Europa. ITALIA...

LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL FUORI-GIOCO!!! CRISI POLITICA E CONSULTAZIONI: LA SVOLTA. "Senza Forza Italia non si fa un altro governo". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sollecita Silvio Berlusconi a comportarsi correttamente e con orgoglio vero (da cittadino italiano!!!) e a gridare con tutta l’anima e con tutta la mente: FORZA ITALIA, VIVA L’ ITALIA. LA PAROLA "ITALIA" E’ DI TUTTI I PARTITI E DI TUTTO IL POPOLO ITALIANO - a cura di pfls

L’aver dimenticato l’importanza della Parola sta portando il Paese direttamente alla devastazione totale e alla guerra civile.
martedì 29 gennaio 2008.
 


Il capo dello Stato si prenderà tutto il tempo necessario per evitare il ricorso alle urne. "So che il sentiero è stretto ma ci devo provare"

-  Napolitano, pressing su Berlusconi
-  ’Senza Forza Italia nessuno sbocco’

di CLAUDIO TITO *

ROMA - "Senza Forza Italia non si fa un altro governo". Il cuore di questa crisi politica è tutta qua. In questa frase che Giorgio Napolitano si è lasciato scappare nei colloqui della prima giornata di consultazioni. Il punto nevralgico che può evitare al Paese nuove elezioni ad aprile è rappresentato da Silvio Berlusconi. I riflettori del partito del "non voto" sono puntati su di lui. È scattato il pressing per costruire intorno al Cavaliere un muro di gomma che gli impedisca di dire la prossima settimana quel che sta ripetendo in queste ore: "Subito alle urne". Un fuoco concentrico che parte dai "cannoni" del Quirinale e del Pd.

Che trova una sponda nell’Udc di Pier Ferdinando Casini e nella Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo. Non a caso ieri Walter Veltroni, al vertice del suo partito ha ripetutamente fatto riferimento alle posizioni assunte dal "mondo dell’economia e della finanza". Un fuoco concentrico, dunque, che punta a convincere il capo forzista. A fiaccarne la resistenza. E che trova in Franco Marini, l’uomo che, al momento, il Colle considera come il candidato più accreditato.

Così, il presidente delle Repubblica ha già fatto sapere che si assumerà l’onere di provare a indebolire il niet berlusconiano. Mettendo nel conto anche una crisi dai tempi lunghi. "Lo so - ha detto a chiare lettere negli incontri di ieri pomeriggio - che il sentiero è stretto. Ma io ci devo provare". Napolitano da tempo aveva avvertito che con l’attuale sistema non si possono richiamare i cittadini al voto. "Bisogna garantire stabilità ai governi - ha ragionato davanti ai rappresentanti dei gruppi misti di Camera e Senato - e quel che è successo ieri ne è la dimostrazione. Serve una nuova legge elettorale, ma anche le riforme istituzionali e i regolamenti dei due rami del parlamento".

Per raggiungere il suo obiettivo il capo dello Stato ha deciso di non affrettare la sua esplorazione. Quattro giorni di consultazioni e poi, dopo martedì un fase di riflessione. "Non so - ha confidato ieri ai "consultati" - quanto tempo mi prenderò". Il tutto nella convinzione che i giudizi senza appello emessi ieri da Berlusconi, tra una settimana o due non saranno altrettanto irremovibili. "Mi preparo da un anno a questa partita - diceva l’altro ieri con una battuta con un segretario di partito - e adesso la giocherò fino in fondo". Mettendo in campo il richiamo al "senso di responsabilità" delle forze politiche, le emergenze del Paese (compresa quella economica e quella dei rifiuti) e persino gli ultimi sondaggi secondo cui - raccontavano ieri nella sede del Pd - la maggioranza degli italiani non vuole tornare alle elezioni.

Un forcing che nel frattempo è stato preceduto dal tentativo di tenaglia esercitato dal Partito Democratico e dall’Udc. Ieri Veltroni e Casini si sono sentiti la telefono. Hanno concordato la sostanza del comunicato diramato dal leader centrista e la disponibilità piena ad accogliere qualsiasi soluzione, di metodo e di merito, proclamata dai democratici. "Io però - gli ha detto Casini - di più non posso fare". I centristi spingono per un governo istituzionale, ma solo se aderisce pure Forza Italia. "Non mi chiedere di più - ha spiegato ad un Veltroni che lo sondava sull’ipotesi di un esecutivo senza i forzisti - . Ci stimiamo troppo per valutare questa opzione. Bisognava pensarci prima, e non ora con Prodi caduto. E comunque sarebbe contro la mia storia. Io posso fare un appello forte per un governo di responsabilità nazionale, ma senza Berlusconi io non ci posso stare".

Una delusione, per il segretario Pd. Che nel pomeriggio, davanti ai maggiorenti di Piazza Santa Anastasia, ha fatto poco per nascondere il suo pessimismo. Del resto, attraverso i contatti costanti con Gianni Letta, sa bene cosa pensa Berlusconi. Ma anche per lui il tentativo va compiuto fino in fondo. Persino fino al punto di dire sì ad un esecutivo guidato dallo stesso Letta. "Noi però - ha messo le mani avanti Veltroni - non abbiamo paura delle elezioni".

E già, perché le urne a tutti appaiono dietro l’angolo: il 6 o il 13 aprile. E questo pure se il fronte che vuole ritardare il voto è composto anche da soggetti esterni alla politica. I vertici del Pd hanno salutato ieri le parole di Montezemolo. Confindustria è una punta di quel pressing. Un tassello di cui il Cavaliere dovrà comunque fare i conti se e quando tornerà a Palazzo Chigi. Considerando che Emma Marcegaglia, la donna che a maggio prenderà il posto dell’attuale presidente di Via dell’Astronomia, è una "montezemoliana" di ferro.

L’unica che nel 2002, per protesta contro la vittoria tra gli industriali del "berlusconiano" Antonio D’Amato, si dimise dalla carica di vicepresidente della Confindustria per l’Europa. Insomma tutte armi che in questi giorni vengono innescate per creare un clima che sconsigli Berlusconi di imboccare lo scioglimento del parlamento a dispetto di tutti. Anche del Colle con cui, eventualmente, dovrà fare i conti per i prossimi 5 anni.

Ma appunto, il sentiero resta stretto. Tanto che persino il "papabile" Marini è turbato dalla sua pole position. L’inquilino di Palazzo Madama è davvero preoccupato che il pallino cada sul suo numero. Teme la situazione generale, ha paura che la spirale dell’economia internazionale si aggrovigli ulteriormente e soprattutto è terrorizzato che alla fine gli facciano fare un "governicchio" che lo esponga davanti all’opinione pubblica. "Ma come si fa - ha detto giovedì sera lasciando il Senato - a fare qualcosa? Chi ha la forza di fare qualcosa?".

Per ora, intanto, Berlusconi resiste. Anche in una telefonata a Casini lo ha ribadito. Sebbene la "carta Letta" rimanga in tasca per la prossima settimana. Il partito del "non voto" spera ancora nel miracolo. Magari confidando proprio in Santa Anastasia, cui è dedicata la chiesa adiacente la sede del Pd, cui veniva accreditata una speciale capacità nel sciogliere i nodi.

*la Repubblica, 26 gennaio 2008.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

L’ITALIA NELLA MORSA DELLA POLTIGLIA E NELLA TRAPPOLA DELLO SPECCHIO PER LE ALLODOLE ...

-  UN GRANDE "VIAGGIO A SIRACUSA"!!! LA PIU’ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA POLITICA ITALIANA. COME UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO E SE NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PERSONALE PARTITO...
-  L’AVVENTURA BERLUSCONIANA E’ FINITA. "FORZA ITALIA" HA VINTO LA SUA GUERRA CONTRO L’ITALIA E CONFLUISCE NEL "POPOLO DELLA LIBERTA’".


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