Sillabo in lingua moderna.
Ambedue ladri e ambedue assassini: uccisori di democrazia e affossatori del Concilio.
Disobbedir loro è ormai un dovere morale, urgente e improcrastinabile.
Aldo Antonelli parroco
Se Benedetto XVI si fosse chiamato Francesco I o Zeffirino I
di Paolo Farinella, prete
Se Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, si fosse chiamato papa Francesco I o Zeffirino I al popolo d’Irlanda avrebbe scritto la seguente lettera:
Signore e Signori, donne e uomini d’Irlanda,
non vi chiamo «Carissime e carissimi figlie e figli» come è usanza edulcorata nei documenti ecclesiastici anche perché non posso rivolgermi a voi con espressioni affettuose come se nulla fosse successo. Mi rivolgo a voi, non con distacco, ma con timore e tremore, con rispetto, stando a debita distanza, in punta di piedi e consapevole che nessuna parola può lenire la vostra rabbia, il vostro dolore e il marchio che in modo indelebile è stato impresso sulla vostra carne viva. Io non sono degno di rivolgermi a voi con parole di affetto.
Vi scrivo per dirvi che presto verrò a trovarvi, verrò solo, senza seguito e senza fanfare: a piedi nudi e a capo scoperto, umile e penitente, sì, come si addice al «servo dei servi di Dio». Verrò per inginocchiarmi davanti a voi e chiedervi perdono dal profondo del cuore perché su una cosa non possiamo, voi ed io, avere dubbi: la responsabilità di tutto ciò che ha coinvolto i vostri figlie e figlie, virgulti innocenti, rovinati per sempre, è mia, solo mia, esplosivamente mia. Mi assumo totalmente la responsabilità della colpa di pedofilia di cui si sono macchiati molti preti e religiosi in istituti e collegi sotto la giurisdizione della Chiesa cattolica.
In quanto vescovo della Chiesa universale non ho parole e sentimenti per alleviare il tragico giogo che è stato posto sulle vostre spalle. Sono stato per oltre un quarto di secolo a capo della congregazione della dottrina della fede e non ho saputo valutare la gravità di ciò avveniva in tutto il mondo: negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania e ora anche in Italia e, ne sono certo, anche in tutti gli altri paesi del mondo. La piaga è enorme, estesa e dilagante e io non sono stato capace di leggerne la gravità, la pericolosità e l’ignominia.
Ho preferito salvare la faccia dell’Istituzione e a questo scopo nel 2001 ho emanato un decreto con cui avocavo a me i casi di pedofilia e imponevo il «silenzio papale»: ciò significa che chiunque avesse parlato era scomunicato «ipso facto», cioè immediatamente. Se vi è stata omertà, se vi è stata complicità dei preti, religiosi, vescovi e laici, la colpa è mia e solo mia. Per salvare la faccia, ho finito di dannare uomini e donne, bambini e bambine che sono stati macellati nell’ignominia dell’abuso sessuale che è grave quando accade tra adulti, ma è terribile, orribile, blasfemo e delinquenziale quando avviene su minori.
Non si tratta di poche persone che hanno sbagliato. Mi ero illuso che fosse così, invece ora prendo atto amaramente che la responsabilità sta principalmente in quella struttura che si chiama «seminario» i cui criteri di formazione, io e gli altri responsabili della Chiesa abbiamo varato, mantenuto e preteso che fossero attuati. Con i nostri metodi educativi poco umani e disincarnati, abbiamo creato preti e religiosi devoti, ma avulsi dalla vita e dalla problematicità di essa, uomini e donne inconsistenti, pronti ad ubbidire perché senza spina dorsale e senza personalità. In una parola abbiamo creato mostri sacri che si sono avventati sulle vittime innocenti, appena si sono scontrati con la realtà che non hanno saputo reggere e con cui non hanno potuto confrontarsi. Personalità infantili che hanno abusato di bambini senza nemmeno averne coscienza.
Oggi ritengo che una grande responsabilità sia da mettere in conto al celibato obbligatorio per preti e religiosi, un sistema che oggi non regge, come non ha mai retto nella storia della Chiesa: dietro la facciata formale, ben pochi hanno osservato questo stato che in se stesso è un valore, ma solo se voluto per scelta di vita, libera e consapevole. Su questo punto, prendo l’impegno di mettere all’ordine del giorno il senso del celibato perché si arrivi ad un clero coniugato, ma anche celibe per scelta e solo per scelta.
Vengo a voi, spoglio di ogni autorevolezza perché l’ho perduta e con le mani vuote per chiedervi perdono e subito dopo nella curia romana e nelle chiese locali licenzierò tutti coloro che in qualsiasi modo sono stati implicati in questa dramma. Infine, mentre la giustizia umana farà il suo corso, affiderò il personale responsabile di queste ignominie per curarlo perché si tratta di menti e cuore malati.
Infine, rassegnerò le dimissioni da papa e lo farò dalla terra d’Irlanda, il paese, forse più colpito. Mi ritirerò in un monastero a fare penitenza per i giorni che mi restano perché ho fallito come prete e come papa. Non vi chiedo di dimenticare, vi supplico di guardare avanti, sapendo che il Signore che è Padre amorevole, di cui siamo stati indegni rappresentanti, non abbandona alcuno e non permette che l’angoscia e la sofferenza abbiano il sopravvento. Che Dio mi perdoni, e con lui, se potete, fatelo anche voi. Con stima e trepidazione.
Roma, 19 marzo 2010, memoria di S. Giuseppe, padre adottivo di Gesù.
Francesco I, papa (ancora per poco) della Chiesa cattolica
Povero Cristo!
di Paolo Farinella*
5 novembre 2009
Genova.
I giornali del giorno 5 novembre 2009, riportano la foto di Berlusconi che tiene in mano un Crocifisso, abbastanza grande. Le cronache dicono che glielo abbia dato il prete di Fossa, nell’ambito della consegna delle case.
Se c’è una immagine blasfema è appunto questa: colui che ha varato una legge incivile contro i «cristi immigrati», che parla di «difesa dei valori cristiani». Un prete che consegna il crocifisso a Berlusconi è uno spergiuro come e peggio di lui. Povero Cristo! Difeso da una massa di ladroni che non solo lo beffeggiano, ma lo crocifiggono di nuovo con la benedizione del Vaticano, che per bocca del suo esimio segretario di Stato, ringrazia il governo per il ricorso che presenterà alla Corte di appello di Strasburgo.
Possiamo dire che c’è una nuova «Compagnia di Gesù» fatta di corrotti, di corruttori, di ladri, di evasori, di mafiosi, di alti prelati còrrei di blasfemìa e di indecenza, di atei opportunisti, di cultori di valori e radic(ch)i(o) cristiani ... chi prepara la croce, chi le fune, chi i chiodi, chi le spine, chi l’aceto ... e i sommi sacerdoti a fare spettacolo ad applaudire. Intanto sul «povero Cristo» di nome Stefano Cucchi, morto per mancanza di «nutrizione e idratazione», da nessuno è venuta una parola di condanna verso i colpevoli di omicidio, nemmeno dai monsignori che hanno gridato «assassino» al papà di Eluana Englaro.
Povero Cristo, difeso dai preti come suppellettile e raccoglitore di polvere nei luoghi pubblici e da tutti dimenticato come Uomo-Dio che accoglie tutti e dichiara che sono beati i poveri, i miti, coloro che piangono, i costruttori di pace, i perseguitati, gli affamati! Povero Cristo, difeso dagli adoratori del dio Po e di Odino che ne fanno un segno di civiltà, mentre lasciano morire di fame e di freddo poveri sventurati in cerca di uno scampolo di vita. Povero Cristo, difeso dalla “minestra” Gelimini che trasforma il Crocifisso in un pezzo di tradizione “de noantri”, esattamente come la pizza, il pecorino, i tortellini. Povero Cristo, difeso da Bertone che lo mette sullo stesso piano delle zucche traforate.
Povero Cristo! Gli tocca ringrazia la Corte di Strasburgo, l’unica che si sia alzata in piedi per difenderlo dagli insulti di chi fa finta di onorarlo. Signore, pietà!
Guardando a quel Cristo che è il senso della mia vita di uomo e di prete, ho la netta sensazione che dalla sua comoda posizione di inchiodato alla croce, dica: Beati voi, difensori d’ufficio ... beati voi che ho i piedi inchiodati, perché se fossi libero, un calcio ben assestato non ve lo leverebbe nessuno.
[Domenica pubblico su la Repubblica/Il Lavoro di Genova un pezzo con argomenti pertinenti a favore della sentenza della Corte]
*Prete
Tratto da: facebook.com
Caro Sig. Belisari
non perda la lucidità.... anche nella testimonianza di don Paolo Farinella c’è la grazia di Dio di Gesù, e di S. Francesco ... I mercanti si sono annidati nel Tempio - interiore ed esteriore!!! E l’hanno devastato, alla grande!!! E non se ne è reso conto...
Si legga, nel sito: IL SOGNO "INFANTILE", DEVASTANTE E GOLPISTA, DI "FORZA ITALIA" E DELLA CHIESA "CATTOLICA" E’ FINITO!!! LA COSTITUZIONE ITALIANA E’ GIOVANE E SALDA E, CON LE SUE RADICI DANTESCHE ED ETERNE, NON HA PAURA DELLE SFIDE DELL’AVVENIRE!!! E, ancora, la RISPOSTA DI DON PAOLO FARINELLA ALLE LETTERE DEI CARDINALI BERTONE E BAGNASCO, PUBBLICATE SU "IL CITTADINO" DI GENOVA
La ringraziamo per il suo intervento.
M. cordiali saluti e buona giornata
Per la Redazione
Federico La Sala
Egregio don Paolo. Io sono molto meravigliato che voi vi meravigliate. Silvio Berlusconi è stato molto chiaro a parlare di sè all’inizio del suo mandato. Solo chi non vuole capire non ha capito. Quello che però mi meraviglia di più è il fatto che voi preti (aggiungo io, in buona fede) non capiate i vostri superiori. Eppure anche questi sono stati molto chiari e solo chi non vuole capire non capisce. Vi dovete chiedere prima di tutto cosa significa essere cristiani e cosa significa essere cattolici e poi se le due cose possono coesistere. Essere cristiani significa essere seguaci di Gesù Cristo con tutto ciò che questo comporta. Non c’è spazio per l’ambiguità: ’O siete con me o siete contro di me.’ Parole di Gesù Cristo. In sostanza però anche il papa dice una cosa simile. 1. Si fa chiamare pontefice. Ricordo che in seconda media ho chiesto al mio insegnante di religione il significato della parola ’pontefice’. Mi ha detto che significa ponte tra uomo e Dio. A quel tempo la spiegazione mi è bastata. In seguito, però, dai miei scarsi studi di teologia ho scoperto che l’uomo, e io in particolare, è un peccatore davanti a Dio e quindi privo della Sua gloria. Io non potevo andare davanti a Dio se non attraverso il sacerdote. Comunque è vera la frase ’...poichè tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio’ (Lettera ai romani). La venuta di Gesù Cristo, la Sua morte e poi la Sua resurrezione ha permesso che io, se dotato di fede, ho diritto ad essere Suo figlio. Gesù ha permesso questo, non il papa. Gesù è il Pontefice. Lui ha fatto da ponte tra me e Dio. Un uomo non può chiamarsi Gesù Cristo in terra. 2. Si fa chiamare santo padre. Gesù era arrabbiato con i farisei perchè si facevano chiamare ’Rabbi’ che significa mio maestro. Significa anche padre. Lo stesso padre che oggi viene usato per i preti. Gesù diceva inoltre: Non chiamate nessuno padre sulla terra perchè uno solo è il Padre vostro che è in cielo. Lui addirittura si fa chiamare santo padre che è il termine che usava Gesù quando pregave il Padre. Vedi ’preghiera sacerdotale’ nel vangelo di Giovanni. 3. Si fa chiamare vicario di Cristo. Confesso la mia ignoranza. Io pensavo che vicario significasse amministratore, ma un giorno ho cercato la parola sul dizionario. Significa. ’che fa le veci di..’. Mi dispiace togliervi un’illusione ma lui non è il vicario di Cristo. Dopo che è risorto, Gesù disse ai Suoi discepoli che sarebbe dovuto andare via per tornare in cielo. I discepoli sono rimasti molto rattristati da ciò al che Lui rispose: ’Io devo andare via ma manderò su di voi il Consolatore (al mio posto), cioè lo Spirito Santo’. Quindi il vero Vicario è lo Spirito Santo e non il Papa. Ora la domanda che mi pongo e che vi pongo è questa: Se si accetta una simile autorità come si fa a chiamarsi anche ’cristiano’?. L’altra domanda è che il papa teologo (come se le due parole si dovessero contraddire), in quale istituto teologico ha studiato. Qui si parla di bestemmie. Sono d’accordo sulla sua lettera al vescovo, al 100% ma non capisco come facciate voi ad essere sottomessi ad una simile autorità. Se i vescovi sono complici del presidente, non pensiate che voi siate da meno. Anche voi siete complici verso le autorità superiori perchè queste si reggono sul vostro sostegno.
Cordialissimi saluti.
PS Mi piacerebbe molto se mi rispondesse.
Retroscena di un funerale e «relativismo» della Cei
di Paolo Farinella, prete
Oggi alle 11.40
Genova 21-09-2009. - Ricevo una comunicazione riservata da persona proveniente da «dentro» il sistema militare dei «corpi speciali» che mi ha fatto rabbrividire. A motivo del mio lavoro (terapia di sostegno), avevo intuito che molte cose non quadrassero, ma questa rivelazione mi ha sconcertato. Il berretto al bambino di due anni e la corsa dell’altro bambino alla bara del padre con la mano che si copre il volto (foto giornali perché non ho visto i funerali né ascoltato tg e rg) non sono frutto di spontaneità o gesti di mamme che cercano di proteggere i figli con «qualcosa» del padre (berretto e abbraccio).
Al contrario, sembra che tutto sia stato centellinato dall’équipe di sostegno psicologico che in questi giorni circondano i familiari con un cordone sanitario strettissimo. Mi dice il militare interlocutore che lo scopo di questo gruppo di sostegno non è aiutare le famiglie ad elaborare la morte e il lutto, ma impedire che facciano scenate o mettano in atto comportamento lesivi dell’onore dell’esercito. La mia fonte asserisce che buona parte di questo personale non è specializzata in psicologia, ma è un corpo speciale che un obiettivo preciso: la gestione dei giorni successivi alla morte e il contenimento o meglio l’annullamento della rabbia, della contestazione e della disperazione conseguenti che potrebbero portare a comportamenti di indignazione verso l’esercito e le istituzioni.
Le tecniche quindi mirano ad adeguare il pensiero delle famiglie allo «status di eroe» del congiunto perché appaia «coerente» con la «nobiltà della missione» del morto che diventa anche la «missione della famiglia». Sarebbe una tragedia per l’immagine militare se mogli, madri, figli e fidanzate si mettessero a gridare contro l’esercito e il governo che li ha mandati a farsi ammazzare.
In questa logica si capisce la retorica dell’«eroe», l’insulsaggine del servizio alla Patria, il sacrificio per la Pace nel mondo e anche la lotta al terrorismo. Tutti sanno tutto e giocano a fare i burattini. Se le informazioni che ho ricevuto sono vere, e non posso dubitare della serietà della fonte, i funerali dei sei militari uccisi e tutta l’opera dei pupi presente a San Paolo, è stata un’operazione terribile, ancora peggiore degli attacchi dei talebani. Tutto è gestito per deviare il Paese, le Coscienze e la Verità. E’ una strategia scientificamente codificata.
Il vescovo militare (generale di corpo di armata) non ha risparmiato parole grosse di encomio e di osanna al servizio che i militari fanno alla Pace e alla Democrazia. Una sviolinata che neppure La Russa è capace di fare. A lui si è unito il cardinale Angelo Bagnasco che ha detto:
«Non è esagerato parlare di strage, tanto più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in quel Paese e allo stile da tutti apprezzato con cui si muove in particolare il contingente italiano. Non è un caso che questo lutto, com’era successo per la strage di Nassiriya, abbia toccato il cuore dei nostri connazionali, commossi dalla testimonianza di altruismo e di dedizione di questi giovani quasi tutti figli delle generose terre del nostro Sud. E per questo il nostro popolo si è stretto alle famiglie dei colpiti con una partecipazione corale al loro immane dolore. Anche noi ci uniamo ai sentimenti prontamente espressi dal Santo Padre» (21-09-2009).
Mi dispiace per il signor cardinale, ma non posso associarmi a questa mistificazione collettiva. Enrico Peyretti mi dice che durante l’Eucaristia, pane spezzato per la fame del mondo, è risuonato l’urlo di guerra dei parà: «Folgore!» quasi una schioppettata nel cuore del Sacramento. Credo che si possa dire che la Messa è stata la cornice vacua di una parata militare con i propri riti.
Oggi (21-09-2009), infine, il cardinale Bagnasco ha parlato anche della questione morale e della legge sugli immigrati senza mai nominare e né l’uno e né l’altra. Nessun cenno esplicito alla legge sul reato di clandestinità: si intravede tra le righe un leggero senso di disapprovazione. Figuriamoci se chiamava per nome il Papi Priapeo. Si è limitato a fare una predica generalizzata, valida per tutti e, quindi per nessuno, come giustamente interpreta «Il Giornale» di famiglia.. Tutto va bene, madama la marchesa? Ma, sì! Diamoci una botta e via! «Domani è un altro giorno« diceva Rossella O’Hara o Tarcisio Bertone? Non ricordo bene.
* Il Dialogo,, Martedì 22 Settembre,2009 Ore: 11:59
Il giorno 11 settembre 2009, ho spedito la seguente lettera che adesso rendo pubblica. Paolo Farinella, prete
Sig. Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato
16120 Città del Vaticano - Roma
e p. c.
Sig. Card. Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
P.za Matteotti, 4
16123 Genova
Sig. Cardinale,
apprendo dalla stampa che il giorno 7 ottobre 2009, memoria liturgica della Madonna del Rosario, lei ha intenzione di inaugurare la mostra dall’emblematico titolo «Il potere e la grazia» insieme al presidente «pro tempore» del consiglio dei ministri italiano, Sig. Silvio Berlusconi che non posso chiamare «onorevole» perché di «onorevole» nella sua vita pubblico-privata, nella sua politica e nel suo sistema di menzogne non vi è nulla, nemmeno una traccia.
Se la notizia di questo «rendez-vous» al vertice fosse vera, è giusto che sappia che lei agli occhi della stragrande maggioranza della Chiesa italiana e del mondo si renderebbe complice e si assumerebbe la responsabilità di molti abbandoni «dalla» Chiesa da parte di credenti che ormai sono stufi che la politica della diplomazia sovrasti e affossi la testimonianza limpida del vangelo. Lei sicuramente sa, come lo sa ogni parroco che vive sulla breccia dei marciapiedi, che quest’anno vi è stata una emorragia nei confronti dell’8xmille che moltissimi cattolici anche praticanti hanno devoluto ad altre istituzioni pur di toglierlo alla Chiesa cattolica per le sue ingerenze e connivenze con un governo legittimo, ma ad altissimo tasso di illegalità e immoralità. Questo argomento credo che vi interessi non poco sia come Vaticano che come Cei.
Dopo tutto quello che è successo, le testimonianze, le registrazioni, le inchieste, lo spergiuro pubblico in televisione sulla testa dei suoi figli, gli immigrati morti in mare che il governo ha sulla coscienza; dopo la legge infame che dichiara «reato» lo «stato personale», cioè la condizione esistenziale di «immigrato» divenuto formalmente «clandestino» in forza della legge Bossi/Fini che lo stesso governo ha voluto e varato; dopo tutto questo e altro che potrà leggere nella mia accusa lettera d ripudio all’interessato, lei non può far finta che nulla sia successo e farsi vedere in pubblico con Berlusconi o qualcuno dei suoi scherani.
Noi cattolici credenti e praticanti che portiamo la fatica diuturna della fede e della testimonianza in mezzo ad un mondo indifferente e a non credenti che scrutano la Chiesa e il suo personale con attenzione per scoprire i segnali di una «religione pura e senza macchia» che «non si lascia contaminare da questo mondo» (Gc 1,27), assistiamo allibiti e scandalizzati di fronte ai salti acrobatici che lei sta facendo per riprendere i rapporti con il presidente del consiglio e il suo governo da dove sono stati interrotti, passando sopra ad ogni insulto alla morale cattolica e alla dottrina sociale, di cui ogni giorni vi fate alfieri a parole «per gli altri».
Se parlate di morale pubblica e di etica politica, dovete essere coerenti con i vostri stessi principi che spesso esigete dagli altri che non hanno il potere immondo di Silvio Berlusconi, il quale si crede il Messia e «solutus omnibus legibus», visto che concepisce se stesso come sultano e l’Italia il suo sultanato personale. Egli pensa di potere comprare tutto: i tribunali, le sentenze, la compiacenza di prosseneti e lenoni che gli procurano donnine a pagamento per sollazzarlo con orge (e forse anche droga) di cui egli continua a vantarsi pubblicamente fino a dichiarare con spudoratezza che «il popolo italiano vuole essere come lui». Egli crede di potere comprare anche il Vaticano, offrendo leggi e favori a richiesta. Valuti lei se le lenticchie fuori stagione valgano una Messa.
Sig. Segretario di Stato, lei è libero di incontrare chi vuole, ma non può farlo in rappresentanza della Chiesa perché come gran parte dei credenti stanno ripudiando Berlusconi, così possono ripudiare anche lei se gli offre la sponda di salvataggio contro la trasparenza della fede evangelica. Lei deve sapere che serpeggia nella Chiesa uno scisma ormai non tanto sotterraneo che sta emergendo di giorno in giorno e bisogna stare attenti che non diventi movimento o peggio ancora separazione, anche perché molti vescovi stanno zitti, ma in cuor loro meditano e in privato imprecano. Non prenda a cuor leggero quello che le dico. Il mio vescovo, cardinale Angelo Bagnasco e anche lei che mi ha conosciuto personalmente e bene, sapete che non dico bugie e non parlo mai per sentito dire e di ogni mia affermazione o gesto mi assumo sempre la responsabilità pubblica.
Il popolo si chiede cosa ha da spartire uno come l’attuale presidente del consiglio con la «grazia» e che cosa lei in quanto prete pubblico ha da dire ad un uomo che ha buttato nella spazzatura tutti i principi etici che voi affermate: l’onesta, la verità, la legalità, la famiglia, la prostituzione, la donna, la droga, la menzogna, lo spergiuro, ecc. Se lei appare pubblicamente con «quest’uomo» che ormai sporca ogni cosa che dice e fa, lei inevitabilmente finisce per avallare i suoi comportamenti immorali e immondi dei quali non solo non si è pentito, ma continua a vantarsene ad ogni occasione propizia. In nome di Dio e del suo popolo semplice non contamini la «grazia» con l’immondizia del «potere» che uccide la Chiesa e condanna i suoi rappresentanti. Almeno per una volta, come Segretario di Stato, sia prete, solo prete, intimamente prete e disdica ogni appuntamento con un trafficante senza morale e senza dignità che la sta usando solo per affermare che i suoi rapporti con il Vaticano e con il papa «sono eccellenti». Dichiari pubblicamente che finché il presidente del consiglio non risponde al Paese del suo operato, il papa, lei e la Cei non potete riceverlo. Chieda scusa pubblicamente, si penta e poi, come Nicodemo, vada di notte a confessarsi da chi vuole, senza tv al seguito.
Se vuole conoscere il rapporto tra «potere e grazia» , come si è codificato in Italia nel quindicennio del berlusconimo-leghismo e che a mio parere sta nel Crocifisso, si legga il mio libro «Il Crocifisso tra potere e grazia. Dio e la civiltà occidentale», Il segno dei Gabrielli Editore, San Pietro in Cariano (VR) 2007. A lei non sarà difficile procurarselo tramite le vicina Libreria Vaticana.
Per sua scienza e coscienza le accludo la «Lettera di ripudio» che ho inviato al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e che tante adesioni sta raccogliendo nel mondo credente e non credente. Il Vaticano, attraverso di lei sta facendo lo stesso errore che fece nel 1929, quando riconobbe lo Stato fascista di Mussolini, liberandolo dalla morsa dell’isolamento in cui tutti gli Stati democratici e con un minimo di dignità etica lo avevano confinato.
Con i Patti Lateranensi e il Concordato, Mussolini ebbe partita vinta e portò l’Italia alla rovina e la Chiesa allo sfascio. Oggi sta accadendo lo stesso scempio: il mondo internazionale (economico e politico) ha scaricato Berlusconi, la sua politica e la sua pazzia (lo ha detto la moglie) perché ormai impresentabile; Dio non voglia che ancora una volta il Vaticano, per meri interessi materiali, si schieri dalla parte sbagliata, immorale e indecente. Se lei riabilita Berlusconi, come ha già fatto Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano con l’intervista al Corriere della Sera, nella Chiesa di Dio lei perde il diritto di parlare di vangelo, etica e moralità.
Se Berlusconi riesce a comprare anche il Vaticano con uno scambio di leggi, favori e denaro, sappia che non potrà mai comprare le nostre coscienze di credenti che ogni giorno pregano Dio per la salvezza della «povera Italia» e per la conversione delle gerarchie ecclesiastiche che spesso sono di scandalo e non di esempio al popolo dei battezzati. Noi ci opporremo e faremo sentire le nostri voci e il nostro dissenso perché non vogliamo essere complici di mercimonio , perché nessuno, nemmeno il papa, né il suo Segretario di Stato possono «servire due padroni» e fare affari con «mammona iniquitatis» (Mt 6,24) .Ognuno è libero di scegliersi gli amici e le comparse che crede, ma poi deve essere coerente nella verità fino in fondo, fino allo spasimo e deve accettare anche la disobbedienza di coscienza dei cattolici feriali.
Preoccupato e amareggiato, la saluto sinceramente.
Genova, 11 settembre 2009
Paolo Farinella, prete
Inaugurata la mostra «Il Potere e la Grazia» *
Nella serata di mercoledì 7 ottobre il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, insieme con il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, Silvio Berlusconi, ha inaugurato a Palazzo Venezia, a Roma, la mostra "Il Potere e la Grazia. I santi patroni d’Europa". Erano presenti, tra gli altri, i cardinali Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, Julián Herranz, Sergio Sebastiani, e Albert Vanhoye; gli arcivescovi Luciano Suriani, nunzio apostolico, delegato per le Rappresentanze Pontificie, Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, Andrea Bruno Mazzocato, nominato il 2o agosto scorso arcivescovo di Udine, e il suo predecessore Pietro Brollo, attuale amministratore apostolico dell’arcidiocesi. Numerose le personalità politiche, militari e diplomatiche, tra le quali Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze, Andrea Ronchi ministro delle Politiche europee, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, l’ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede, Alejandro Emilio Valladares Lanza, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, e il direttore del nostro giornale.
* ©L’Osservatore Romano - 9 ottobre 2009
LETTIMITA’ FORMALE... E MEZZO RISVEGLIO, DALLA GENERALE PERDITA DI DIGNITA E DI MEMORIA DEL MESSAGGIO EVANGELICO E DELLA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI.
DON PAOLO FARINELLA "RIPUDIA" ( meglio tardi che mai) BERLUSCONI. EVIDENTEMENTE LO aveva ’SPOSATO’ E (NON SOLO NEL SUO CUORE) aveva GRIDATO e VOTATO "FORZA ITALIA" - COME "I PENSIONATI E LE CASALINGHHE CHE SI FORMANO UN’IDEA DI VOTO SOLO ATTRAVERSO LE TV" !!!
Una nota di Federico La Sala
Lettera di ripudio
di don Paolo Farinella
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR:
ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE? GIA’ FATTO!!!: IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
COSTITUZIONE, LINGUA E PAROLA.....
IL BERLUSCONISMO E IL RITORNELLO DEGLI INTELLETTUALI.
Federico La Sala
BOFFO, OSSERVATORE ROMANO: SU AVVENIRE EDITORIALI ESAGERATI
ROMA - "E’ vero, sulle vicende private di Silvio Berlusconi non abbiamo scritto una riga. Ed è una scelta che rivendico, perché ha ottime ragioni". Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano, prende le distanze da un giornalismo che "pare diventato - osserva in un colloquio pubblicato dal Corriere della sera - la prosecuzione della lotta politica con altri mezzi. Segno che la politica, in tutti i suoi schieramenti, è piuttosto debole. Infatti da alcuni mesi la contesa tra partiti - spiega - sembra svolgersi soprattutto sui giornali, che hanno assunto un ruolo non soltanto informativo, come mostrano anche le vicende degli ultimi giorni".
Sulla solidarietà a Dino Boffo non si discute, ma Vian esprime qualche perplessità sulle scelte di Avvenire: "Non si è forse rivelato imprudente ed esagerato - chiede - paragonare il naufragio degli eritrei alla Shoah, come ha suggerito un editorialista del quotidiano cattolico?". E "come dar torto al ministro degli Esteri italiano - insiste il direttore dell’Osservatore romano - quando ricorda che il suo governo è quello che ha soccorso più immigrati, mentre altri, penso per esempio a quello spagnolo, proprio sugli immigrati usano di norma una mano molto più dura? Mi sembra davvero un caso clamoroso, nei media, di due pesi e di due misure".
Peraltro, assicura Vian, i rapporti tra Italia e Santa Sede "sono buoni. Berlusconi è stato il primo a chiarire che non sarebbe andato a Viterbo per la prossima visita del Papa quando ha capito che la sua presenza avrebbe causato strumentalizzazioni". E l’incontro all’Aquila "é saltato per non alimentare le polemiche", ma "si è trattato di un gesto concordato, di responsabilità istituzionale da entrambe le parti. Tanto più che i rapporti tra le due sponde del Tevere - insiste Vian - sono eccellenti, come più volte è stato confermato". Insomma, "nelle relazioni tra Repubblica italiana e Santa Sede non cambia nulla".
Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano si comporta come tanti direttori, non vede e non sente. Il mondo intero contesta questa situazione italiana. per dirla tutta possiamo asserire che in Italia abbiamo tutti paura di dire quello che si pensa(la verità). Dalle notizie e registrazioni indecorose non si può dire che tutto va bene e il capo ha sempre ragione.
Saluti Valentino
Gentile signor Farinella, devo ammettere che non avevo mai sentito il Suo nome pur abitando a Genova da 22 anni. Può essere perche sono molto giovane o perche mi sono volontariamente e definitivamente allontanata dal mondo cattolico. Stasera sfogliando La Repubblica ho letto il Suo articolo che mi ha veramente colpito....ho chiesto a mia mamma se aveva sentito parlare di un certo Farinella e la risposta ," Ma si! è un prete di Genova...uno in gamba", è un complimento che fa a pochi......così ho cercato su internet....condivido tutto ciò che dice....ha migliorato notevolmente il mio giudizio assai negativo sul clero...
Grazie Irene
L’ANALISI.
Così il capo del governo vuol recuperare con le gerarchie
La marcia del cattolico libertino tra squillo, Vaticano e Padre Pio
di EDMONDO BERSELLI *
Secondo il cinismo della cultura prevalente nel circuito di potere berlusconiano, il cattolicesimo italiano è sufficientemente adulto per saper distinguere fra i comportamenti personali, eventualmente deplorevoli, e la funzione pubblica praticata da un leader politico.
Quindi la prostituzione di regime messa in piedi a Palazzo Grazioli apparterrebbe a uno stile di vita "folk", da considerare con un sorriso di complicità. Si tratterebbe in questo senso di un tocco sovrano di eccentricità, il "Berlusconi’s Touch", in cui il "presidente puttaniere", come il Sultano si è definito, costituisce un gustoso tratto personale, a cui anche i cattolici convenzionali guardano con una sottaciuta simpatia.
Sono bugie, finzioni, mitologie. È la cortina di menzogne che i principali collaboratori del presidente del consiglio, a cominciare dall’avvocato Ghedini, hanno cercato di alzare intorno al capo del governo. Una volta chiesero a Bettino Craxi, rifugiatosi a Hammamet, un giudizio su uno dei suoi numeri due, Giuliano Amato: "Un professionista a contratto", rispose con tutta la malevolenza possibile Craxi. Ora Berlusconi di professionisti a contratto ne ha molti. Ma il suo stile e le sue notti di fiaba sono difficilmente neutralizzabili dai professionisti al suo servizio: e non vengono stigmatizzate ieri soltanto dall’Observer ("un governo marcio") e dal Daily Telegraph ("premier libidinoso"): la stampa inglese mette in rilievo il tentativo berlusconiano di riguadagnare consenso nei confronti del mondo cattolico meno mondano e più tradizionale, per quel "popolo" ancora convinto delle verità contenute nel sesto e nel nono comandamento. Ma non sarà il progetto di visitare il sacrario di Padre Pio a sanare la ferita, vera, che si è aperta nella psicologia del cattolicesimo qualunque. Per almeno due terzi dei cattolici italiani, abituati da decenni a trovare un’ancora nella Democrazia cristiana, Forza Italia e il Pdl erano rimasti una garanzia ideologica e "spirituale", anche contro nemici invisibili, "i comunisti" continuamente evocati dallo spirito quarantottesco del Cavaliere. Scoprire la vera qualità dei comportamenti del Capo è stato un trauma.
Perché un conto è conoscere l’impronta culturale delle tv berlusconiane, nate e cresciute cullando il consumismo, l’edonismo, il culto del corpo, tutti i totem di una religione alternativa al magistero della Chiesa, Al massimo i cattolici vecchio stampo, di fronte allo spettacolo di centinaia di centimetri quadrati di epidermide, si vergognano un po’, e si consolano con la versione ufficiale esibita in ogni occasione dai leader di Forza Italia: tutti specializzati nel manifestare un cattolicesimo conformista e pronti a ogni pratica da baciapile per assicurare la loro fedeltà, laica e devota insieme, alla gerarchia.
Per strappare il velo di questa ipocrisia, e rivelare l’insostenibilità di queste acrobazie fra la bigotteria e la spregiudicatezza politica, ci voleva qualche gesto vistoso. Non il pronunciamento di un settimanale assai critico verso il berlusconismo come "Famiglia cristiana" o di altri organi e personalità del cattolicesino conciliare, dossettiano e più meno di sinistra, Ci voleva l’intervento del quotidiano della Cei, "Avvenire", e del suo direttore Dino Boffo. Si può capirne l’importanza e lo spessore anche ex contrario, valutando il silenzio praticamente tombale (e non si tratta di ridicole tombe fenicie) con cui è stato accolto dall’informazione italiana. Boffo ha pubblicato tre lettere, in cui i lettori mettono in rilievo alcuni aspetti critici particolari, Il primo aspetto investe la "sfrontatezza" del premier e l’incongruenza tra vizi privati e pubbliche virtù. Subito dopo viene la critica alla riluttanza della gerarchia a prendere una posizione netta verso lo stile di vita di Berlusconi, cioè riguardo a "comportamenti improponibili per un uomo con due mogli, cinque figli, responsabilità pubbliche enormi e un’età ragguardevole".
II direttore di "Avvenire" non si è tirato indietro. Il Berlusconi licenzioso induce a parlare di "desolazione". Esiste, anzi dovrebbe esistere, un a priori etico che ha valore prima delle strategie politiche e delle dichiarazioni formali, Il "sondaggismo", cioè il consenso volatile costruito dalle indagini demoscopiche ben orientate, non assolve nulla, Ecco, la fiducia che premierebbe comunque il buon cattolico, "il padre di famiglia", che ammette ridendo "non sono un santo" è un’invenzione della scaltrezza dei professionisti a contratto del giro berlusconiano.
In realtà c’è un’Italia cattolica sicuramente moderata ma forse non ancora istupidita dai giochi di prestigio dei maghi della destra. È un pezzo di società poco conosciuto, che non si fa sentire, difficilmente voterà a sinistra, ma è perfettamente in grado di togliere la fiducia a un leader politico, e di sgretolarne la base di compenso, Per questa base cattolica, il pellegrinaggio a Pietrelcina e nei luoghi di Padre Pio contiene una strumentalità talmente plateale da generare addirittura un’insofferenza ulteriore. Il paese, come scrive Boffo a proposito della sfasatura fra il Berlusconi politico e il Berlusconi più ludico, potrebbe sentirsi "raggirato".
Ebbene, la Chiesa è un organismo complesso, e la realtà cattolica non è identificabile con gli stereotipi. Forse in questa occasione i berluscones hanno scherzato troppo con un mondo che in genere conoscono poco, e che negli anni ha dovuto imparare a cambiare ripetutamente l’orientamento del proprio consenso. Il ritiro della fiducia avviene di solito in modo silenzioso. Questa volta potrebbe essere già cominciato, all’insaputa del mondo berlusconiano.
* la Repubblica, 27 luglio 2009
Sono capitato casualmente in questo sito ....... e vorrei ricordare perchè un cattolico vota per il centro destra....Il moralismo della sinistra è assolutamente ridicolo. Hanno smontato ogni concetto di morale partendo dalla rivendicazione dell’amore libero che altro non era (anni 70) che sesso libero.... Rivendicazione pienamente vissuta che portò alla ricerca disperata di ulteriori conseguenti deresponsabilizzioni e si ottenne il divorzio da cui logica conseguenza fu l’aborto ed oggi si và alla ricerca sempre da parte di un cattocomunismo adulto di continui concessioni al proprio comodo perchè ciò che certo progressismo ha sempre e solo cercato è stato di ridurre il vissuto di ognuno di noi a ciò che è comodo e non a ciò che è giusto. Si è attaccato Berlusconi , ma a quel che fino ad ora risulta lo si è attaccato sul niente e per niente. Iene mediocri e meschine si atteggiano a moralisti dopo aver distrutto la morale..... Non è il peccatore che mi disturba ma mi sconvolge chi in nome del proprio comodo ideologico confonde il giusto col comodo e chiama male ciò che è bene e bene ciò che è male. Per rinfrescare la memoria: Votazione in senato della mozione Buttiglione sulla ricerca effettuata utilizzando embrioni umani.
Libertà di educazione: votazione in senato del ‘pacchetto sicurezza’ contenente la norma sulle discriminazioni per motivi di orientamento sessuale. Proposte di legge in materia di eutanasia e testamento biologico Proposte di legge in materia di aborto e legge 194 Proposte di legge di modifica della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita Proposte di legge su PACS - DICO - CUS In tutte queste occasioni di voto lo schieramento di centro sinistra e sinistra si è espressa contro le indicazioni dell’indirizzo cristiano mentre il centro destra si è espresso in coerenza con l’indirizzo della Chiesa. Ora lo stesso confronto sopra effettuato lo posso dimostrare sia a lvello di Enti locali che di proposte al parlamento europeo. Grazie all’associazione nuove onde sono state messe a confronto le principali coalizioni su leggi, proposte di legge e programmi ad ogni livello: locale, nazionale ed europeo. Per un esauriente dettaglio portarsi sul sito di nuove onde dove le chiacchiere saranno ridotte a zero. Maggio 2006. Prodi è sostenuto da qualcosa come 21 partiti. Tra questi, per la prima volta nella storia repubblicana, si nota la partecipazione diretta di Rifondazione Comunista e dei Radicali italiani (quelli delle battaglie anticristiane). Maggio 2006. Uno dei primissimi provvedimenti del governo del cattolico adulto Prodi. L’allora Ministro dell’Università e della ricerca, Fabio Mussi, ritira a Bruxelles l’adesione italiana ad una moratoria nell’uso degli embrioni come cave da laboratorio, voluta dal precedente governo Berlusconi. I cattolici che sostengono il governo bocciano una mozione presentata dall’opposizione, nella quale la tutela dell’embrione era affermata in modo inequivocabile. Giugno 2006. Ignazio Marino, "cattolico", insieme alla capogruppo Finocchiaro, presenta un disegno di legge sul testamento biologico, ben diverso da quello che si sta predisponendo attualmente. Si aprirebbe la strada a qualche forma di eutanasia. Per fortuna Prodi cade prima che la cosa vada avanti. Settembre 2006. La famosa battuta del cattolico adulto Prodi in merito ai pericoli ipotizzati da Alì Agca per l’incolumità del Papa: "Non so nulla in proposito. Vedranno le sue guardie..." Novembre 2006 Il Ministro della Salute Livia Turco emana un decreto che alza da 500 a 1000 milligrammi il quantitativo massimo di cannabis che può essere considerato per uso personale. Dopo alcuni mesi il decreto verrà affondato da una decisione del TAR. Febbraio 2007 Il Ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini insieme al Ministro della famiglia, la cattolica adulta Rosy Bindi, annunciano il disegno di legge sui Dico. Alla stesura del decreto hanno collaborato diversi giuristi cattolici adulti. E’ un attacco alla famiglia. Il mondo cattolico non adulto si mobilita per il Family Day. Primavera 2007 Si accende il contrasto con la Chiesa cattolica. I partiti della sinistra al governo e i radicali aprono il fuoco contro "l’ingerenza del Vaticano nella politica italiana". Luglio 2007 Falliti i Dico, il governo s’inventa i CUS. Un accordo fatto davanti al notaio, possibile anche per due conviventi dello stesso sesso. L’ideatore è quel genio di Cesare Salvi. La caduta di Prodi interrompe un iter legislativo che sembrava più facile. Luglio 2007 Il Ministro della Salute Livia Turco prende di petto la legge 40 sulla fecondazione artificiale, con l’obiettivo di renderla più permissiva. Anche questa iniziativa, per fortuna, viene bloccata dalla caduta di Prodi. Gennaio 2008 E’ sotto il Governo Prodi che si verifica l’imbarazzante bavaglio al Papa imposto dalla Sapienza di Roma. Prodi e i suoi ministri tacciono. Parleranno solo dopo la rinuncia del Papa. Questo accadeva praticamente ieri. Ora, Prodi è forse (perchè non se ne è nemmeno sicuri del tutto) un uomo onesto, integerrimo, pulito, un bravo cattolico col sorriso da vescovo di azione cattolica. Ma il suo governo, in due anni, sulle questioni "sensibili" per la Chiesa è stato una specie di copia maldestra e non riuscita di quello di Zapatero. E probabilmente la sinistra cattolica l’ha sostenuto senza troppi problemi di coscienza.
Caro Ermanno,
lei continua a proporre contrapposizioni fuori del tempo, e comunque affronta il problema etico riferendosi a precisi schieramenti e uomini, come se rappresentassero la totalità delle posizioni dei comuni cittadini. In pieno rispettando la sua opinione, che mi sembra molto decisa e radicata, mi piacerebbe che il dibattito si spostasse, per una volta, su un piano diverso. La libertà - non solo sessuale - è dei singoli, e questo lo riconosce anche uno spirito cristiano all’interno della Chiesa. Alludo a uno dei più grandi profeti del nostro tempo, il cardinale Carlo Maria Martini. Si tratta di creare le basi per la pacifica convivenza delle libertà, atteso che la "vera" vocazione del cristiano è la Carità. "Dove è carità e amore, lì c’è Dio". In questa prospettiva, le censure, le restrizioni e i limiti positivamente e storicamente imposti escono di scena, restituendoci l’autentico comandamento di Cristo, "ama il prossimo tuo come te stesso". Per ultimo, non mi sembra che questo (mio stesso) discorso sia portante nelle politiche di Berlusconi o di Prodi. Il primo, risulta indubbio, è diventato la bandiera dell’autoritarismo d’una Chiesa ormai troppo assolutista e attaccata al potere. Talmente tanto da aver scordato il fondamento del cristianesimo, che è, appunto, la Carità. Che, poi, implica tutta una serie di atteggiamenti e pratiche, soprattutto di accoglienza, rigettati da tanti porporati e gerarchie. In quanto a Prodi, non trovo che le sue vicinanze a impero e capitale abbiano qualche parentela con la semplice carità cristiana.
Con sincera cordialità, emiliano morrone
Quello che ’Paolo Farisella, prete’ scrive con accorato dolore di verità è la lettura più naturale ed ovvia della realtà.
Questa lettura risulterà uno scandalo e si ritorcerà contro ’il prete Paolo Farisella’ , se non verrà avallata da credenti e laici che - mantenuto un pensiero autonomo e costruita la vita sociale senza connivenze - avranno il coraggio di uscire allo scoperto. Va auspicata una tangibile testimonianza di coloro che risultano congrui con i valori iindicati dai profeti, dagli uomini e dalle donne di pensiero e dagli umili che agiscono le elementari regole di vita per la sussistenza e la solidarietà. Per rimettere a fuoco le dinamiche etiche, le azioni di uguaglianza e libertà e le riflessioni del profondo, dobbiamo comunque allearci - di volta in volta - con tutti coloro che hanno obiettivi chiari e semplici , senza spaventarci delle sigle e delle etichette da dove partono le proposte ( sigle cattoliche, ebraiche, buddiste, laiche o atee, giustizialiste, anarcoidi, comiche, comuniste, radicali , di sinistra, di centro, di destra e così via). Quello che preoccupa è il bisogno di riconoscersi sotto etichette e non con gli obiettivi condivisi.
Chiesa, tra moniti e placet
Ma è pronta allo «scambio»
di Fabio Luppino (l’Unità, 13 luglio 2009)
La legge sul testamento biologico verrà usata da Berlusconi e i suoi profeti per l’Assoluzione definitiva, l’indulgenza plenaria. Come un confessionale: da cui non si esce con dieci avemaria e 20 padre nostro. No, si esce con l’affossamento della laicità dello Stato nel fare le sue leggi. Uno scambio indecente. Una accelerazione improvvisa giunta quando tutto sembrava perduto, anche la sponda ecclesiastica. Va riletta attentamente la dichiarazione del ministro Sacconi del 23 giugno, come replica allo sconcerto di Famiglia cristiana riguardo alle vicende «private» del premier. Dall’ex socialista, neo convertito (Dio ci guardi), è partita una rancorosa rampogna per il direttore del settimanale: «La Chiesa più di DonSciortino appare molto interessata all’etica pubblica - ha detto il ministro - che deve caratterizzare i decisori tanto dal punto di vista della loro affidabilità quando promettono, quanto sotto il profilo dell’applicazione laica dei principi cristiani negli atti di governo, a partire da quelli inerenti il valore della vita». Un’affermazione che col tema non c’entrava nulla. Una zeppa, un segnale, una garanzia.
Sacconi, neocrociato, aveva già dato ampie prove di sé negli ultimi giorni di Eluana Englaro. Trombettiere del decreto con il quale si voleva fermare la battaglia del padre per la morte dignitosa della figlia, in coma da 17 anni. Senza indugiare sulle frasi (basta e avanza quella del premier che addirittura ipotizzava per Eluana l’eventualità di dare al mondo un bambino), Sacconi fece fino in fondo la battaglia parlamentare a sostegno di una legge ad personam (le precedenti erano state fatte tutte per «tutelare» Silvio Berlusconi) contra personam. La Chiesa apprezzò. E molto criticò, al contrario, la fermezza di Napolitano. Tre giorni prima della morte di Eluana, il 6 febbraio scorso, il presidente del pontificio consiglio della Salute, il cardinale Javier Lozano Barragan: «Il decreto era giusto». «Eluana è viva, ha il diritto di vivere e la comunità politica deve sostenere la sua vita con i mezzi che ci sono », si associò il presidente emerito della pontificia accademia per la Vita, monsignor Elio Sgreccia.
Il grumo inossidabile. La leva che ha portato alla legge votata dal Senato sul testamento biologico. La logica dello scambio è ben viva nel Pdl. Sempre a Famiglia cristiana rispondeva Bondi il 28 giugno: «Ha fatto più Berlusconi per la Chiesa di qualsiasi politico democristiano». Il Vaticano ci sta. E osserva da lontanol’emergere del puttanaio di circostanze che riguardano la vita privata di Silvio Berlusconi. Settimane di silenzio, interrotto solo qualche giorno fa con la misura finalmente colma e il sillabo di monsignor Crociata contro lo «sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile» non più rubricabile come semplice affare privato.
Il potere temporale ecclesiastico non chiede coerenza ai politici. Guarda ai suoi obiettivi. Non ha avuto nulla da ridire sulla sfilata di separati al Family day. Anche cerchiobottista, se serve. E così con il ddl sicurezza stanno insieme le dure critiche di monsignor Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei migranti, e la distanza di padre Federico Lombardi, portavoce della Santa sede: «Il Vaticano come tale non ha detto niente sul decreto sicurezza». I parocchiani sono un po’ schifati dai racconti sulle tempeste ormonali di Berlusconi.
Civiltà cattolica di questi giorni, in un saggio su «La coscienza morale e il governo di sé», richiama il monito che Santa Caterina da Siena rivolse ai politici del suo tempo: «Non si può essere buoni politici se prima non si signoreggia se stessi, coloro che non si governano non possono governare la città». La Chiesa millenaria si pone altri traguardi e va oltre. Manda segnali, indubbiamente. Fa sapere che l’udienza con il Papa, affannosamente richiesta da Letta e sherpa di governo, per ora non si mette in agenda; sulle badanti solleva problemi concreti e, in questo clima, riesce ad attenuare anche i furori iconoclasti leghisti. Si tiene, quindi, anche Bondi quando di Berlusconi dice che «sì, è un peccatore come tutti, naturalmente non più di altri, ma sinceramente e profondamente credente», che «non ostenta la sua fede cristiana, non indulge in sterili moralismi da bacchettone, ma va dritto alla sostanza dello spirito».
Il problema, in fondo, non è il Vaticano, anche in questo momento. È il venir meno dell’adagio liberale, libera Chiesa in libero Stato. Non resta che vedere come andrà a finire in una lotta affidata ai freni e contrappesi di maggioranza. Se vincerà Voldemort-Sacconi o Harry Potter-Fini, che sul testamento biologico ha opinioni non integraliste. La posta: lo Stato laico o l’indulgenza per il peccatore-premier.
Don Farinella...e’ un piacere e un onore per me poterle dire come la penso mi piace come si presenta: prete. Che sono i mattoni fondanti della Chiesa. Vuol dire gia’ molto quella piccola parola messa li’ caro Don, penso non a caso. E’ inutile per me dirLe che sono d’accordo con Lei al mille per mille. Ha espresso in un modo chiaro e inattaccabile le cose che da credente non praticante penso da molto tempo. I comportamenti del Vaticano e della classe dirigente ecclesiastica sono sempre stati un ostacolo tra me e la Fede. A maggior ragione adesso dove certi giudizi o non-giudizi mi allontanano sempre piu’ dal praticare e frequentare la Chiesa. Questa non e’ la Chiesa che vorrei io. Io vorrei una Chiesa che sta povera tra i poveri, che sta con i piu’ deboli e gli indifesi, che tiene i mercanti fuori dal tempio, che non mischia la cura delle anime con la cura dei portafogli delle anime. Una Chiesa limpida, specchiata, che possa ergersi, con autorita’ morale a guida e pastore. Io non la sento come una guida. Non riesco a farmi guidare da un Clero che mi sembra, a volte piu’ interessato ai risvolti materiali e monetari e di "gestione del potere" che all’essenza delle cose stesse. Non ci credo piu’. Non mi riconosco in una Chiesa fatta da gruppi di potere come Comunione e Liberazione (ad esempio). Lo so’ e’ un problema mio: non sopporto chi frequenta la Chiesa e si professa cattolico solo perche’ apre molte porte. volevo ringraziarLa perche’ leggere ed ascoltare preti e persone come Lei fa bene alla mia Fede e al mio cuore di cittadino.GRAZIE
p.s. L’ho ascoltata un paio di volte a Radio24 da Cruciani (La Zanzara) e devo dirLe che quando la sento vorrei stringerLe le braccia al collo dalla gioia per le cose che le sento dire. La prego continui.
Il parlamento clandestino dichiara illegale la clandestinità (degli immigrati)
Genova 2 luglio 2009. - Oggi è giorno di lutto per l’Italia fondata sul diritto e sulla Carta Costituzionale. Dopo i giorni della presidenza del consiglio trasformata in lupanare all’aperto, ecco i giorni della demenza giuridica e della vergogna di un governo che legifera solo per soddisfare i propri istinti e ignoranza. Due settimane fa il governo doveva varare la legge sulla prostituzione, penalizzando i clienti, su proposta della Mara Carfagna, non sappiamo (o forse sì?) per quali meriti divenuta ministra della moralità e approvata dal presidente del consiglio, «utilizzatore finale» di escort o prostitute a tre zeri. Qualcuno ha avuto la decenza di rimettere il disegno di legge nel cassetto, in attesa di tempi meno travagliati dalle parti governative. Occorreva qualcosa per distrarre dal porcilaio in cui l’Italia intera è stata annegata dal capo del governo e dei suoi manutengoli. La distrazione nazionale si chiama «il reato di clandestinità» da dare in pasto alle paure indotte dagli stessi che legiferano.
E’ legge, dunque, la norma che prevede il reato di clandestinità che per forza d’inerzia farà aumentare i clandestini come funghi dopo la pioggia; i centri di identificazione da luoghi di verifica civile diventano lager consentiti, passando da 60 a 540 giorni (il 900%). Oggi muore la decenza, muore il Diritto, mentre la stampa pubblica una lettera di un giudice costituzionale, «famiglio intimo» del plurinquisito» capo del governo con cui sfida e sotterra la dignità dell’Alta Corte.
Nella legge che dichiara la clandestinità reato, c’è una norma che inasprisce il reato di mafia (il 41bis). E’ una trappola. Vedremo che tutti i governativi e la maggioranza al guinzaglio si farà scudi di questo articolo per screditarsi tutori di legalità integerrima: essi inaspriscono le pene alla mafia, ma fanno eleggere al parlamento e nelle regioni mafiosi condannati o in via di processo.
Se Cristo fosse fisicamente presente in Italia (cosa impossibile perché starebbe a 12.000 km di distanza dal vaticano!), sarebbe clandestino e verrebbe rinchiuso in un lager di «verifica» (?). Per sfuggire alla polizia di Stato, fuggì in Egitto e tornò solo dopo la morte dei suoi persecutori. Ai clandestini colpevoli di essere uomini e donne in cerca di dignità e agli Italiani e Italiane che hanno ancora il senso del diritto, diciamo due cose: noi speriamo che muoiano presto coloro che li perseguitano e da parte nostra combatteremo questa ignominia di cui proviamo vergogna e che disprezziamo come disprezziamo coloro che l’hanno votata.
Il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, monsignor Antonio Maria Veglio, ha scritto: «I migranti hanno il diritto di bussare alle nostre porte. Basta demonizzare e criminalizzare il forestiero. L’arrivo dei migranti non è certo un pericolo. Sbagliato trincerarsi dentro le proprie mura». Gli fa eco il segretario del pontificio Consiglio, monsignor Agostino Marchetto: La nuova legge porterà «molti dolori e difficoltà agli immigrati» e noi aggiungiamo anche all’Italia perché farà aumentare in modo esponenziale la clandestinità.
Il catto-fascista Gasparri, insieme con gli altri governativi cattolici «similpelle» dichiara di «essere orgoglioso». Di fronte all’Italia che di degrado in degrado corre verso il buco nero dell’indecenza generalizzata, non riusciamo ancora ad udire un belato, un vagito, un gridolino della gerarchia cattolica che pare abbia assunto come nuovo stemma le tre scimmie storiche: non vede, non sente e non parla. La luce che doveva stare sul monte per illuminare le coscienze, è stata spenta e messa in sicurezza sotto il moggio, chiusa a chiave e la chiave buttata a mare. Il silenzio dei vescovi è un peccato contro lo Spirito che non sarà perdonato né in cielo né in terra.
* Il Dialogo, Giovedì 02 Luglio,2009 Ore: 17:36
Una lettera davvero emozionante . Uno sprazzo di libertà, di grande onestà e di schiettezza che non lasciano giustificazioni ad un sistema oramai corrotto e anacronistico. Non sono cattolico in quanto non credo nella Chiesa come istituzione terrena custode di Verità, anche se nella mia vita ho sempre cercato di seguire il messaggio cristiano, un messaggio profondamente ecumenico e non settario, un messaggio fatto di fratellanza, carità, benevolenza e ricerca sempre della LIBERTA’. I migliori auguri ad una persona davvero coraggiosa, ad un vero CRISTIANO.
Marco da Roma
E padre Zanotelli suo vice...
Finalmente risolveremo così il problema della fame nel mondo !!!
(rido)
Beh... un po’ di ossigeno non fa male. Ho appreso di questo articolo attraverso internet, uno strumento che Berlusconi -per ora- non riesce a controllare; mi sorge dunque una domanda: dato che le controparti istituzionali, i nostri rappresentanti che siedono in parlamento, sono molto più preparati a combattersi fra di loro piuttosto che ad organizzare un dissenso incisivo, dato che sono frammentati in 4-5 partitini più o meno autoreferenti... in breve, qualcuno sa se ci sono iniziative "bottom-up" come dicono quelli fighi, che partono cioè dalla base e che magari in internet possono trovare una forma auto organizzata di aggregazione? E ancora, c’è modo per sostenere i don Paoli d’Italia e farne sentire la voce?
Grazie a tutti i don Paoli confessionali e non, cattolici e non, mangiapreti e non.
Andrea Scarpa
Ringrazio un semplice prelato d’oro e il suo calice di legno
una semplice madre di due figli
Grazie Don Paolo! Le sue sono finalmente parole chiare e durissime! Personalmente vorrei Lei come capo dell’opposizione. Sono una dei cattolici che ha descritto: dopo aver passato la mia giovinezza in una Parrocchia molto impegnata nel sociale, mi sono progressivamente distaccata dalla Chiesa sino a, in tempi recenti, considerarla complice e connivente, se non in parte colpevole, del degrado, soprattutto morale, del nostro paese. E devolvo il mio 8 x mille alla Chiesa Valdese.
Non molli, scriva ai giornali, siamo in tanti a volere che queste parole possano venir lette dalla maggior parte delle persone! Rita Ferraro.
Finalmente un prete che parla come i suoi fedeli e non come un predicatore. Più preti così e la Chiesa riprende vita La vita di tutti i giorni è questa...PARLA COME MANGI!
Padre Farinella GRAZIE!
Barbara racconta le visite a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa
"Dopo la cena io me ne andai. Patrizia, che faceva la escort, restò col presidente"
"Io, Silvio e le altre ragazze
tutte lo chiamavano Papi"
"Reclutata" da Giampaolo Tarantini. Difende il premier: "E’ stato simpaticissimo
Mi ha regalato dei gioielli e una busta con una cifra generosa solo per la presenza"
di PAOLO BERIZZI e GABRIELLA DE MATTEIS (la Repubblica, 20 giugno 2009 - per leggere l’art., cliccare sul rosso)
Dopo aver attentamente letto pongo all’attenzione di tutti e di Paolo 2 osservazioni: 1) Toglierei educatamente il presisso o suffisso "prete" alla firma. Ora è il caso. 2) Propongo al caro Paolo Farinella di candidarsi alle prossime elezioni.
o fail il prete o fai politica.
Caordialmente. marco da Genova
Non credo ci sia da aggiungere altro alla lettera di Don Paolo, completa e chiara. Un banalissimo GRAZIE per aver urlato con parole eccellenti tutto quello che in molti vorremmo esprimere: indignazione!
GRAZIE DI NUOVO
Caro don Paolo, dopo aver letto le sue lettere mi viene da dire solo una cosa: non ci sono solo i cristiani disorientati e quelli rassegnati. Ci sono anche quelli N A U S E A T I!
Sono nauseata tanto da Berlusconi, quanto dall’estrema sinitra, quanto da lettere di questo genere, che a mio parere, feriscono di più i cattolici che non una delle tante offese di uomini politici di destra e di sinistra!
Lei che invia le lettere firmandosi "prete"...si ponga solo una domanda: con tutte queste parole ("oh, santo silenzio operativo di Maria", viene quasi da dire!) in quale modo voleva portare me -lettrice casuale- a gustare di più l’amore di Dio? come voleva veramente parlarmi di Gesù, del Dio con noi?
Posso capire se si ribella a ciò che non le pare giusto, ma...quanto l’odio e la rabbia (fosse anche nata dal vedere ingiustizie) l’hanno già resa partecipe delle loro logiche, sempre cieche? Se l’ho involontariamente offesa, le chiedo scusa.
Caro Don Farinella, sei un esempio veramente raro di come dovrebbero essere i ministri della Chiesa: capaci di tuonare contro i loro stessi superiori quando abbandonano e rinnegano la volontà di Dio (così come Gesù tuonava contro gli scribi e i farisei). Ti ringrazio infinitamente perchè è grazie a voci come la tua che le anime dormienti si possono risvegliare alla verità. Ritengo Berlusconi da sempre un essere demoniaco, così come tutti i suoi parlamentari si sono votati al demonio votandosi a lui. La verità di Cristo trionferà con la sua seconda venuta e tutti i politici corrotti e criminali, così come coloro che li hanno sostenuti e li sostengono, pagheranno amaramente le loro colpe se non si pentono. Questo non lo dico solo io ma l’ha promesso Gesù già 2000 anni fa, parlando del giudizio di Dio. Ti invito, caro Don Farinella, a conoscere l’opera di divulgazione dello stimmatizzato laico Giorgio Bongiovanni, attraverso il suo sito www.giorgiobongiovanni.it. Anch’egli ha il coraggio di additare l’anticristo che si cela anche nelle alte gerarchie della Chiesa. Con grandissima stima
Andrea Cognetta (www.youtube.com/andreacognetta cognetta2@interfree.it)
1Caro Don intanto la moglie adirata non so se sia una fonte certa, le parole si dicono anche in momenti di rabbia.... e senza prove (solo la fede si basa sulla convinzione che Dio esista senza avere prove materiali almeno penso lei non abbia una Foto del nostro Padre che e’ nei cieli) per quanto concerne la sentenza del tribunale e’ vero ha ragione ma stanno andando avanti e si ricordi che se anche l’uomo sbaglia poi ci sara’ il giudizio divino che per noi (almeno per me e’ così) e’ quello che conta, ho piu’ paura di quello che di dira’ il mio Dio quando moriro’ di quello che puo’ dire un uomo su di me
2Don ma lei e’ Cristiano Cattolico oppure Cristiano Luterano..... allora intanto Gesu’ quando e’ morto in croce per i nostri peccati non ha detto muoio perche’ Gloria ha fatto questo questo e quest’altro e’ morto in silenzio senza declarare i miei innumerevoli peccati, per quanto concerne l’immigrazione secondo me e’ giusto regolarizzarla per evitare di avere altri nuovi poveri anche qui in Italia dove i missionari per noi non ci sono, ci sono tante brave persone che fanno volontariato e che aiutano il prossimo ... ma non basta inoltre Don si ricordi che Gesu’ fuori dal tempio butto per terra le bancarelle e fu di esempio, come San Francesco fu di esempio e parlo al Sultano..... ed ando’ dal Papa e parlo’ anche al lupo di Gubbio
3Gesu’ mi ha insegnato che ci sono diverse professioni della stessa fede, si ricorda la Samaritana?? anche lei credeva in Dio... eppure non era capita, si ricorda gli antichi cristiani che morivano per Gesù?? loro vinsero con l’amore e lodando Dio non urlando contro lo stato.... Forse e’ perche’ cercano amore e non libri che i cattolici lasciano la chiesa per altre professioni , bisogna guardare la trave che e’ nel proprio occhio
4la pedofilia e’ un accusa forte, anche per la legge italiana sopra i 16 anni le ragazze ed i ragazzi sono liberi di vivere la loro sessualita’ sicuramente e’ indecente farlo per ricatti, ma si ricorda Santa Maria Goletti..... STO OVVIAMENTE ESTREMIZZANDO, ma se i genitori insegnano i valori i figli dicono di no ed emergono per le loro capacita’ se la Societa’\Amici\e perche’ no anche certi Genitori dicono ma si vai intanto poi ne hai un tornaconto .... cosa facciamo??? Un Uomo una Donna possono approfittarsi del loro ruolo ma noi abbiamo dei valori e sappiamo (spero) cosa e’ giusto e sbagliato.........
5E’ lei che adora l’agnello d’oro e lo sa perche’ non le rispondono dal vaticano ?? perche’ la stanno perdonando, Gesu’ disse di amare il prossimo tuo come te stesso non di piu’ non di meno come te stesso io mi devo voler bene altrimenti dove vado come posso aiutare gli altri?? Don ribadisco certe cose se non le sa non ne ha le prove tranne la voce di una donna ferita ed alla quale sono vicino perche’ sicuramente sta soffrendo, non le dica......
6Lei e’ sicuro di avere ancora ideali cristiani io sento solo odio e da un ministro di Dio non lo voglio sentire ricordi sempre Gesu’ cavoli lui e’ morto per noi e tanti cristiani cantando sono morti per lui e cantavano per far capire al male che cosa meravigliosa era ed e’ Gesu’!
7Ascolti anziche’ citare Alessandro Manzoni che non era ecclesiastico mi citi qualche Santo al quale io vorrei ispirarmi
8Questo si che lo accetto da lei a noi la forza di lottare ... ma con tanto amore...... come San Francesco umile tra gli umili
9Ha ragione perche’ oltre ad una radio non fate anche una tv Vaticana a livello nazionale dove non ci sia soltanto una Catechesi Cristiana ma un modello di vita come quello che San Giovanni Bosco fece con i suoi ragazzi
Fratelli, vi racconto una storia.
Un uomo ha un tumore maligno e deve essere operato.
Il chirurgo prende il bisturi, inizia ad incidere la zona infetta per estirpare il male, al fine di salvare la vita del paziente.
All’improvviso sopraggiunge una guardia, che blocca all’istante il chirurgo; lo ricopre di insulti e lo accusa di aver attentato alla vita del paziente, procurando gravi lesioni e la lacerazione della carne con arma da taglio.
Agli occhi della guardia, il chirurgo è un assassino, perchè egli analizza oggettivamente il mero atto isolato di lacerare la carne con arma da taglio; questo perchè non lo collega ad una visione più ampia (un danno minore, il taglio, per un bene maggiore, la salvezza di una vita).
Ecco, quando sento che alcune persone criticano e riversano disprezzo nel prete che utilizza degli strumenti non cristiani (e perchè poi) come le accuse ad personam, e ignorano la vera origine del problema, mi sento molto chirurgo circondato da guardie cieche.
Certo, ci hanno insegnato a guardare la trave che risiede nei nostri occhi, corretto; però se dinnanzi ho una persona che al posto della pagliuzza ha una foresta di abeti che stanno per cadere sopra a centinaia di miei fratelli, ecco che il mio dovere cristiano mi spinge a non essere così egoista a pensare alla mia trave, ma a salvare la vita dei miei cari. Pur mantenendo la mia trave intatta.
Cari miei fratelli oppositori del bisturi, ma tolleranti del tumore, per questa sera un profondo esame di coscienza. Per il bene di noi e voi tutti. Vi voglio bene.
" Voce di uno che grida nel deserto"...don Paolo la tua voce riscatta tanti cattolici cristiani che sempre meno si riconoscono nelle parole e nelle opere del card. Bagnasco e di sua santità Benedetto XVI.
tra le tante verità che affermi colgo quella sollecitazione che riguarda i politici sostenitori della famiglia e che sono però divorziati...bel tema , che dovrebbe accelerare i tempi per la chiesa sulla necessità di una apertura...il magistero della chiesa si deve confrontare con i temi urgenti delle famiglie ricomposte come della bioetica...
aspettiamo ma , come ben dici, visto l’andazzo siamo rassegnati o ci allontaniamo
certo questi vescovi e cardinali che hanno in onore più mammona che Dio saranno giudicati per aver disperso il gregge ...oggi però mi fanno pensare ad una miseria ancora più grande. non hanno la fede che li infiamma e li divora
sono tiepidi e la parola di Dio , per chi ci crede, dice"guai ai tiepidi..."
ogni epoca della cristianità ci ha consegnato esempi di santità e dissolutezza e questa che viviamo non è da meno..
grazie per la parola che sai dire in nome dei deboli , degli ultimi, di quelli che non hanno voce
Maria Coppolecchia
Lucca, 10 giugno 2009
Caro prete,
a te vescovo non ti ci faranno mai, figuriamoci papa.
Ma ognuno sceglie la sua strada, il suo scopo, la sua via, il suo destino. Immagino che prima di decidere ci avrai pensato e avrai fatto le tue valutazioni.
Io da ateo, soprattutto ex cristiano romano ti dico che dai tuoi studi avresti dovuto capire un sacco di cose e ad un certo punto del tuo percorso prendere un altra via e combattere l’istituzione di cui fai parte che è marcia da milleseicento anni almeno. Il problema vero è che questo marciume ha corrotto tutta la società da illo tempore ed ha condizionato con fattore esponenziale l’evoluzione della società e della civiltà. Il problema che tu non vedi come all’ignaro a cui si indica la luna, al contrario di questa allegoria, non è la luna che devi osservare, ma il dito che tutto putrefà. E’ il dito che devi combattere, è il tuo cardinale e gli altri rappresentanti monomandatari del dio monopolista sulla terra che devi combattere se vuoi tentare di dare un senso all’anflatto che ti ha condotto alla tua vocazione, altrimenti stai solo menando fendenti ai fantasmi, avendo delle allucinate visioni frammentarie che ti porteranno prima o poi alla follia, o all’annichilamento della tua coscienza. Fai un passo oltre.
Ciao.
Veientefurente alias Orazio Fergnani.
Caro Farinella, è un respiro grande quello di leggere le note su berlusconi di un cattolico intelligente, colto e retto come lei. In questi giorni tristi da periferia dell’impero, mentre nel resto del mondo c’è per esempio un Obama che mi consola con le sue visioni coraggiose e piene di un amore senza fronzoli (io almeno lo sento così), ecco, anche quanto ha scritto lei a Bagnasco mi fa credere di essere un po’ meno sola. Grazie infinite.
Michela Brengola
Farinella = Berlusconi
Diagnosi : P R O T A G O N I S M O !!
Impara a rispettare le opinioni altrui !
Poi sulle cure e diagnosi possiamo proseguire....
Carissimo e coraggiosissimo Farinella, sono stato per anni un convintissimo e praticante cattolico romano, oggi, in considerazione dei fatti ora citati nella sua lettera ma da tempo patiti da chi scrive, per l’immobile opportunismo della Chiesa, mi sono allontanato da questo modo di essere cristiani. In verità l’opportunismo di una certa Chiesa, lo è visto anche in passato quando il Cardinale Ruini invitava a votare l’allora DC, turandosi il naso. Chissà da quale parte veniva l’olezzo. Coraggio, credo e voglio sperare che ci sarà anche per noi una resurrezione dopo un passaggio rappresentato dalla nostra Pasqua.
Francesco Dell’Utri
SENZA LA PROFEZIA, RIMANE LA COMPLICITÀ *
Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.
Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire ... sopire, troncare».
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.
In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete
Sono un cattolico praticante e della lettere don Paolo Farinella condivido tutto e penso che rispecchi le idee di molti altri credenti.
A me pice una chiesa che sia capace di dire sempre la verità anche quando questa è contro il pensiero dominante, che ha il coraggio e la schiettezza di San Giovanni Battista. Piace quando Giovanni Paolo II è capace di dire ai mafiosi direttamente "pentitevi, perchè anche per voi ci sarà il giudizio di Dio" e non quella che di fronte al massacro di 5 milioni di ebrei rimane muta (se non la base le piu alte cariche sono state zitte).
Quale contributo dà, in questo momento, le più alte cariche della chiesa, difronte al decadimento morale, civile della società Italiana?
Abbiamo un parlamento pieno di persone condannate per mafia, truffa, falso, dove vengono approvate le leggi per non far condannare una di loro (dovrebbero essere i migliori del Paese), la chiesa istituzionale ha mai detto qualcosa?
Dovremmo prendere tutti esempio dal poverello d’Assisi, il quale non era sicuramente meno indignato del Farinella nei confronti del "rilassamento" di alcuni alti prelati del suo tempo, ma al contrario del parroco di Genova, non sfidò nessuno e non tentò di affrontare l’niquità, ma si buttò nella povertà piu a fondo che potè, come sorgente di ogni perdono e di ogni purezza.
La Chiesa la si riforma solo soffrendo per lei. Si riforma la Chiesa visibile solo soffrendo per la Chiesa invisibile.
Don Farinella dovrebbe sapere che la Chiesa non ha bisogno di riformatori, ma di Santi !
FANGO E GRIDA DAVANTI ALLA MORTE È UN’ITALIA CHE NON MI APPARTIENE
di DON PAOLO FARINELLA
Ringraziamo don Paolo Farinella per averci messo a disposizione questo suo articolo pubblicato su la Repubblica Ed. Genova del 11-02-2009 Pagina 14 *
Come credente e prete cattolico amo la morte con la stessa passione con cui celebro la vita. Anzi, la desidero. Seduto ai bordi del sepolcro dove avevano seppellito il Signore per piangere la sua morte, un angelo mi ha detto: Perché cerchi tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto! (cf Lc 24,5-6).
So bene che se Cristo non fosse risorto, futile sarebbe la fede mia (cf 1Cor 15,17). Per me credente, la morte è la soglia, il velo che separa dalla visione, dall’amplesso d’amore con il Dio che evoca la vita e chiama alla morte. Crediamo nella risurrezione, inneggiamo a Cristo risorto e fuggiamo dalla morte come se fosse una tragedia infausta. Non siamo credenti, siamo solo materialisti verniciati esteriormente con una mano di religione scadente e scaduta che, assumendo il volto di circostanza e le grisaglie luttuose, si nutre del rito vuoto delle «condoglianze».
Ogni giorno ringrazio il mio Dio in anticipo perché potrebbe essere l’ultimo giorno e gli rendo lodi previe in caso non avessi la possibilità di farlo con coscienza. Amo «sorella morte» che aspetto come il culmine della mia vita, l’atto supremo che svelerà la pienezza della mia umanità. Ho visto morire mia mamma, ridotta a un urlo di dolore così atroce da non potere più essere nutrita nemmeno col Pane disceso dal cielo per alleviare le piaghe che avevano devastato la bocca; e due tumori come una tenaglia l’hanno stritolata in una morsa indicibile. Impotente davanti a lei, avevo solo la forza di pregare e supplicare che morisse, e subito. Chi potrebbe dire che volevo togliermi un fastidio? Volevo che mia mamma morisse perché l’amavo con tutto il cuore e oltre la parvenza di vita, oltre «i principi» che erano maciullati in quella bocca che non poteva avere una goccia di acqua refrigerante. Chi potrebbe accusarmi di averla fatta morire di fame e di sete?
Ho rivissuto la morte di mia mamma nella morte di Eluana. Anche questa, come quella, alla fine si è trasformata in un magistero di vita, svelando le pieghe nascoste della falsità e della strumentalizzazione. Il proprietario del governo che tiene al guinzaglio il parlamento si è accreditato come paladino della vita e ha accusato i suoi avversari politici di essere propugnatori di morte. Ha aggiunto che la «Costituzione è ispirata a quella sovietica».
Spregiudicato e amorale più del solito, ha usato la solenne austerità della morte e il dolore di una famiglia per incrinare gli assetti istituzionali dello Stato, cercando di scaricare sul Presidente della Repubblica la responsabilità della morte. Le bugie però hanno le gambe corte. Viene resa pubblica una lettera speditagli dalla famiglia Englaro nel 2004 per chiedere l’intervento della politica. Lui nega, come suo solito, anche di fronte alla ricevuta postale di ritorno. Per cinque anni non gli è interessato nulla di Eluana e quella lettera non ha avuto risposta.
Ora all’improvviso contingenta il parlamento per una decretazione d’urgenza, da spendere come viatico per una nuova e intima alleanza con mondo clericale, trasformare il sodalizio già consistente in un «patto d’acciaio», usando come una clava il corpo inerte e crocifisso di Eluana. I preti cadono nel tranello, sapendo di cadervi e si trovarono sul banco degli accusatori della Presidenza della Repubblica. Troppo ghiotta è l’occasione per allargare l’influenza confessionale su uno Stato che per volontà del suo governo è diventato un parterre di sacrestia. Don Sturzo si rivolta nella tomba. Intanto la sua tv non interrompe il "Grande fratello", lupanare di sentina, perché il guadagno e la pubblicità vengono prima della morte di Eluana. Un gesto politico di grande coerenza.
Chi ha gridato «assassino» allo sventurato padre di Eluana che, muto per amore di sua figlia riceve anche questo fango, sono gli stessi che urlano contro gli immigrati che vorrebbero rimandare indietro nei loro paesi di morte a morire di fame e di sete. Sono gli stessi che gridano contro le moschee nelle nostre città, uccidendo così la preghiera e la fede di chi ha diritto di credere e pregare nel proprio Dio. Sono gli stessi che hanno partecipato convinti ad una guerra preventiva (Iraq), sapendo di non averne diritto e sapendo che avrebbero ucciso e sarebbero stati uccisi. Non esiste coerenza senza verità e non esiste verità senza coerenza.
Come cittadino mi sento estraneo in questa patria alla deriva; come prete mi sento fuori da una casta clericale che supplisce la perdita di autorevolezza e di consensi con alleanze diaboliche di potere tra potenti; come credente aspetto con gioia la miaora, dichiarando find’ora che nessuno, per nessun motivo e con qualsiasi mezzo deve ritardare il mio incontro col Signore. La morte è per me l’atto più umano della vita umana e il vertice della mia solitudine. La profondità del mistero della vita.
Una riflessione sulla Chiesa Cattolica del più grande teologo vivente
Un intervento del teologo Hans Küng
di Hans Küng
in "la Repubblica" del 7 febbraio 2009*
In brevissimo tempo, il neo-eletto presidente Barack Obama è riuscito a far riemergere gli Stati Uniti da un clima depresso da Controriforma. La sua è una visione di speranza, resa credibile dal cambiamento di rotta della politica interna ed estera degli Stati Uniti. Nella Chiesa cattolica le cose stanno diversamente. L’atmosfera è opprimente, il blocco di ogni riforma paralizzante. A quasi quattro anni dall’elezione di Benedetto XVI, molti lo vedono come un altro George W. Bush. E il fatto che abbia voluto celebrare il suo 81° compleanno alla Casa Bianca non è una coincidenza.
Sia Bush che il papa sono irriducibili in materia di controllo delle nascite e di interruzione della gravidanza, autocratici, avversi a qualunque seria riforma. Hanno esercitato le rispettive cariche senza alcuna trasparenza, imponendo restrizioni alle libertà e ai diritti umani. Al pari di Bush durante il suo periodo di governo, anche Benedetto XVI ha subito un crescente calo di consensi, tanto che molti cattolici non si aspettano ormai più nulla da lui.
Il peggio è arrivato con la recente revoca della scomunica di quattro vescovi tradizionalisti, a suo tempo consacrati illegalmente, al di fuori dell’autorità pontificia: una decisione che ha confermato tutti i timori sorti al momento dell’elezione di Benedetto XVI. Il 4 febbraio, dopo la levata di scudi globale suscitata da quella decisione, il Vaticano ha annunciato di aver chiesto al più contestato dei quattro vescovi, il britannico Williamson, di prendere le distanze dalla sua notoria negazione dell’Olocausto, come condizione per poter essere reintegrato a pieno titolo come vescovo della Chiesa Cattolica Romana. Ma al di là di questa mossa conciliatoria, sembra evidente che il papa tenda a favorire chi continua a respingere la libertà di religione affermata dal secondo Concilio ecumenico del Vaticano (noto come Vaticano II), e a rifiutare il dialogo con le altre Chiese, la riconciliazione col giudaismo, la stima e il rispetto verso l’Islam e le altre religioni mondiali, la riforma della liturgia.
In nome della «riconciliazione» con un ristrettissimo gruppo di tradizionalisti reazionari, questo papa rischia di perdere la fiducia di milioni di cattolici del mondo intero rimasti fedeli al Concilio Vaticano II. E il fatto che a farlo sia un papa tedesco peggiora ulteriormente le cose. Le scuse tardive non risolvono nulla.
Eppure, per Benedetto XVI un cambiamento di rotta comporterebbe difficoltà assai minori di quelle che deve affrontare il presidente degli Stati Uniti. Il papa non ha bisogno di fare i conti con il potere legislativo di un Congresso, né con quello giudiziario di una Suprema corte. È il capo assoluto di un governo, legislatore e giudice supremo della Chiesa. Se lo volesse, potrebbe autorizzare da un giorno all’altro la contraccezione, il matrimonio dei sacerdoti, l’ordinazione delle donne e la condivisione dell’Eucaristia con le Chiese protestanti.
Cosa farebbe un papa che decida di agire nello stesso spirito di Barack Obama?
Ammetterebbe senza mezzi termini la crisi profonda in cui versa la Chiesa cattolica, e identificherebbe i nodi centrali del problema: la mancanza di sacerdoti in molte congregazioni; la crisi delle vocazioni al sacerdozio; il latente collasso di antiche strutture pastorali in seguito a impopolari fusioni di parrocchie.
Proclamerebbe una visione di speranza: quella di una Chiesa rinnovata, di una ritrovata vitalità dell’ecumenismo e di un’intesa con gli Ebrei, i Musulmani e le altre religioni mondiali, di un atteggiamento positivo nei confronti della scienza moderna.
Si circonderebbe di personalità capaci, non di «yesman» ma di spiriti indipendenti, coadiuvati da esperti competenti e impavidi.
Avvierebbe immediatamente, per decreto, le misure per l’attuazione delle più importanti riforme.
Convocherebbe un Concilio ecumenico per promuovere un nuovo corso.
Ma nella realtà dei fatti, il contrasto tra i due è deprimente. Mentre il presidente Barack Obama, col sostegno del mondo intero, si mostra aperto alla gente e al futuro e guarda in avanti, questo papa rivolge gli occhi al passato, si ispira agli ideali della Chiesa medievale, vede la Riforma con scetticismo e mantiene un atteggiamento ambiguo nei confronti dei diritti e delle libertà moderne.
Mentre il Presidente Obama si adopera per una nuova collaborazione con i partner e gli alleati, il papa Benedetto XVI è ingabbiato, non diversamente da George W. Bush, in una concezione che lo porta a dividere il mondo in amici e nemici. E mortifica i fratelli cristiani delle Chiese protestanti rifiutando di riconoscere come Chiese le loro comunità. I rapporti con i musulmani non sono andati al di là di una confessione di «dialogo»; e quelli con gli ebrei sono profondamente incrinati.
Il presidente Obama irradia speranza, promuove attività civiche e fa appello a una nuova «era della responsabilità»; mentre il papa Benedetto XVI rimane prigioniero dei suoi timori, e vorrebbe stabilire un’«era della restaurazione», limitando quanto più possibile le libertà delle persone.
A differenza di Obama, che si lancia all’offensiva con audaci iniziative di riforma fondate sulla costituzione e sulla grande tradizione del suo Paese, il papa Benedetto XVI interpreta i decreti del Concilio riformista del 1962- ’65 nel senso più retrogado, con lo sguardo rivolto al Concilio conservatore del 1870.
Ma dato che Benedetto XVI non è Obama, per l’immediato futuro dobbiamo poter contare su un episcopato che non passi sotto silenzio gli evidenti problemi della Chiesa, ma ne parli apertamente e li affronti con energia a livello diocesano; e inoltre abbiamo bisogno di teologi pronti a collaborare attivamente a una visione della nostra Chiesa per il futuro, senza timore di dire e di scrivere la verità; di pastori capaci di assumersi arditamente le loro responsabilità, protestando al tempo stesso contro gli eccessivi oneri derivanti dalle fusioni di molte parrocchie; e infine di donne capaci di usare con fiducia ogni possibilità di esercitare la propria influenza.
Ma tutto questo è davvero possibile? La risposta è sì. «Yes, we can».
Traduzione di Elisabetta Horvat
Politica
Veltrorutelli, associazione a delinquere
di Paolo Farinella, prete
Genova 05 maggio 2008. - Domenica 4 maggio ho visto sul rete3 Report della Gabanelli sul sacco a mani basse di Roma e dintorni in nome e per conto della giunta Rutelli/Veltroni. Non ho capito, però, come mai Rutelli alle ultime elezioni abbia perso così “dolcemente” e non sia stato linciato sul posto dai Romani anche in conto capitale per Veltroni. Un senso di angoscia prevale sull’animo e mi domando se siamo ancora in questa valle di lacrime o se non siamo già sprofondati nell’inferno e non ce ne siamo accorti. Costoro si chiedono ancora il “perché” della sconfitta e non si rendono conto che hanno consegnato Roma armi e bagagli ai fascisti che ora completeranno l’opera.
Ancora non si è spento l’eco delle parola di Veltroni che vendeva “il modello Roma” come la svolta millenaria che avrebbe segnato le epoche future. Il piano regolatore usato per farsi i gargarismi in tutte le salse e poi vai a scoprire quello che si è visto e ascoltato e cioè che per 15 anni «i novatori» di sinistra sono stati in combutta con la feccia nera dei peggiori fascisti palazzinari da cui hanno preso anche soldi per la loro recente campagna elettorale. Qualcuno mi sa dire la differenza «etica» anche minima tra Rutelli/Veltroni e Berlusconi/Alemanno? Sì, c’è del marcio in Danimarca!
Forse una differenza c’è: Berlusconi non ha mai avuto il senso del pudore e dice bugie apertamente sfidando anche la logica e l’imbecillità di quelli che lo ascoltano che egli manovra a suo piacimento. Veltrorutelli invece parlano come agnellini innocenti e pudichi fino al punto di non nominare l’avversario per dare una svolta al linguaggio politico pacificatore, ma poi dentro sono lupi che mangiano agro romano, fregano i loro popoli e fanno affari con la feccia più nera dei predatori del più grande patrimonio nazionale storico artistico, che gestiscono come fosse un loro ripostiglio personale.
Il più pulito ha la rogna! Purtroppo non vi è antidoto perché l’etica è come il coraggio di don Abbondio: o uno ce l’ha o uno non ce l’ha. Veltrorutelli non mi sono mai piaciuti, ma ieri sera è caduta la maschera e se il Pd avrà le loro facce... “O bella, ciao, bella ciao, bella ciao,ciao,ciao”! Credo che solo un cataclisma naturale ci potrà ormai salvare dallo scempio che ha stuprato e continua a stuprare il territorio, il bene comune e le coscienze di chi ha creduto e crede che lo Stato è ancora, nonostante tutto, la «casa comune», riparo e protezione specialmente per i piccoli, i deboli, gli indifesi.
Sogno una legge che imponga la responsabilità penale e civile dell’amministratore/politico le cui scelte, se danneggiano gli interessi della comunità, possano essere perseguite economicamente rifacendosi su patrimoni e stipendi personali: il politico/amministratore deve rispondere «di suo» se le sue scelte recano danno agli amministrati.
Prendiamo atto della realtà che supera sempre ogni fantasia e pensiamo che non si può stare a guardare e accettare sempre ad occhi chiusi la minestra che passa il convento. Se il reportage di Report è vero, c’è una sola conclusione provvisoria: Veltroni, Rutelli e tutti quelli coinvolti nel piano regolatore o nel «modello Roma» devono andarsene a casa, previo sequestro degli stipendi/pensioni e previa richiesta di risarcimento danni alla città di Roma, togliendo loro i diritti civili fino a tre giorni dopo la morte. I loro complici palazzinari/speculatori devono essere denunciati per «delitto contro l’umanità».
Mi auguro che di fronte a questa «notitia criminis», qualche procuratore della Repubblica apra un fascicolo «in solido» contro le giunte Veltrorutelli e loro compagni a delinquere.
A tutti un amaro abbraccio
Paolo Farinella, prete Genova
Al fratello sacerdote Don Paolo Farinella
Ti prego scusarmi se ti parlo come ad un fratello, ma sono cristiano, separato e amante di Gesù al quale hai donato la vita. Non so se queste mie parole ti verranno comunicate ma non mi importa. Premetto che da molti anni dedico la mia vita alla ricerca di una soluzione tecnica per ridurre l’inquinamento atomosferico dovuto all’utilizzo di idrocarburiche uccide in modo silenzioso migliaia di persone. Ho trovato la soluzione semplice ed economica e spero che venga presto adottata ma vi sono interessi per cui sembrerebbe che sia più importante il denaro della vita dell’uomo. Nella parte finale della tua lettera affermi di sperare in un miracolo della Madonna di Lourdes. Una madre aiuta il figlio, ma quando deve aiutare tutta la famiglia chiede al Padre e si sottomette alla Sua volontà, altrimenti usurperebbe tale autorità. Ho votato l’On. Silvio Berlusconi Sono italiano e figlio d’italiani i cui nonni erano immigrati in Svizzera per lavorare. Riguardo alla classe politica il dubbio era se votare o non votare. Come è fatto rilevare dalla tua lettera una parte del clero è politicizzazto ed orientato ma non vuole prendere le distanze e condannare una immoralità in contrasto con i valori evangelici e non solo ma anche morali che una nazione cristiana dovrebbe avere. L’On. Aldo Moro da chi è stato ucciso? Dalle Brigate Rosse guidate da un certo Moretti legato ai servizi segreti legati a loro volta dalla struttura Gladio legata a sua volta dalla CIA americana, legata alla DC?. Il male di questa società ha radici lontane nell’illuminismo della ragione della rivoluzione francese, che ha prodotto la massoneria, la quale scimmiottando DIO vuole creare la società perfettamente diabolica. L’Italia ha un santo protettore che ha fatto di povertà virtù San Francesco d’Assisi. Ho votato per l’opposto di San Francesco in quanto rappresenta l’espressione meno ipocrita rispetto ad una sinistra che prende i valori cristiani presentandosi come difensore delle classi sociali più deboli o difendendo omosessuali e lesbiche o la libertà dell’aborto incapace di difendere il diritto alla vita e dimostrando di lottare solo per il proprio tornaconto senza contare la codardia con cui l’on. Prodi ha difeso una libertà di mercato suicida ed una costituzione europea anticristiana prostrandosi senza doti manageriali agli interessi di poteri forti economici. Inoltre ho votato per un economista quale è stato l’On. Tremonti capace di denunciare gli illuministi che guidano l’economia europea mondiale verso il vuoto di un economia che ha portato alla fame milioni di persone (vedi Argentina) I problemi sono tanti ma solo Gesù e il nostro amore può risolverli portando la pace nei cuori. Tutti i nodi vanno al pettine. Ma quando arrivano al pettine devi fermare il telaio, tagliare la pezza e ripartire con una nuova pezza altrimenti perderesti tutto il lavoro. Questa è una società che sta arrivando al pettine. Visto che speri in un miracolo in articulo mortis vorrei farti presente che Santa Bernardette ha lasciato uno scritto profetico sul nostro tempo da 150 anni trasmesso dalla Immacolata Concezione che ti consiglio di leggere è tutto molto chiaro da tempo. Per questa ragione prego da tempo perchè DIO abbia pietà di me. Comunque ho letto con tanto piacere la lettera inviata a S.E. Card. Bagansco ed ammiro la tua conoscenza biblica. Per alcuni anni sono andato a Betlemme a Natale l’ultima volta prima dell’avvelenamento di Arafat ed ho cenato in quell’occasione nello stesso albergo a pochi metri di distanza dal presidente. Mi recavo in Israele per portare il mio contributo e la mia solidarietà di cristiano Non so se sei al corrente delle apparizioni a Roma della Madonna della Madre dell’Eucaristia ostacolate dalla curia romana ti consiglio di leggere tutta la storia e capirai che le strade di DIO sono infinite come infinita è la Sua giustizia e la Sua misericordia.
"Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio"
Un abbraccio fraterno
Paolo Arnaldo
Due documenti, due gridi disperati, due allarmi a luci rosse: FERMATELO! Un ulteriore appello di don Paolo Farinella da Genova e una lettera di Aldo Abenavoli da Roma. Questo il rancio amaro della giornata! Aldo [don Antonelli]
Elezioni politiche 2008: nota a margine
di Paolo Farinella, prete - Genova
Care Amiche e Cari Amici,
un par di giorni ancora e sapremo il nostro destino: se essere una Repubblica costituzionale o una mafia istituzionalizzata. In questi ultimi giorni di degenerazione elettorale il futuro è più chiaro. In sintesi:
1) Veltroni non mi entusiasma affatto e se fossimo in una democrazia normale, darei il mio voto come testimonianza ad un partito minore, pur sapendo che non andrà mai al governo. Ora però non si può fare perché siamo in emergenza. A malincuore voto Veltroni alla Camera e al Senato. E’ l’ultima volta che voto «per disperazione». Alle prossime elezioni, se ve ne saranno ancora (dubito, se vincerà Berlusconi), voterò solo secondo coscienza.
2) Berlusconi & C. Se per disgrazia dovesse vincere, avremo questo scenario: 5 anni di «sgoverno»:
a) Tremonti sarà il fantasioso ministro dell’economia, quello che ha raschiato il fondo del barile.
b) Berlusconi smantellerà tutta la Costituzione, compresa la parte I (diritti e doveri) e sarà la devastazione morale e sociale della Nazione.
c) Alla scadenza del mandato di Napolitano, l’uomo di Arcore si farà eleggere presidente della Repubblica e anche capo del governo. Per i prossimi 12 anni l’Italia avrà Berlusconi al governo e Berlusconi Capo dello Stato. Questa è la strategia che è sottintesa a questa campagna elettorale. Non volevamo morire democristiani, dovremo rassegnarci ad essere seppelliti berlusconiani?
3) Chi volesse votare Berlusconi & C. dovrebbe ricordare questi semplici fatti:
a) Berlusconi ha una grande considerazione delle donne: nel suo finto partito, ma sicuro pied-à-terre, le donne possono stare solo in posizione orizzontale o tutt’al più in piedi, ma solo per fare torte ai maschi che si sacrificano per il bene dell’Italia. Nel casino delle libertà, della donna si dice quello che Pio X (santo) diceva nel secolo scorso: «La donna? che la tasa, che la staga in casa e che piasa».
b) Se vince Berlusconi distruggerà quel residuo di giustizia che è rimasto: chiede l’esame psicologico per i magistrati, mentre è lui ad avere bisogno del test neuropsichiatrico.
c) Accusa Di Pietro di essere giustizialista, ma nessuno gli ricorda che nel 1994 fu lui a chiedere a Di Pietro di fare il ministro della giustizia nel suo governo. Possibile che gli Italiani dimentichino così presto la verità dei fatti?
c) Se vince Berlusconi, l’Italia torna in guerra in Iraq: lo ha promesso al suo amico Bush.
d) Se vince Berlusconi, andranno in Parlamento 24 inquisiti o condannati, cioè delinquenti dichiarati o candidati ad esserlo. Questa gente farà le leggi e sarà garante di legalità (?????).
e) Se vince Berlusconi, abbasserà le tasse ai super-ricchi a spese dei poveri: lo ha già promesso.
f) Se vince Berlusconi, facilmente avremo un Stato clericale perché il suo duplice interesse è sistemare i suoi affari ancora in sospeso (per es. tv) e insediarsi al Quirinale. Per questo avrà bisogno del sostegno di là e di qua del Tevere.
g) Se vince Berlusconi, potremmo dire addio alla lotta all’evasione fiscale perché chi ruba alla collettività è definito da lui “furbo”.
h) Marcello Dell’Utri, suo fraterno compagno di mafia, condannato in 3° grado per associazione mafiosa e per questo sicuro senatore, dichiara: 1) che il mafioso stalliere-controllore di Berlusconi, Silvano Mangano, è un eroe; che una volta al potere rivedranno la Resistenza, cioè l’aboliranno per legge.
4) Mai come in questa occasione, ognuno di noi è chiamato a difendere lo Stato di diritto, la Carta costituzionale, salvata da un referendum popolare e ora di nuovo in pericolo mortale.
5) Proprio perché siamo prigionieri di una legge elettorale voluta da Berlusconi, votarlo significa premiarlo e dargli carta bianca perché l’uomo è senza scrupoli, senza etica, senza dignità politica, senza senso dello Stato.
6) Votare Berlusconi significa abdicare alla propria dignità di cittadino e di persona perbene.
******
Lettera al giornale "Avvenire" della Cei
I leader dello schieramento che probabilmente vincerà le elezioni offendono la magistratura, insultano Roma e i suoi cittadini, inneggiano alla mafia, sabotano la trattativa sull’Alitalia, trattano le donne come veline, vogliono ritornare in Irak, auspicano un impossibile ritorno al nucleare, imbracciano i fucili, osannano la secessione, celebrano riti in favore del Dio Po, esaltano la evasione e la corruzione, vogliono riscrivere la storia, rincoglioniscono la gente con la TV del grande fratello ed infine usano la religione come Mussolini ai tempi del Concordato. Come a dire " A Fra.. che te serve?"
E il quotidiano che rappresenta i successori degli Apostoli nella terra italiana che fa? Si mobilita per ammonire il gregge a non perseverare in questa follia? Neanche per idea. Avvenire ( mai nome è stato così poco azzeccato) si trastulla in quisquilie, si pavoneggia allo specchio senza minimamente turbarsi, si diletta in disquisizioni forbite sulla libertà di coscienza, il diritto naturale, i valori non negoziabili( dunque esistono valori negoziabili?), ma davanti ad una persona che quotidianamente da segni di squilibrio volge sempre altrove lo sguardo come usava il PCI negli anni 50. Faccio parte di una comunità di preghiera di cui non cito il nome per evitare di coivolgerla nelle mie beghe personali, ma sto riflettendo continuamente se abbia ancora un senso il continuare a dichiararmi credente. Ho in programma di andare a Lourdes per un servizio ma ho il timore e vergogna per le mie origini italiche. Ma naturalmente a Voi tutto questo non interessa, presi come siete con le dispute teologiche e le granitiche certezze. Nulla Vi scuote anzi...: Se il cavaliere fosse sorpreso a girare nudo per via Veneto le probabilità di essere eletto aumenterebbero enormemente e dunque anche le prospettive di favori, privilegi, riconoscimenti e prebende varie. Sono completamente depresso ma forse lo Spirito che sembra senza fiato ci osserva ancora dall’alto.
Con simpatia nonostante tutto Aldo Abenavoli
amici,
comprendo (e, in parte, condivido) il vostro stato d’animo, lo scoramento, l’incrinarsi delle speranze, l’impossibilità di vedere un senso.
Sono dal 2001 un’elettore dell’Ulivo (ora del PD), dopo aver votato nel decennio precedente (nel ’90 avevo 19 anni) per quella che oggi si chiamerebbe Sinistra Arcobaleno. Negli ultimi anni mi sono riavvicinato al Cristianesimo e alla ricerca del trascendente, ma non - purtroppo? - alla comunità cattolica: insomma, ho sempre sul comodino un’edizione tascabile del Vangelo e degli Atti, ma non vado a messa.
Ho ultimamente letto che in Italia l’80% si dichiara (in qualche modo) cattolico mentre il 30% è praticante (più o meno assiduo). Molti di questi, però, non conoscono il cristianesimo perché delegano la comprensione della Parola ai "mestieranti" del culto. Non conoscendolo, ovviamente, molti di loro sono paradossalmente cattolici senza essere cristiani (come si fa a essere seguaci della Via rivelata se si ignora la Rivelazione???)
Tuttavia, il cristiano non giudica solo secondo il mondo (ricordate chi viene definito: principe del mondo?) e secondo i tempi storici, il cristiano sforza gli occhi per scorgere l’orizzonte invisibile e per afferrare il senso sfuggente, che comunque gli risulta per gran parte inconoscibile.
Mentre il I millennio (dico questo tenendo ben presente che la misura del tempo è semplice convenzione umana!) fu il tempo di diffusione e rafforzamento della chiesa-istituzione avente la funzione storica di custode della Parola e il II quello della progressiva perdita (iniziata con Francesco di Assisi) del potere temporale della stessa, il nuovo millennio, aperto da Roncalli col CVII sarà, secondo me, l’era della comprensione e della volgarizzazione del Verbo: nei prossimi secoli, e forse già nei prossimi anni, molti nodi verranno al pettine, molte contraddizioni si scioglieranno, molti falsi profeti verranno smascherati.
Io non so se attraverso Berlusconi e Ruini operi direttamente il maligno (anche se a giudicare da certi loro ghigni a volte mi viene quasi quasi da pensarlo...) o se, piuttosto, essi sono solo uomini particolarmente deboli davanti alla seduzione di mammona; in ogni caso, non credo che ci sia da stracciarsi le vesti per i loro comportamenti né che ci si debba struggere nel capirne le cause.
Quello che da (aspiranti) cristiani siamo chiamati a fare è a portare i fratelli (e noi stessi) davanti alla contraddizione tra le verità che pratichiamo (anche nel comportamento collettivo e politico) e la Verità che proclamiamo.
Come fare? contaminando televisione, giornali e politica col Vangelo: la Parola va letta e diffusa, insinuandola, attraverso molteplici vie, e non confinata nella liturgia domenicale, all’interno della quale Essa non può neanche trovare spazio sufficiente. All’interno della chiesa c’è paura della Rivelazione e della sua libera comprensione e c’è, in molti gruppi, astio nei confronti dell’opera di Roncalli. Un esempio emblematico nella sua stupidità: quand’ero ancora un bambino o un ragazzino (era l’epoca di Montini e in parte di Wojtyla) la RAI usava trasmettere nel periodo natalizio o in quello pasquale il Gesù di Zeffirelli, fedelissimo alle Scritture; oggi, dopo anni di "vuoto", si manda The Passion di Gibson, una specie di documentario drammatizzato in cui la violenza e l’ "effetto speciale" della Resurrezione spiazzano ma non aiutano.
La Parola non è più scritta in latino, non è più incomprensibile ai più. E in virtù di ciò, non è più di esclusiva competenza delle gerarchie... In questa opera di "scavalcamento" delle istituzioni ecclesiastiche, però, non va usato il tono dell’indignazione e della rabbia (le cui ragioni pure capisco), ma va adoperata la leggerezza e l’indulgenza senza la paura, però, di fare "scandalo". Ricordate Roncalli? col suo viso bonario e la sua aria da stupidotto di campagna ha saputo "fare la rivoluzione" e iniziare l’era che viviamo. E ricordate Francesco di Assisi? predicando obbedienza al papa e attegiandosi a giullare dette le mosse al II millennio e al percorso di perdita del potere temporale.
Di germi positivi ne esistono anche oggi, sia nella politica che nella religione: penso al PD, nel quale può trovare sviluppo in maniera più o meno compiuta un socialismo liberale ispirato al cristianesimo; e penso anche - tenetevi forte! - al papato di Ratzinger che ha detto cose interessanti e snobbate sull’ordine mondiale, sul bene comune e sulla prorietà privata.
Ultimo appello alla civiltà della coscienza
di Paolo Farinella, prete
Care Amiche e Amici,
La «memoria» delle Italiane e degli Italiani è veramente corta e a volte si ha l’impressione che non esista proprio. Mi riferisco alle prossime elezioni che sono finte perché nessuno di noi può eleggere nessuno. Possiamo solo confermare le scelte delle segreterie dei partiti che sanno già chi sarà eletto e chi no. La decenza vorrebbe che nessuno andasse a votare perché è una presa in giro e una violazione della Costituzione che fonda la nostra democrazia sull’equazione: «una testa un voto»; alla fine si contano i voti e un solo voto di maggioranza fa la differenza. Winston Churchill che aveva due soli voti di maggioranza alla camera, soleva dire: «Uno è di troppo». Si sa, l’Inghilterra è dell’altro mondo. In Italia per Berlusconi 25 mila voti di maggioranza alle ultime elezioni sono una truffa: d’altra parte un truffatore che cosa può dare se non quello che è e che ha?
Sembra che i giochi siano fatti. A me pare che siano fatti gli Italiani perché in queste elezioni non si elegge un parlamento e un governo, ma si deve impedire la deriva istituzionale che sarà irreversibile se vince la destra estrema di Berlusconi e i suoi accoliti. Di seguito alcuni telegrafici motivi, a corredo, che dovrebbero essere dirimenti in modo definitivo:
Chi ha votato il referendum per salvare la Costituzione non può votare in coscienza Berlusconi, Fini, Bossi, Casini e tutti i cespugli che li sostengono perché essi hanno votato la riforma della Costituzione che era la dissoluzione della Suprema Carta (il presidente della repubblica Ciampi, la rimandò indietro per palese incostituzionalità). Chi li vota vanifica quel referendum e premia gli assassini della Costituzione.
Berlusconi ha 72 anni e queste elezioni sono la sua ultima occasione. Non ha più niente da perdere. Se andrà al governo distruggerà quello che potrà, dopo che ha sistemato definitivamente le sue cose e questa volta in modo blindato: affosserà la Costituzione e con essa lo stato di diritto.
La Corte di giustizia europea, dopo la Corte costituzionale italiana, ha decretato che la sua tv, rete4, deve andare sul satellite e gli spazi liberi, appartengono di diritto a Europa7 che aspetta da 15 anni le frequenze. Se l’Italia non rispetterà la legge del diritto, pagherà sanzioni per 400.000,00 euro al giorno a partire dal 2000. Se vince Berlusconi, scaricherà sugli Italiani, anche quelli che devono nascere, un debito permanente di 146 milioni di euro all’anno (senza contare gli arretrati) perché senza le sue tv è un politico decotto. Nelle liste di Berlusconi vi sono 25 condannati in 1°, 2° e 3° grado, cioè in via definitiva. Chi lo vota se ne assume la responsabilità etica e no ha il diritto di appellarsi ad una giustizia «giusta».
Per 5 anni noi abbiamo pagato 30.000,00 euro al mese gli avvocati di Berlusconi, Ghedini e Pecorella, per un ammontare complessivo in difetto di euro 1.800.000,00 (diconsi: un milione e ottocentomila). Questi due signori passavano il tempo a difendere il capo a spese degli Italiani e il secondo, Pecorella, era anche capo della commissione costituzionale del Senato, come dire quello che dava l’ok alle leggi truffa del padrone. E’ stato come avere messo uno spacciatore a difesa di una scuola contro la diffusione della droga.
Nella vicenda Alitalia, Berlusconi ha dimostrato la sua totale assenza di senso di Stato: ha detto che i suoi figli erano disposti ad entrare nella cordata e ha chiesto allo Stato un prestito che tra l’altro è vietato dalle norme europee; due giorni dopo ha detto «manco per sogno»: ma a lui non importa chi ci perde, l’importante è portare lo scompiglio e fare della bugia la sua arma primaria. Il 17 febbraio del 2004 aveva dichiarato spocchioso come sempre che «Meno male che c’è Berlusconi che impiegherà il suo talento per risanare l’Alitalia». Si è visto come «meno male che Silvio c’è» oggi come allora: se vince gli Italiani si troveranno col sedere per terra. Fidarsi di uno così è consegnarsi da soli al boia, corda in mano.
Votare Berlusconi significa votare per uno che è stato affiliato alla P2 (tessera n. 1816) e diventare complici dell’aumento della povertà in Italia perché la sua politica economica favorirà esclusivamente i ricchi extra large. Questo per i cattolici è un vero toccasana: si ricordino del cammello che passa dalla cruna di un ago e dei poveri con i quali Gesù si è identificato in Matteo 25.
Chi volesse conoscere per esteso il curriculum giudiziario di Silvio Berlusconi non fa altro che collegarsi al sito < www.kensan.it/articoli/Curriculum_giudiziario_di_Silvio_Berlusconi.php > e si può fare una cultura sulle condanne e specialmente sulle assoluzioni. Tra le altre cosucce, nel 1990 fu condannato per avere giurato il falso sulla P2 (tribunale di Venezia). Chi vota Berlusconi non può invocare il diritto e la legge perché votandolo li calpesta con disprezzo.
Berlusconi ha rubato anche a quelli che lo hanno votato e lo votano, ma anche a quelli che non lo hanno votato e non lo votano. Ha frodato il fisco e ha evaso valuta all’estero e si è salvato solo perché ha tolto la legge sul falso in bilancio: non elimina il crimine, elimina la legge che lo persegue. In questo è un esperto.
Amo il mio Paese, pur sentendomi cittadino del mondo, e mi dispiace vederlo in mano ad un pirata senza alcuna etica e «dignitas» e quando giungeremo alla frutta, non vorrei essere accusato di avere taciuto per convenienza o per interesse. Almeno che resti una testimonianza.
Genova 28 marzo 2008 - Paolo Farinella, prete
*
Da Genova Paolo manda questo appello che sottoscrivo e faccio mio.
Diffondete, fate volantinaggio come si usava una volta....
e che dio ce la mandi buona!
Aldo [don Antonelli]
Caro don Farinella, finalmente mi riconosco nel grido di dolore,da lei pronunciato, che dovrebbe essere il grido di dolore di tutta la Chiesa e, invece, è limitato a una piccola minoranza, che crede ancora nel messaggio di Cristo e rifiuta l’ ipocrisia del Vaticano, dei Vescovi , della CEI e compagnia bella. Il signor Berlusconi ha compiuto in questi anni un’opera di scristianizzazione che passerà alla storia, con la cortese Benedizione del Papi e dei Vescovi. Tutto questo per un piatto di lenticchie (esenzione dalle tasse, 8Xmille, finan- ziamento alla Scuola confessionale).
Ma non si accorgono i Vescovi che questo modo di intendere il cristianesimo allontana dalle nostre Chiese i poveri? Quelli che Cristo chiama "beati"? Che in Chiesa non ci sono più coloro che cercano la giustizia? Che sono assenti i fautori della pace? E al loro posto ci sono i potenti, ci sono gli ipocriti, ci sono i farisei, ci sono i mercanti, ci sono i berluscones. Grazie, comunque, don Farinella. Spero che il suo esempio sia seguito da tanti. Francesco Fenudi
Alla cortese attenzione di Don Paolo Farinella.
Da ex comunista convertito al Cattolicesimo dopo il referendum sull’aborto, vorrei manifestare nei confronti di Don Farinella tutta la mia indignazione. Voglio ricordare a Don Farinella che due famosi lavativi oltrechè mantenuti dalle proprie ricche consorti: Marx ed Engels i teorici dell’ideologia più ingannevole e disumana dell’intera storia dell’umanità frequentavano assiduamente una setta satanica. Per quanto riguarda Silvio Berlusconi, invito il Sacerdote Farinella ad informarsi in modo più approfondito, magari ad incontrarlo per conoscerlo meglio. Ricordo infine l’input che in età giovanile ci veniva scandito all’interno delle sezioni del P.C.I. : "compagni, sappiate che due bugie raccontate bene e con insistenza fanno una mezza verità, giacchè in Italia ci saranno sempre tanti cogl..ni disposti a crederci !!!". (mi scuso per la volgarità) Ps. La Grazia del Discernimento è un "Dono Immenso di Nostro Signore Gesù Cristo", lo usi meglio e si accorgerà che il male nella sua forma più subdola è ben radicato nelle presunte anime belle che compongono la variegata accozzaglia sinistroide. Un abbraccio nel Santo Nome di Gesù.
Rossano Surpi
CRISTIANESIMO, CATTOLICESIMO E BERLUSCONISMO...
Sig. SURPI
Dal suo intervento ("Alla cortese attenzione di Don Paolo Farinella") di "ex comunista convertito", a quanto pare, si può capire una sola cosa: che c’è ancora troppo sangue ("rosso") nei suoi occhi. Ciò che lo porta a credere di credere di avere ricevuto il "Dono Immenso di Nostro Signore Gesù Cristo e di avere "la Grazia del Discernimento" a suo sostegno del suo gridare contro il prete di Genova, Paolo Farinella.
Ma ha visto che l’argomento e il titolo dell’art. è CRISTIANESIMO, CATTOLICESIMO E BERLUSCONISMO e non altro?! E, ancora, ha pensato che Gesù Christo ... non era un cattolico-romano, e nemmeno un "cretin", ma un "chretien", un christiano, il Figlio del Dio Amore (Charitas) e non del Dio Mammona (caritas) della Chiesa di Costantino (il titolo della prima enciclica di Ratzinger è: Deus caritas est = caro-prezzo, denaro, capitale)!?!
Non continui a confondere il logliocon il grano sia nel comunismo sia nel cattolicesimo!!! E cerchi di meditare di più e meglio sulla Parola!!! E’ importante per la nostra Vita, per la nostra Via, per la nostra Verità ... come ci ha insegnato Gesù. O no?!
M. cordiali saluti
Per la Redazione
Federico La Sala
Ma che sciocchezze scrive sig. Surpi? Scandaloso.
Commentare il suo post è offensivo per il genere umano che possiede ancora la capacità di discernere e non solo in materia di fede.
Libro sulla restaurazione del Messale tridentino
di Paolo Farinella *
Care Amiche e Amici,
Vi chiedo scusa per l’invadenza e anche a quelli che ricevono in doppio o triplo.
Vi comunico che è in libreria il mio ultimo libretto (Paolo Farinella, Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi, Prefazione di P. Rinaldo Falsini, Il Segno dei Gabrielli Editori, pp. 80, euro 10,00), scritto di getto e pubblicato contro ogni criterio economico in piena estate.
Il libro si compone di 80 pagine, appassionato e a tratti veemente è un grido di opposizione al tentativo di restaurazione della Chiesa che questo papato persegue. Restaurando il vecchio messale del 1570 per venire incontro ad un gruppo di irriducibili nostalgici, il papa non esita a sconfessare il concilio, nonostante le sue intenzioni.
Per la prima volta un prete si dichiara "obiettore di coscienza" a fronte di un documento papale che cerca di riportare la chiesa indietro di cinque secoli.
Il libro ha valore anche per la straordinaria prefazione di P. Rinaldo Falsini, straordinario liturgista e vivente testimone della commissione conciliare della Liturgia di cui fu il verbalista ufficiale.
Paolo Farinella, prete
A tutti coloro che sono interessati a proseguire e sviluppare le riforme e le intuizioni del concilio Vaticano II e a contrastare l’involuzione della chiesa, rivolgo l’invito di scrivere una lettera personale al proprio vescovo di questo tenore:
Al vescovo ________________
Via/Piazza ________________
Cap. Città ________________
Sig. Vescovo,
Ripristinando il messale preconciliare, il Papa riporta la chiesa indietro di 5 secoli, sconfessando così il concilio Vaticano II. Desidero fare giungere al papa il mio atto di fedeltà al concilio che il papa stesso dovrebbe chiedere a quanti ne denigrano lo spirito e le riforme, usando la Messa preconciliare come arma di ricatto. Pertanto non condivido né posso accogliere il motu proprio del papa come vincolante la mia coscienza.
Chi vuole può aggiungere, se ha letto e condiviso:
Condivido gli argomenti contrari al documento pontificio descritti nel libro "Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi" di Paolo Farinella, Il Segno dei Gabrielli Editore, 2007 e ne partecipo l’obiezione di coscienza.
Cordiali saluti
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L’invito è rivolto anche ai non credenti perché il ritorno alll’indietro è una tragedia che tocca tutti: dietro questa restaurazione che una visione fondamentalista del cristianesimo che ha ripercussioni sulla politica, sullo Stato di diritto e sul rapporto chiesa-mondo. Questo documento è il primo passo nella direzione di una "santa alleanza" tra fondamentalismo cattolico/cristiano e islamico: dicono le proiezioni che fra 30 anni saranno le due religioni dominanti in Europa e alleate insieme sapranno imporre agli Stati politiche generali e sociali, creando uno Stato sottomesso, nelle forme formali della democrazia, al potere delle religioni. Altro che Stato etico!!!!!!. Questo, a mio parere è l’obiettivo finale di Benedetto XVI e il ritorno alla Messa del Concilio di Trento ne è solo il primo gradino o tassello.
Quei cattolici e non credenti che riducono la questione ad un fatto interno alla Chiesa o peggio ad una questione di Messa in latino o in italiano, non colgono la dimensione drammatica della strategia religiosa che dominerà ogni questione per i il prossimo.
Cordialmente
Paolo prete
* Il dialogo, Lunedì, 30 luglio 2007
AL SERVIZIO DEL MONDO
In attivo i conti del Vaticano
A finanziare le attività degli uffici della Curia, che non producono ricavi, provvedono Conferenze episcopali, diocesi e istituti religiosi: le loro offerte sono aumentate nel 2006 passando da 73,9 a 86 milioni di euro
Da Roma Salvatore Mazza (Avvenire, 07.07.2007)
Si è chiuso in attivo, per il terzo anno consecutivo, il bilancio consolidato della Santa Sede. Entrate per 227 milioni 815 mila euro, e uscite per 225 milioni e 409 mila euro, con un saldo positivo di poco oltre i 2,4 milioni di euro. Una «buona notizia», dunque, come ha sottolineato ieri mattina il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari economici, nella conferenza stampa convocata per presentare e "spiegare" i numeri del bilancio consolidato 2006, anticipati qualche giorno fa.
Un «risultato positivo», l’attivo conseguito, pur se «rappresenta il valore meno elevato» dopo quelli registrati nel 2005 (+9,7 milioni) e nel 2004 (+3,1 milioni). Nel bilancio sono conteggiati i costi «di tutte le Amministrazioni pontificie, oltre alle 118 Sedi di rappresentanza pontificia sparse in tutto il mondo e le nove Sedi presso gli organismi internazionali». Nel corso dell’incontro, introdotto dal direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi, e presenti monsignor Franco Croci, segretario della Prefettura degli Affari economici, e il ragioniere generale Paolo Trombetta, sono state passate in esame le diverse voci iscritte a bilancio. A iniziare ovviamente dalle attività istituzionali, ossia quelle svolte dai Dicasteri e gli Uffici della Curia Romana, ovvero dagli «organismi che assistono da vicino il Santo Padre nella missione di pastore universale a servizio delle Chiese locali, come anche a beneficio dell’umanità, come operatori di pace», e che «non producono ricavi - ha sottolineato Sebastiani - e per questo sono soggetti alla prescrizione canonica 1271 che invita i vescovi a venire incontro liberamente alle attività della Santa Sede».
Il canone richiamato è quello che invita Conferenze episcopali, diocesi, istituti religiosi, fedeli ed Enti ecclesiastici vari a farsi carico, a seconda delle proprie possibilità, dell’esercizio apostolico della Santa Sede. Ebbene, nel 2006 le offerte raccolte attraverso questa disposizione sono aume ntate, rispetto all’anno precedente, da 73,9 milioni di euro a 86 milioni nel 2006.
Quanto ai costi, sempre per l’attività istituzionale, l’aumento è stato di quasi 5 milioni, da 121,3 a 126,2 milioni di euro, variazione dovuta sia ai costi aggiuntivi per il personale, sia all’aumento delle spese generali e amministrative (da 13,4 a 15,3 milioni), e di quelle per il mantenimento di rappresentanze e nunziature (da 19,6 a 20,6 milioni). Riguardo all’attività finanziaria, l’incremento dei contributi ha permesso di assorbire il calo molto pronunciato dell’avanzo netto che è stato nel 2006 di 13,7 milioni contro 43,3 milioni nel 2005. Ciò, ha spiegato Sebastiani, in base al «principio della prudenza» che guida questo settore, per cui gran parte degli investimenti sono obbligazioni statali anziché azioni, che sono a maggior rischio.
Sempre nel 2006, il settore immobiliare ha registrato un netto di 32,3 milioni (22,4 nel 2005). Negativo, al contrario, il saldo delle "istituzioni collegate" - Radio Vaticana, Tipografia vaticana, Osservatore Romano, Centro televisivo vaticano e Libreria Editrice vaticana: il disavanzo è di 12,8 milioni di euro, in massima parte dovuti alla Radio (che però non ha entrate) e all’Osservatore.
Obolo di San Pietro: anno record
Grazie a donazioni eccezionali superata quota 100 milioni di euro
Da Roma Salvatore Mazza (Avvenire, 07.07.2007)
Ha largamente superato i 100 milioni di euro, nel 2006, il gettito dell’Obolo di San Pietro. Un risultato dovute alle donazioni «eccezionali» che si sono registrate nel corso dell’anno passato. E che mentre va - ovviamente - visto nel suo valore, non deve far immagine che si tratti di un risultato facilmente ripetibile.
Non poteva passare sotto silenzio il dato anticipato qualche giorno fa da una nota della Segreteria di Stato, che informava che la raccolto dell’Obolo aveva raggiunto nel 2006 la cifra di ben 101 milioni e 900 mila dollari. E infatti ieri, nel corso della conferenza stampa per la presentazione del bilancio consolidato 2006 della Santa Sede, è stato chiesto dai giornalisti un commento su questa straordinaria performance.
«È un fatto - ha risposto il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi - che quest’anno ci sono state delle offerte eccezionali. Questo però è bene dirlo, perché non ci si aspetti che ogni anno ci siano. Puoi avere un anno in cui uno ti fa una grandissima offerta e questo fa salire molto l’entrata, ma se l’anno dopo quest’offerta eccezionale non c’è, tu non puoi contarci e non te ne puoi neanche stupire».
A comporre la somma che va sotto la voce dell’Obolo concorrono tutte le offerte liberali in arrivo dalle Chiese locali, dagli Istituti religiosi, dalle Fondazioni e dai singoli fedeli. La cifra non rientra dunque nel bilancio della Santa Sede, ma viene iscritta in quello del Governatorato del Città del Vaticano.
In cima alla lista dei Paesi donatori sono ancora gli Stati Uniti, e ciò «nonostante» il peso «degli scandali» che di recente hanno investito quella Chiesa locale con la vicenda dei preti pedofili, come ha rilevato il cardinale Sergio Sebastiani. Germania e Italia seguono al secondo e terzo posto.
LA CHIESA, L’OCCIDENTE E I TEOCON.
“Come mai in questo Occidente idolatrico e strutturalmente ateo, in cui ogni atto sembra viziato da una colpa irredimibile, i cristiani non sono perseguitati?”
Questa la domanda che anni fa un certo Marco Guzzi rivolse ad Enzo Bianchi.
Questa la risposta di Enzo Bianchi contenuta in un suo libretto: Ricominciare - Nell’anima, nella chiesa, nel mondo.
«L’urto tra lo Spirito di Cristo e mondanità è ineluttabile, e già si vede che l’ubriacatura consumistica e eroticizzata dell’Occidente provoca una senescenza precoce dei sensi, un abitare nelle terre del nonsenso, una bulimia del “tutto e subito” che soffoca. In tale contesto oggi i cristiani non solo non sono perseguitati, ma neppure osteggiati, anzi sono invocati. Noi oggi assistiamo addirittura a un diffuso atteggiamento di benevolenza nei confronti della chiesa, da parte dei Cesari di oggi soprattutto. Il titolo di un articolo di un periodico cattolico qualche mese fa diceva quasi orgogliosamente, con stupore ingenuo: “Questa chiesa serve!”. Ma serve a chi? A chi è utile? Questo significa che noi siamo omologati all’interno del grande orizzonte occidentale capitalista e che magari siamo invocati per fornire un fondamento etico alla società, per dare un’anima alla società.
Avvenuta ormai la crisi dell’ideologia, noi cristiani siamo invocati per cantare in coro, magari con più convinzione e più forte, “la cantata dei valori comuni”, quei valori formali che piacciono a tutti. [...] Sì, questa chiesa serve al mondo se e finché resta impegnata solo filantropicamente, ma guai se la chiesa si fa profetica, se annuncia l’Evangelo con il Sì! Sì! No! No!, guai se contraddice la morale laica, perché allora si scatena la saggezza dei dominatori di questo mondo, quelli che hanno crocifisso il Signore della gloria (cf 1Cor 2,8). [...] Io sono convinto che sul tema della pace, soprattutto oggi, la chiesa gioca la sua fedeltá al Signore; su questo tema la sua scelta: o essere l’Evangelo che grida nella debolezza e nella sapienza della croce o sedere tra i dominatori di questo mondo, ma non essere più la chiesa del Signore Gesù Cristo»....
E io aggiungerei "Guai se la Chiesa si permettesse di dire solo qualche parolina su questa economia assassina che è la causa prima della Guerra e di tutti i mali del mondo, il Peccato Originale di tutto, e si permattesse di mettere sotto inchiesta il pilastro reggente di questa economia che è l’antievangelico "Diritto di Proprietà"!
Che ne direbbero i vari Bush/Berluschini/Casini/Fini e i loro chierichetti Teocon?
Noi cristiani saremmo tutti decapitati, come San Giovanni che domani festeggeremo.
Buona Domenica.
Aldo [don Antonelli]
"BRUCEREM IL VATICAN...."
di Angela Azzarro *
COME FAR ARRIVARE LA VOCE DEL GAY PRIDE AI MEDIA? COSA PENSA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI CIÒ CHE I SUOI ELETTORI, NON QUELLI DELLA DESTRA, GLI HANNO CHIESTO? FARÀ LA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI E QUELLA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI OMOFOBICHE? DIRÀ CHE LE OFFESE DA PARTE DEL VATICANO CONTRO GAY, LESBICHE, TRANS NON SONO PIÙ ACCETTABILI IN UNO STATO LAICO? *
Ventiquattro ore dopo il Family day i più grandi giornali e telegiornali italiani non avevano avuto dubbi: il titolo di apertura era stato dedicato - nella stampa scritta, a caratteri cubitali - al presunto milione che aveva occupato piazza San Giovanni in difesa dei valori tradizionali. I giorni successivi la litania non era cambiata: tutto un susseguirsi di dichiarazioni e servizi per dire che quella manifestazione chiedeva, pretendeva una risposta da parte della politica.
Il giorno dopo il Pride, con un milione di donne e uomini in piazza per chiedere l’estensione dei diritti a tutte e tutti, la stampa e i tg non hanno avuto lo stesso riguardo. Portare tante persone, gay, lesbiche, trans, non è bastato per conquistare i titoli di apertura, né per sperare che il lunedì fosse dedicato alle reazioni della politica. Che cosa farà da oggi il governo Prodi? Cosa pensa il presidente del Consiglio di ciò che i suoi elettori, non quelli della destra, gli hanno chiesto? Farà la legge sulle unioni civili e quella contro le discriminazioni omofobiche? Dirà che le offese da parte del Vaticano contro gay, lesbiche, trans non sono più accettabili in uno Stato laico?
Silenzio. Un assordante silenzio, con Prodi che preferisce denunciare «la brutta aria» che c’è nel Paese, riferendosi alla destra che blocca le decisioni. Insomma, per parafrasare la sua dichiarazione: aria fritta. La distanza tra i cittadini, le cittadine e la politica, anche e soprattutto quella fatta dai media, non era mai stata così ampia. Drammatica. La crisi della politica e della rappresentanza così pesante e disarmante. Se il Papa parla e offende gay, lesbiche o trans accusandoli di essere pedofili e perversi le prime pagine sono assicurate, blindate. Si riempiono subito di titoli cubitali. Poche le proteste. Poche le voci di editorialisti che si sollevano per dire che così cresce l’odio, la violenza contro gli omosessuali. Poche voci si sollevano dal pulpito dei grandi quotidiani per dire che non approvare una legge sulle unioni civili è un fatto grave, che lede l’uguaglianza sancita dalla Costituzione.
A questo punto resta la domanda: che cosa fare per conquistare spazio, visibilità alle ragioni della civiltà e della laicità? Non è bastato, nel silenzio degli organi di informazione, portare un milione di persone in piazza. Non è bastato riempire piazza San Giovanni con una manifestazione rabbiosa, ma pacifica, dura ma anche orgogliosa. No, non è bastato. Bisogna forse arrivare a gesti eclatanti davanti al Vaticano o al Parlamento, bruciarsi come gesto disperato, come un ultimo tentativo di vedersi riconosciuto un diritto? Certo è che così non si può andare avanti. La totale impermeabilità tra media e politica da una parte e società civile dall’altra è talmente alta che non si può stare più indifferenti.
Fa bene Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, a lanciare lo sciopero fiscale e a invitare lesbiche, gay, trans a restituire le tessere elettorali. In Italia le persone non eterosessuali sono considerate cittadine di serie B, non godono degli stessi diritti. Tanto vale allora non assumersi neanche i doveri oppure esasperare lo scollamento privandosi della possibilità di decidere chi votare e chi no. Forse così i politici capirebbero, forse così capirebbe anche la Chiesa che dei contributi Irpef vive. Lo capirebbero anche le cosiddette famiglie tradizionali al cui welfare contribuiscono quegli uomini e quelle donne che, oggi, non possono avere una relazione riconosciuta e tutelata, oppure come single non possono sperare in nessuna facilitazione.
Il Pride di sabato è riuscito perché ha parlato un linguaggio che coinvolge tutte e tutti. Non riguarda solo gay, lesbiche e trans. Lo ha dimostrato l’ampia partecipazione in maniera organizzata del movimento femminista e l’ampia presenza di eterosessuali. E’ importante che quel coinvolgimento continui e che le associazioni omosessuali non siamo lasciate sole in questo momento, forse il più delicato, quello più duro da digerire. Non si aspetti l’ennesima esternazione del Papa per risollevare la richiesta delle unioni civili. Deve essere un sentire comune, una richiesta continua, condivisa, in ogni sede, in ogni occasione. Ma prima di tutto bisogna affrontare il rapporto con l’informazione, metterlo al centro dell’azione politica. Oggi sicuramente i giornali daranno molto più spazio alle polemiche sullo spettacolo annullato a Bologna "La Madonna piange sperma", perché considerato blasfemo, che alle richieste di un milione di persone.
Punto primo Berlusconi non è portavoce dei sentimenti e degli orientamenti dei cristiani. Punto secondo A volte si conosce la grandezza di una realtà proprio perchè tale realtà, che una volta si aveva, non la si ha più.
E poi non è detto che un uomo politico in quanto politico non possa promuovere ottime politiche famigliari, sebbene abbia divorziato, anzi.
Direi al prete Farinella di essere sì preoccupato per certe uscite non politacally correct dell’ex-premier ma nello stesso frattempo lo inviterei parimenti a vedere e a stimare l’impegno di tanta gente che si è recata in piazza il 12. Impegno non scontato e da ammirare.
La sua giustificazione pro sx e contro la dx non credo che sia importante in questo momento storico della nostra democrazia. In quanto una parte della classe politica della sinistra (ma avrebbe potuto essere anche la destra, ciò non importa alla Chiesa) attenta al bene comune attaccando le sue fondamenta. Spero e credo che sappia ciò che voglio intendere.
Cordiali saluti, Giuseppe.
Chieda a Federico La Sala, che è a tutti gli effetti "la Voce di Fiore", l’ideologo.
Saluti a tutti da un lettore appassionato.
Giacinto Primo Farinelli
CARA CHIARA
ti ringraziamo molto per l’intervento - e per la domanda che fai. La ragione superficiale del "26 maggio" è semplicemente organizzativa e tecnica della nostra redazione. Tuttavia il tuo stupore - come puoi ben capire - apre su una questione intricata e intrigante, proprio quella del "tempo". E, se ci cominci a riflettere, ti accorgi subito che il "tempo" della "rete" e "nella" rete è più "complicato" e ... apre a nuove esperienze del "tempo". Per te che sei entrata nella "rete", è come se fossi entrata nella redazione e nella tipofrafia del giornale di domani "sabato 26 maggio" e ti sei resa conto che "scrivo in data 25 maggio 2007"!!! Così - come hai potuto constatare - hai potuto saltare l’ "alto livello" ... e "correre innanzi al tempo"!!! Per te ora è già "domani". E noi non possiamo che farti i nostri complimenti! Abbiamo apprezzato molto la tua "sorpresa"!!!
Grazie della "visita" e
cordiali saluti.
Per la Redazione
Federico La Sala
Bravo . Io non sono cattolico ma l’ammiro. Ci vuole coraggio per andare contro la gerarchia.
Continui cosi’, abbiamo bisogno di persone che non rinunciano ad esprimere le proprie idee.