DI CHE SESSO SEI? SCOPRILO CON IL VINO *
Non sempre la vera identita’ sessuale coincide con quella anagrafica. Ne e’ convinto un produttore vitivinicolo abruzzese, Franco D’Eusanio, che nella sua azienda biologica ’Chiusa Grande’ a Nocciano (Pescara), ha ideato una linea di vini che tende ad invertire lo storico rapporto tra il vino e il sesso legandolo non tanto alle reazioni e agli affetti secondari quanto piuttosto alla scelta che ne precede la degustazione.
Un vino per ogni sesso, insomma: ’Is’ (Lui), ’Ea’ (Lei) e ’Id’ (Lui Lei e l’Ambiguita’). La nuova linea, presentata in anteprima oggi a Roma, debuttera’ ufficialmente nei prossimi giorni a Vinitaly, la principale fiera di settore che si tiene ogni anno a Verona.
E per D’Eusanio, che oltre al pallino del biologico ha anche quello della filosofia, di sesso in ognuno di noi non ce n’e’ uno solo. Ecco nascere dunque i vini della tendenza sessuale, originati da una particolare e ’sensitiva’ miscela di uve, non solo abruzzesi: il rosso ’Is’, il piu’ ’mascolino’; il languido ’Ea’, bianco femminile; e l’ambiguo rosé ’Id’, dal gusto intrigante. ’’Un modo ludico e semplice per avvicinarsi al bere e per scoprire qualcosa di più su se stessi, sui propri gusti e sulla propria identita’’’, spiega lo stesso D’Eusanio.
’’Con ’Is’, ’Ea’ e ’Id’ il vino - dice ancora il produttore abruzzese - lusinga il palato e gioca con gli aspetti piu’ profondi della psiche, perche’ in ciascuno di noi alberga una componente maschile, una componente femminile e una componente ibrida, ambigua, inafferrabile. Le molte anime che sono in noi possono rivelare tratti complessi del nostro carattere, dei nostri desideri. Ecco noi siamo partiti da qui, da questo studio interiore, per abbinare, partendo dalle uve, il giusto sapore alla giusta personalita’’’.
E per facilitare la scelta, D’Eusanio ha inserito nella confezione dei tre vini anche un test psicologico che, combinando le risposte date ad una serie di domande sulle abitudini e i comportamenti sessuali e non solo, aiuta a ’’guardarsi dentro’’ e a scoprire la vera identita’ sessuale, da verificare poi con la degustazione del vino che sara’ risultato il piu’ appropriato.
* Ansa» 2008-04-01 19:09
Comunicati stampa
Attesi 150mila visitatori, 40mila dall’estero
VINITALY/SOL/ENOLITECH: AL VIA DOMANI L’EDIZIONE PIÙ COMPLETA DI SEMPRE. IL MINISTRO DE CASTRO INAUGURA LA RASSEGNA
Inaugurazione internazionale con l’ambasciatore degli Stati Uniti Ronald Spogli, il console Generale Usa Daniel A. Weygandt e il capo della sezione politico-economica del Consolato Generale di Milano Michael Kidwell. Stasera Vinitaly Gala Dinner con la consegna del Premio Internazionale Vinitaly a Hugh Johnson e Giv.
A inaugurare Vinitaly alle ore 10.30 sarà domani mattina il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Paolo De Castro assieme all’ambasciatore degli Stati Uniti Ronald Spogli, al console Generale Usa Daniel A. Weygandt, al capo della sezione politico-economica del Consolato Generale di Milano Michael Kidwell, al presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, al sindaco di Verona Flavio Tosi, al presidente della Provincia di Verona Elio Mosele. Attesi, nei prossimi giorni, il ministro del Commercio estero Emma Bonino (venerdì), il presidente della Camera Franco Marini (venerdì), il ministro delle Politiche per la Famiglia Rosi Bindi (venerdì) e il ministro del Lavoro Cesare Damiano (sabato).
A Vinitaly gli affari sono sempre in primo piano, per un evento che assicura una media di 33 contatti commerciali per ogni espositore (11-15 la media delle altre fiere concorrenti), ma anche centinaia di degustazioni, curiosità e abbinamenti con protagonista il vino e i distillati. È il caso della degustazione dell’anno, l’orizzontale sui 12 “Vini mito” italiani dell’annata 1997, considerata l’ultimo miracolo enologico del ventesimo secolo. O della mega analisi sensoriale di grappa in un banco da record: 10mila gli assaggi previsti in 5 giorni di evento.
Vetrina importante anche per la 14^ edizione di Sol, con 310 espositori presenti e circa 40mila visitatori, compresi i nuovi produttori extra-Mediterraneo (Argentina, Cile, Australia, Sud Africa) che spingono la produzione e il consumo dell’olio ben oltre i propri confini storici.
Vinitaly Gala Dinner. Anteprima di Vinitaly questa sera nel palazzo della Gran Guardia, con il galà offerto dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e la consegna del “Premio Internazionale Vinitaly a Hugh Johnson, il wine writer più famoso al mondo (5 milioni di copie vendute con il suo “Libro dei vini”) e al Giv - Gruppo Italiano Vini. Prevista anche la proclamazione della giornalista americana Karen Mac Neil come vincitrice del premio “Communicator of the year”, per gli articoli pubblicati su oltre 50 riviste e quotidiani statunitensi tra cui il New York Times, Food & Wine, Saveur e Town & Country.
Progetto “Wine in Moderation”. Attesa per domani “Wine in Moderation”, la conferenza stampa di presentazione (Sala stampa - 2° piano PalaExpo, ore 12.30) del progetto europeo cui saranno chiamati a confrontarsi, nel 2008, i consumatori italiani, inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli e portoghesi. “Bere vino con moderazione, un’arte di vita” è lo slogan, che rappresenta il tema centrale del progetto, promosso dal Comitato europeo delle imprese vitivinicole (Ceev), dal Comitato degli agricoltori e delle cooperative europee (Copa e Cogeca) e dalla Confederazione europea dei viticoltori indipendenti (Cevi). È la prima volta che il settore vitivinicolo europeo nella sua globalità adotta una simile iniziativa, tesa a promuovere concretamente il concetto di consumo responsabile a tutti i livelli.
Verona, 2/4/2008
La manifestazione - Presentazione
A Verona, la città di Giulietta e Romeo, si rinnova il mito: Vinitaly, another love story in Verona
Un ruolo costruito in quarant’anni di attività, accompagnando lo sviluppo di un settore che è diventato il miglior ambasciatore del made in Italy nel mondo, il rappresentante d’eccellenza del sistema agroalimentare di qualità.
Vinitaly, che ospita quest’anno 4.300 espositori da oltre 30 Paesi su una superficie di quasi 87mila metri quadrati netti e 150 mila visitatori attesi di cui il 30% esteri da oltre 100 Paesi, è una rassegna al servizio delle imprese. Lo è sempre stata e lo è ancora di più oggi, perché è l’unica che si rivolge all’intera tipologia degli operatori del comparto: produttori, importatori, distributori, ristoratori, tecnici, giornalisti, opinion leaders.
Vinitaly propone una serie di appuntamenti tradizionali insieme ad alcuni eventi innovativi, in grado di coinvolgere operatori da tutto il mondo. La lista è molto ricca: il Tasting Ex...Press, con i vini internazionali presentati dalle grandi testate di settore; Taste & Dream, le grandi verticali dei "tesori" dell’enologia italiana; Trendy oggi, Big domani, la selezione delle aziende del futuro su cui investire; Taste Italy, la degustazione dedicata ai vini delle migliori produzioni italiane presentata ad una selezione di buyers e giornalisti esteri; il Ristorante d’Autore, con le grandi performances dei migliori chef italiani; la Cittadella della Gastronomia, dove viene interpretata la migliore cucina regionale italiana; l’Area Haute Cuisine: negli spazi del Salone Internazionale dell’Olio Extravergine di Oliva, l’affascinante incontro tra alta gastronomia e mondo del vino e dell’olio nel Ristorante Sol Goloso; il Ristorante dei Signori: ogni giorno tre diversi chef propongono un menu completo e dedicato, mentre un impianto a circuito chiuso mostra il loro lavoro in cucina.
Un programma articolato e nello stesso tempo specifico, che continua anche al di fuori del quartiere fieristico. Nel palazzo della Gran Guardia, in piazza Bra, a fianco del municipio di Verona, si svolge Vinitaly for You, l’enoteca serale con food e musica dal vivo, dedicata agli appassionati del buon bere.
Benvenuti a Velenitaly
di Paolo Tessadri *
Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo. Venduti in tutta Italia
Di vino ne contengono poco: un terzo al massimo, spesso di meno. Il resto è un miscuglio micidiale: una pozione di acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Veleni a effetto lento: all’inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell’organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni.
Secondo i magistrati di due procure e la task force che da sei mesi indagano sulla vicenda, questo cocktail infernale è il protagonista della più grande sofisticazione alimentare mai scoperta in Italia. Perché con la miscela tossica sono state confezionate quantità mostruose di vino. Gli inquirenti ritengono che si tratti di almeno 700 mila ettolitri: sì, 70 milioni di litri messi in vendita nei negozi e nei supermercati come vino a basso costo anche dai marchi più pubblicizzati del settore. Un distillato criminale che ha riempito circa 40 milioni di bottiglie, fiaschi e confezioni di tetrapack d’ogni volume, offerte a un prezzo modestissimo: da 70 centesimi a 2 euro al litro.
L’inchiesta è tutt’ora in corso: solo una parte dei prodotti pirata è stata sequestrata perché è impossibile rintracciare tutte le bottiglie. Ma gli elementi raccolti dagli investigatori mostrano un sistema industriale di contraffazione che nasce dalla criminalità organizzata e alimenta le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo sono già 20. Otto si trovano al Nord: in provincia di Brescia, Cuneo, Alessandria, Bologna, Modena, Verona, Perugia. Il resto invece è sparso tra Puglia e Sicilia: le sorgenti del vino contraffatto e dei documenti che gli hanno permesso di invadere le botti. Perché con questo sistema criminale i produttori riuscivano a risparmiare anche il 90 per cento: una cisterna da 300 ettolitri costava 1.300 euro, un decimo del prezzo normalmente chiesto dai grossisti del vino di bassa qualità.
Retrogusto al metanolo L’istruttoria è nata partendo da uno dei soliti sospetti: una cantina di Veronella che 22 anni fa venne coinvolta dal dramma delle bottiglie al metanolo. Ricordate? Diciannove persone uccise mentre altre 15 persero la vista per colpa del mix a base di mosto e di un alcol sintetico, normalmente utilizzato nelle fabbriche di vernici: un liquido inodore e micidiale. Una tragedia che cancellò la credibilità della nostra enologia e stroncò l’export. Ma nello stabilimento di Bruno Castagna anche quella lezione sembra dimenticata. Quando nello scorso settembre scatta l’irruzione, gli agenti del Corpo forestale di Asiago e dell’Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari trovano subito una situazione anomala: accanto alle cisterne c’erano taniche piene di acido cloridrico, altre con acido solforico e 60 chili di zucchero. Gli ispettori mettono tutto sotto sequestro e fanno esaminare campioni di vino bianco e rosso per capire cosa contengano. I test condotti nell’Istituto agrario di San Michele all’Adige e nel laboratorio di Conegliano Veneto dell’Ispettorato centrale forniscono lo stesso verdetto choc: in quel liquido di uva ce n’è circa un quinto, il minimo indispensabile per dare un po’ di sapore. I test sono concordi: tra il 20 e il 40 per cento, non di più. E il resto? Acqua, concimi, fertilizzanti, zucchero, acidi. Sì, acidi: usati per mimetizzare lo zucchero vietato per legge. L’acido cloridrico e l’acido solforico vengono utilizzati per ’rompere’ la molecola dello zucchero proibito (il saccarosio) e trasformarlo in glucosio e fruttosio, legali e normalmente presenti nell’uva. Un metodo che consente così di sfuggire ai controlli. Risultato: da una normale analisi non emergerà la contraffazione. I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo. L’acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante.
A Veronella uno degli investigatori è svenuto per i vapori e sono stati chiamati i pompieri per rimuovere le scorte. Il titolare della cantina è stato arrestato per il reato di sofisticazione alimentare con pericolo della salute pubblica: di quel liquido ad alto rischio ne avevano ancora migliaia di litri. Ma il fascicolo aperto dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni poco alla volta si è gonfiato di reati pesantissimi: l’associazione a delinquere per gli imprenditori vinicoli del Nord. Che diventa addirittura associazione mafiosa per i loro referenti meridionali.
Sacra cantina unita Partendo dai silos veneti gli agenti della Forestale sono arrivati ai fornitori della pozione micidiale. La pista conduce fino a Massafra in provincia di Taranto. Secondo l’accusa, l’intruglio proviene da due stabilimenti: la Enoagri export srl e la Vmc srl, vini, mosti e concentrati. Per gli inquirenti il gigantesco impianto della Vmc è stato costruito non per produrre vino, ma per fabbricare quantità industriali di quel mix velenoso: c’è un vero laboratorio chimico. Da lì l’inchiesta si allarga ancora e si estende in tutta Italia, con squadre di investigatori all’opera anche in Sicilia, mentre il coordinamento per il fronte Sud viene preso dal pm Luca Buccheri della Procura di Taranto. Pochi giorni fa il magistrato ha sequestrato i due stabilimenti, ma gli investigatori sono convinti che i titolari siano solo dei prestanome. Dietro di loro, in realtà, ci sarebbero gli investimenti della Sacra corona unità, il nucleo storico della mafia pugliese. E poiché ogni documento falso richiede altre coperture, altre aziende nelle mani della malavita avrebbero fornito certificati e ricevute per giustificare l’attività delle distillerie di veleno. Tutto finto: vino, forniture, bolle di trasporto, fatture. A Massafra è stata sequestrata la Tirrena Vini, definita dagli inquirenti una ’cartiera’. E sono spuntati documenti taroccati realizzati pure da ditte di Trapani, che hanno fatto ipotizzare un collegamento operativo con Cosa nostra siciliana. E per questo anche la Direzione investigativa antimafia è scesa in campo per intercettare i movimenti di capitali impegnati nell’operazione criminale.
Cocktail al veleno Una volta scoperte le sorgenti, gli specialisti della Forestale e dell’Ispettorato centrale per il controllo dei prodotti agroalimentari si sono messi a studiare tutti gli acquirenti della pozione. E hanno ricostruito la mappa di quella che definiscono la più grande frode mai scoperta in Italia: 70 milioni di litri di vino corretto o fabbricato con liquidi pericolosi per la salute. Viene creata una task force di investigatori e informato il ministero delle Politiche agricole. La miscela è finita nelle cantine di sei regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Sicilia. I primi test avrebbero riscontrato lo stesso cocktail di Veronella: solo il 20-30 per cento è vino, il resto è composto dal solito intruglio di fertilizzante, concime, zucchero e acido made in Massafra. Ma a preoccupare ministero e inquirenti è soprattutto l’uso che ne avrebbero fatto due impianti, uno nel Bresciano e l’altro nel Veronese, che sono leader in Italia nell’imbottigliamento e nella vendita di vini a basso prezzo. Solo da questi due stabilimenti sono uscite milioni di bottiglie, di fiaschi e di cartoni destinati in massima parte al mercato nazionale.
È chiaro che a questo punto l’inchiesta assume una dimensione di alto impatto per l’economia italiana. Con il rischio di un danno d’immagine ben più grave di quello provocato dall’allarme sulla bufala. Per questo il vertice del ministero ha scelto una linea di massima cautela: sia per non compromettere gli sviluppi investigativi sul versante mafioso, sia per non infliggere un nuovo colpo alla credibilità dei nostri prodotti. Il settore basso del mercato è anche quello dove la concorrenza internazionale è più forte, con nuove nazioni che si lanciano con prodotti a prezzi infimi. Ma nonostante i sequestri, moltissime delle bottiglie sotto inchiesta restano in vendita: ’L’espresso’ ne ha visto un intero stock in un centro commerciale del Nord-est.
D’altronde le quantità contraffatte accertate finora dagli investigatori non hanno precedenti: 700 mila ettolitri. Un record, che può inondare un’altra delle risorse nazionali con un fiume di vino dal retrogusto di acido muriatico.
Ansa» 2008-04-03 17:46
BRUNELLO SOTTO INCHIESTA, SEQUESTRATE 600 MILA BOTTIGLIE
L’annata 2003 del brunello di Montalcino di Castello Banfi - circa 600 mila bottiglie - e dieci vitigni della stessa tenuta sono stati posti sotto sequestro dalla magistratura senese, nell’ambito dell’inchiesta su alcune aziende del brunello di Montalcino per l’ipotesi di frode in commercio. La notizia, anticipata questa mattina dal ’Corriere Fiorentino’, è stata confermata, dall’amministratore delegato dell’azienda, Enrico Viglierchio, destinatario, insieme ad un altro manager della società, Remo Grassi, di un avviso di garanzia. "Sono sconcertato dai metodi utilizzati in questa indagine - ha dichiarato all’Ansa Viglierchio, presente nello stand dell’azienda a Vinitaly -. Ci si è mossi sulla base di indizi e di dati che devono essere verificati attentamente. Se c’é qualcuno che ha sbagliato, e questo è tutto da dimostrare, deve pagare, ma il rischio grave è che paghi un’intera comunità. Con il sequestro è stata bloccata praticamente l’attività dell’azienda e il conto molto, troppo salato lo si fa pagare ai nostri 400 dipendenti, cioé a soggetti oggettivamente innocenti e non a dei presunti colpevoli".
"Grande preoccupazione" è stata espressa oggi dall’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Susanna Cenni per le notizie sull’inchiesta in cui sono coinvolte aziende produttrici del Brunello di Montalcino. "Sono preoccupata anche per l’esposizione mediatica in concomitanza con Vinitaly - ha detto l’assessore -. Auspico che l’inchiesta si concluda velocemente mettendo in rilievo le eventuali responsabilità. C’é una indagine in corso e quindi bisogna usare grande cautela. Ma bisogna dire che siamo davanti ad un grande vino, ad aziende di grande serietà. Certamente se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi ma il rischio è che la ricaduta negativa sia anche su quelli che si sono sempre comportati correttamente. Per questo confido in una rapida conclusione dell’inchiesta". L’assessore ha sottolineato che la Regione Toscana segue con grande attenzione l’evolversi della situazione. "Qui ci sono - ha osservato l’assessore Cenni - tanti produttori di Brunello che fanno bene il loro mestiere".
DE CASTRO, ASPETTO MEDIATICO CREA DANNI
VERONA - "L’aspetto mediatico sta facendo tanti danni rispetto a quello per cui vengono accusate le imprese; la magistratura deve naturalmente fare il suo corso". Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, a margine di una conferenza stampa al Vinitaly in merito all’ indagine in corso su presunte violazioni al disciplinare di produzione del Brunello di Montalcino.
L’ESPRESSO: COCKTAIL AL VELENO PER 70 MILIONI DI LITRI DI VINO
ROMA - Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e un quinto di mosto: questo il ’cocktail al veleno’ con cui sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo, venduti in tutta Italia. E’ quello che viene definito ’Velenitaly’, lo scandalo enologico e sanitario raccontato in uno speciale che uscirà domani su ’L’Espresso’.
L’articolo illustra un sistema industriale di contraffazione che parte dalla criminalità organizzata per alimentare le grandi cantine: le aziende coinvolte nello scandalo, racconta L’Espresso, sono già 20 di cui otto al Nord e il resto sparso tra Puglia e Sicilia. Ma l’indagine è tutt’ora in corso e, scrive L’Espresso, "assume una dimensione di alto impatto per l’economia italiana, con il rischio di un danno d’immagine ben più grave di quello provocato dall’allarme sulla bufala". Inoltre, nonostante i sequestri, molte delle bottiglie sotto inchiesta sarebbero tutt’ora "pericolosamente in commercio".
Il commissario alla Salute Nina Papaloulaki ha inoltrato la richiesta dopo aver letto l’inchiesta sull’Espresso in edicola oggi
Vino sofisticato, la Ue
chiede spiegazioni all’Italia
BRUXELLES - La Commissione europea ha richiesto delle informazioni alle autorità italiane sulla presunta sofisticazione con sostanze chimiche del vino messo in commercio da una ventina di aziende, secondo quanto pubblicato sull’ultimo numero de L’Espresso in edicola oggi. Lo ha riferito la portavoce del commissario Ue alla Saluta Andreu Vassiliou, Nina Papadoulaki. "Abbiamo chiesto delle informazioni alle autorità italiane - ha detto la portavoce - dopo aver letto gli articoli su Repubblica".
Una notifica da parte dell’Italia, ha spiegato Papadoulaki, è prevista in questi casi in base alle regole del sistema di allerta rapido europeo sulla pericolosità degli alimenti.
I servizi della Commissione europea hanno inoltrato la richiesta alle autorità italiane tramite il sistema europeo di allerta rapida: una specie di "linea rossa" che collega 24 ore su 24 i 27 Stati Ue e la Commissione per tutte le eventuali questioni o interrogativi legati alla sicurezza alimentare.
* la Repubblica, 4 aprile 2008
Made in Italy
di TEODORO CHIARELLI (La Stampa, 4/4/2008).
Vino e aerei. E, prima, mozzarelle e spazzatura. Binomi impensabili, accostamenti indigesti. Purtroppo, solo a prima vista. Ad accomunare vicende diverse, ma tutte ugualmente emblematiche, è il pesante riflesso che ognuna ha sul «made in Italy», su quel complesso e inimitabile intreccio fra saper fare, stile di vita, intrapresa e gusto che ha sempre caratterizzato nel mondo il nostro Paese.
La vergognosa gestione della monnezza napoletana, oltre a coprirci di ridicolo dall’Europa agli Stati Uniti, ha finito per compromettere, col suo contorno di inquinamento della catena alimentare, un prodotto tipico e apprezzato anche in Giappone e Corea come la mozzarella di bufala.
I nuovi scandali del vino (la presunta truffa del Brunello di Montalcino «impuro» e la ben più grave vicenda dei 70 milioni di litri di intruglio a base di fertilizzanti, acidi e acqua) si abbattono come una clava su un settore simbolo dell’Italia. Un settore che ha impiegato lunghi anni a farsi perdonare e a far dimenticare lo storia del metanolo. Un lavoro lungo e certosino per affermare nel mondo prodotti di qualità, capaci di competere con i vini francesi, soprattutto, ma anche con gli emergenti cileni, spagnoli, americani. Tutto questo rischia ora di essere messo in crisi, spazzato via, da un manipolo di malviventi avvelenatori. Comprensibile lo stupore e la rabbia registrati al Vinitaly di Verona dove il meglio dell’impresa enologica nazionale mette in mostra i suoi gioielli. Facile dire: «Poche mele marce, non bisogna fare di un’erba un fascio», quando i buoi sono già scappati dalla stalla.
Il fatto è che ancora una volta assistiamo a una classe politica e a una classe dirigente che non hanno voluto o non sono state in grado di vedere per tempo il degrado che avanzava, di cogliere i segnali del malaffare che si allargava. Salvo intervenire, poi, in maniera maldestra e inappropriata. O inopportuna. Persino controproducente. Come nel caso dell’Alitalia. La compagnia di bandiera, uno dei simboli dell’«Italian way of life» nel mondo, negli ultimi quindici anni ha subito un progressivo saccheggio da parte di manager incapaci, sindacati incoscienti e politici rapaci, garantendo stipendi e condizioni contrattuali fuori mercato a piloti e assistenti di volo, «tanto l’Alitalia è dello Stato, mica può fallire». Errore. Il film (telenovela?) al quale stiamo assistendo in questi giorni drammatici ha un finale che va proprio in questa direzione. A forza di tirare, la corda si è spezzata. E anche l’ultima possibilità di salvezza dell’ormai sgangherata compagnia sembra svanire. A meno di un passo indietro della politica pasticciona - che non poco ha contribuito ad affossare la trattativa con Air France - e della giungla sindacale oltranzista e inconcludente. Il presidente dimissionario di Alitalia, Maurizio Prato, ha detto che ci vorrebbe un esorcista. Un ruolo che si addice a Enrico Letta? Chissà. E in fondo Jean-Cyril Spinetta è uno che non molla, uno a cui non piace perdere. Per il volo della salvezza siamo veramente all’ultima chiamata.