Fedel-tà

Vincenzo Tiano puntualizza, dal forum su Padre Fedele Bisceglia, la sessualità e la Chiesa

martedì 31 gennaio 2006.
 

Caro Francesco,

non so se sei il Francesco Mele che conosco. Ad ogni modo il tuo intervento merita una risposta, nella quale mi rivolgo col tu per comodità. Penso non ci sia persona che dà più scandalo di chi addita l’altrui scandalo. La vicenda, come mi dimostri, turba soprattutto coloro che ci credevano o ci credono nonostante tutto. Giova e garba, a mio avviso, agli anticlericali assoluti o per partito preso. Il mio intervento era a loro rivolto. E’ come se di fronte ad un immigrato delinquente - e ve ne sono almeno quanto i pedofili e i violentatori religiosi - si dicesse: l’immigrazione è un male in sé e si usassero espressioni di qualunquismo e populismo, che in quelle circostanze si sentono anche da parlamentari italiani. Certo, questo lasciamo che lo facciano i bossiani che sono fanatici, ai quali poi l’immigrazione serve e come. Che la Chiesa sbaglia, è evidente - e di questo è bene parlare. Ha commesso errori nel passato, remoto e prossimo: non c’è nulla da nascondere. Anch’io vivo la delusione per alcuni suoi comportamenti e atteggiamenti. Ho, addirittura, vissuto la disillusione, per vicende pregresse. Ma è scorretto, oltre che semplicistico, fare di alcuni religiosi agnelli sacrificali per espiare tutto il male di questo mondo. Ribadisco la mia posizione. Se è colpevole, paghi secondo la legge. Altra cosa è il perdono di cui parlavo. Questo non è nemmeno un consiglio, poiché perdonare è inesigibile, gratuito e spontaneo. Soprattutto difficilmente esigibile dalla vittima di un’azione criminosa, se c’è. È soltanto una preghiera, una smisurata preghiera, cioè fuori misura e, se vuoi, fuori luogo. Ma io la faccio, lo stesso. Mi aiuto con Jacques Derrida, filosofo francese: “Il perdono prende senso laddove è chiamato a fare l’impossibile e a perdonare l’imperdonabile”. Con ciò comprendo “l’indecoroso” e “l’inqualificabile”.

Vincenzo Tiano


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