Calabria

San Giovanni in Fiore (Cs): Emiliano Morrone scrive al vicesindaco Orlando. Piccoli consigli di ingegneria sociale

giovedì 24 aprile 2008.
 

Caro vicesindaco Orlando,

ho visto in tv e condiviso il suo appello al rispetto della città. Ha fatto bene a lanciarlo, è un amministratore. Ma, per verità, debbo dirle che l’esempio deve partire proprio da chi governa. Se ci sono, quindi, un consiglio e un esecutivo comunale più rispettosi delle forme e delle regole, magari tutti ci adeguiamo e ci convinciamo che è giusto e buono stare nella norma. Come un’auto in un parcheggio dalle parti dell’amatissima Lega.

Riflettendo un attimo, mi sono accorto che nell’archivio personale ci sono centinaia di miei scritti sulle politiche culturali per i giovani.

Lei, che appartiene alla categoria, potrebbe essere testimone di un nuovo orientamento politico florense, che guardi ai ragazzi come risorse e che sia capace di coinvolgerli in iniziative di significato. Tutti, indipendentemente dai colori e dalle appartenenze. Io che sono nichilista, federalista ed emigrato mi tengo fuori, pure per anzianità di servizio. Davvero è stato utile il suo gesto pubblico contro il vandalismo. Vorrei però liberare il campo da equivoci. I danni ai bagni dietro l’abbazia florense c’erano da tempo. E non credo che siano stati prodotti solo da adolescenti.

Le lancio, allora, alcune proposte concrete, nella viva speranza che trovino il suo favore e possano presto tradursi in realtà.

Primo, si potrebbe trovare uno spazio di aggregazione pubblica per i giovani, magari dotato di collegamento alla rete Internet. Questo c’era nel programma del movimento politico denominato "Vattimo per la città", da me un tempo fondato. Il sottoscritto pensa, a proposito dei predetti spazi, a parte del Polifunzionale e della biblioteca civica.

Secondo, si potrebbero incentivare i concerti di classica e jazz, due generi che, come lei sa, essendo un esperto musicale, non scatenano di solito rabbie cumulate.

Terzo, varrebbe far conoscere meglio l’area nei pressi dell’abbazia, magari organizzandosi con le scuole.

Forse le scritte d’amore sul pavimento del teatro nei pressi della chiesa badiale sono da ascrivere al fatto che obiettivamente la nuova struttura, che ha sostituito gli antichi orti dei monaci, è bruttina e disperante.

Forse dovremmo chiedere un risarcimento a Moccia, che, dopo aver romanzato le abitudini degli innamorati romani, ha prodotto una nuova generazione di scrittori della bomboletta e di amanti del catenaccio. Trapattoni non c’entra, stavolta.

E magari il risarcimento da Moccia avrà tempi più rapidi rispetto alla soluzione del contenzioso fra il municipio e la locale Casa di riposo. Per chiudere, le auguro un buon lavoro, sicuro che saprà ascoltare i miei umili consigli.

Emiliano Morrone


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