LA DEMOCRAZIA DI FACCIATA
di don Aldo Antonelli *
E adesso ci si mette anche il capo dello stato! Non so come l’avete presa voi, ma a me non va per niente giù questo richiamo! E sono solo parzialmente d’accordo con ciò che scrive Massimo Giannini su La Repubblica di oggi: "Il monito del Quirinale non può e non deve essere trasformato in ciò che non è e non voleva essere: cioé un invito ai mass media a non occuparsi più di ciò che disturba il governo".
Dirò di più, ma nell’intervento del capo dello stato vi leggo, purtroppo, un allineamento a quella che ormai non è altro che la mascherata della democrazia di plastica, la democrazia di facciata, la democrazia liftata con tanto di cerume addosso sì da nasconderne le rughe, come la faccia di lui.
Il danno che Michele Serra denuncia oggi, ormai, è fatto: sta davanti ai nostri occhi. "Democrazia senza cultura, democrazia senza informazione, democrazia senza liberazione delle coscienze, democrazia senza libera circolazione delle idee, delle parole, delle immagini, è appena una cornice che oligarchie religiose oppure economiche possono riempire a loro piacimento, e magari a loro immagine".
Continua ad avverarsi, purtroppo, ciò che in tempi non sospetti, Blaise Pascal denunciava: "Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto". Siamo un paese in ginocchio, con la coscienza schienata, incapace ormai di sdegno; un paese di servi contenti nel quale la menzogna imperversa prepotente dalla di lui bocca e nel silenzio/assenzo della Tv imbavagliata, della gerarchia ecclesiastica muta e ammutinata e con la compiacenza generale di gran parte del parlamento, somigliante sempre più ad una sorta di caravanserraglio.
Bisogna leggere i giornali stranieri per avvertire lo scandalo. Sul giornale spagnolo El Paìs, a firma di Miguel Mora, si legge: "Emilio Fede, amico del cuore, compagno di bagordi sardi e milanesi del primo ministro e presentatore del telegiornale di Rete 4, di Sua proprietà, ha dichiarato questa settimana al Corriere della Sera che per l’ufficio del personale di Mediaset in questi anni sono passate 47.000 persone (veline e velini) per fare casting.
Si è scritto che l’Italia era così cinquant’anni fa, quando Anna Magnani in Bellissima (Luchino Visconti, 1951) si sottoponeva a ogni tipo di umiliazione per procurare a sua figlia una parte nel cinema. Si è ricordato che, dall’antica Roma e prima ancora, il potere sempre si è servito di nani, maschiette e cantanti per fare dimenticare le tensioni del governare.
Il critico d’arte e filosofo Vittorio Sgarbi, addirittura, ha scritto in questi giorni: “Berlusconi si fotte tutte queste ragazze a nome di tutti gli italiani e questi lo devono ringraziare, perché per governare bene bisogna fottere bene. Ciò che sembra sicuro è che in un Paese più o meno normale questa storia di sesso, potere, maschilismo, dominio, narcisismo costrittivo ed eterna gioventù sarebbe finita già da diverse settimane con una mozione di censura, le dimissioni o forse in un discreto esilio su aereo privato. Nulla di questo è accaduto, al contrario, molti italiani sembrano tollerare le avventure dell’imperatore con una compostezza e disinvoltura ammirevoli".
Vero è che il paese di santi, poeti ed eroi di una volta, oggi può vantarsi di essere un popolo di coglioni.... purché non si sappia.
Aldo [don Antonelli]
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Il parlamento clandestino dichiara illegale la clandestinità (degli immigrati)
Genova 2 luglio 2009. - Oggi è giorno di lutto per l’Italia fondata sul diritto e sulla Carta Costituzionale. Dopo i giorni della presidenza del consiglio trasformata in lupanare all’aperto, ecco i giorni della demenza giuridica e della vergogna di un governo che legifera solo per soddisfare i propri istinti e ignoranza. Due settimane fa il governo doveva varare la legge sulla prostituzione, penalizzando i clienti, su proposta della Mara Carfagna, non sappiamo (o forse sì?) per quali meriti divenuta ministra della moralità e approvata dal presidente del consiglio, «utilizzatore finale» di escort o prostitute a tre zeri. Qualcuno ha avuto la decenza di rimettere il disegno di legge nel cassetto, in attesa di tempi meno travagliati dalle parti governative. Occorreva qualcosa per distrarre dal porcilaio in cui l’Italia intera è stata annegata dal capo del governo e dei suoi manutengoli. La distrazione nazionale si chiama «il reato di clandestinità» da dare in pasto alle paure indotte dagli stessi che legiferano.
E’ legge, dunque, la norma che prevede il reato di clandestinità che per forza d’inerzia farà aumentare i clandestini come funghi dopo la pioggia; i centri di identificazione da luoghi di verifica civile diventano lager consentiti, passando da 60 a 540 giorni (il 900%). Oggi muore la decenza, muore il Diritto, mentre la stampa pubblica una lettera di un giudice costituzionale, «famiglio intimo» del plurinquisito» capo del governo con cui sfida e sotterra la dignità dell’Alta Corte.
Nella legge che dichiara la clandestinità reato, c’è una norma che inasprisce il reato di mafia (il 41bis). E’ una trappola. Vedremo che tutti i governativi e la maggioranza al guinzaglio si farà scudi di questo articolo per screditarsi tutori di legalità integerrima: essi inaspriscono le pene alla mafia, ma fanno eleggere al parlamento e nelle regioni mafiosi condannati o in via di processo.
Se Cristo fosse fisicamente presente in Italia (cosa impossibile perché starebbe a 12.000 km di distanza dal vaticano!), sarebbe clandestino e verrebbe rinchiuso in un lager di «verifica» (?). Per sfuggire alla polizia di Stato, fuggì in Egitto e tornò solo dopo la morte dei suoi persecutori. Ai clandestini colpevoli di essere uomini e donne in cerca di dignità e agli Italiani e Italiane che hanno ancora il senso del diritto, diciamo due cose: noi speriamo che muoiano presto coloro che li perseguitano e da parte nostra combatteremo questa ignominia di cui proviamo vergogna e che disprezziamo come disprezziamo coloro che l’hanno votata.
Il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, monsignor Antonio Maria Veglio, ha scritto: «I migranti hanno il diritto di bussare alle nostre porte. Basta demonizzare e criminalizzare il forestiero. L’arrivo dei migranti non è certo un pericolo. Sbagliato trincerarsi dentro le proprie mura». Gli fa eco il segretario del pontificio Consiglio, monsignor Agostino Marchetto: La nuova legge porterà «molti dolori e difficoltà agli immigrati» e noi aggiungiamo anche all’Italia perché farà aumentare in modo esponenziale la clandestinità.
Il catto-fascista Gasparri, insieme con gli altri governativi cattolici «similpelle» dichiara di «essere orgoglioso». Di fronte all’Italia che di degrado in degrado corre verso il buco nero dell’indecenza generalizzata, non riusciamo ancora ad udire un belato, un vagito, un gridolino della gerarchia cattolica che pare abbia assunto come nuovo stemma le tre scimmie storiche: non vede, non sente e non parla. La luce che doveva stare sul monte per illuminare le coscienze, è stata spenta e messa in sicurezza sotto il moggio, chiusa a chiave e la chiave buttata a mare. Il silenzio dei vescovi è un peccato contro lo Spirito che non sarà perdonato né in cielo né in terra.
* Il Dialogo, Giovedì 02 Luglio,2009 Ore: 17:36
Polemica su un incontro a cena fra il membro della Consulta e il premier
alla vigilia della decisione sul Lodo Alfano. "La polizia fascista è ancora all’opera"
Il giudice Mazzella scrive a Berlusconi
"Siamo oggetto di barbarie"
Pd e Idv all’attacco in Parlamento: "Infangata la sacralità della Corte"
ROMA - "Caro Silvio, siamo oggetto di barbarie ma ti inviterò ancora a cena", firmato Luigi Mazzella. Il giudice costituzionale, dopo le polemiche, scioglie le riserve e sceglie la strada dello scontro aperto con i critici. Motivo del contendere una cena a casa del giudice costituzionale, cui hanno partecipato Silvio Berlusconi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, insieme ad un altro giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano, e al senatore Carlo Vizzini che ha scatenato polemiche feroci sull’opportunità che due giudici dell’Alta Corte si incontrino alla viilia di una importante decisione sul Lodo Alfano che la Consulta dovrà giudicare a settembre. E la lettera arriva nel giorno dello scontro il Aula fra Antonio Di Pietro e il ministro Sandro Bondi a colpi di "vergogna".
La lettera. "Caro Presidente, caro Silvio, ti scrivo una lettera aperta perché cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche dell’Ovra (la polizia segreta fascista, ndr) siano definitivamente cessate con la caduta del fascismo". "Ho sempre intrattenuto con te - scrive Mazzella - rapporti di grande civiltà e di reciproca e rispettosa stima. Vederti in compagnia di persone a me altrettanto care e conversare tutti assieme in tranquilla amicizia non mi era sembrato un misfatto. A casa mia, come tu sai per vecchia consuetudine, la cena è sempre curata da una domestica fidata (e basta!). Non vi sono cioè possibili ’spioni’, come li avrebbe definiti Totò. Chi abbia potuto raccontare un fantasioso contenuto delle nostre conversazioni a tavola inventandosi tutto di sana pianta - è sottolineato nella lettera - resta un mistero che i grandi inquisitori del nostro Paese dovrebbero approfondire prima di lanciare accuse e anatemi. La libertà di cronaca è una cosa, la licenza di raccontare frottole ad ignari lettori è ben altra! Soprattutto quando il fine non è proprio nobile".
"Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sarà certo l’ultima fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali, mi sembra doveroso dirti per correttezza che la prassi delle cene con persone di riguardo in casa di persone perbene non è stata certo inaugurata da me ma ha lunga data nella storia civile del nostro Paese. Molti miei attuali ed emeriti colleghi della Corte Costituzionale hanno sempre ricevuto nelle loro case, come è giusto che sia, alte personalità dello Stato e potrei fartene un elenco chilometrico".
"Caro presidente - conclude la lettera -, l’amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco. L’Italia continuerà ad essere, ne sono sicuro, il Paese civile in cui una persona perbene potrà invitare alla sua tavola un amico stimato. Con questa fiducia, un caro saluto".
Lo scontro in Aula. "Non si è parlato di Lodo Alfano", ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, durante il question time alla Camera, rispondendo così ad un’interrogazione del presidente dell’Idv Antonio Di Pietro. "Tranquillizzo gli onorevoli interroganti: le iniziative del governo in materia di Giustizia - conclude Vito - saranno rispondenti al programma presentato al corpo elettorale e che gli elettori hanno premiato". La cena, continua Vito, non è stata organizzata dal Governo, ma "molte settimane prima" dallo stesso Mazzella e vi hanno partecipato anche le consorti degli invitati.
Eppure le polemiche non si placano e la spiegazione non convince l’opposizione, mentre crescono le adesioni - un migliaio di email sono arrivate a Repubblica - all’appello che circola su Internet per le dimissioni dei due giudici costituzionali. Il Pd continua a definire "gravissimo" l’incontro nella residenza privata del giudice Mazzella. "Può dire ciò che vuole, ma io trovo che decisamente non stia bene invitare qualcuno a casa propria, sul quale si è chiamati a decidere. Un magistrato, soprattutto se sta alla Corte Costituzionale, non dovrebbe mai farlo’’, dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito Democratico. E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, illustrando alla Camera la sua interpellanza, parla di toghe spregiudicate che con la loro condotta hanno "infangato la sacralità della Corte Costituzionale" e giudica la risposta di Vito "insoddisfacente e inaccettabile". Toni forti, che il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, non gradisce. Ne segue un battibecco in aula, con Bondi che alle parole di Di Pietro grida più volte "Vergognati", inveendo contro gli scranni dell’Idv, e poi lascia l’aula.
* la Repubblica, 1 luglio 2009. (http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/lodo-alfano-cena-giudici/parla-vito/parla-vito.html)
«Napoletani eccellenti nel mondo»
C’è anche il premier autore di canzoni
Tra i premiati Cannavaro, Ballabio, Aponte, Onorato
E a Trapani (ad Bulgari): lei cosa regala alle sue fidanzate?
NAPOLI (30 giugno) - Un premio per le eccellenze del mondo dell’arte, dello sport, della danza, dell’imprenditoria e della comunicazione provenienti da Napoli e che hanno raggiunto i massimi vertici nel proprio campo all’estero. È questo l’obiettivo del riconoscimento promosso dal presidente dell’Unione industriali di Napoli, Giovanni Lettieri, consegnato oggi in occasione dell’assemblea annuale degli imprenditori della provincia, presso il teatro San Carlo cui ha partecipato anche Silvio Berlusconi, che ha regalato a tutti i presenti un siparietto. «Vedendo i vostri gioielli mi è venuto un dubbio e mi sono chiesto: ma lei cosa regala alle sue fidanzate?». Accanto a lui, con Giovanni Lettieri promotore dell’iniziativa, l’amministratore delegato di Bulgari, Francesco Trapani.
Poi mentre consegna il premio ad una vincitrice scherza: «Ieri sera, alla cena in Prefettura, mi ha strizzato la mano e io gli ho chiesto se avesse un fidanzato e in quel caso di essere più delicata...».
Quando poi è la volta di Gianluigi Aponte, armatore del gruppo ’Msc crociere’ il Cavaliere si complimenta con lui per la nave ammiraglia ’Fantasia’ che ieri ha ospitato la conferenza stampa sul G8 in Abruzzo: «A lei abbiamo affidato parte della nostra missione di raddoppiare il turismo in Italia. Anzi penso che a Napoli sia possibile andare oltre il raddoppio. Grazie per il lavoro che fa perché lei contribuisce a dare una spinta alla rinascita di questa città».
Anche il presidente del Consiglio viene premiato per come si è sempre dichiarato «napoletano», per l’impegno nella guerra dei rifiuti e come autore di canzoni napoletane. Quando ne viene citata una dal titolo ’Ammore, senza ammore’, ricorda il brano scritto a quattro mani con il musicista napoletano Mariano Apicella che osserva: «Sì, amore senza amore, che è un disastro...».
Rivolto a Vincenzo Maurino, chirurgo ottico e primario del più importante centro di cura delle malattie degli occhi, Moorfield eye hospital di Londra, chiede: «Ho un pò di stanchezza agli occhi dopo le due di notte che mi consiglia?».
«Il riconoscimento, ideato dal presidente Lettieri, vuole contribuire - spiega una nota dell’Unione Industriali di Napoli - a dare un’immagine diversa della città ad un anno dall’emergenza rifiuti, partendo dall’enorme potenziale culturale, scientifico e umano che ha consentito l’emergere di eccezionali talenti nei più diversi ambiti professionali».
Tra i premiati Ciro Ferrara, neoallenatore della Juventus, l’architetto Silvio D’Ascia, autore della Stazione Porta Susa a Torino e della Città della borsa di Shanghai in fase di costruzione; Pasquale Terracciano, ambasciatore a Madrid (lui assente, ha ritirato il premio la madre); Francesco De Angelis, primo skipper non anglosassone a vincere la Louis Vuitton Cup; Fabrizio Freda, presidente e Chief executive di Estèe Lauder; Vincenzo Maurino, chirurgo ottico e primario del più importante centro per la cura delle malattie degli occhi, il Moorfields Eye Hospital di Londra; Vincenzo Onorato, presidente della Moby Lines e vincitore di sei titoli mondiali di vela.
Premiati anche Giovanni Abbadessa (oncologo clinico, fondatore e coordinatore di Prometeo Network), Giovanni Amelino-Camelia (fisico), Antonella Azzaroni (presidente Msc), Andrea Ballabio (Direttore Tigem), Alessandro Bombardi (fisico), Aniello Esposito (Vicepresident tecnica & operations The National shipping company od Saudi Arabia), Lucio Ghia (Avvocato internazionale), Enrico Giliberti (avvocato internazionale), Antonio Giordano (Direttore dello Sbarro Institute for Cancer and Molecular Medicine of Philadelphia), Carlo Grassi (coordinatore sistema Ects, facoltà design e arti), Anna Illiano (Direttore risorse umane e organizzazione Mbda Italia), Giovanni Ortolani (Ceo Societè generale corporate & Investment Banking), Ernesto Scotti (Presidente Stylemark), Vincenzo Trani (Presidente Mikro Capital), Maurizio Zazzaro (Country Manager Microsoft Home & Entertainment Division).