I codici cancellati
di Franco Cordero (la Repubblica, 17.07.2008)
Parole, gesti, mimica berlusconiani sono materiale clinico. Vedi come reagisce nella Ville Lumière, dove autorità e popolo commemorano il 219° anniversario della Bastiglia espugnata.
Quando gli comunicano l’arresto d’O. D. T., già sindacalista Psi, ora Pd, e alcune persone più o meno limpide al vertice della Regione Abruzzo, sotto l’accusa d’una gestione corrotta della sanità, la cui spesa tocca livelli stellari, sembra ignaro del caso (lo suppongo tale, mentre qualche interessato, stando alle notizie, se l’aspettava), inveisce contro l’ennesimo «teorema». Nome curioso.
Nell’Italia rieducata da Mediaset parola e pensiero sono drasticamente ridotti: circola un italiano «basic», vocaboli combinati in sintagmi che l’utente trova prêts-à-dire, senza fatica mentale; glieli forniscono speaker, giornali, politicanti; «teorema» viene da questo fondo, come «gogna mediatica», «assalto allo Stato democratico», «cittadino crocifisso». Quanto più parlano e scrivono, tanto meno dicono: fissa lui la misura del pensabile, pochissimo; e non essendo Erasmo da Rotterdam o Tommaso Moro (glieli avevano nominati dei ghost writers), subisce i limiti che impone, ma l’osservatore attento nota l’emissione verbale coatta; tipico sintomo. Il paziente pensa, dice, fa qualcosa costrettovi ab intra (nel lessico freudiano «Zwang» o l’inglese «compulsion»). Lo sfondo è una paura angosciosa. Freud la studia in due casi famosi, «Il piccolo Hans» e «L’uomo dei topi».
Cosa spaventa Sua Maestà? Un’entità astratta, senza viso: in greco, nómos basiléus, la legge, regola sovrana: gl’infesta le notti; la combatte da quarant’anni; l’ha manomessa in mille modi; dallo scempio è nato un impero. L’ormai vecchio nomòfobo vuol chiudere i conti seppellendola. Tale il senso della furia verbale: poiché a Pescara le toghe perseguitano chi merita riguardi, su due piedi annuncia una «riforma radicale della magistratura»; vuol scindere le carriere?; non basta, scaverà a fondo.
Chi avesse dei dubbi, legga l’editoriale milanese. L’autore è un garantista sui generis: due anni fa ventilava l’uso virtuoso della tortura nella prassi antiterroristica; materia da servizi segreti; lavorino tranquilli, senza occhi indiscreti; la legalità penale costa troppo negli stati d’assedio; de facto siamo in guerra, e simili sublimi pensieri. Vestito da Salvation Army, suona il trombone berlusconiano. Non bastava incriminarli a piede libero? E se l’eccellente uscisse «pulito»? Domande profonde.
Rispondiamogli. La pena implica un giudizio: che N debba o no essere punito, consta alla fine; se avessimo l’intellectus angelicus o sguardo intuitivo sincrono, le procedure sarebbero puro passatempo; lo specchio giudiziario riflette l’accaduto, fallibilmente visto che non siamo angeli; B. ad esempio, quando non s’aboliva le norme incriminanti o perdeva tempo finché i reati fossero estinti, ha lucrato dei proscioglimenti sulla base d’un dubbio sofistico, poco plausibile. Ma supponendo che vada bene al reo, chi castiga il persecutore? (dipendesse da lui, scudiscio somministrato in pubblico, e come vitupera i manomissori della privacy, salvo ammettere la tortura).
Spieghiamogli come stanno le cose: quel pubblico ministero ha delle prove e le sottopone al giudice chiedendo una misura cautelare detentiva; regole codificate impongono stretti requisiti; «gravi indizi» nonché periculum in mora, rigorosamente diagnosticato (che N sottragga o inquini le prove o fugga o commetta delitti d’un dato nome); i provvedimenti coercitivi sono riesaminabili dal tribunale della libertà; da lì in cassazione; l’ingiustamente detenuto ottiene un risarcimento. Insomma, dica ogni male del sistema italiano ma non che l’imputato abbia poche risorse difensive: tra qualche giorno molte cose saranno chiare; intanto stia quieto.
Piuttosto noterei: mette paura l’idea d’un rifiorente malaffare consortile; Deo adiuvante, le procure non dormono né guardano strabiche vedendo solo i misfatti d’una parte. Ma costoro fanno scuola alla sinistra: vuole un futuro governativo?; smetta d’essere «pesce in barile»; difenda l’arrestato eminente; è ora «d’una svolta decisa», solenne e pubblica. La «democrazia liberale» richiede due riforme: abolire la cosiddetta obbligatorietà dell’azione penale; e (punto sottinteso ma fondamentale) procure inquadrate nel potere esecutivo.
Bellissimo programma. Muore l’illusione che siamo uguali davanti alla legge: punire o no diventa materia d’una scelta, come nell’autonomia privata; avendo dei crediti, chiedo il pagamento o lascio perdere, affare mio. Lo chiamavamo diritto penale: nel lessico dei dottori, «criminalia», e adesso ordigno adoperabile sui malvisti dal governo; è l’arma che impugna contro chi vuole, se gli torna comodo. I meno ignoranti sanno attraverso quale laborioso sviluppo i quattro codici dell’età unitaria elaborino un controllo dell’inazione: era problema capitale; i meccanismi attuali lo risolvono nel modo meno imperfetto.
Caduto l’obbligo d’agire, regnano prassi legalmente amorfe: l’uomo del ministro colpisce o no, secondo direttive derogabili da ordini ad personam; e perde ogni senso l’altro carattere della domanda penale, l’essere irretrattabile; quando l’attore ministeriale desista, la causa finisce.
Adesso vediamo cosa sia la «democrazia liberale» declamata dai pedagoghi: nel caso pescarese il pubblico ministero in sintonia con chi comanda ammonirebbe l’autore della denuncia, «stanco d’essere munto»; se non vuole rogne, porti via quel materiale (fotografie, colloqui registrati, tabulati Telepass, numeri delle banconote ecc.). Che la Regione abbia un debito spaventoso da spesa sanitaria, è questione minore: siamo un Paese ingegnoso; basta scaricarla sulla bestia da soma; non immaginate quanto peso porti. Ha mille forme il fisco occulto. Nella Repubblica del malaffare fisiologico, quindi indisturbato, l’indebitamento significa vita: i portaborse diventano finanzieri; l’animale totem è un pidocchio gigante.
L’happening berlusconiano 14 luglio e le glosse milanesi dicono a che punto siamo nella regressione: fondata da una Destra austera, l’Italia bene o male era paese europeo; presto lo sarà solo geograficamente. Se n’è impadronito un plutocrate ignorante: sotto maschera ilare ha disegni brutali, visibili anche dai fisionomisti meno acuti; governa, dispone delle Camere, comanda la giustizia penale attraverso mani ministeriali. Erano tre i poteri, separati: se li è presi; li confonde semplificando l’ordinamento alla misura minima; Napoleone costruiva dei codici; lui detesta l’astratto; decide, ordina, deroga, paga, promuove, affossa, castiga, grazia. I chierici gli cantano salmi in ginocchio. Valuterei in questa chiave il pericolo dello scudo immunitario al quale Palazzo Madama ribadirà l’ultimo chiodo.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
LETTERA AGLI AMICI
È AL COLMO LA FECCIA
di Alex Zanotelli
Riprendiamo questo articolo dal sito di "Mosaico di Pace" (http://www.peacelink.it/mosaico/a/26784.html), la rivista di Paxchristi che l’ha pubblicata il 17 luglio 2008. Ci associamo al grido di dolore di padre Alex e lo facciamo nostro. *
Carissimi,
è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest’estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità.
Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12
"Solo falsità l’uno all’altro si dicono:
bocche piene di menzogna,
tutti a nascondere ciò che tramano in cuore.
Come rettili strisciano,
e i più vili emergono,
è al colmo la feccia"
Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli, non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho, alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori. Sono convinto che Napoli è solo la punta dell’iceberg di un problema che ci sommerge tutti.
Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l’11% del mondo consuma l’88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
È stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent’anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici.
Infatti, esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante "La Taverna di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli ) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici "bombardano" oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni, leucemie...
Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto.
A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari. Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. È sempre più chiaro, per me, l’intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!. In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe", che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono né incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".
E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro. Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico - lo dico con rabbia - ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari.
Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze: una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell’inceneritore di Acerra, l’altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all’Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro- come dice Guido Viale - Quanto più merda, tanto più oro!". Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n. 90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l’inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all’anno!
È chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori.
È da 14 anni che non c’è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. "Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale-così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani. Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso" qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d’Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei campani".
Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l’aborto e l’eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all’inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone. (La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell’ordine, è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini :"Lutto cittadino. La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso." Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi !) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha "subito" per costruire l’inceneritore ad Acerra! (Ricordo che la Fibe è sotto processo oggi!).
Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l’ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti. Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti , si papperà anche l’acqua di Napoli. Che vergogna!
È la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l’economia di shock! Lì dove c’è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali.
Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!).
E per farci digerire questa pillola amara, O’ Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l’operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione!! Ma a che punto siamo arrivati in questo paese!?! Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! "Padre Alex e i suoi fratelli " era scritto in una fotografia apparsa su Tempi (inserto di La Repubblica). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli (e sorelle) di Savignano Irpino, espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle proprie abitazioni con un pass perchè sotto sorveglianza militare.
Per questo, con i comitati come Allarme rifiuti tossici , con le reti come Lilliput e con tanti gruppi, continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo. Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza e uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell’Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944 . "Qual è dunque il compito del predicatore oggi ? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto :coraggio. Ma no, neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l’intera verità... Il nostro compito oggi è la temerarietà. Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura. Quello che a noi manca è una santa collera".
Davanti alla menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia chiesa. "I simboli della chiesa cristiana sono sempre stati il leone, l’agnello, la colomba e il pesce-diceva sempre Kaj Munk-Ma mai il camaleonte".
Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l’occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull’idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l’esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita.
Non abbandonateci.
È questione di vita o di morte per tutti. È con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo!
Alex Zanotelli
Napoli 12 luglio 2008