Curiosità

L’elezione del Presidente della Repubblica: particolari del rito laico

lunedì 8 maggio 2006.
 

Numeri, regole e curiosità della votazione del capo dello Stato
-  dal "catafalco" all’"insalatiera" alla grande campana di Montecitorio

Quirinale, il grande rito laico per eleggere il presidente di tutti

Un protocollo rimasto lo stesso dal ’48. Tabù compresi: mai una donna
-  E nel segreto dell’urna qualcuno votò Gelli e l’onorevole Trombetta

ROMA - Qualcuno lo definisce un grande "conclave laico" e in effetti l’elezione del capo dello Stato, è il momento più alto dell’istituzione repubblicana. Viene scelta, attraverso un complesso e ampio meccanismo rappresentativo, la persona che per sette anni sarà chiamata a garantire e controllare il rispetto della Costituzione e svolgere un ruolo al di sopra delle parti rappresentando il Paese nella sua totalità e unità. Ecco numeri, metodi e curiosità dell’elezione dell’undicesimo presidente della Repubblica italiana.

Chi vota Sono 1.010 i grandi elettori: 630 deputati, 322 senatori (315 più sette senatori a vita) e 58 delegati delle Regioni. Ogni regione ne esprime tre (eletti dai Consigli egionali) tranne la Valle d’Aosta che ne esprime uno.

Come si vota Per le prime tre votazioni è prevista la maggioranza dei due terzi dei grandi elettori (quorum richiesto: 674 voti). Al quarto scrutinio, invece, è necessaria la maggioranza assoluta (quorum richiesto 506 voti). Il voto è segreto.

Dove si vota Nell’aula di Montecitorio dove, a differenza del solito, dovranno stringersi tutti i 1.010 elettori. Dirige i lavori il presidente della Camera con, seduto al suo fianco, quello del Senato. Le cabine elettorali sono sotto lo scranno del presidente della Camera e vengono chiamate "catafalco". Quando l’elettore ha espresso il suo voto, deposita la scheda nell’urna, l’"insalatiera", che è fatta di vimini, foderata di raso verde e con decorazioni dorate. Si vota con un lapis simile a quello che si usa alle elezioni ed è vietato votare con biro o penne. Le schede, per evitare brogli, sono di colore diverso a ogni nuova votazione. Vietato l’uso di cellulari in aula.

Chi può candidarsi Il requisito per essere eletto capo dello Stato è di essere cittadino italiano (uomo o donna) e avere un’età minima di 50 anni.

Il rito laico Il primo atto che apre le votazioni è la lettura dell’elenco dei delegati regionali. Quindi votano prima tutti i senatori, poi i deputati e infine i delegati regionali. La chiama dei grandi elettori sarà ripetuta due volte. Lo spoglio è fatto dal presidente della Camera, che legge i nomi scritti sulle schede uno a uno ad alta voce. Il conto viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori.

I risultati di ogni votazione vengono letti all’assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.

Le forze in campo Per le cose quirinalizie la prudenza è d’obbligo perché nel segreto dell’urna il colpo di scena è sempre possibile. Però, almeno sulla carta, l’Unione ha 541 voti, insufficienti per eleggere il presidente nelle prime tre votazioni, e la Cdl 460. In bilico ci sono altri nove voti, quelli dei senatori a vita e di due senatori indipendenti eletti all’estero. Ma occorre tenere conto del fenomeno dei franchi tiratori, degli elettori cioè che votano contro le indicazioni del proprio partito.

Il giuramento Quando l’undicesimo presidente della Repubblica Italiana giurerà fedeltà alla Costituzione, lo farà davanti al Parlamento riunito in seduta comune seguendo uno schema rimasto sostanzialmente immutato dal 1948. L’aula della Camera sarà addobbata con 21 grandi bandiere e con drappi rossi ornati d’oro: una "scenografia" unica, riservata solo al giuramento e al successivo discorso al Parlamento e alla nazione.

La grande campana Il nuovo presidente arriverà a Montecitorio accompagnato dal segretario generale della Camera, passerà oltre il picchetto d’onore dei Carabineri. Dal momento in cui lascerà la sua abitazione la campana più grande di Montecitorio comincerà a suonare: smetterà solo quando il nuovo presidente entrerà nell’atrio della Camera. Si tratta di una campana particolare: nel bronzo, oltre alla stemma papalino (in epoca preunitaria segnalava l’inizio delle udienze dei tribunali pontifici) alle figure di Cristo e di Sant’Antonio c’è il motto "Onorate la giustizia voi che giudicate in terra". Il presidente della Repubblica è infatti anche presidente del Consiglio superiore della magistratura ed è il primo magistrato d’Italia.

I cannoni Nel momento preciso in cui verrà pronunciata la formula del giuramento dal Gianicolo saranno sparati 21 colpi di cannone a salve.

Il discorso Dopo il giuramento il presidente pronuncerà il suo messaggio alla nazione. E’ l’unico caso in cui il capo dello Stato ha accesso alle assemblee parlamentari e può prendere la parola. Altri messaggi al Parlamento saranno infatti inviati alle Camere.

Verso il Quirinale Quando il presidente uscirà da Montecitorio, passerà in rassegna i plotoni militari, saluterà la bandiera e andrà all’Altare della Patria a deporre una corona di fiori al milite ignoto. Poi si sposterà al Quirinale per il passaggio delle consegne e l’insediamento ufficiale. Il nuovo capo dello Stato farà il suo ingresso nel palazzo passando in rassegna le truppe schierate nel cortile d’onore.

Gli onori Nel palazzo il Cancelliere dell’ordine al merito della Repubblica gli consegnerà le insegne di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’ordine al merito della Repubblica italiana: la più alta onorificenza dello Stato. Il passaggio delle consegne avverrà nel salone delle Feste alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Per il presidente sarà il momento dell’indirizzo di saluto, il suo primo discorso ufficiale dal Quirinale.

Mai una donna Dieci presidenti, mai una donna: l’Italia si conferma un paese estremamente conservatore in politica. Nel ’78, l’anno dell’elezione di Sandro Pertini, nei verbali compaiono due donne: la giornalista Camilla Cederna (quattro voti) ed Eleonora Moro (tre voti), vedova dello statista Dc ucciso. Nel 1985 (quando sarà eletto Francesco Cossiga) i voti per Camilla Cederna salgono ad otto e compare il nome di Tina Anselmi, la presidente della commissione P2 che raccoglie tre voti. Nel ’92, anno della elezione di Scalfaro, i grandi elettori dell’allora Pds fanno quadrato attorno a Nilde Iotti per otto scrutini. Suo il record di preferenze finora ottenuto da una donna, 256.

I burloni Durante le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica non mancano mai le schede annullate e i voti-sberleffo. Nel ’78 qualcuno votò per il costruttore Gaetano Caltagirone. Nell’85 un gruppo di buontemponi diede quattro voti a Licio Gelli, mentre un altro infilò nella scheda un biglietto ferroviario. Nel ’92, un voto andò a Sofia Loren, un altro ad Antonio Di Pietro (allora ancora impegnato con il pool Mani Pulite), mentre in due votarono per Guido Quaranta, giornalista dell’Espresso specializzato in ritratti impietosi della classe politica. Nessuno si stupì quando arrivò una preferenza anche per "l’onorevole Trombetta" del famoso sketch di Totò.

(8 maggio 2006, ww.repubblica.it)


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