[...] I colori del nuovo ’stendardo presidenziale’ sono quelli ’istituzionali’, previsti dal protocollo del cerimoniale di palazzo Chigi. Non è la prima volta che Berlusconi cambia logo della presidenza del Consiglio e manifesta la sua passione per l’araldica. Già nel 2001, in occasione del suo secondo governo, il leader del centrodestra fece un restyling completo della sala stampa di palazzo Chigi, introducendo lo sfondo azzurro, tipico di Forza Italia, con sedie in tinta e colonne bianche.
Nello stesso tempo, il presidente del Consiglio scelse un nuovo look anche per il logo della presidenza del Consiglio, che è stato ’confermato’ nel 2008, tranne il fondale dove oggi campeggia una riproduzione de la ’Verità scoperta dal tempo’, opera di Giovan Battista Tiepolo. Il dipinto è stato realizzato nel 1743 sul soffitto di una villa vicentina e poi custodito nel museo di Vicenza. E ora ’la Verità’, rappresentata da una giovane fanciulla adagiata tra le braccia di un vecchio (che appunto è il Tempo) è sempre dietro il presidente e i suoi ministri che di volta in volta si alternano dietro il banco. [...]
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Oltre al tricolore e al vessillo dell’Unione europea
Berlusconi e il nuovo stendardo presidenziale
Il debutto ieri al Cdm di Napoli. Scelto dal premier, è tutto blu con due ordini di strisce dorate, i bordi dello stesso colore e al centro il tradizionale simbolo della Repubblica, la stella su ruota dentata con rami d’alloro e d’ulivo
Roma, 19 lug. (Adnkronos) - E’ comparsa per la prima volta ieri, nella sala allestita a palazzo Reale per la conferenza stampa finale dopo il Consiglio dei ministri a Napoli. Alle spalle del premier Silvio Berlusconi seduto su un piccolo palco c’erano tre bandiere. Oltre al tricolore e al vessillo dell’Unione europea, che accompagnano il Cavaliere in tutte le occasioni ufficiali, ne è spuntata anche una nuova di zecca: tutta blu, con due ordini di strisce dorate, i bordi dello stesso colore e al centro il tradizionale simbolo della Repubblica, la stella su ruota dentata con rami d’alloro e d’ulivo.
Si tratta dello ’stendardo presidenziale’ (nella foto alle spalle di La Russa) e lo seguirà in tutte le sue trasferte. E’ facoltà del presidente del Consiglio, infatti, scegliere quando esporre questo tipo di bandiera, che indica la sua presenza.
I colori del nuovo ’stendardo presidenziale’ sono quelli ’istituzionali’, previsti dal protocollo del cerimoniale di palazzo Chigi. Non è la prima volta che Berlusconi cambia logo della presidenza del Consiglio e manifesta la sua passione per l’araldica. Già nel 2001, in occasione del suo secondo governo, il leader del centrodestra fece un restyling completo della sala stampa di palazzo Chigi, introducendo lo sfondo azzurro, tipico di Forza Italia, con sedie in tinta e colonne bianche.
Nello stesso tempo, il presidente del Consiglio scelse un nuovo look anche per il logo della presidenza del Consiglio, che è stato ’confermato’ nel 2008, tranne il fondale dove oggi campeggia una riproduzione de la ’Verità scoperta dal tempo’, opera di Giovan Battista Tiepolo. Il dipinto è stato realizzato nel 1743 sul soffitto di una villa vicentina e poi custodito nel museo di Vicenza. E ora ’la Verità’, rappresentata da una giovane fanciulla adagiata tra le braccia di un vecchio (che appunto è il Tempo) è sempre dietro il presidente e i suoi ministri che di volta in volta si alternano dietro il banco.
I ritocchi hanno interessato anche il sito internet del governo. Il Cavaliere ha deciso qualche cambiamento anche in questo caso. Il tricolore dal drappo ondulato, voluto dal governo Prodi come veste grafica che faceva quasi l’effetto bandiera ’stropicciata’, è sparito dal sito ufficiale di palazzo Chigi. Ed è ricomparso nei colori delle lettere che compongono una più sobria testata con la scritta ’governo italiano’.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Corriere della Sera 3.8.08
La spiegazione del «ritocco»: turbava i telespettatori
E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo
ROMA - Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno - piccolo, tondo, pallido - se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giamb attista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo. La testimonianza fotografica è inequivocabile. Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello.
La notizia è battuta dall’agenzia Italia alle 17,22. Un’ora dopo, Vittorio Sgarbi, critico d’arte di antica osservanza berlusconiana, ha la voce che quasi gli trema. «Cos’hanno fatto? Ma davvero?». Un ritocchino, professore. «Pazzi, sono dei pazzi...». Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ». L’arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all’insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nel-l’esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?». Non s’è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina.
«E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un’iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono al la cura dell’immagine di Berlusconi ». Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui».
C’è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che - appunto - si facevano volar via il reggiseno cantando «
’’La sua condotta risulta ancora più grave in quanto posta in essere da un componente di governo’’
Bossi denunciato per offesa a Inno Mameli
La denuncia è arrivata dal consigliere del Comune di Roma Athos De Luca per aver "denigrato, dileggiato e offeso in modo pubblico con la garanzia dell’ampia risonanza del gesto, uno dei simboli più alti e significativi della nostra Repubblica e della Costituzione’’. Fini e Schifani bacchettano il senatùr, ma lui tiene duro
Roma, 22 lug. - (Adnkronos) - Il ministro delle Riforme Umberto Bossi (nella foto) è stato denunciato oggi dal consigliere del Comune di Roma Athos De Luca per aver "denigrato, dileggiato e offeso in modo pubblico con la garanzia dell’ampia risonanza del gesto, uno dei simboli più alti e significativi della nostra Repubblica e della Costituzione", cioè l’inno di Mameli.
Assistito dall’avvocato Giuseppe Di Noto, De Luca ha presentato stamane alla Procura della Repubblica di Roma la denuncia, accusando Bossi di vilipendio di un emblema dello Stato in seguito a quanto accaduto domenica scorsa a Padova. Qui, si sottolinea nella querela "dopo essersi scagliato violentemente contro i professori del Sud rei, a suo dire, di ’martoriare i nostri figli’ ha affermato che ’l’inno nazionale dice che dobbiamo essere schiavi di Roma, ma io dico... toh’ levando a questo punto il dito medio in chiaro segno di dispregio di uno dei simboli fondamentali della Repubblica italiana".
"La condotta del ministro Bossi - si legge nel documento - lesiva della dignità e dell’onore della nostra Repubblica, risulta ancora più grave in quanto posta in essere da un componente di governo che dovrebbe, così come costituzionalmente garantito, rappresentare l’intero Paese". "Il ministro Bossi -continua la denuncia - non è peraltro nuovo a gesti ed affermazioni di tal genere; lo stesso infatti è stato già condannato, con sentenza passata in giudicato, per il reato di vilipendio alla bandiera, avendo pronunciato nel corso di un comizio a Calbiate le seguenti parole: ’Quando vedo il tricolore io mi incazzo. Il tricolore lo uso solo per pulirmi il culo’".
Intervista al presidente emerito sull’ultima sparata di Bossi "La spiegazione? Bisognerebbe chiedere a lui, chissà se ne ha una"
Lo sconcerto di Ciampi
"Che errore colpire i simboli"
"Rilanciai l’inno, in tanti mi scoraggiavano"
di GIORGIO BATTISTINI *
ROMA - L’uomo che ha fatto risvegliare negli italiani i valori patriottici, l’inno di Mameli, la bandiera tricolore, la sfilata ai Fori imperiali per il due giugno, il Vittoriano, l’invito a "fare sistema" per potenziare il senso nazionale ben oltre il solito tifo calcistico, Carlo Azeglio Ciampi, è sconcertato, infastidito dall’ultima boutade di Umberto Bossi. Quel beffardo, oltraggioso, dito medio esibito per mandare a quel paese, e anche oltre, l’inno di Mameli quando parla dell’Italia "schiava di Roma". Un greve "toh" destinato a galvanizzare i leghisti veneti e i loro capi rinfrescandoli nell’afa estiva, disturbando gli italiani veri.
Presidente, la scandalizza un’uscita del genere da parte del capo leghista che già in passato, a Venezia, esibì "sentimenti" analoghi verso il tricolore?
"Come ben si sa io sono orgoglioso di essere italiano. Sento molto il peso e il ruolo delle istituzioni, e l’inno nazionale è parte integrante di queste. Poi, si sa, gli inni nazionali non sono opere d’arte... ".
Nel senso che le parole dell’inno di Mameli hanno tratti oggi discutibili?
"Beh insomma, sono le parole di un giovane morto oltre due secoli fa, riflesso delle emozioni e dei valori di quella stagione della storia d’Italia. Se qualcuno scrivesse oggi certo userebbe altre parole. Schiava di Roma per intendere che l’Italia è al servizio della grandezza secolare della sua capitale".
Per un partito che usa come simbolo il Carroccio, le ampolline del Dio Po e quant’altro e che sogna a giorni alterni un’Italia del nord separata dal resto (Roma inclusa) l’idea d’una storica "schiavitù" può risultare pesante?
"Ma l’inno nazionale rispecchia sempre le condizioni del Paese nel momento stesso in cui è stato scelto e scritto. L’inno di cui si parla è stato composto due secoli fa. Certo, il tempo passato può aver lasciato qualche segno, ma nulla che meriti la contestazione dei leghisti".
Trova eccessivo il gesto fatto da Bossi nei confronti dell’Italia creata da Dio schiava di Roma?
"Più che altro mi pare controproducente".
Lei lo conosce bene, le pare sensato quel l’aver "sfregiato" così un simbolo dell’unità Nazionale, simbolo peraltro che la lega ha sempre esplicitamente snobbato, preferendogli il Va pensiero del Nabucco di Verdi?
"Conosco Bossi come persona politicamente avvertita, sono sorpreso".
Pensa che si sia trattato d’un gesto ingenuamente provocatore, una strizzata d’occhio alle truppe leghiste senza ulteriori significati?
"Questo ho qualche difficoltà a crederlo. In politica sprovveduto posso esserlo io, non loro...".
E quindi come spiegare una bravata del genere?
"Bisognerebbe chiederlo a lui, chissà se ha una risposta valida. Credo invece che sia necessario per tutti fare i conti con la propria storia, difendere la storia comune. Penso ad esempio al 2000, a quando decisi di valorizzare il 2 giugno riprendendo la sfilata militare (alleggerita rispetto al passato) in via dei Fori imperiali, a Roma. Una parata di forze armate come simbolo di pace. Ricordo bene che non pochi erano freddi, addirittura contrari e tentarono di dissuadermi. La gente no, invece. La gente era entusiasta, rivedo gli applausi, i volti allegri della folla su su fino al Quirinale".
Intende dire che gli italiani sono realmente affezionati alla simbologia della loro storia patria? E dunque non ci sono da temere forti adesioni alle uscite dei leghisti?
"Io credo che occorre avere rispetto delle istituzioni nelle loro forme. Sempre. Penso al Vittoriano. E’ vecchio, sì. E allora? A molti piace molto. Ad altri niente. E allora? Vogliamo buttarlo giù? Sarà appena il caso di ricordare che della tour Eiffel, quando nacque, si disse che era brutta ma provvisoria (per l’Esposizione universale), sarebbe stata presto abbattuta. Poi invece con gli anni è piaciuta sempre di più. E adesso nessuno saprebbe immaginare la capitale francese senza la torre".
E l’Italia senza Mameli?
* la Repubblica, 21 luglio 2008