Ansa» 2008-07-06 09:43
BERLUSCONI: C’E’ GRANDISSIMA UNITA’ NEL GOVERNO
TOKYO - "Umberto Bossi ogni tanto ama divertirsi, invece c’é grandissima unità in questo governo. Lo ha assicurato il premier Silvio Berlusconi questa mattina a Tokyo rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle dichiarazioni di ieri di Umberto Bossi che si diceva d’accordo con Walter Veltroni sul fatto che il governo non sarebbe durato 5 anni. Al leader del Partito Democratico, che parla di caduta del governo, il premier risponde: "Non possiamo negargli la speranza". Sui primi mesi del nuovo esecutivo, Berlusconi si dice entusiasta: "Sono molto soddisfatto della squadra di governo e l’innesto di questi giovani è stato fantastico: sono veramente molto contento".
Il premier torna a parlare anche della magistratura: e’ dai tempi di mani pulite, dal 1992 - dice - che "una corrente piccola" della magistratura cerca di sovvertire il risultato del voto popolare. Secondo sondaggi in suo possesso - continua - la popolarità della magistratura in Italia e in costante discesa. Il presidente del Consiglio ha citato ad esempio un dato: negli elettori del Pdl la fiducia verso i giudici "é solo al 6%". Secondo il presidente del Consiglio, il presunto calo di popolarita’ dei magistrati in Italia sarebbe dovuto a "una corrente piccola della magistratura che non è mai doma e continua a cercare di sovvertire il risultato del voto attraverso una serie di azioni che partono dal ’92 e che sono ancora in atto’’. Al contrario, ha riferito il premier "in questo momento il governo è in costante ascesa".
Sul tema, nel sito, si cfr.:
«Berlusconi discusso e odiato». Gaffe della Casa Bianca al G8
Incidente democratico tra Stati Uniti d’America e Berlusconi. Tutta colpa di una biografia graffiante sul presidente del Consiglio italiano finita - ora si dice «per errore» - nel kit per la stampa con tanto di cartellina ufficiale dell’Amministrazione di Washington, una descrizione tratteggiata certo poco lusinghiera, più da affarista che da statista. Una istantanea di Silvio Berlusconi che lo descrive come «un uomo d’affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali» ma che dice anche che «è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio».
«Berlusconi - si continua a leggere nel profilo - era considerato da molti un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali finché non ha perso il posto nel 2006». E si fa notare che il Cavaliere è un uomo politico e un imprenditore «odiato da molti ma rispettato da tutti almeno per la sua bella figura (in italiano nel testo) e la pura forza della sua volontà». Poi un’altra stoccata forse più dura per la coscienza civile americana, perchè ricorda il conflitto di interesse, specialmente se messa di fila con gli altri giudizi: «Berlusconi ha trasformato il suo senso degli affari e la sua influenza in un impero personale che ha prodotto il governo italiano di più lunga durata assoluta e la sua posizione di persona più ricca del paese».
Il portavoce della Casa Bianca Tony Fratto ha inviato una lettera nella quale si scusa a nome della Casa Bianca per quello che appare come un incidente diplomatico senza precedenti: «Scrivo -si legge nella lettera - in relazione a certi documenti di background che sono stati distribuiti ai giornalisti in viaggio su Air Force One per il vertice del G8 che si tiene in Giappone.Una biografia non ufficiale del primo ministro italiano Berlusconi, inclusa nel materiale stampa, utilizza un linguaggio insultante sia nei confronti del primo ministro Berlusconi che del popolo italiano. I sentimenti espressi nella biografia non rappresentano le vedute del presidente Bush, del governo americano e degli americani». La lettera si proffonde quindi in scuse diplomatiche: « Ci scusiamo con l’Italia e con il primo ministro per questo errore davvero sfortunato. Come tutti coloro che hanno seguito il presidente Bush, il presidente ha per premier Berlusconi e per tutti gli italiani la più alta stima e riguardo». Ma la sensazione resta di due verità, una radiografia impietosa del presidente del Consiglio italiano destinata, evidentemente, dello staff operativo e un ritratto ufficiale idilliaco, tutto rose e viole, di presidenti «amichetti». Amici serpenti.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.07.08, Modificato il: 07.07.08 alle ore 22.02
MAPPE / Il Cavaliere scende dal 61,4% al 46,4%, ma il leader Pd
fa anche peggio e cade dal 65% al 40,7%. Prodi, due anni fa, era al 59%
Il Paese in piena sfiducia
Crollano Berlusconi e Veltroni
Largo dissenso sul carattere "ad personam" delle iniziative in tema di giustizia
I partiti: fermo il Pdl, cala il Pd. Crescono Idv, Udc e Lega
di ILVO DIAMANTI *
Tre mesi dopo le elezioni il Paese è tornato alla normalità triste degli ultimi anni. Sprofondato nella sfiducia. Berlusconi non ha fatto miracoli, neanche stavolta. D’altronde, a differenza del passato, in campagna elettorale non li aveva promessi. Né, probabilmente, gli elettori gli avrebbero creduto.
I DATI COMPLETI SU "ATLANTE POLITICO"
Gli italiani non hanno votato per lui, il Pdl e la Lega sulla "fiducia". Ma per "sfiducia" nei suoi avversari. Nell’Unione che aveva governato, faticosamente, per neppure due anni. Tre mesi dopo il voto la nebbia è ripiombata e ha avvolto tutto e tutti. Veltroni e il Pd, che nelle stime elettorali scivola indietro. Ma anche Berlusconi e il governo. Verso il quale esprime fiducia il 44% degli elettori. Quindici punti in meno (ripetiamo: 15) rispetto al gradimento ottenuto dal deprecato governo Prodi esattamente due anni fa. Tre mesi dopo il voto, come oggi. Certo, nel luglio 2006 Prodi aveva "monetizzato" alcuni importanti successi, politici e non: a) il referendum che aveva bocciato le riforme istituzionali volute dalla precedente maggioranza di centrodestra; b) la soddisfazione suscitata dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni; c) infine, la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di calcio in Germania. Un patrimonio di fiducia che il governo Prodi avrebbe dissipato in fretta, a partire dalla legge sull’indulto, poche settimane dopo. Tuttavia, due anni fa, l’Unione aveva vinto le elezioni quasi per caso, mentre il centrodestra di Berlusconi, tre mesi fa, ha conseguito un trionfo. Ciò nonostante, nel Paese è tornata la sfiducia di sempre.
Quattro le ragioni, suggerite dal sondaggio.
1. In primo luogo, l’insoddisfazione verso le prospettive dell’economia nazionale e familiare: mai così elevata, mai così diffusa negli ultimi tre anni.
2. Poi, l’insicurezza, sottolineata dal sostegno popolare ai provvedimenti del governo sull’immigrazione clandestina e sull’impiego dell’esercito. A nostro avviso (lo abbiamo già scritto) inefficaci, prima ancora che inaccettabili. Ma, comunque, graditi ai più, perché intercettano le paure diffuse nella società. Tuttavia - come dimostrano i dati del sondaggio - rispondere alle paure alimentandole ulteriormente, non genera consenso. Ma il contrario.
3. La contrarietà espressa da gran parte dei cittadini verso i progetti annunciati e, in parte, avviati dal governo: per limitare le intercettazioni telefoniche nelle indagini, per bloccare i procedimenti giudiziari (cosiddetti) minori, per re-introdurre l’immunità a favore delle alte cariche dello Stato. Queste iniziative hanno suscitato un ampio dissenso, principalmente per quattro ragioni: a) perché molti le hanno considerate "ad personam"; finalizzate, cioè, a risolvere i problemi "personali" del premier prima di quelli "generali" dei cittadini; b) la sospensione dei processi, in particolare, è apparsa, per taluni versi, una sorta di mini-indulto; e, per questo, in contrasto con l’insicurezza diffusa; c) perché evocano l’idea, il sospetto di privilegi di "casta", utili, soprattutto, al ceto politico.
4. In definitiva, queste iniziative hanno alimentato il sentimento antipolitico: fattore decisivo nel deprimere il consenso verso le istituzioni e la classe politica, in generale; e, in particolare, verso il governo di centrodestra e il premier. Perché, a differenza di pochi mesi fa, oggi "governano". Appunto.
Questo clima politico si traduce fedelmente nelle intenzioni di voto. Ne escono, infatti, rafforzati i partiti che più di tutti gli altri interpretano e amplificano il sentimento antipolitico. La Lega, da un lato, ormai vicina al 9%. La Lista Di Pietro (Idv), dall’altro, proiettata oltre il 7%. Parallelamente, tutti i leader politici subiscono un calo di fiducia, In particolare Walter Veltroni. Il quale ha perduto oltre venti punti nel gradimento degli elettori, rispetto a due mesi fa. Quando era "il più amato di tutti". Apprezzato, in modo trasversale. Ora, invece, dopo la fine del dialogo, il suo gradimento fra gli elettori di centrodestra è crollato. E ha subito una flessione anche nella base elettorale del Pd. Dove in pochi, tuttavia, ne mettono in discussione il ruolo e la leadership.
D’altronde, Veltroni e il Pd, oggi, si trovano ad agire in una posizione sicuramente scomoda. Il muro di Arcore non accenna a crollare; e gli impedisce di penetrare al centro, dove l’Udc non si limita a presidiare il suo pezzetto di mercato elettorale, ma lo allarga. Mentre è insidiato da Di Pietro, artefice di una opposizione intransigente. Si presenta come leader del Partito dei Magistrati. Trasformati, di nuovo, in protagonisti politici. Anzitutto, da Berlusconi: che ne ha fatto il Nemico. A cui non piegarsi. Anzi da piegare. Per questo, il calo di consenso per il governo e il premier non avvantaggia il Pd, il quale, anzi soffre. Nelle stime elettorali scende sotto il 30%. Stretto fra le difficoltà del dialogo e la pressione delle componenti che rivendicano un’opposizione più radicale.
In questa stagione, solcata da profondi conflitti istituzionali, tuttavia, nessuno si salva. Per fare riferimento ai due principali antagonisti: la fiducia nel Presidente del Consiglio supera di poco il 40%; quella verso i magistrati si ferma ancor più in basso: intorno al 35%. Si assiste, cioè, a un gioco a somma negativa, nel quale la fiducia nella democrazia e nelle sue istituzioni declina. Degrada. Solo il Presidente della Repubblica resiste. Apprezzato da quasi tre italiani su quattro. Perché, come prima di lui Ciampi, Giorgio Napolitano, in un periodo buio della nostra Repubblica, alla maggioranza degli italiani appare come un "gancio". Un’ancora. A cui aggrapparsi, per non "perdersi" in questo Paese senza bussole, senza appigli e senza sponde. Dove latitano riferimenti certi e condivisi.
D’altra parte, la strategia del dialogo, promossa da Veltroni e accolta da Berlusconi in campagna elettorale, dopo il voto si è rapidamente consumata, nonostante gran parte degli elettori continui a ritenerla necessaria. Mentre il bipartitismo sembra molto più relativo. Neppure il bipolarismo di un tempo regge. Non c’è più un Paese diviso in due. Visto che le divisioni politiche e antipolitiche attraversano i due schieramenti, dall’interno. Soprattutto il centrosinistra. Per il quale la manifestazione promossa, martedì prossimo, da MicroMega a sostegno dei magistrati e contro Berlusconi costituisce, certamente, una sfida. Condivisa, senza condizioni, da una minoranza, per quanto significativa: 2 elettori su 10, in generale; quasi 3 fra quelli del Pd. Ma oltre 4 nella base dell’Idv. La maggioranza degli elettori di centrosinistra, invece, ne approva la sostanza, non la forma. In altri termini: vorrebbe attendere, cercare altre vie e altre strade, per fare opposizione, prima di affidarsi alla piazza. O ai magistrati.
In questo Paese confuso, dove coabitano a fatica una maggioranza delusa, un’opposizione divisa e istituzioni deboli, è forte la tentazione di fuggire. O almeno di cambiar canale. Voltare pagina. Dimenticare la politica e l’antipolitica passando direttamente al gossip. Ma non ci accorgeremmo della differenza.