Il quarto di finale tra la Nazionale di Donadoni e la squadra di Aragones si chiude a reti inviolate. Boom di vendite per il Tricolore: tornano ad affacciarsi agli angoli delle strade le bancarelle improvvisate. La Russia gela 3-1 l’Olanda e va in semifinale: 500.000 litri di birra per i tifosi
Vienna, 22 giu. (Adnkronos/Ign) - Quarti di finale di Euro 2008: la sfida tra Italia e Spagna si è chiusa sullo 0-0 dopo i tempi regolamentari. L’11 di Donadoni ha schierato al calcio d’inizio il blocco Roma a centrocampo con Perrotta, Aquilani e De Rossi, assieme ad Ambrosini. Nei primi 15 minuti, poche emozioni: le due squadre si stanno studiando. Al 18’ prima occasione per l’Italia, con un colpo di testa di Perrotta, su cross di Ambrosini, parato facilmente da Casillas. Al 23’ calcio di punizione per la Spagna: calcia Villa forte e centrale. Buffon non si fa sorprendere.
Intorno alla mezz’ora la Spagna diventa più incisiva e Ambrosini rimedia un’ammonizione per un fallo commesso dopo aver perso palla a centrocampo. Al 35’ Cassano da sinistra mette una palla al centro dell’area, ma Toni cerca la conlcusione di testa senza la giusta cattiveria e colpisce il difensore Marchena. Replica la Spagna con Silva che, in contropiede, riceve palla e dal limite spara di sinistro: la palla esce fuori di poco alla destra di Buffon. Al 43’ bella triangolazione sulla sinistra ancora di Silva, che però calcia fuori. Dopo un minuto di recupero, si va al riposo sullo 0-0.
Nel secondo tempo, le squadre rientrano in campo senza cambi. Al 55’ occasione per la Spagna: Torres salta Panucci, che scivola sulla linea di fondo, e mette al centro: intervento provvidenziale in recupero di Chiellini. Due minuti dopo, primo cambio per l’Italia: Camoranesi per Perrotta. E proprio il nuovo entrato ha l’occasione migliore per portare in vantaggio l’Italia, ma Casillas fa il miracolo sul tiro del centrocampista dopo una torre di Toni in mischia.
Al 72’ Villa viene ammonito per simulazione, dopo una caduta in area italiana e due minuti dopo, al 74’, seconda sostituzione per l’Italia: fuori Cassano, dentro Di Natale. All’80’ gran botta da fuori di Senna e Buffon para in due tempi, salvandosi con l’aiuto del palo alla sua sinistra. Tre minuti di recupero e poi supplementari.
Il cammino europeo della Nazionale ha fatto registrare una vera e propria corsa al Tricolore, che in parecchi hanno cominciato a esporre sui balconi delle proprie abitazioni e che, in caso di vittoria, sarà sfoggiato negli immancabili caroselli stradali. E puntualmente, con la Nazionale protagonista, in tutta Italia tornano ad affacciarsi agli angoli delle strade le bancarelle improvvisate con i gadget. Primo fra tutti, il Tricolore. Proprio come accaduto due anni fa ai Mondiali in Germania, da Milano a Roma tra gli ambulanti si registra il più alto numero di vendite del vessillo, il cui prezzo ai banchi oscilla da un minimo di 6 ad un massimo di 15 euro. Tra gli altri gadget, le sciarpe con la scritta ’Forza azzurri’ (costo medio 5 euro), le magliette della Nazionale (5 euro) e il cappellino azzurro con lo stemmino tricolore e la scritta ’Italia’ e le quattro stelline (4 euro). Tra gli acquirenti anche numerosi stranieri.
UN SOLO URLO: LUNGA VITA ALL’ITALIA!!!
A ruba sciarpe ’Forza azzurri’, magliette della Nazionale e il cappellino azzurro
Spagna-Italia, il primo tempo finisce 0-0
La Nazionale di Donadoni in campo contro la squadra di Aragones con il ’blocco Roma’ a centrocampo con Perrotta, Aquilani e De Rossi, assieme ad Ambrosini. Boom di vendite per il Tricolore: tornano ad affacciarsi agli angoli delle strade le bancarelle improvvisate. La Russia gela 3-1 l’Olanda e va in semifinale: 500.000 litri di birra per i tifosi
Vienna, 22 giu. (Adnkronos/Ign) - Al via i quarti di finale di Euro 2008: la sfida, che vede protagonista l’Italia contro la Spagna di Aragones, è per ora sullo 0-0. L’11 di Donadoni schiera il blocco Roma a centrocampo con Perrotta, Aquilani e De Rossi, assieme ad Ambrosini. Nei primi 15 minuti, poche emozioni: le due squadre si stanno studiando. Al 18’ prima occasione per l’Italia, con un colpo di testa di Perrotta, su cross di Ambrosini, parato facilmente da Casillas. Al 23’ calcio di punizione per la Spagna: calcia Villa forte e centrale. Buffon non si fa sorprendere.
Intorno alla mezz’ora la Spagna diventa più incisiva e Ambrosini rimedia un’ammonizione per un fallo commesso dopo aver perso palla a centrocampo. Al 35’ Cassano da sinistra mette una palla al centro dell’area, ma Toni colpisce debolmente e la palla rimbalza su Marchena. Replica la Spagna con Silva che, in contropiede, riceve palla e dal limite spara di sinistro: la palla esce fuori di poco alla destra di Buffon. Al 43’ bella triangolazione sulla sinistra ancora di Silva, che però calcia fuori. Dopo un minuto di recupero, si va al riposo sullo 0-0.
Intanto il cammino europeo della Nazionale ha fatto registrare una vera e propria corsa al Tricolore, che in parecchi hanno cominciato a esporre sui balconi delle proprie abitazioni e che, in caso di vittoria, sarà sfoggiato negli immancabili caroselli stradali. E puntualmente, con la Nazionale protagonista, in tutta Italia tornano ad affacciarsi agli angoli delle strade le bancarelle improvvisate con i gadget. Primo fra tutti, il Tricolore. Proprio come accaduto due anni fa ai Mondiali in Germania, da Milano a Roma tra gli ambulanti si registra il più alto numero di vendite del vessillo, il cui prezzo ai banchi oscilla da un minimo di 6 ad un massimo di 15 euro.
Tra gli altri gadget, le sciarpe con la scritta ’Forza azzurri’ (costo medio 5 euro), le magliette della Nazionale (5 euro) e il cappellino azzurro con lo stemmino tricolore e la scritta ’Italia’ e le quattro stelline (4 euro). Tra gli acquirenti anche numerosi stranieri.
Donadoni ha comunicato la formazione: confermato il blocco romanista
I due sostituiscono Gattuso e Pirlo. Perrotta dietro al duo Cassano-Toni
Italia-Spagna, fra poco in campo
Giocano Aquilani e Ambrosini
Il ct spagnolo Aragones aveva detto: "Se sarà necessario, i ragazzi
moriranno sul campo". Il ct azzurro: "Un impatto che non mi piace"
La capitale austriaca si riempe di tifosi. Gli italiani sembrano in maggioranza
VIENNA - Previsioni confermate e azzeccate. Donadoni ha comunicato la formazione anti Spagna. Al posto di Gattuso e Pirlo scenderanno in campo (Vienna, ore 20,45) Ambrosini e Aquilani. Poco più avanti, Simone Perrotta cercherà di innescare il duo Cassano-Toni, gli stessi che hanno giocato con la Francia.
Lo stadio di Vienna si sta riempendo di tifosi. Clima caldo ma tranquillo. Prevalenza, almeno per ora, di tifosi italiani.
Arbitra il tedesco Fandel.
All’ora di pranzo, nella consueta conferenza stampa del giorno della gara Donadoni ha risposto indirettamente al ct spagnolo Aragones che aveva parlato di "spagnoli pronti a morire sul campo". "Questo tipo di impatto non mi piace - ha detto il ct azzurro -, ma è chiaro che ognuno è libero di usare i termini che vuole". I
Poi, sulla sfida del Prater, valevole per l’accesso alle semifinali: "Non credo nel fattore tradizione ma in uno più concreto, le capacità che i protagonisti possono mettere in campo. Bisogna fare al meglio e dare il massimo di se stessi. Aquilani? Non sarà la sua prima gara importante e deve soltanto, come il resto della squadra, esprimere le sue qualità".
Gli azzurri. Una leggera sgambata sul prato antistante l’albergo sede del ritiro dell’Italia a Baden. Tutta qui la seduta di rifinitura per gli azzurri in vista della partita di stasera. Rispetto a ieri nessuna indicazione nuova sulla formazione da parte del ct. Prima di pranzo, la riunione tecnica con l’uso di video anche sugli avversari di stasera.
Furie rosse" e maglie azzurre. I tifosi spagnoli e italiani colorano Vienna in attesa della sfida. In giro "tanti" Torres e Villa (ma ci sono anche i nostalgici di Raul), le loro maglie sono quelle più gettonate dai tifosi iberici, mentre gli italiani rispondono con quelle di Toni, Grosso, Cassano e Del Piero. C’è aria di festa tra le tifoserie, nessuna tensione, si va avanti tra foto di gruppo, cori e brindisi. Stephanplatz, il cuore della città, è invasa da semplici turisti e dai tifosi delle due Nazionali, quelli iberici hanno anche una vera e propria banda al seguito e almeno dal punto di vista del folklore battono i "colleghi" italiani. Fa un gran caldo a Vienna, la temperatura si aggira intorno ai 30 gradi e le fontane sono i migliori luoghi di rifugio per i tifosi. Pieni i ristoranti italiani e qui è l’Italia a vincere perchè gli spagnoli scelgono la nostra cucina, preferendola a quella austriaca. Buon numero di tifosi anche nella ’Fanzone’ di Vienna, non mancano i bagarini e ci sono anche i russi ancora inebriati dal sucesso di ieri della squadra di Hiddink che ha fatto fuori l’Olanda. Tutto esaurito lo stadio (52.000 posti), dovrebbero essere di più i tifosi azzurri (26-28 mila). In tribuna ci sarà anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sbarcato a Vienna nella tarda mattinata.
* la Repubblica, 22 giugno 2008.
Ansa» 2008-06-22 19:57 - ripresa parziale
SPAGNA, DAVANTI AL RE FACCIAMO LA STORIA
VIENNA - "Claro que podemos", ovvero si può fare. Lo slogan di Barack Obama è diventato prima un titolo di giornale spagnolo, poi lo striscione innalzato dai tifosi delle furie rosse vicino al Duomo di Santo Stefano, simbolo di Vienna. E’ la dimostrazione visibile della convinzione di un popolo e di una squadra, convinta che sia arrivato il momento di ribaltare la storia e battere l’Italia campione del mondo. Ottantotto anni senza vittorie contro gli azzurri in manifestazioni ufficiali sono troppi, e ora la Spagna vuole sfatare un tabù che si chiama quarti di finale, ostacolo al di là del quale non va dal 1986 ad oggi: "Ma adesso ho un gruppo - proclama alla vigilia il ct dei rossi Luis Aragones - che merita grandi traguardi ed è in grado di tagliare il passato nero della Spagna. L’Italia è un’avversaria difficile, difensivamente quasi perfetta, ma sono convinto che i miei la batteranno. Daranno il 110% e se devono morire sul campo, lo faranno". Sembra quindi arrivato il grande momento, almeno a parole, anche se da parte della Spagna c’é grande rispetto verso l’Italia.
Aragones giura di avere ancora le idee confuse sulla formazione ("anche se non mi credete") ma è solo pretattica: giocherà con il 4-4-2 dei titolari, quelli che hanno stordito la Russia e la Svezia, rinunciando ancora una volta alla leadership di Fabregas ("ma a centrocampo abbiamo Xavi - sottolinea il bomber Villa - ovvero un regista perfetto, ed è una gran fortuna che giochi con noi"), e puntando forte sulla coppia d’attacco formata da Torres e dallo stesso Villa. Nessuna precauzione particolare per Toni, temuto dagli spagnoli per la sua prestanza fisica: "credetemi la tattica non è così importante - dice Aragones -: in fondo si tratta solo di parole, e poi l’Italia ha altri uomini in grado di segnare. La mia preoccupazione non è Toni, ma che la Spagna giochi come sa. Voglio che si esprima come nelle nostre ultime partite". Ovvero con tanto possesso palla ("per noi è fondamentale", spiega il ct), per esprimere quel calcio-flipper fatto di passaggi fitti e possesso palla con cui stordisce e poi infilza gli avversari, grazie al quale ha ottenuto nove vittorie consecutive e marciato finora a punteggio pieno in questo Europeo: non può fermarsi proprio adesso, dare una delusione a Re Juan Carlos in tribuna e e fare la fine della Croazia o del Portogallo, eliminate dopo aver dato spettacolo. Si può fare quindi, nel senso di battere l’Italia, perché come spiega Villa ’Maravilla’ "bisogna dimenticare il passato e tutte le coppe vinte dall’Italia, perché adesso conta il presente. Quella che abbiamo vinto ad Elche (grazie a un suo gol ndr) è una partita che non fa testo, ma qui possiamo ripeterci. Sono arrivato qui nella miglior forma fisica della mia carriera, e non vorrei fermarmi fino al 29 giugno".
Più prudente ’Tarzan’ Puyol, il catalano simbolo del Barcellona che domani avrà il compito di dirigere la difesa e bloccare Toni. "Mi preoccupa tutto dell’Italia - dice il difensore - : non ha necessità di giocare bene per vincere, lo fa e basta. Per superarli dovremo disputare anche noi una partita concreta. Toni non ha ancora segnato? Spero non si sblocchi contro di noi, comunque di occasioni se n’é sempre procurate. Per l’Italia è un giocatore molto importante, infatti i compagni lo cercano molto, e bisognerà tenerlo d’occhio soprattutto dal punto di vista fisico". Altrimenti il match avrà un finale diverso da quello che per la Spagna sembra già scritto.
Elogio di Donadoni
di MASSIMO GRAMELLINI (La Stampa, 27/6/2008)
Sono contento di essere un connazionale di Roberto Donadoni. L’uscita di scena è il momento più difficile, sul palco come nella vita. E questo bergamasco dalla faccia triste, cioè seria, che nel Paese delle macchiette non ha mai fornito materiale a una caricatura, ha saputo lasciare la panchina azzurra con dignità: senza un lamento e senza nemmeno passare alla cassa per la liquidazione.
La sua nazionale non ci ha mai divertito. Ma, se è per questo, neanche quella che vinse l’ultimo campionato del mondo. Ricordate la finale di Berlino contro i francesi? Fu una partita abbastanza orrenda, esattamente come il «quarto» di Vienna contro gli spagnoli. L’unica differenza è che in Germania l’ottimo De Rossi aveva segnato il suo rigore, mentre in Austria lo ha sbagliato. E un altro lo ha sbagliato quel Di Natale che, giocando nell’Udinese, incarnava il nuovo corso (già finito) di un calcio aperto a tutti, dove anche i giocatori e i tifosi delle squadre meno ricche potessero sognare la Champions e la Nazionale.
Donadoni ha indossato la sconfitta con lo stesso decoro con cui si veste, parla e cammina. Avrebbe potuto piangersi addosso, imputando il suo destino a una congiura. Più prosaicamente avrebbe potuto trattare la resa, intascando la «penale» da 550 mila euro di cui tutti parlavano come di un risarcimento giusto. Invece ha preferito andarsene in punta di piedi. Però non è scappato dalla porta di servizio. Ha chiesto di incrociare gli occhi dei giornalisti un’ultima volta: non per sfogarsi, ma per salutare, come è d’uso fra persone bene educate.
In tempi di crisi fa bene al cuore riscoprire che, accanto al modello di italiano cialtrone e furbastro che ingombra da un secolo le cronache dei giornali e che avrà per sempre il volto del grande Alberto Sordi, esiste un Altro Italiano che non urla, non millanta, non fa la scena. E anche per questo esce di scena: con uno stile che non lo avvantaggerà nella carriera ma che gli vale, per quel poco che conta, il nostro applauso.
La conferenza stampa del Ct dopo l’eliminazione ad opera della Spagna "Due rigori sbagliati non cambiano il giudizio che resta positivo"
Donadoni: "Mai pensato a dimissioni
Con Abete 10 giorni per decidere"
Lippi è dietro l’angolo ma lui non demorde: "Lo spirito del gruppo era quello giusto"
dal nostro inviato VALERIO GUALERZI *
BADEN (Austria) - Gli uomini contano più dei giocatori, lo spirito del gruppo è più importante dei risultati e alla fine "il tempo è il medico migliore". L’arrivo di Lippi sulla panchina della Nazionale è sempre più dietro l’angolo, ma Roberto Donadoni per trarre un bilancio della sua esperienza preferisce indossare i panni del filosofo piuttosto che quelli del tecnico. Per questo rimane convinto di non avere nulla da rimproverarsi e coltiva la speranza che la Federazione possa rivedere quella che appare ormai una scelta scontata: il suo esonero e il ritorno del ct campione del mondo. "L’accordo con il presidente Abete - spiega Donadoni - prevede dieci giorni per riflettere, poi si vedrà. Non sono preoccupato, quello che ci siamo detti rimane". Una sorta di tempo supplementare che però difficilmente gli basterà per segnare un gol in contropiede.
All’indomani dell’eliminazione dall’Europeo, l’allenatore vira tutti i ragionamenti sul lato umano dell’avventura conclusa prematuramente. E vista sotto questa ottica l’esperienza, dice, "è stata straordinaria". "Quanto hanno fatto i ragazzi - aggiunge - mi rimarrà sempre dentro, devo ringraziarli". "Ho visto le lacrime di qualcuno, ho visto i loro volti dopo la sconfitta. Mi ha fatto capire di non aver sbagliato la scelta degli uomini e questo - prosegue - sotto il profilo umano è stata un’enorme gratificazione".
Rimane il fallimento segnato da un’uscita di scena dopo appena quattro partite e senza aver mai disputato una gara convincente fino in fondo. Ma non è questo, spiega il tecnico, il metro di giudizio su cui valutare gli avvenimenti. "Non ho mai pensato alle dimissioni - prosegue - non capisco cosa significhi parlarne, l’idea non mi è mai passata per l’anticamera del cervello". E il ragionamento, insiste Donadoni, sarebbe stato lo stesso anche con risultati diversi. "Se fossi arrivato in finale, ma con lo spirito del gruppo sbagliato, con un rapporto diverso con tutto il contesto, ne avrei tratto le conseguenze - sottolinea - non sarebbe certo bastata la conquista della finale a farmi cambiare idea".
I rapporti umani innanzitutto, insomma. E da questo punto di vista il commissario tecnico si dice tranquillo anche per quanto riguarda la relazione con la Federcalcio. Non è vero, spiega, che la Figc lo ha lasciato solo, senza mai difenderlo veramente, lasciando sempre la porta aperta a un cambio in corsa ad appena pochi giorni dalla firma del rinnovo contrattuale per un secondo biennio. "Il presidente Abete è una persona che mi piace, come qualità umane e carattere mi rivedo in lui - dice l’allenatore - Nella sua come nella mia natura ci sta il fatto di sottolineare le cose che non vanno e di dare per scontate quelle che vanno". L’essere poi uscito di scena ai rigori non fa che rafforzare le convinzioni di Donadoni. "Non possono essere due tiri sbagliati da De Rossi e De Natale a farmi cambiare il giudizio su quanto fatto sin qui - aggiunge il ct - altrimenti in questo modo il mio esistenzialismo andrebbe ramengo". Ma chissà se anche Abete è un esitimatore di Sartre.
* la Repubblica, 23 giugno 2008.
Brutta partita con le due squadre che si temono. Le furie rosse osano un po’ di più
Per gli azzurri solo un paio di occasioni di Camoranesi e Di Natale
Italia, troppa paura di perdere
la Spagna ci condanna ai rigori
Chiellini migliore dei nostri. De Rossi e Di Natale: errori decisivi dal dischetto
dall’inviato VALERIO GUALERZI *
VIENNA - Per restare a galla lo aveva sacrificato, piegandosi a mandare in campo prima Del Piero e poi Cassano stravolgendo la sua formazione tipo. Il rapporto tra i due non si era comunque mai incrinato. "Mi piace come giocatore e per il suo carattere, per la testa che ha", aveva ricordato anche ieri Donadoni. Ma stasera a tradire il commissario tecnico della Nazionale è stato proprio lui, Antonio Di Natale. Dal dischetto, dopo l’errore di De Rossi, l’attaccante dell’Udinese si è fatto parare il tiro da Casillas, mandando la Spagna in semifinale a conclusione di una delle più brutte partite dell’intero Europeo.
L’Italia paga la mancanza di convinzione e di coraggio, un approccio alla partita che ha fatto pensare che il vero obiettivo fosse sin dall’inizio conquistare la possibilità di giocarsela ai rigori. Il pupillo di Donadoni era entrato in campo circa a metà del secondo tempo regolamentare, ma senza riuscire a cambiare una gara segnata sin dall’inizio dal caldo e dalla paura.
La temperatura al Prater di Vienna sfiora i trenta gradi, l’aria è umida e ogni scatto va dosato, ma la fifa arriva ancora più in alto, fa 90. Tutte e due le squadre si temono e si rispettano, sembrano quasi essersi convinte che a decidere l’incontro possa essere un proprio errore più che un guizzo dell’avversario. Tutto il primo tempo scorre in una fitta tela di passaggi orizzontali. Le poche accelerazioni in profondità sono degli spagnoli, ma più che Torres e Villa a metterci in ansia sono le incursioni dei centrocampisti, Iniesta e Silva soprattutto. Ce li avevano presentati come maestri di tecnica, ma lo specchio della porta gli spagnoli per tutta la partita non lo vedono quasi mai. Solo in un paio di occasioni Buffon è costretto al tuffo. Certo, il fallo di Ambrosini al 16’ su Villa sarebbe da rigore, ma l’azione non può essere certo classificata come pericolosa. Se Fandel avesse indicato il dischetto si sarebbe parlato del penalty più inutile e ingenuo dell’Europeo.
Se le "furie rosse" tirano solo da fuori, gli Azzurri fanno ancora meno. Se prima il guaio di Donadoni era riuscire ad avere massimo da De Rossi e Pirlo senza che si pestassero i piedi, stasera il problema è diventato l’esatto opposto: come avere il romanista all’altezza delle sua bravura senza il milanista vicino. La squalifica di Pirlo pesa come un macigno, anche perché Aquilani a lungo non entra nel vivo del gioco e De Rossi si limita a coprire e mettere ordine. Così la manovra dell’Italia non riesce mai ad essere corale. Si insiste sulla fascia sinistra e su Cassano, ma Ambrosini non sembra in grado di accompagnare l’azione. Il risultato è che siamo prevedibili, con il solito cross a rientrare o qualche spiovente a cercare la testa di Toni.
Nella ripresa la musica cambia di poco. L’ingresso di Camoranesi per Perrotta al 12’ ci rende subito pericolosi con un’azione rocambolesca con Toni che conquista un difficile pallone e Camoranesi che tira a botta sicura: Casillas salva di piede. Nel complesso riusciamo a costruire qualcosina in più soprattutto grazie ad Aquilani che sembra essersi finalmente scrollato di dosso la timidezza iniziale.
A un quarto d’ora dal termine Donadoni manda dentro anche Di Natale per Cassano, nella speranza di poter contare su qualcuno che vede la porta dopo aver saltato l’uomo, ma gli azzurri girano troppo alla larga dall’area per essere davvero pericolosi. E nel secondo tempo anche la Spagna punge maggiormente, infilandoci più spesso per vie centrali e più di una volta a tenerci a galla è la velocità di Chiellini nei recuperi (alla fine sarà il migliore in campo), oltre al solito Buffon che devia un tiro avvelenato di Senna sul palo prima di bloccarlo.
I supplementari poi scorrono via con la stanchezza che rende le gambe pesanti. Italia e Spagna si dividono un’occasione per parte. Prima è Villa, subito in avvio, a concludere un contropiede con un bel diagonale che esce di poco. Replicare Di Natale, con un colpo di testa su cross di Zambrotta che Casillas alza sopra la traversa. Nel secondo tempo supplementare Donadoni manda in campo anche Del Piero per Aquilani, ma non è tanto al gioco che pensa (e infatti non cambierà nulla) ma ai calci di rigore.
Purtroppo, per il tiro di Alex, dopo il doppio errore di De Rossi e Di Natale, non ci sarà neppure il tempo. Si torna in Italia, prima per andare in vacanza, poi per preparare le qualificazioni al Mondiale 2006. Ma da settembre al timone della nave azzurra Donadoni potrebbe non esserci più.
SPAGNA-ITALIA 0-0 (4-2 dopo i rigori)
SPAGNA (4-4-2): Casillas; Sergio Ramos, Puyol, Marchena, Capdevila; Iniesta (14’st Cazorla), Senna, Xavi (14’st Fabregas), Silva; Villa, Torres (30’st Guiza).
In panchina: Reina, Palop, Albiol, Navarro, Arbeloa, Juanito, Xabi Alonso, De la Red, Sergio Garcia.
Allenatore: Aragones
ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso; Aquilani (3’sts Del Piero), De Rossi, Ambrosini; Perrotta (12’st Camoranesi); Toni, Cassano (29’st Di Natale).
In panchina: Amelia, De Sanctis, Gamberini, Materazzi, Borriello, Quagliarella.
Allenatore: Donadoni.
ARBITRO: Fandel (Germania)
NOTE: Serata calda, terreno in perfette condizioni. Spettatori: 51.178. Ammoniti: Iniesta, Ambrosini, Villa, Cazorla. Angoli: 8-3. Recupero: 1’pt e 3’st.
Sequenza rigori: Villa (gol), Grosso (gol), Cazorla (gol), De Rossi (parato), Senna (gol), Camoranesi (gol), Guiza (parato), Di Natale (parato), Fabregas (gol).
Ansa» 2008-06-22 23:40
ITALIA KO AI RIGORI, SPAGNA IN SEMIFINALE
La Spagna ha battuto l’Italia 4-2 dopo i calci di rigori e si qualifica per la semifinale di Euro 2008. Gli azzurri sono eliminati. A decidere gli errori di De Rossi e Di Natale, dopo un match in cui la Spagna ha premuto di piu’ ma che ha visto l’Italia tener testa alle Furie Rosse e farsi sotto. Si esce a testa alta dall’Europeo, mentre gli iberici se la vedranno con la Russia di Hiddink, giovedi’ 26 giugno a Vienna. Nell’altra semifinale Germania e Turchia giocheranno mercoledì 25 a Basilea. La Spagna è l’unica delle vincenti dei gironi della prima fase a qualificarsi per le semifinali.
Sequenza rigori: Villa gol, Grosso gol; Cazorla gol, De Rossi parato; Senna gol, Camoranesi gol; Guiza parato, Di Natale parato; Fabregas gol.
DONADONI: I RAGAZZI ESCONO A TESTA ALTA
"Dispiace uscire ai rigori, la delusione è per i ragazzi che avevano dato tutto. E’ solo per loro. Ma nello spogliatoio ho detto che escono a testa alta". Lo ha detto Roberto Donadoni, dopo l’eliminazione dell’Italia dall’europeo ad opera della Spagna
PETRUCCI, DONADONI NON HA COLPE AI RIGORI
"Donadoni non ha nessuna colpa ai calci di rigore. Quando perdi così devi accettare il verdetto, io sono contro i processi". Lo ha detto il presidente del Coni Gianni Petrucci, dopo l’eliminazione dell’Italia dall’Europeo, ad opera della Spagna.
MATARRESE,ORA NON SI PRENDANO DECISIONI AFFRETTATE
"Bisogna accettare il risultato perché a noi qualche volta i rigori hanno portato bene, stavolta è stato così per la Spagna. E’ la legge del calcio, ma non significa che non siamo una bella squadra: ora bisogna guardare avanti e senza prendere decisioni affrettate". Così il presidente della Lega calcio, Antonio Matarrese, ai microfoni Rai, ha commentato l’eliminazione dell’Italia ai quarti di finale degli europei di calcio. "Non distruggiamo nulla di quello che si è creato - prosegue Matarrese -. Donadoni ha dimostrato di essere un ct serio, non si è inventato nulla".
ARAGONES,CON RUSSIA PARTITA DIVERSA
VIENNA - "E’ stata una partita veramente dura e mi sono felicitato con tutti i miei giocatori per il successo finale". Luis Aragones, ct della Spagna, così ha commentato la vittoria ai rigori contro l’Italia nei quarti di Euro 2008. "Gli italiani hanno chiuso ermeticamente tutti gli spazi di gioco - ha aggiunto il ct spagnolo - Contro la Russia, in semifinale, mi aspetto una partita molto diversa. Troveremo una squadra che ha dimostrato di attraversare una fase di straordinaria condizione fisica, con un palleggio molto rapido".
AGGREDITI TIFOSI SPAGNOLI A MILANO
Dopo la vittoria della Spagna contro l’Italia, un centinaio di tifosi iberici che assistevano alla partita di fronte al megaschermo montato in Piazza Duomo a Milano, assieme a circa 2.500 persone, sono stati aggrediti dalla folla e costretti a fuggire dalla piazza. Prima gli insulti degli italiani che erano vicini a loro sul sagrato del Duomo, poi l’aggressione da parte di alcune decine di tifosi che brandivano caschi e bottiglie di vetro.
Il gruppo di italiani composto da una decina di persone a torso nudo, con tatuaggi e teste rasate, ha aggredito il folto numero di tifosi spagnoli presenti sul sagrato del Duomo, dove è stato allestito il maxischermo per assistere alle partite degli europei. Dopo gli insulti, gli aggressori sono passati alle vie di fatto lanciando bottiglie di vetro e impadronendosi di due bandiere spagnole che sono state subito bruciate. Immediata la fuga da parte di tutti gli spagnoli nelle vie laterali del Duomo ma il sagrato del Duomo si è immediatamente svuotato e tutte le persone che erano arrivate per seguire le partita hanno subito abbandonato la piazza. Il gruppo composto dagli aggressori italiani si sono invece diretti verso piazza san Babila, scandendo slogan contro gli spagnoli e le forze dell’ordine e rovesciando cestini lungo corso Vittorio Emanuele.