Immigrazione, il governo dichiara lo stato d’emergenza nazionale
Il Consiglio dei ministri ha detto sì alla proposta del ministro dell’Interno Maroni. Il provvedimento per "il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari".Il ministro della Difesa La Russa: "E’ stata decisa per motivi organizzativi, non saranno coinvolti i soldati". Minniti (Pd): "Vogliamo chiarimenti in merito"
Roma, 25 lug. - (Adnkronos/Ign) - Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro dell’Interno Roberto Maroni, ’’l’estensione all’intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno’’. Lo annuncia il comunicato ufficiale diffuso da palazzo Chigi al termine della riunione di governo.
A spiegare le motivazioni dell’iniziativa è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa. "L’allargamento dello stato di emergenza per l’afflusso di immigrati clandestini a tutto il territorio nazionale è stato deciso per motivi di tipo organizzativo’’ e le Forze armate non sono minimamente coinvolte da questo provvedimento. La dichiarazione dello Stato di emergenza non è un nuovo provvedimento, ma solo l’allargamento di una precedente decisione che riguardava solo tre regioni. ’’E’ una proposta del ministro Maroni, che si è fatto carico di un’esigenza della protezione civile, che tocca essenzialmente aspetti organizzativi e burocratici’’ per far fronte all’afflusso di extracomunitari nel nostro Paese".
Questo provvedimento garantirà anche, spiega La Russa all’ADNKRONOS, ’’una maggiore flessibilità nella fase dei trasferimenti’’, in vista ’’dell’apertura dei nuovi Cpt, come annunciato dal governo’’. ’’Non coinvolgerà il mio ministero: non c’era e non c’è nessuna mobilitazione dei militari’’, assicura La Russa. ’’Non vorrei deludere qualcuno, ma non ci saranno i carri armati nelle strade e non si potrà sparare a vista...’’, dice il ministro. La Russa spiega anche che i tremila uomini che ha messo a disposizione ’’non hanno nulla a che vedere con lo stato di emergenza’’.
Il Pd chiede chiarimenti al governo sull’emergenza nazionale per gli extracomunitari. "Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per contrastare l’emergenza ’clandestini’" ha detto il ministro ombra dell’Interno, Marco Minniti."Le dichiarazioni successivamente, rese da rappresentanti del governo non solo non chiariscono, ma anzi contribuiscono ad aumentare la confusione e la preoccupazione"."Poiché - prosegue Minniti - non è una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le modalità e la finalità di tale iniziativa’’.
Per Pino Sgobio dei Comunisti italiani in "Italia a questo punto c’è un ’unica emergenza: la democrazia". "Dopo l’aggravante di clandestinità - spiega Sgobio -, e le impronte ai bimbi rom siamo giunti alla dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini extracomunitari". E conclude con amarezza: "Con questo governo, al peggio non c’è mai fine".
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Dopo le polemiche dei giorni scorsi con La Russa il ministro ribadisce
"L’invio è coordinato dalla prefettura, quindi dal ministero dell’Interno"
Camorra, ancora tensione nel governo
Maroni: "Sui militari in Campania decido io" *
ROMA - Nuovo affondo del ministro dell’Interno Roberto Maroni nei confronti del collega della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso della trasmissione Matrix. Il ministro dell’Interno per ben due volte ha criticato le affermazioni di La Russa, anche se non lo ha mai nominato.
Prima il ministro è tornato a definire quella con la camorra una "guerra civile" ribadendo che non si tratta di una "guerra tra bande" come l’aveva definita La Russa. E successivamente ha sottolineato che l’invio dei militari "sarà coordinato dalle prefetture, e cioè dal ministero dell’Interno".
Già nelle scorse settimane tra i due ministri erano volate scintille. Fino alla giornata di ieri, quando La Russa aveva annunciato un suo incontro con i parà "dislocati entro oggi in strada" ed era stato costretto a fare una parziale retromarcia dopo essere stato smentito da una secca nota del Viminale.
* la Repubblica, 1 ottobre 2008.
«Stupore e rammarico»: lo stop del Quirinale
Il Colle allarmato per la decisione di estendere il provvedimento a tutto il territorio
Il comunicato di Palazzo Chigi - l’inattesa decisione del Consiglio dei ministri di estendere all’intero territorio nazionale la dichiarazione di stato di emergenza per l’afflusso di cittadini extracomunitari - ieri ha suscitato le forti preoccupazioni del Colle. «Stupore e rammarico» la reazione che già nel primo pomeriggio è trapelata dal Quirinale per i modi e i contenuti del provvedimento che tocca temi molto sensibili. Come appunto le «procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza» - come l’ha spiegata il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Mario Morcone - cuore del provvedimento dell’esecutivo.
E ieri tutti i livelli istituzionali sono stati «scossi» dalla mossa voluta da Maroni, che infatti ha dovuto nel pomeriggio convocare un’apposita conferenza stampa evidentemente per spegnere l’incendio che rischiava di divampare.
Il presidente Fini costretto a chiedere formalmente al governo di riferire al Parlamento perentoriamente entro martedì. Contatti febbrili, un vero e proprio caso. Il titolare del Viminale con le spalle al muro costretto a telefonare direttamente a Napolitano per spiegare, spiegarsi. Ammettendo poi proprio nell’incontro co i giornalisti di aver duvuto inviare tutta la documentazione al Presidente.
Al Colle in particolare - soprattutto tenendo presenti tutti i precedenti in materia, compresi quelli relativi ai decreti adottati dal governo Prodi nel 2007 e nel 2008 - ieri è stata rilevata in particolare la diversità delle interpretazioni date per spiegare il repentino ritorno alla estensione a tutto il territorio nazionale dello stato di emergenza.
Ancora una volta la presidenza della Repubblica ha richiamato in modo fermo quei «paletti» formali - e dunque sostanziali - su cui il presidente non smette di vigilare. Come accaduto sulla questione sicurezza e sulla giustizia.
* l’Unità, 26.07.2008
Immigrati come una catastrofe
Il governo: stato d’emergenza
Minniti: si chiarisca. La Russa: non so
Non bastavano le schedature etniche, la proposta delle impronte ai bambini rom- con le conseguenti condanne per razzismo da tutta Europa e le proteste delle associazioni laiche e cattoliche e del Vaticano -, non bastava il decreto sicurezza passato l’altro giorno in Parlamento con l’esercito a pattugliare le strade come nel Cile di Pinochet, non bastava l’aggravante di clandestinità al posto dell’impossibile istituzione del reato, che lede comunque l’articolo 3 della Costituzione. Adesso è stato decretato lo "stato di emergenza nazionale" per i "troppi" immigrati clandestini. Roba da stato di guerra, da terremoti - e infatti è stato prorogato anche lo stato d’emergenza a Catania in vigore dal 2002 - o altri cataclismi come uragani e tsunami.
Ma chi? Ma dove? Il Consiglio dei ministri di questo venerdì di fine luglio ha approvato la dichiarazione dello stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale per «il persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari».
Quelli dei barconi? I rom? Le badanti ucraine e russe? Non è specificato nel comunicato finale del Cdm né il premier -tra gag e boutade come quella di fare «una politica di sinistra», «a favore dei poveri» - ne ha parlato. Si dice solo che è stata estesa l’emergenza da tre regioni a tutto il territorio nazionale. Si immaginano carichi di aiuti umanitari in arrivo, magari paracadutati, e raccolte di fondi. Ma per gli immigrati che arrivano sulle nostre coste.Oppure si immaginano poteri eccezionali al governo, per i quali il ministro Maroni potrà imporre la alla realizzazione di nuovi Cpt-lagher anche nelle regioni dove la popolazione e le istituzioni si oppongono.
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dice che nella decisione sullo stato di emergenza «risponde solo a esigenze organizzative: serve a facilitare una risposta dello stato e non cambia quello che già c’è». «Non saranno coinvolte forze armate», si è sincerato. E comunque si è trattato di una proposta del titolare del Viminale Maroni di cui si è discusso «solo molto brevemente». Insomma neanche lui sa cosa significa con precisione.Il ministro dell’Interno del governo ombra del Pd Marco Minniti che aggiunge: «Poichè non è una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le modalità e la finalità di tale iniziativa».
Sicuramente lo stato d’emergenza piacerà al collega di partito del ministro, il leghista amico dell’estrema destra neonazista Mario Borghezio per il quale l’equazione è semplice: «Immigrazione selvaggia uguale diffusione di malattie, quest’equazione - sostiene - si sta dimostrando ogni giorno più vera. Sarebbe ora che anche l’Europa se ne rendesse responsabilmente conto, abbandonando la linea buonista che, su questo terreno, diventa foriera di pericoli per la salute di tutti».
Tutto ciò mentre anche i precedenti provvedimenti del governo sul tema immigrazione vengono giudicati discriminatori e anticostituzionali. L’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione giudica «illegittimamente discriminatorie» alcune misure contenute nel maxiemendamento già approvato dalla Camera. In particolare, l’Asgi si riferisce alla soppressione «sostanziale» dell’assegno sociale. Infatti, «ai requisiti soggettivi e reddituali previsti dall’attuale normativa (come l’età superiore ai 65 anni e la mancanza di un reddito sufficiente) è stato aggiunto quello del soggiorno legale e della prestazione lavorativa continuativa per almeno dieci anni». In questo modo, per l’Asgi, «è svuotato di significato l’assegno sociale quale istituto di assistenza sociale a carattere non contributivo, anche perchè si determina una situazione di discriminazione indiretta o dissimulata nei confronti dei cittadini stranieri». Altra discriminazione riguarda la "carta per i poveri" riservata solo agli italiani: «è anticostituzionale». E contrasta, sottolinea l’Asgi, con il principio di parità di trattamento fra lavoratori migranti e nazionali in tema di assistenza sociale sulla base di alcune convenzioni internazionali, compresa la convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il responsabile dell’ufficio per le politiche dell’immigrazione della Cgil, Pietro Soldini denuncia poi «un giro di vite sui ricongiungimenti familiari, che colpisce pesantemente i minori e le famiglie immigrate», commenta negativamente le norme sui ricongiungimenti familiari, sull’asilo e sui comunitari in via di definitiva approvazione. Soldini sottolinea soprattutto come l’innalzamento del reddito richiesto nel parere della commissione Affari Costituzionali della Camera «consentirà il ricongiungimento soltanto di famiglie agiate e condannerà alla solitudine tutti gli altri». Altrettanto grave, secondo il sindacalista, è l’esclusione del coniuge minorenne e la quasi obbligatorietà dell’esame del Dna per i fini del ricongiungimento: «Questa scelta - afferma - è veramente inconcepibile perchè lo strumento del ricongiungimento è la forma più civile d’immigrazione, con maggiori garanzie di legalità e sicurezza». «Rendere difficile o quasi impossibile il ricongiungimento - conclude Soldini - è quindi non solo sbagliato e punitivo, ma totalmente miope. Esso è infatti il miglior investimento per un’immigrazione legale, scelta, qualificata e sicura».
E questo proprio quando la Corte di giustizia della Ue mette paletti per rendere più facile i ricongiungimenti e soprattutto il soggiorno e gli spostamenti entro i confini europei per i coniugi extracomunitari di cittadini europei. È quanto ha stabilito la Corte in una sentenza che dà il via libera al ricongiungimento familiare spiegando che non può essere subordinato alla condizione che il coniuge abbia prima soggiornato legalmente in un altro Stato membro.
Ma il ministro Roberto Maroni ha il coraggio di dire che «in Italia la richiesta di domande di asilo è modesta, non desta una particolare sensibilità rispetto ad un fenomeno che in Europa è molto più vasto, specie in Germania». «Nel 2007 - ha infine reso noto Maroni - alla Commissione nazionale per il diritto di asilo sono giunte 306 domande».
* l’Unità, Pubblicato il: 25.07.08, Modificato il: 25.07.08 alle ore 16.19
IMMIGRATI: MARONI RIFERIRA’ IN AULA CAMERA MARTEDI’ ALLE 15
Roma, 25 lug. - (Adnkronos) - A quanto si apprende il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, interverra’ martedi’ alle 15 in aula alla Camera per riferire sull’estensione dello stato di emergenza a tutto il territorio nazionale per contrastare l’immigrazione clandestina. La decisione dopo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aveva fatto sua la richiesta dell’opposizione di un chiarimento in Parlamento sulle misure stabilite in Cdm.
Sottomessi e plaudenti
di Oreste Pivetta *
Berlusconi che se la ride e se la gode non dovrebbe far parte del copione (l’uomo è pur sempre il presidente del consiglio e gli piacerebbe accreditarsi da statista), ma rispecchia la personalità e i sentimenti profondi: tanta arroganza e tanta strafottenza nel rivendicare per sé le virtù del lodo Alfano sono tipiche del bauscia (lombardo, sta per vanaglorioso) che vincendo tre a zero vuole anche infierire (con il medio allungato, alla maniera di Bossi) ma rappresentano pure, con schiettezza, con la più candida evidenza, utilmente quindi, la realtà per quella che è, vale a dire che un parlamento, numerosi ministri e uno in particolare hanno lavorato (e continueranno a lavorare, è più che probabile) nell’interesse esclusivo del capo. Tanta sudditanza di una maggioranza nei confronti del padrone non s’era mai vista. Neppure ai tempi neri del fascismo, probabilmente, perché allora la si poteva immaginare o fingere nobilitata da qualche adesione ideologica.
Adesso no, l’ideologie sono morte, secondo molti teorici della politica, e quindi, nella dominanza del mercato, gli affari sono affari, ovunque, pesati a colpi di carriere e, banalmente, di quattrini. Provate a fare i conti nelle tasche dell’onorevole avvocato Ghedini, che ha mirabilmente e vantaggiosamente fuso il mestiere del difensore a quello del parlamentare. E che sarebbe di Alfano, salito alla pompa del Guardasigilli (basta l’enfasi del nome), senza la sua instancabile e scattante operosità nel nome di Berlusconi?
Un «onorevole» impiegato di provincia, un civilista di Agrigento? Più che la sgangherata autocontemplazione di Berlusconi, colpisce nei momenti comandati l’attonita atarassia di una folla di deputati e senatori, che si potranno dividere sui tagli della manovra ma si presentano compattissimi dove il capo ordina: sono una compagnia a libertà condizionata, in licenza se si parla d’altro, se non si parla di retequattro o di processi. Se il centrosinistra avesse mostrato qualche volta un decimo di tanto granitica certezza, magari Prodi sarebbe ancora al governo e ci risparmieremmo gli spettacoli peggiori.
Nell’obbedienza c’è di mezzo una legge elettorale, che cancellando le preferenze la pretende assoluta, ma un tocco di dignità dovrebbe lasciar correre qualche sfumatura. Non è possibile credere che a proposito di giustizia o di reti televisive i pareri siano sempre così unanimi nel secondare le aspirazioni del capo, non è possibile che Gasparri si immedesimi nella parte da non mostrare la virgola di un distinguo o che un vecchio dc o un vecchio socialista non sentano la voglia di rispolverare qualcosa dell’antica verve polemica. Niente. Partecipiamo della gloria, cantiamo in coro, le figurine attorno al sovrano. I postfascisti ricorderanno con nostalgia: «Potevo fare di quest’aula sorda e grigia il bivacco dei miei manipoli», Mussolini aveva anticipato tutti.
Ovviamente la ricaduta è universale: dal trono di Berlusconi alla sedia elettrica di Novegro la distanza sembra un abisso, ma è meno profondo di quanto sembri. Non sembra che le reazioni (parliamo della cosiddetta società civile) siano forti. Ci saranno, ma minoritarie ed essere minoritari (e quindi critici, renitenti al potere, forti degli ideali eccetera) non aiuta di fronte alla sordità dei più. Le tappe intermedie nel degrado del belpaese sono tante e quelle importanti ovviamente le percorrono i media nazionali (basterebbe mettere assieme due o tre ore di serate televisive per capire che cosa ormai sia diventata la cosiddetta «cultura popolare» in Italia). Anni fa si dibatteva sull’uso della parola «regime» e la vittoria di Prodi ovviamente smentì i suoi propagandisti. Non sarebbe una consolazione accertare ora che al «regime» siamo finalmente arrivati. Il problema è dell’opposizione (quella politica e quella civile): come rianimare la coscienza del Paese (quando ascoltiamo Bossi viene da dubitare che esista un paese, quando ascoltiamo i suoi alleati viene da pensare che il Paese sia solo la somma di interessi delle più diverse lobbies). Berlusconi se la ride e se la gode grazie pure a tal Giuliano Tavaroli, ex brigadiere, capo della sicurezza di una delle più vistose aziende italiane, regista di trame oscure. Tavaroli non solo dà il fangoso quadro generale e nel quadro getta fango su Fassino e il suo partito (cioè su un bel pezzo dell’opposizione politica), ma spiega anche con competenza quanto velenoso sia intreccio procure-informazione, quante «balle» si gonfino così, quanto sia torbida l’acqua. Quanto abbia ragione Berlusconi.
* l’Unità, Pubblicato il: 25.07.08, Modificato il: 25.07.08 alle ore 13.39
La Stampa, 25/7/2008 (18:8) -
CONDANNA DEL PD: HA SUPERATO IL LIMITE.
IL GOVERNO ACCUSA: IMPAZZIMENTO DELLA REALTA’
Grillo attacca Napolitano:
"Vorrei sapere se è malato"
TORINO. «Giorgio Napolitano è in apparente buona salute, ma ricordando il suo passato, non trovano giustificazioni le sue prese di posizione e le sue azioni. Si è pronunciato contro la spettacolarizzazione dei processi quando le procure sono sotto l’attacco del governo. Ha firmato senza battere ciglio il lodo Alfano. Una legge incostituzionale. Ha trascorso un sereno compleanno in piazzetta a Capri tra musicanti e inquisiti, tra cui la moglie di Mastella e Bokassa Bassolino».
Beppe Grillo attacca ancora, e questa volta, nel mirino del comico, finisce Napolitano. «Giorgio Napolitano rappresenta l’Italia. La sua salute non è un fatto privato. La salute - prosegue Grillo - può essere l’unica giustificazione del suo comportamento. Vorrei essere rassicurato se è in grado di esercitare ancora il suo incarico e per quanto tempo. Se possibile disporre della sua cartella sanitaria».
I primi a prendere le distanze dall’affondo del blogger sono quelli del Pd. «È difficile dare una risposta politica a un comico- dice Giorgio Tonini, del coordinamento politico-. Mi limito a osservare che, per l’ennesima volta, Beppe Grillo ha abbondantemente travalicato i confini del buon gusto pronunciando parole insultanti nei confronti del capo dello Stato».
E dai banchi del governo, Cicchitto attacca: «Le affermazioni di Grillo sono il segno che è in atto un impazzimento della realtà italiana con una serie di apprendisti stregoni che si contendono il primato di chi la spara più grossa».