Sanità

San Giovanni in Fiore: ecco che cosa succede all’ospedale civile, mentre il sindaco Antonio Nicoletti sembra tacere

venerdì 23 maggio 2008.
 

All’ospedale c’è baruffa. Per vari motivi. Vincenzo Mauro, utilizzato in consulenza per le reperibilità in Pediatria, carente di dottori, ha inviato le dimissioni al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Franco Petramala. La causa sarebbe una divergenza insanabile con Antonio Nicoletti, sindaco della città e nefrologo del presidio locale.

Il botto lo scorso 17 maggio, durante una riunione con la direzione sanitaria, nella quale al pediatra - secondo quanto scritto a Petramala e riconfermato dallo stesso Mauro - Nicoletti ha “scortesemente negato” un intervento per cercare soluzioni condivise.

Il diverbio, dato il tenore delle comunicazioni, sembra rivelare una forte tensione politica. Nicoletti - che ha da mesi instabilità e malumori in maggioranza, al punto, per i mensili locali, d’aver sfiorato la capitolazione - è tacciato dalle opposizioni, specie dai socialisti Battista e Angelo Gentile, di pesante sufficienza circa il suo impegno politico sui problemi dell’ospedale.

Dall’agosto scorso, Pediatria si regge anche con medici esterni. Tonino Candalise, assessore comunale alla Salute, rimprovera a Peppino Biamonte, ex commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Crotone, d’aver perfino sottratto un radiologo all’ospedale, durante il passaggio con l’Azienda cosentina; effetto, si ricorda, d’un sorprendente maxi-emendamento proposto in Regione da Nicola Adamo (Pd). Mauro incalza: “È un pezzo che dei manutengoli si sottraggono alle loro responsabilità. Qui ci sono precise colpe politiche, che ho segnalato partitamente alla dirigenza cosentina”.

Nicoletti ci ha negato un’intervista, riattaccandoci il telefono del suo ufficio. Col suo silenzio inelegante, non chiarisce la posizione da sindaco - e primo tutore della salute pubblica - circa il lungo ritardo del governo regionale sulla programmazione sanitaria; rispetto al quale il dilemma sulla mera sopravvivenza dell’ospedale è anche altrove un deja vu.

La verità è che si prosegue, per San Giovanni in Fiore come per centri analoghi, con misure temporanee, proroghe e spese esorbitanti, senza che la Regione stabilisca assetti di lungo periodo.

Thomas Schael, ex dg dell’Asl di Crotone, sostiene che “quel nosocomio andrà a chiudere, se improduttivo”. “Non ci sono concorsi per assumere specialisti e gli infermieri delle ultime selezioni sono rimasti a Crotone”, rimarca Candalise.

“Oggi lavorano 196 dipendenti all’Ospedale di San Giovanni in Fiore, su una pianta organica di 400 unità, approvata in Regione nel ’98”, scandisce l’assessore. Petramala precisa che “il reparto di Pediatria avrà ancora medici per coprire i turni, ma solo fino al prossimo 31 maggio”. “Poi - annuncia - sarà day hospital, sino a nuove determinazioni per cui si attende la Regione, che dovrà approvare il nuovo piano sanitario, ancora in Commissione”.

Congelato e rivisto, il piano sanitario calabrese è in corso d’opera e dovrà patire una tortuosa trafila burocratica, davanti a un federalismo fiscale in ponte che “ridurrebbe il bilancio regionale del 35%” - secondo Demetrio Naccari Carlizzi, assessore regionale al ramo. Il che potrebbe responsabilizzare una sanità pubblica che costa 3 miliardi di euro all’anno, parte dei quali fuori regione o nelle tasche della ’ndrangheta.

Sul reparto di Pediatria del capoluogo silano, Petramala ammette: “C’è carenza assoluta di personale e, onde evitare disservizi, la trasformazione in day hospital mi pare in via prudenziale una buona mossa. Il piano sanitario regionale indicherà quali specialità verranno assegnate a San Giovanni in Fiore, che manterrà il suo carattere di urgenza”. Sottolinea, quindi, che lì “ci sono professionalità che vanno considerate, specie in Chirurgia. Ostetricia e Ginecologia potrebbero cessare e, salve le scelte politiche, sorgerebbero Diabetologia, Gastroenterologia e Cardiologia, ma senza terapia intensiva (Utic)”.

Il manager racconta d’un faccia a faccia con Mario Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza, cui ha suggerito “un incontro istituzionale ristretto, prima di un consiglio comunale aperto”. Candalise confessa che “la riorganizzazione dell’ospedale è complicata dai posti dei residenti” e che “un serio ragionamento politico sul merito è scoraggiato dall’impopolarità che verrebbe dalla soppressione di certi servizi a vantaggio di altri”.

I medici non possono esternare, è vietato da una circolare aziendale. Ma nei fatidici bar, sedi privilegiate della cronaca florense, si ripete che “mancano situazioni strutturali di tranquillità e che l’ospedale gira grazie a salti tripli di volenterosi”.

Mercoledì scorso, una signora è finita a Cosenza per l’eliminazione della placenta dopo il parto. Franco Talerico, sindacalista Uil delle rsu, afferma che “tutto era pronto, secondo la direzione sanitaria, per intervenire a San Giovanni in Fiore e c’era il sangue per l’eventuale bisogno”. Perché a Cosenza, allora? “L’ospedale locale non ha un centro trasfusionale. Le prove di compatibilità si fanno a Cosenza - denuncia Talerico - e servono delle ore prima del responso, visto che i prelievi viaggiano in ambulanza”.

L’Unità del sangue di Crotone avrebbe proposto all’Asp di Cosenza di occuparsi delle prove, questa comprando a San Giovanni in Fiore un sistema telematico. Ma ancora non ci sarebbero risposte, aggiungono a Crotone.

“In Radiologia, che ha le carenze di Pediatria, c’è un apparecchio telemetrico di 15 anni”, informa Talerico, secondo cui “il futuro dell’ospedale di San Giovanni in Fiore è la dotazione tecnologica”.

L’estate è alle porte. Vincenzo Spaziante, assessore regionale alla Salute, avrà poco spazio di manovra e molti pazienti ai quali rispondere.

Emiliano Morrone www.emilianomorrone.eu

In evidenza, pubblicato su il Crotonese del 23 maggio 2008, a pag. 31.


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