Con l’omaggio [una corona d’oro] al Gesù Bambino di Praga si apre stamani la visita di Ratzinger. Il priore dei carmelitani scalzi: parlerà di Cristo a un Paese secolarizzato
Quel Divino Infante che tocca la vita dei «lontani»
DAL NOSTRO INVIATO A PRAGA
LUIGI GENINAZZI (Avvenire, 26.09.2009)
Il viaggio che ha il sapore di una sfida inizierà con un gesto semplice e disarmante. Subito dopo il suo arrivo nella capitale ceca Benedetto XVI stamani si recherà in visita al Gesù Bambino di Praga, un omaggio alla devozione popolare nel Paese più scristianizzato d’Europa. L’immagine si trova nella Basilica di Santa Maria della Vittoria, un gioiello dell’architettura barocca che sorge nel quartiere di Mala Strana. È uno dei luoghi più visitati di Praga ma qui i turisti si trasformano in pellegrini che giungono da ogni parte del mondo per venerare Jezulatko, la famosa statuina di cera che raffigura il Divino Infante, con una corona d’oro incastonata di diademi e un manto tessuto a mano.
La tradizione afferma che la statua, di circa mezzo metro, fu donata da santa Teresa d’Avila ad una nobile spagnola la quale, a sua volta, la offrì a sua figlia quando andò in sposa ad un principe boemo. Profanata durante la guerra dei Trent’anni, trafugata e ritrovata da un padre carmelitano, la statua divenne oggetto di una devozione popolare che si diffuse ben presto oltre i confini della Boemia. Non per nulla, sulla balaustra dove s’inginocchiano i pellegrini davanti all’altare laterale, sta un libretto con la stessa preghiera stampata in tredici lingue.
È un flusso ininterrotto di gente, poco meno di un milione all’anno. «E pensi che ci vengono pure i praghesi!», dice con sottile humour padre Petr Slejch, giovane e simpatico priore dei quattro carmelitani scalzi che si prendono cura del santuario. Vuole sfatare il luogo comune dei cechi miscredenti; lui stesso si è convertito al cristianesimo quando aveva vent’anni, ricevendo il battesimo con tutta la sua famiglia.
Come mai il Papa ha scelto questo luogo per il suo primo gesto pubblico a Praga? «È del tutto logico - spiega il priore -. Il Bambin Gesù è un po’ come una foto di famiglia, è un’immagine che tocca il cuore non solo dei credenti. Ma, a differenza delle foto ricordo, è un’occasione d’incontro con l’esperienza di fede».
Padre Slejch è un prete poliglotta, ha girato mezza Europa e ha tanti amici anche tra gli ortodossi della Russia. Racconta d’aver visto l’immagine di Gesù Bambino in un’icona conservata nella galleria Tretjakov di Mosca. Mentre conversiamo nel cortile del convento si forma una fila di ragazzi in attesa di parlare con lui. «Cercano un’amicizia vera, come quella di cui parla il romanzo Piccolo Principe. A proposito, sa che il suo autore, Saint-Exupéry, era molto devoto del Gesù Bambino di Praga?». Devozione popolare e solida cultura non sono affatto in contrasto. E il Papa che non perde occasione di richiamare il legame inscindibile tra fede e ragione lo testimonia.
Il giovane priore si dice convinto che «la visita di Benedetto XVI a Praga ridarà visibilità alla figura di Cristo e rinnovato vigore alla Chiesa». Un viaggio difficile, a rischio d’insuccesso popolare? «Io non penso che il Santo Padre si preoccupi di quanti applausi potrà ricevere - ribatte padre Slejch -. Lui testimonia il Vangelo e offre spunti di riflessione a tutti».
Stamani il Papa si rivolgerà alle famiglie e ai bambini riuniti in Santa Maria della Vittoria. Come un semplice pellegrino s’inginocchierà davanti alla teca che racchiude la statuina di cera e formulerà una sua speciale preghiera. Quindi ci sarà il rito dell’incoronazione del Bambino Gesù. È lui infatti «il Re nascosto» temuto dai potenti e adorato dagli umili. E forse Benedetto XVI ricorderà le parole di suor Edith Stein, la santa martire uccisa ad Auschwitz, che nell’immagine del Divino Infante di Praga aveva visto «il Re che metterà fine alle miserie dell’umanità».
TUTTO A CARO-PREZZO ("DEUS CARITAS EST")!!! LA LEZIONE DI FRANZ KAFKA, IL MAESTRO DELLA LEGGE.
Basta con la vecchia, zoppa e cieca famiglia cattolico-romana, camuffata da "sacra famiglia"!!!
Papa a Praga
Discorso di benvenuto
Signor Presidente,
Signori Cardinali
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Eccellenze, Signore e Signori!
È per me una grande gioia essere qui con voi oggi nella Repubblica Ceca e sono profondamente grato a tutti per la cordialità del vostro benvenuto. Ringrazio il Presidente, S.E. Václav Klaus, per l’invito rivoltomi a visitare il Paese e per le sue cortesi parole. Sono onorato per la presenza delle Autorità civili e politiche ed estendo il mio saluto a loro, insieme a tutto il Popolo ceco. Essendo qui, in primo luogo, per visitare le comunità cattoliche della Boemia e Moravia, esprimo un cordiale, fraterno saluto al Cardinale Vlk, Arcivescovo di Praga, a S.E. Mons. Graubner, Arcivescovo di Olomouc e Presidente della Conferenza Episcopale Ceca e a tutti i Vescovi e fedeli presenti. Sono stato particolarmente colpito dal gesto della giovane coppia che mi ha portato dei doni tipici della cultura di questa Nazione, assieme all’offerta di un po’ della vostra terra. Ciò mi ricorda quanto profondamente la cultura ceca sia permeata dal cristianesimo, dal momento che questi elementi del pane e del sale hanno un particolare significato tra le immagini del Nuovo Testamento.
Se l’intera cultura europea è stata profondamente plasmata dall’eredità cristiana, ciò è vero in modo particolare nelle terre ceche, poiché, grazie all’azione missionaria dei Santi Cirillo e Metodio nel nono secolo, l’antica lingua slava fu per la prima volta messa in iscritto. Apostoli dei popoli slavi e fondatori della loro cultura, essi a ragione sono venerati come Patroni d’Europa. È poi degno di menzione il fatto che questi due grandi santi della tradizione bizantina incontrarono qui missionari provenienti dall’Occidente latino.
Nella sua storia, questo territorio posto nel cuore del continente europeo, al crocevia tra nord e sud, est ed ovest, è stato un punto d’incontro di popoli, tradizioni e culture diverse. Non si può negare che ciò abbia talora causato delle frizioni, tuttavia, nel tempo, ciò si è rivelato essere un incontro fruttuoso. Da qui il significativo ruolo che le terre ceche hanno giocato nella storia intellettuale, culturale e religiosa d’Europa, talora come un campo di battaglia, più spesso come un ponte.
Nei prossimi mesi si ricorderà il ventesimo anniversario della “Rivoluzione di Velluto”, che felicemente pose fine in modo pacifico ad un’epoca particolarmente dura per questo Paese, un’epoca in cui la circolazione di idee e di movimenti culturali era rigidamente controllata. Mi unisco a voi e ai vostri vicini nel rendere grazie per la vostra liberazione da quei regimi oppressivi. Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani.
Non si deve tuttavia sottovalutare il costo di quarant’anni di repressione politica. Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa.
Nel corso della vostra storia, dal tempo di San Venceslao, di Santa Ludmilla e Sant’Adalberto fino a San Giovanni Nepomuceno, vi sono stati martiri coraggiosi la cui fedeltà a Cristo si è fatta sentire con voce più chiara e più eloquente di quella dei loro uccisori. Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte del Servo di Dio il Cardinale Josef Beran, Arcivescovo di Praga. Desidero rendere omaggio a lui e al suo successore, il Cardinale František Tomášek, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente, per la loro indomita testimonianza cristiana di fronte alla persecuzione. Essi, ed altri innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese.
Ora che è stata recuperata la libertà religiosa, faccio appello a tutti i cittadini della Repubblica, perché riscoprano le tradizioni cristiane che hanno plasmato la loro cultura ed esorto la comunità cristiana a continuare a far sentire la propria voce mentre la nazione deve affrontare le sfide del nuovo millennio. “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (Caritas in veritate, 78). La verità del Vangelo è indispensabile per una società prospera, poiché apre alla speranza e ci rende capaci di scoprire la nostra inalienabile dignità di figli di Dio.
Signor Presidente, sono a conoscenza del Suo desiderio di vedere riconosciuto alla religione un ruolo maggiore nelle questioni del Paese.
La bandiera presidenziale che sventola sul Castello di Praga ha come motto “Pravda Vítĕzí - La Verità vince”: è il mio più fermo auspicio che la luce della verità continui a guidare questa nazione, tanto benedetta nel corso della sua storia dalla testimonianza di grandi santi e martiri. In questa età della scienza è significativo richiamare l’esempio di Johann Gregor Mendel, l’abate agostiniano della Moravia le cui ricerche pionieristiche gettarono le fondamenta della moderna genetica. Non sarebbe stato certo indirizzato a lui il rimprovero del suo patrono, Sant’Agostino, il quale lamentava che molti fossero “più portati ad ammirare i fatti che a cercarne le cause” (Epistula 120,5; cfr Giovanni Paolo II, Commemorazione dell’abate Gregorio Mendel nel I° centenario della morte, 10 marzo 1984, 2). Il progresso autentico dell’umanità è servito al meglio proprio da una tale convergenza tra sapienza della fede ed intuito della ragione. Possa il Popolo ceco godere sempre i benefici che provengono da questa felice sintesi.
Mi rimane solo di rinnovare il mio ringraziamento a tutti voi e dirvi quanto ho atteso di poter trascorrere questi giorni nella Repubblica Ceca, che voi con orgoglio chiamate “žemĕ Česká, domov můj” (terra ceca, casa mia). Grazie di cuore!
Durante il suo discorso in Repubblica Ceca Benedetto XVI è stato "visitato" da un aracnide che correva sul suo abito(VIDEO: la Repubblica,27 settembre 2009).
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
CATTOLICESIMO, BERLUSCONISMO, CRISTIANESIMO: DIO E’ RICCHEZZA ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2008)!!! QUESTA E’ LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI E LA CHIESA "CATTOLICA" E’ LA CUSTODE "UNIVERSALE" DELL’ORDINE SIMBOLICO DI "MAMMONA" E DI "MAMMASANTISSIMA" .... QUESTO MATRIMONIO S’HA DA FARE, DOMANI, E SEMPRE!!! L’ANNUNCIO A GIUSEPPE, NELLA TRADIZIONALE LETTURA DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA, DI GIANFRANCO RAVASI
FINE DEL CATTOLICESIMO E DELLA CASTA ATEA E DEVOTA VATICANA.
MESSAGGIO EV-ANGELICO E SANTO PADRE?! ABUSO DEL TITOLO E MENZOGNA. L’ERRORE DI RATZINGER.
FRANZ #KAFKA, IL #BAMBINO DI #PRAGA, E UNA "ARCHAICA" PREMESSA DI #CIVILTÀ ".
UNA NOTA di #ANTROPOLOGIA FILOSOFICA (#KANT2024), SULLO STORICO PRESENTE DELL’#EUROPA:
"[...] Sull’orlo dell’abisso, non ci resta che venir fuori dallo stato (cartesiano-hegeliano) di sonnambulismo: seguire il filo del corpo (l’ombelico!), riacchiappare il senso della vita, e riattivare la memoria delle origini. Con Kant, con Feuerbach, con Marx, con Nietzsche, con Freud, con Rosenzweig, con Buber, e con Kafka ... si tratta di capire il significato della “spada” impugnata dalla “statua della Libertà”, ritrovare “la fotografia dei genitori” (cfr. America) e riconciliarci con lo spirito di quei due esseri umani, di quei due io, che hanno fatto UNO e dato il via alla più grande rivoluzione culturale mai verificatasi sulla Terra - la nascita di noi stessi e di noi stesse e dell’intero genere umano - e riprendere il nostro cammino di esseri liberi e sovrani, figli della Terra e dello Spirito di D(ue)IO. Camminare eretti, senza zoppicare e con gli occhi aperti, è possibile. Non è un’utopia. Milano,20.01.2001 d.C».
NOTE:
La storia del “Lloroncito”, il Bambino Gesù di Santa Teresa d’Avila
Racconta la tradizione che quando la santa partì per un viaggio il volto del Bambino Gesù iniziò a lacrimare
di Gaudium Press*
Teresa di Gesù, la santa, mistica e Dottore della Chiesa, era molto devota all’infanzia di Gesù. Ne è prova la presenza dell’immagine del Bambino Gesù in ciascuna delle sue fondazioni carmelitane. Esiste anche una leggenda che afferma che la splendida immagine del Bambino Gesù oggi venerata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria di Praga (Repubblica Ceca) apparteneva alla religiosa riformatrice dell’Ordine del Carmelo.
Per questo, non stupisce che tra i tesori di valore spirituale lasciati dalla santa ci siano varie immagini del Bambino Gesù. Una di queste, quella nota come “El Lloroncito”, richiama l’attenzione in modo particolare.
La bella immagine - che ricorda proprio il Bambino Gesù di Praga, perché con la mano destra benedice e con la sinistra sostiene un globo che rappresenta l’universo - si trova nel convento San José di Toledo (Spagna), una delle fondazioni di Santa Teresa di Gesù.
L’immagine, alta appena 20 centimetri, intagliata nel legno e risalente al XVI secolo, venne portata dalla santa a Toledo quando nel 1569 vi fondò il convento, la sua quinta fondazione.
Secondo la tradizione carmelitana, la piccola immagine è chiamata “El Lloroncito” perché quando Santa Teresa d’Avila doveva partire e lasciare il convento di Toledo il volto del Bambino Gesù iniziò a lacrimare.
Così è scritto nel museo del convento che custodisce questo tesoro: “Il giorno 8 giugno 1580, Santa Teresa si congedava dalle sue religiose di Toledo per recarsi a Segovia. Il cuore naturalmente affettuoso della santa soffriva molto in questi congedi, soprattutto quando pensava che non avrebbe rivisto le sue figlie. Quella volta né lei né le sue amate religiose si sbagliavano, perché tutte presentivano che la Madre era giunta al termine del suo viaggio terreno. Secondo una pia tradizione, perfino un’immagine del Bambino Gesù si associò al dolore delle monache, versando lacrime quando la santa abbandonò il suo amato convento di Toledo. Da allora questa immagine viene chiamata con il soprannome affettuoso ‘Niño Lloroncito’”.
L’immagine del Bambino Gesù ha un ricco corredo composto da vari abiti ricamati, pezzi di oreficeria, scarpe e sonagli, oggetti abituali della dote delle religiose.
“Io sono Gesù di Teresa”
Un’altra tradizione parla dell’incontro personale che Santa Teresa ebbe con il Bambino Gesù.
Si dice che il fatto avvenne nel monastero dell’Incarnazione di Avila un giorno in cui la Madre stava scendendo le scale e inciampò in un bel bambino che le sorrideva. Suor Teresa, sorpresa nel vedere un bambino all’interno del convento, gli si rivolse chiedendogli: “E tu chi sei?”, al che il bambino rispose con un’altra domanda: “E chi sei tu?”. La Madre disse: “Io sono Teresa di Gesù”. Il bambino, con un sorriso ampio e luminoso, le disse; “Io sono Gesù di Teresa”.
*
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicott i]
*
Gaudium Press | Fri Sep 02 2016 - QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE
*
Fonte: Aleteia (ripresa parziale).
Sul tema, nel sito, si cfr.:
CARMELITANI SCALZI ED ECUMENISMO: STORIA E MEMORIA. Ritrovato nel salernitano "file" perduto del tardo Rinascimento
FLS
A 700 anni dalla nascita, torna l’autobiografia del re boemo che resse il Sacro Romano Impero: amico di Petrarca, coltissimo, parlava cinque lingue e si dilettava di esegesi biblica
di Carlo Grande (La Stampa, 16.10.2016)
Era eccezionalmente colto, parlava, leggeva e scriveva in almeno cinque lingue (francese, tedesco, ceco, latino e italiano), frequentò molto l’Italia - dove cercarono di avvelenarlo - e molto viaggiò, combatté, assediò. Visse insomma in costante pericolo di morte, come molti uomini del suo tempo, e non disdegnò la compagnia femminile: ebbe quattro mogli e numerosi figli.
La vita di Carlo IV di Lussemburgo (1316-1378), re boemo e imperatore del Sacro Romano Impero, del quale ricorrono i 700 anni dalla nascita, non fu propriamente ordinaria. Lo testimonia la sua autobiografia, Vita Caroli, ora pubblicata da Medusa con testo latino a fronte (mentre sul sovrano è stata allestita anche una mostra itinerante che toccherà Firenze, Parma, Mantova, Montecarlo di Lucca e Milano).
Il fiume di turisti che passa sul ponte più famoso di Praga, il ponte Carlo da lui voluto, dovrebbe conoscerlo. Carlo IV è un «padre della patria», ancora oggi il più amato dal suo popolo persino nei sondaggi televisivi. Fu l’uomo che convinse il Papa a lasciare Avignone per tornare a Roma, che intrattenne lunga amicizia e corrispondenza con Petrarca.
Il 6 gennaio 1355, festa dell’Epifania, venne incoronato re d’Italia nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano e alla cerimonia, officiata dal nuovo arcivescovo Roberto Visconti, partecipò il poeta, che in quel tempo viveva a Milano e lavorava per i Visconti e che gli avrebbe poi fatto visita a Praga.
Sul ponte, la corte dei miracoli attuale (artisti, venditori di souvenir, musicisti di strada) è nulla in confronto a quelle che frequentò. Quella parigina dello zio re di Francia Carlo IV di Valois, dove trascorse l’infanzia e dove ricevette un’istruzione raffinata prima di partire per l’Italia e avere le prime esperienze militari (dall’età di tre anni Carlo non vide mai più sua madre). O la corte di Praga, che per rispondere degnamente alle lettere del Petrarca, scritte in un latino classico di altissimo livello (a corte imperava il più modesto latino medievale), si affidò al tribuno del popolo Cola di Rienzo, all’epoca il prigioniero favorito di Carlo (poi tornò a Roma e venne ucciso dalla folla).
Le torri ai lati dello storico ponte sulla Moldava possono ricordare le sue opere edilizie: il Castello, la cattedrale di San Vito, il riassetto urbanistico della città e financo un «muro della fame» costruito lungo la collina di Petrìn che non ha alcuno scopo difensivo ma diede lavoro ai poveri in un periodo di carestia particolarmente duro.
Di questo parla anche la Vita Caroli: della nobiltà d’animo, della pietas del grande sovrano che si dilettava di esegesi biblica ed era appassionato raccoglitore di sante reliquie. Le custodiva nel castello di Karlštejn assieme ai preziosissimi gioielli della Corona di Boemia e certo non nuocevano all’afflusso di pellegrini nei suoi possedimenti. Carlo amava partecipare ai tornei cavallereschi, fu probabilmente durante una giostra che una lesione alla mandibola e al rachide cervicale lo mise a lungo in pericolo di vita e gli lasciò sul volto segni di prognatismo.
Il libro è dunque un racconto personale sincero, sebbene il narratore passi a un certo punto dalla prima alla terza persona (visti gli impegni si sarà fatto aiutare) e sebbene sia difficile comprovare la veridicità di alcuni episodi. Ma resta un documento eccezionale e avvincente, una carrellata di avvenimenti drammatici e fiabeschi, di esperienze mistiche, sogni, incontri con gli spiriti, fra ondate di cavallette bibliche e avvelenamenti, presagi e sogni profetici, come quello che gli preannunciò, a 17 anni, la morte del Delfino di Vienne, Guigo VIII, nemico giurato e lussurioso del Signore valsusino François de Bardonneche.
A Carlo apparve un angelo che lo prese per i capelli e lo portò su un campo di battaglia davanti a un castello della Savoia, mostrandogli un altro messaggero divino che con una spada di fuoco evirava Guigo. Il ragazzo si svegliò, raccontò tutto al padre che stava correndo in soccorso del Delfino, il padre lo derise. Pochi giorni dopo arrivò la notizia che Guigo VIII era morto combattendo contro i Savoia, colpito dal tiro di una balestra durante l’assedio del castello di La Perrière.
Il Papa a Manila: La famiglia e la Chiesa vanno protette.
di Michelangelo Nasca (Korazym.org, 18 gennaio 2015)
Con la celebrazione della Messa nel Rizal Park a Manila (stracolma di fedeli), il viaggio apostolico di Papa Francesco in Sri Lanka e Filippine volge al termine. Oggi, poi, per il popolo filippino ricorre una delle più importanti e antiche feste liturgiche: la festa del Santo Niño (Gesù Bambino).
La statua del Santo Niño venerata nelle Filippine (molto simile al Bambinello di Praga) risale al XVI secolo ed è conservata presso la Basilica Minore del Santo Niño nella città di Cebu, nella Filippine. Si tratta dell’immagine religiosa più antica esistente nelle Filippine, la statua fu donata come regalo di battesimo, nel 1521, dall’esploratore Ferdinando Magellano alla Regina di Cebu all’epoca della esplorazione del navigatore portoghese in quelle terre. I fedeli ne celebrano la ricorrenza liturgica ogni terza domenica di gennaio.
E’ per me una particolare gioia celebrare la domenica del Santo Niño con voi. - dice Papa Francesco durante la sua omelia - «L’immagine del Santo Bambino Gesù ha accompagnato la diffusione del Vangelo in questo Paese fin dall’inizio. Vestito con gli abiti regali, coronato e dotato di scettro, globo e croce, Egli ci ricorda continuamente il legame tra il Regno di Dio e il mistero dell’infanzia spirituale... Il Santo Niño continua a proclamare che la luce della grazia di Dio è brillata su un mondo che abitava nelle tenebre, portando la Buona Novella della nostra liberazione dalla schiavitù, e guidandoci sul sentiero della pace, del diritto e della giustizia. Egli inoltre ci ricorda che siamo stati chiamati a diffondere il Regno di Cristo nel mondo».
“Siamo tutti figli di Dio” - afferma Papa Francesco - Questo è ciò che il Santo Niño viene a dirci. «Ci ricorda la nostra più profonda identità. Tutti noi siamo figli di Dio, membri della famiglia di Dio. Ne abbiamo visto una bellissima espressione quando i Filippini si sono stretti intorno ai fratelli e alle sorelle colpiti dal tifone». Le Filippine, ricorda il Pontefice, sono il primo Paese cattolico in Asia; si tratta di uno speciale dono di Dio, una benedizione. Ma è anche una vocazione - ricorda il Papa - «I Filippini sono chiamati ad essere eccellenti missionari della fede in Asia». Dio ha scelto tutti per essere testimoni in questo mondo della sua verità e della sua giustizia. Ha creato il mondo come uno splendido giardino e ci ha chiesto di averne cura. L’uomo però lo ha sfigurato della sua naturale bellezza e con il peccato ha distrutto l’unità e la bellezza della nostra realtà umana, creando - ricorda il Papa - «strutture sociali che hanno reso permanente la povertà, l’ignoranza e la corruzione».
Papa Francesco esorta i presenti a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e alle ingiustizie del mondo, anche quando, talvolta, si è tentati di rinunciare e le promesse del Vangelo appaiono irrealizzabili. La grande minaccia al piano di Dio - sottolinea il Pontefice - per noi è ed è sempre stata la menzogna. «Il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere “moderni”, di essere “come tutti gli altri”. Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano. Trascuriamo di rimanere interiormente come bambini. I bambini infatti, come ci insegna il Signore, hanno la loro propria saggezza, che non è la saggezza del mondo».
L’identità della famiglia va protetta, ricorda Papa Francesco, rilanciando e ricordando il prezioso compito di san Giuseppe, chiamato a proteggere e a custodire la vita di Gesù e di tutta la sacra Famiglia. «Egli (Gesù) ha avuto un protettore sulla terra: san Giuseppe. Ha avuto una famiglia qui sulla terra: la Santa Famiglia di Nazaret. In tal modo Egli ci ricorda l’importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il mondo, la nostra famiglia umana. Oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello».
Nel Vangelo - ricorda infine il Papa - «Gesù accoglie i bambini, li abbraccia e li benedice. Anche noi abbiamo il compito di proteggere, guidare e incoraggiare i nostri giovani, aiutandoli a costruire una società degna del suo grande patrimonio spirituale e culturale. In modo specifico, abbiamo bisogno di vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere. E dobbiamo prenderci cura dei giovani, non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada».
Al termine della Celebrazione Eucaristica, dopo gli indirizzi di saluto e di ringraziamento da parte del Presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, S.E. Mons. Socrates B. Villegas, Arcivescovo di Lingayen-Dagupan, e dell’Arcivescovo di Manila, Card. Luis Antonio G. Tagle, vengono accese le candele e il Santo Padre invita i fedeli alla missione.
"CAPPELLA SISTINA" IN PERICOLO!!! CONOSCETE LE VIE: INTERVENITE SOLLECITAMENTE.
Mossa di Berlusconi: saluta il Papa a Ciampino *
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rientrato da poco in Italia da Pittsburgh dove ha partecipato al vertice G20, dovrebbe incontrare a breve all’aeroporto militare di Ciampino il Papa, in partenza per la Repubblica Ceca.
Il premier è arrivato a Roma con un volo speciale atterrato poco dopo le 8:30.
Ratzinger, proveniente dalla sua residenza estiva di Castel Gandolfo è atteso per le 9 a Ciampino.
Il primo faccia a faccia dopo lo scandalo escort, il caso Boffo e le tensioni sui rispingimenti degli immigrati.
Berlusconi ha prima incontrato il cardinal Tarcisio Bertone. L’auto del del Vaticano con a bordo il Pontefice si è fermata non sulla pista ma all’ingresso principale della sala di rappresentanza del 31esimo Stormo, lontano dagli occhi di cronisti e operatori: qui, poco prima delle 9:30, è avvenuto il primo saluto con il premier.
Dall’interno della sala, i due sono poi usciti e comparsi insieme percorrendo l’uno accanto all’altro, sorridenti e colloquiando, la quarantina di metri che li separavano dalle scalette dell’aereo, un Airbus 320 dell’Alitalia. Durante il breve tragitto hanno salutato le altre autorità presenti e gli alti prelati.
Berlusconi, in doppio petto blu, camicia celeste, in compagnia di Gianni Letta, ha accompagnato Benedetto XVI fin sotto le scalette dell’aereo, dove è avvenuto un ultimo, cordiale, scambio di battute e di saluti. Quindi Berlusconi ha salutato l’amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, una delle personalità presenti allo scalo romano a salutare il Papa, lasciando lo scalo romano alle 9:33.
L’incontro, presente anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, è il primo dopo il recente caso dell’ex direttore dell’Avvenire, Dino Boffo. Un saluto eventualmente non casuale e preparato con molta discrezione, visto che il Pontefice nei viaggi apostolici è sempre partito dall’aeroporto di Fiumicino anzichè da Ciampino, dove è avvenuto l’incontro in coincidenza con il rientro del Premier questa mattina dal G20 di Pittsburgh. Rigide le misure di sicurezza nello scalo romano, dove sono presenti tiratori scelti e unità cinofile. Il rientro del Pontefice a Roma è in programma il 28 settembre, in serata, a Ciampino.
* l’Unità, 26 settembre 2009
Durante la visita a Santa Maria della Vittoria, a Praga, appello del Papa per i bambini vittime di violenza e sfruttamento
Ogni essere umano
va accolto e rispettato come fratello *
Subito dopo essere atterrato all’aeroporto di Stará Razyne, nella mattina di sabato 26 settembre, Benedetto XVI ha visitato la chiesa di Santa Maria della Vittoria a Praga dove si venera l’antica statuina del Bambino Gesù. Ai piedi della scala di accesso è stato accolto dal sindaco della Grande Praha, insieme al quale erano i sindaci dei distretti amministrativi della capitale ceca. Entrato in chiesa, il Pontefice ha ricevuto il saluto del presidente della Conferenza episcopale ceca, l’arcivescovo di Olomouc Jan Graubner. Quindi ha pronunciato il seguente discorso.
Signori Cardinali,
Signor Sindaco e distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle,
cari bambini,
rivolgo a tutti il mio cordiale saluto ed esprimo la gioia di visitare questa Chiesa, dedicata a Santa Maria della Vittoria, dove è venerata l’effigie del Bambino Gesù, conosciuta dappertutto come il "Bambino di Praga". Ringrazio Mons. Jan Graubner, Presidente della Conferenza Episcopale, per le sue parole di benvenuto a nome di tutti i Vescovi. Indirizzo un saluto deferente al Sindaco e alle altre Autorità civili e religiose, che hanno voluto essere presenti a questo incontro. Saluto voi, care famiglie, che siete venute ad incontrarmi così numerose.
L’immagine del Bambino Gesù fa subito pensare al mistero dell’Incarnazione, al Dio Onnipotente che si è fatto uomo, ed è vissuto per 30 anni nell’umile famiglia di Nazaret, affidato dalla Provvidenza alla premurosa custodia di Maria e di Giuseppe. Il pensiero va alle vostre famiglie e a tutte le famiglie del mondo, alle loro gioie e alle loro difficoltà. Alla riflessione uniamo la preghiera, invocando dal Bambino Gesù il dono dell’unità e della concordia per tutte le famiglie. Pensiamo specialmente a quelle giovani, che debbono fare tanti sforzi per dare ai figli sicurezza e un avvenire dignitoso. Preghiamo per le famiglie in difficoltà, provate dalla malattia e dal dolore, per quelle in crisi, disunite o lacerate dalla discordia e dall’infedeltà. Tutte le affidiamo al Santo Bambino di Praga, sapendo quanto sia importante la loro stabilità e la loro concordia per il vero progresso della società e per il futuro dell’umanità.
L’effigie del Bambino Gesù, con la tenerezza della sua infanzia, ci fa inoltre percepire la vicinanza di Dio e il suo amore. Comprendiamo quanto siamo preziosi ai suoi occhi perché, proprio grazie a Lui, siamo divenuti a nostra volta figli di Dio. Ogni essere umano è figlio di Dio e quindi nostro fratello e, come tale, da accogliere e rispettare. Possa la nostra società comprendere questa realtà! Ogni persona umana sarebbe allora valorizzata non per quello che ha, ma per quello che è, poiché nel volto di ogni essere umano, senza distinzione di razza e cultura, brilla l’immagine di Dio.
Questo vale soprattutto per i bambini. Nel Santo Bambino di Praga contempliamo la bellezza dell’infanzia e la predilezione che Gesù Cristo ha sempre manifestato verso i piccoli, come leggiamo nel Vangelo (cfr. Mc 10, 13-16). Quanti bambini invece non sono amati, né accolti, né rispettati! Quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli! Possano essere riservati ai minori quel rispetto e quell’attenzione loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell’umanità.
Vorrei ora rivolgere una parola particolare a voi, cari bambini, e alle vostre famiglie. Siete venuti numerosi ad incontrarmi e per questo vi ringrazio di cuore. Voi, che siete i prediletti del cuore del Bambino Gesù, sappiate ricambiare il suo amore, e, seguendone l’esempio, siate ubbidienti, gentili e caritatevoli. Imparate ad essere, come Lui, il conforto dei vostri genitori. Siate veri amici di Gesù e ricorrete a Lui con fiducia sempre. Pregatelo per voi stessi, per i vostri genitori, parenti, maestri ed amici, e pregatelo anche per me. Grazie ancora per la vostra accoglienza e di cuore vi benedico, mentre su tutti invoco la protezione del Santo Bambino Gesù, della sua Madre Immacolata e di san Giuseppe.
(©L’Osservatore Romano - 27 settembre 2009)
Secondo giorno della visita pastorale del pontefice in Repubblica ceca
Oltre 150.000 per la messa all’aeroporto, primo grande raduno di cattolici dal 1997
Folla oceanica per il Papa a Brno
"Senza Dio progresso ambiguo"
Benedetto XVI ai fedeli: "Senza Dio progresso ambiguo" *
PRAGA - Folla oceanica per Benedetto XVI nella seconda giornata della sua visita in Repubblica ceca. Alla messa del Papa all’aeroporto di Brno hanno assistito, secondo fonti della Chiesa ceca, 150 mila fedeli, provenienti dalle diverse diocesi del Paese e dalle nazioni vicini. Si tratta del primo grande raduno di cattolici dopo l’ultima visita di Papa Wojtyla, nel 1997.
In un Paese come la Repubblica Ceca, sottolinea il Pontefice nella sua omelia, "nei secoli passati tanti hanno sofferto per mantenersi fedeli al Vangelo e non hanno perso la speranza; tanti si sono sacrificati per ridare dignità all’uomo e libertà ai popoli, trovando nell’adesione generosa a Cristo la forza per costruire una nuova umanità". Ma questa eredità, dice il Papa, rischia di andare perduta: "Nell’attuale società - infatti - tante forme di povertà nascono dall’isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da un’originaria tragica chiusura dell’uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero". "In questo nostro mondo che è alienato quando si affida a progetti solo umani, solo Cristo - dice il Papa dall’atare - può essere la nostra certa speranza".
* la Repubblica, 27 settembre 2009)
AMBIGUITA’ DELLA PAROLA "DIO" E ABUSO DEL "DIO" DI GESU’, GIUSEPPE, E MARIA!!!
IN NOME DELLA "PAROLA" ("LOGOS") BIFORCUTA. La Chiesa gerarchica controlla le "azioni" dello Spirito Santo e garantisce, amministra e distribuisce a "caro prezzo" (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2005/6) la Grazia (greco: "Charis") di Dio Amore (latino: "Charitas", greco: "Agàpe")!?! Avanti tutta!!! Verso il III millennio avanti Cristo!!! (Federico La Sala).
"Governanti credenti e credibili"
L’appello del pontefice da Praga
PRAGA - "C’è bisogno di responsabili politici credenti e credibili, dediti non al proprio interesse egoistico ma al bene comune". Questo l’appello lanciato da Benedetto XVI nella terza e ultima giornata della visita papale in Repubblica Ceca. Il papa si trova nella cittadina di Stara Boleslav, a trenta chilometri da Praga, dove ha reso omaggio, con una messa di popolo, a San Venceslao, il re boemo buono e generoso ucciso per motivi politici nel 935 e divenuto patrono della nazione ceca. Oggi è la sua ricorrenza liturgica e festa nazionale.
* la Repubblica, 28 settembre 2009