"Pietà per il mondo, venga il nuovo sapere"(M. Serres, Distacco, 1986)!!!

LA STATUA DELLA LIBERTÀ DEGLI U.S.A. - CON LA SPADA SGUAINATA: "GUAI AI VINTI"!!! LA LEZIONE DI FRANZ KAFKA, IL MAESTRO DELLA LEGGE: RIPENSARE L’AMERICA. E il sogno del "nuovo mondo"!!!

"IN GOD WE TRUST": TUTTO A CARO-PREZZO ("DEUS CARITAS EST")!!! IL DERAGLIAMENTO DELLA DEMOCRAZIA E BUSH CHE FA LA "BELLA STATUINA".
martedì 12 giugno 2007.
 


Una premessa*... di civiltà

di Federico La Sala *

Al di là dell’etica edipica, generale e cattolica, e dello spirito del capitalismo: cambiamo il paradigma che finora ha governato il mondo...

L’enigma della Sfinge e il segreto della Piramide vuol essere un ’manifesto’ sul coraggio di servirsi della propria intelligenza, oggi - per diventare uomini liberi e donne libere, cittadini sovrani e cittadine sovrane, non imprenditori e imprenditrici, sfruttatori e sfruttatrici, della propria o dell’altrui ’forza-lavoro’. Esso riprende il discorso avviato in La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica (Antonio Pellicani editore, Roma 1991) e in Della Terra, il brillante colore (Edizioni Ripostes, Roma-Salerno 1996) e propone una nuova prospettiva di ricerca e una possibile via di uscita da duemila e più anni di labirinto: una ontologia chiasmatica, segnata da una relazione non più azzoppata e accecata dalla cupidigia del sapere-potere edipico-capitalistico, ma da una relazione illuminata dal sapere-potere dell’amore, umano e politico, di sé, dell’altro e dell’altra.

Al fondo di questo lavoro, come di quelli precedenti, c’è la persuasione che “il campo - tavolo da gioco, la ben rotonda sfera entro e su cui ancora stiamo a giocare” (cfr. Le “regole del gioco” dell’Occidente, in La mente accogliente..., cit., pp. 162-189), sta diventando sempre di più un campo di sterminio, e c’è la volontà di contribuire al crescente e vasto sforzo di ritrovare le ragioni e le radici del nostro stesso esistere e di riaffermare - al di là della necessità e del caso - la libera scelta per l’essere, non per il nulla.

Uscire dai cerchi di filo spinato che delimitano dappertutto il nostro presente storico è la scommessa. Come fecero i militari italiani internati nel lager tedesco di Wietzendorf (cfr. il Presepio del lager - Natale 1944, ricostruito nella Basilica di sant’Ambrogio, nel Natale 2000) e fece Enzo Paci, anch’egli in un lager tedesco [nello stesso: con Paul Ricoeur, Mikel Dufrenne, Giovannino Guareschi e Altri - fls] nel 1944 (cfr. Nicodemo o della nascita, in Della Terra..., cit., pp. 120-125), oggi non possiamo che riaprire la mente e il cuore alle domande fondamentali e cercare di dare a noi stessi e a noi stesse le risposte giuste: Come nascono i bambini? Come nascono le bambine? Qual è il principio di tutti gli esseri umani? Come si diventa esseri umani? Come io sono diventato Io? Cosa significa che io sono il figlio, la figlia, dell’UNiOne di due esseri umani?... Essi avevano cominciato a capire l’enigma antropologico dell’Egitto dei Faraoni, delle loro Piramidi e delle loro Sfingi, e il ’segreto’ di Betlemme, del presepio di Greccio (1223) e di Francesco e Chiara di Assisi.

Sull’orlo dell’abisso, non ci resta che venir fuori dallo stato (cartesiano-hegeliano) di sonnambulismo: seguire il filo del corpo (l’ombelico!), riacchiappare il senso della vita, e riattivare la memoria delle origini. Con Kant, con Feuerbach, con Marx, con Nietzsche, con Freud, con Rosenzweig, con Buber, e con Kafka ... si tratta di capire il significato della “spada” impugnata dalla “Statua della Libertà”, ritrovare “la fotografia dei genitori” (cfr. America) e riconciliarci con lo spirito di quei due esseri umani, di quei due io, che hanno fatto UNO e dato il via alla più grande rivoluzione culturale mai verificatasi sulla Terra - la nascita di noi stessi e di noi stesse e dell’intero genere umano - e riprendere il nostro cammino di esseri liberi e sovrani, figli della Terra e dello Spirito di D(ue)IO. Camminare eretti, senza zoppicare e con gli occhi aperti, è possibile. Non è un’utopia. (Milano, 20.01.2001 d.C.).

* Cfr. Federico La Sala, L’enigma della Sfinge e il segreto della Piramide. Considerazioni attuali sulla fine della preistoria, in forma di lettera aperta (a Primo Moroni, a Karol Wojtyla, e p. c., a Nelson Mandela) (Edizioni Ripostes, Roma-Salerno 2001, pp. 7-8).


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SUL TEMA, NIN RETE E NEL SITO, SI CFR.:

-  "Potrei, per me, pensare un altro Abramo" (F. Kafka - da una lettera del giugno 1921 a Robert Klopstock, l’amico medico, che lo seguì sino alla morte).

STATUA DELLA LIBERTA’- FOTO (Wikipedia).



In riferimento ai problemi qui accennati, sul sito e in rete, si cfr.,

-  "Superman è senza dubbio ebreo!",

-  In memoria di Yitzhak Rabin,

-  La Terra promessa...

-  LA CRISI DEL CATTOLICESIMO ROMANO E DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA NON SI RISOLVE... RILANCIANDO UNA POLITICA OCCIDENTALE DA SACRO ROMANO IMPERO

-  MESSAGGIO EVANGELICO E STORIA. PER BENEDETTO XVI E’ COME SE NON SOLO LA PRIMA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE MA ANCHE, E IN PARTICOLAR MODO, AUSCHWITZ NON FOSSERO MAI ACCADUTI. Continua a negare la realtà (e la filologia) e a "concedere a Hitler delle vittorie postume" (Emil L. Fackenheim)!!!
-  PER HANS KUNG E BENEDETTO XVI, UN ’RICORDO’ DELLA LEZIONE DI SIGMUND FREUD.


Se Bush fa la bella statuina

di Barbara Spinelli (La Stampa, 03/6/2007)

Nell’intervista a La Stampa di venerdì, George Bush ha illustrato a Maurizio Molinari e ad altri giornalisti europei la sua visione del mondo. Non è molto cambiata da quando scatenò una guerra contro Afghanistan e Iraq, subito dopo l’attentato dell’11 settembre. Quasi sei anni sono passati e l’amministrazione sembra incontaminata dalle azioni che nel frattempo ha commesso. Una storia di stasi in Afghanistan, un’operazione precipitata in conflitto fra sette musulmane in Iraq, una frattura con l’Iran che s’inasprisce senza indebolire Ahmadinejad: il bilancio della strategia Usa è rovinoso, ma Bush quasi pare non rendersene conto. Nelle sue risposte a Molinari si comporta come quelle belle statuine che vincono a condizione di mostrarsi assolutamente immobili, in posa, al momento in cui l’esaminatore si gira e riapre gli occhi.

E cos’altro è Bush quando ripete che «compito degli Stati Uniti è di promuovere la democrazia nel mondo, anche in luoghi che non sembrano troppo ospitali »; che l’America resta minacciata; che «la migliore maniera di difenderla è andare all’attacco (preventivo, ndr) prima che la minaccia si materializzi »; che, di conseguenza, «le decisioni prese in Iraq e Afghanistan sono state giuste». I rovesci vengono occultati, quindi non servono a correggersi. Come diceva il politologo Raymond Aron: «Gli uomini fanno la storia, ma non sanno la storia che fanno». Perfino sul clima la posizione di Bush è nella sostanza impietrita: la Casa Bianca ammette d’un tratto che il male esiste, ma oltre non va. Ogni Stato deve disciplinarsi come crede, ogni cifra vincolante è sgradita, l’Onu non deve interferire.

All’ombra di questa immobilità si svolgerà il vertice degli otto industrializzati a Heiligendamm in Germania, dal 6 all’8 giugno. Un vertice cruciale, perché il clima sarà al suo centro e il clima è oggi il tema che determina la possibilità o non possibilità d’un governo della globalizzazione. Un tema-test, secondo il settimanale Die Zeit: perché per frenare la degenerazione climatica occorre la partecipazione di tutti, specie degli Stati Uniti che assieme a Cina sono i principali produttori di effetto serra: «Il clima conferma la necessità di una parità mondiale di diritti e doveri». Una parità assente, se è vero che il rapporto di forze si riassume oggi nella formula: 20-10-4-1 (ogni americano può produrre annualmente 20 tonnellate di anidride carbonica, ogni europeo 10, ogni cinese 4, ogni africano 1).

Le diplomazie d’Europa e America lavorano per restaurare fra loro l’armonia, dopo il cambio politico in Francia e Inghilterra.Ma la Zeit giustamente commenta, incitando Angela Merkel a tener duro sul clima: «L’ armonia transatlantica è importante, ma non è più la misura di tutte le cose». In altre parole: il mondo è cambiato dal 2001. E non è cambiato a causa del dissidio tra America e alcuni europei,ma del drastico vanificarsi dell’egemonia globale Usa. Due guerre potenzialmente fallimentari non sono passate senza incidere radicalmente su tale supremazia, e l’ascesa dell’ Iran di Ahmadinejad è conseguenza di questo. A ciò si aggiungano altri sviluppi. L’Africa sta ritrovando forze e crescita, ma i motori della rinascita non sono gli americani bensì Cina, India, Russia, Brasile: lo scrive sull’International Herald Tribune del 2 giugno Nicky Oppenheimer, presidente dell’azienda sudafricana De Beers.

Intanto, a Teheran, i democratici implorano Washington di non intervenire. Se vuol proteggere i democratici e non screditarli l’America stia lontana, scrivono sull’Herald Tribune del 31 maggio il premio Nobel Shirin Ebadi e Muhammad Sahimi («I riformisti non credono che la democrazia possa esser esportata: la sola cosa che Washington possa fare per la democrazia è lasciarli in pace»). Con ciò mettono in causa non solo il potere militare (hard power) ma perfino il soft power ovvero il potere culturale della grande superpotenza unica. Il disastro non potrebbe esser maggiore, nonostante la bella imperturbabile statuina, e il multipolarismo non è più un’opzione: è una necessità.

Lo stesso avviene per il clima. L’avanguardia nella lotta per preservare il pianeta è l’Unione Europea - con i suoi piani obbligatori di riduzione del biossido di carbonio - e gli americani le corrono dietro. Quando Bush esige che le nazioni libere si raggruppino attorno all’agenda Usa delle libertà dice un anacronismo. Scrive ancora Die Zeit che c’è una singolare coincidenza di opinioni, tra Bush e no-global pronti a manifestare a Heiligendamm e Roma: «Ambedue credono alla leggenda secondo cui la globalizzazione è una gigantesca marcia vittoriosa del capitalismo americano».

In realtà non lo è affatto, sempre che anche l’Europa smetta il gioco delle belle statuine e sia intransigente sul clima. Se l’Europa smette il gioco e medita i fallimenti Usa potrà anche influenzare Medio Oriente, Cina e India, Iran. L’immobilità Usa impregna i rapporti del mondo con Washington: su Medio Oriente, energia, clima, terrorismo. Questo significa che su peripezie e scacchi della politicaamericana converrà pensare e discutere, con fredda solidarietà e memoria viva del passato recente.

Certo la memoria può intralciare l’agire, ma serve a capire qualcosa di non irrilevante: che certi errori tendono tragicamente a ripetersi, se non riconosciuti come tali. Il più grande consistette nell’appoggiare Bin Laden, durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Il falso alleato si rivolta appena passata l’emergenza, e questa è la lezione non appresa a Washington. È quel che rischia d’accadere alle statuine: per piegare e provocare l’Iran, Bush tende a gettare se stesso e l’Occidente nella nuova guerra settaria tra sciiti e sunniti, fiancheggiando questi ultimi dopo aver favorito gli sciiti in Iraq.

Secondo le indagini del giornalista Seymour Hersch, Bush giunge sino a finanziare l’estremismo sunnita in Libano, in combutta con il premier Siniora (New Yorker, 5 marzo2007). I movimenti Fatah al- Islam e Asbat al-Ansa (legati a Al Qaeda) avrebbero ricevuto aiuti da Beirut e Washington, salvo poi rivoltarsi contro i finanziatori. Nasrallah capo di Hezbollah e Ahmadinejad in Iran sono il bersaglio, ma sistematicamente, ormai, Bush si allea con Satana per combattere il Satana di turno. L’inquietudine di Nasrallah non va sottovalutata. Il timore, che confida a Hersch, è che l’America favorisca spartizioni ed epurazioni etniche diffuse: in Iraq, Siria, Libano. L’ex responsabile della sicurezza nazionale Brzezinski dice che questa è l’attuale strategia Usa: blame and run, incolpa gli altri e scappa. Incolpa Baghdad, Teheran o l’Europa, pur di ritirarti senza ammettere errori che son tuoi.

L’Europa ha un’occasione non indifferente per farsi valere: prendendo atto che l’egemonia Usa è in frantumi, assumendo proprie responsabilità non solo sul clima ma in Israele e Gaza, in Libano, Afghanistan, Iraq, Iran. È un peccato che non abbia ancora una costituzione, che le permetta di decidere a maggioranza e di ignorare il veto dei singoli. Questo dà a chiunque - a Usa, Russia - la possibilità di sfruttare le sue divisioni. Per esser precisi, dà a Bush la possibilità di puntare su chi più avversa un’unione politica europea: in Polonia, Repubblica Ceca o Romania. I negoziati bilaterali sullo scudo missilistico vanno in questa direzione, e nella stessa direzione va l’imminente viaggio diBush in Europa.

Il presidente non va a Parigi, Londra, Madrid. Va nella Repubblica Ceca, in Polonia, Albania, Bulgaria: dunque nell’area dove nevroticamente si condensa oggi la fobia antieuropea. Poi va a Roma, il 9 giugno, per vedere il Papa ma anche per verificare, forse, se i governi italiani restano malleabili, impiegabili. Tale fu il governo Berlusconi, quando Bush l’usò per separare la vecchia Europa dei fondatori dalla nuova, alla vigilia della guerra in Iraq.

Ora c’è Prodi a Palazzo Chigi ma le pressioni non mancheranno, soprattutto sull’Afghanistan. Manca poco all’uscita di scena di Bush: il 20 gennaio 2009 avremo un nuovo presidente. Ma il futuro si prepara già oggi. Non solo quello dell’alleanza e solidarietà euro-americana: l’armonia transatlantica, in effetti, ha smesso di esser la misura di tutte le cose. Ma il futuro dei rapporti mondiali, la natura che potrà avere la globalizzazione. Questo si deciderà, tra oggi e il gennaio 2009.


RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE. Una "memoria"

GUARIRE LA NOSTRA TERRA: VERITÀ E RICONCILIAZIONE. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"

FLS


Peter Szondi, Speranza nel passato. Su Walter Benjamin, Aut Aut, n. 189-190 (maggio-agosto 1982):

[...] In una libreria d’antiquariato di Zurigo è stato trovato un esemplare del libro, proveniente dalle cose lasciate dalla sorella di Benjamin, sul quale era stata scritta la seguente dedica: “Quest’arca costruita secondo il modello ebraico, per Dora - Da Walter. Novembre 1936” 37. Che cosa doveva essere salvato per mezzo del libro? A che cosa pensava Benjamin quando giustificava il suo rifiuto di emigrare oltre Oceano affermando che v’erano “in Europa posizioni da difendere” 38? L’azione di salvataggio può essere intesa soltanto a partire da quella concezione benjaminiano della storia che nell’Infanzia berlinese è divenuta poesia. È certamente lecito riferire ciò che sta scritto nelle Tesi di filosofia della storia all’arca degli Uomini tedeschi: “Solo quello storico ha il dono di accendere nel passato la favilla della speranza che è penetrato dall’idea che anche i morti non saranno al sicuro dal nemico, se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere” 39. Benjamin non costruì l’arca solo per i morti, la costruì in grazia della promessa che egli aveva trovato nella sua propria vita passata. Giacché la sua arca non doveva salvare soltanto se stessa. Essa partì nella speranza di poter raggiungere anche quelli che avevano considerato come una feconda inondazione quello che in realtà era il diluvio universale.

fls


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