di Nicola Bonelli
L’attuale politica sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei fiumi - politica fondata su incuria ed abbandono; contraria ad ogni forma di manutenzione preventiva; finalizzata allo spreco del denaro pubblico; ispirata e sostenuta, con manfrine e mistificazioni, da un “ambientalismo” strumentale; perseguita nella logica dell’emergenza dalle lobby trasversali Tangenti & Appalti - sta oscurando l’Italia e ne sta sfasciando l’Economia e il Territorio. Le pianure fluviali sono ad altissimo rischio idraulico; la vittima più importante è la Pianura Padana. La funzione primaria di un fiume, ai fini della salvaguardia del territorio, è quella di drenare le acque del proprio bacino idrografico. Riesce ad assolvere a questa funzione, nella misura in cui è dotato di una sezione di deflusso adeguata alle proprie ricorrenti portate idriche; sezione di deflusso che va quindi verificata, mantenuta e ripristinata; e perciò l’alveo va ripulito da tutto ciò che inevitabilmente vi sopraggiunge nel tempo; che vi si accumula e tende ad ostruirlo. Per la sicurezza del territorio, questa è una regola basilare, inopinabile, imprescindibile e irreversibile. La prima e vera causa delle ricorrenti esondazioni fluviali - compresa quella recente del fiume Tevere - è senza alcun dubbio la mancata pulizia degli alvei. L’articolo 2 della legge 365/2000 (Attività straordinaria di polizia idraulica e di controllo sul territorio) - emanata subito dopo l’alluvione “Piemonte 2000” - stabilisce una serie di accertamenti al fine di: “individuare le situazioni di pericolo, per persone e cose... sia a carattere incombente che potenziale... ponendo particolare attenzione... sui restringimenti delle sezioni di deflusso... sull’efficienza e la funzionalità delle opere idrauliche esistenti (tra cui le tante cervellotiche briglie di ritenuta, esistenti nei corsi d’acqua)... sulle situazioni d’impedimento al regolare deflusso delle acque”. Accertamenti rimasti tutti inevasi: nessuno provvede, né a questi né ad altri adempimenti previsti dalle leggi, nonostante la proliferazione degli “Uffici preposti”. Per costoro la Difesa del Suolo non è un obiettivo, ma solo un pretesto per attivare fondi pubblici. Ancor meglio se i soldi arrivano sull’onda dell’emergenza, magari dopo un disastro alluvionale: fondi straordinari, abbondanti e da gestire senza controllo; per appalti di somma urgenza di lavori senza progetti; da affidare a trattativa privata o ad una cerchia ristretta; da pagare a forfait (stimati “ad occhio” e senza contabilità). Appalti insomma che consentono margini fino all’80 %, e perciò molto ambiti dalle lobby Tangenti & Appalti. Per questo motivo è bandita ogni forma di manutenzione preventiva: a maggior ragione se realizzabile a Costo Zero per la P. A., qual è appunto l’estrazione controllata del materiale in alveo (disalveo col metodo delle concessioni estrattive). Viene in tal modo vanificato il valore di una grande risorsa mineraria - gli inerti fluviali - presente in quasi tutti i fiumi d’Italia, che potrebbe rappresentare una notevole entrata erariale. Se ad esempio in Basilicata fosse applicata la legge regionale n. 12/79 (Disciplina delle attività estrattive), con le finalità dettate dall’articolo 86 del D. L.vo 112/98, la Regione potrebbe ricavare, dal demanio idrico, i fondi necessari per la difesa dal rischio idraulico. La stessa cosa potrebbe dirsi per molte altre regioni. Col metodo degli appalti a forfait, invece, quegli stessi inerti diventano merce di scambio: barattati sottobanco per alimentare tangenti e fondi neri. I fiumi non sono più fiumi ma campi per scorrerie. Riescono a cancellare, alla prima piena, ogni traccia delle opere malfatte, ed anche di quelle non fatte, ma collaudate e pagate. Sono perciò prescelti per organizzarvi le operazioni spartitorie, che offendono la decenza e la comune intelligenza, ma soddisfano incombenze e referenze, e non vi rimane traccia. E’ negli Sventurati fiumi d’Italia, più che altrove, che si alimenta all’infinito quel bubbone nazionale chiamato Debito Pubblico. Negli anni scorsi - con una lunga serie di appalti a forfait, metodo nettamente preferito a quello delle concessioni estrattive, che invece vengono osteggiate con ogni mezzo - la Regione Basilicata ha dilapidato oltre 500 miliardi di lire: in appalti di sistemazioni fluviali semifantasma. Per la cui “realizzazione” abbiamo visto scorazzare, lungo gli sventurati fiumi lucani, le maggiori Consorterie nazionali degli appalti: bianche, rosse e variopinte, spesso travestite da “braccianti e muratori”, venuti da lontano e riuniti in cooperative. Per metà di quei 500 miliardi, la Regione contrasse un debito con la Banca Europea Investimenti, debito che forse non è ancora estinto. Risorse preziose per la Comunità lucana, che per altro verso ne avverte la dannata mancanza: per scuole, ospedali, strade, case, servizi, famiglie, etc... E’ un sistema che vige tuttora; che si fa sempre più forte ed arrogante: in dispregio di leggi e di sentenze che lo condannano. L’impunità è garantita. Lo spreco continua... E’ da oltre quindici anni che sto lottando contro questo sistema: denunciandone più volte le malefatte. Ho dovuto però constatare che al malgoverno della Maggioranza (di centro-sinistra) corrisponde la tacita acquiescenza dell’Opposizione (di centro-destra). Ma non solo. Vi corrisponde pure la totale inefficienza dell’Autorità giudiziaria di Matera e Potenza, nonché della Corte dei Conti regionale. Dai fascicoli delle loro “archiviazioni” - prodotti dalle mie denunce per sprechi e truffe - ho potuto misurare la serietà e l’impegno dei nostri magistrati inquirenti. Fatte salve le tante persone laboriose e integerrime, ci sono tra loro degli Inetti e Superficiali, affetti forse da ignoranza, pregiudizi o pigrizia mentale: - che fanno fare ad altri, anche più volte, il loro lavoro ma non lo degnano d’alcuna attenzione; - che “indagano” per interi lustri ma poi archiviano, oppure rinviano fino alla prescrizione dei reati; - che si passano la palla finche possono, ma non vengono mai a capo di niente; - che nascondono il loro Abuso (d’ufficio), cioè quello di allungare a vuoto e all’infinito le loro inchieste, dietro la non facile punibilità dello stesso reato commesso dagli indagati: burocrati, politici etc.. Presso la Procura di Matera, una mia denuncia del marzo 2000 (per un appalto truffaldino da 7 miliardi di lire) fu subito accantonata nel registro degli “Atti non costituenti notizia di reato”. In compenso il denunciante (querelato per diffamazione dalla giunta regionale a seguito di quella denuncia) fu rinviato ed è in attesa di giudizio. (?) Per la Corte dei Conti di Potenza, infine, un’azione amministrativa folle, condotta sprecando risorse e vanificando entrate, è una “discrezionalità non sindacabile”; mentre la menzionata truffa miliardaria, consumata pagando due volte la stessa sistemazione idraulica, è una semplice “sovrapposizione contabile” (?). Sventurati noi. Lo Stato è come il pesce: quando va in decomposizione comincia a puzzare dalla testa. Spero (lo dico con tutto il rispetto) che lo avverta anche il nostro Presidente Ciampi; e rivolga più opportunamente altrove il suo “richiamo alla Legalità”: verso chi non riesce o non vuole tutelarla; e non solo verso cittadini (campani, calabresi, siciliani...) che, prigionieri di un contesto malavitoso imposto dall’alto, sono costretti a non rispettarla. Spreco e illegalità dunque: due Mostri che si inseguono e si alimentano a vicenda; si avvitano tra loro come serpenti in amore. Il Potere li usa per rafforzarsi, creando sudditanza e servo-assistenza. La Società civile li subisce perdendo cittadinanza e possibilità di sviluppo. Nel contesto che ne deriva prevale il Malcostume; si mortifica la Dignità; non c’è posto per la Legalità. E così via, verso la morte dello stato di diritto. Dopo di che arriva la giungla... ed alla fine rimaniamo fregati TUTTI. Se potessi, suonerei giorno e notte le campane a martello: per scuotere la gente dal sonno dell’indifferenza e dallo stordimento della disinformazione. Per quanto mi riguarda, io RESISTO e grido ai quattro venti la mia protesta: contro un sistema di potere che amministra in violazione delle leggi; che pratica l’istigazione a delinquere; non consente di operare nella legalità; e provoca immensi danni economici per la Comunità. Protesto contro un Sistema di Potere politico-burocratico trasversale, che non lascia alcuna speranza di cambiamento. Grido infine la mia indignazione di cittadino (ancora) libero, contro una Giustizia che non c’è; giustizia a cui mi sono più volte rivolto, ma con risultati a dir poco risibili. Pertanto, fino a quando non vedo il segnale di una svolta a questo sistema criminoso, IO NON VOTO ed invito a fare altrettanto.
Febbraio 2005 - nicolabonelli@fontamara.org se condividi...passaparola... suona le campane... (segnala ad un amico) Questo ed altro sul sito: www.fontamara.org
Il presente Appello nasce, tra l’altro, dalla certezza di un grave pericolo per la vita e l’economia di intere popolazioni. Ha lo scopo di stimolare il dibattito su un problema reale, che per lo più viene ignorato o travisato. Vuol essere inoltre un solidale contributo, di conoscenza e d’informazione, agli ex e potenziali Alluvionati d’Italia. Spero che induca a riflettere; che aiuti a capire... a correggere... a prevenire...; che stimoli qualche iniziativa.
per Nicola Bonelli
ho letto il tuo sfogo solo oggi a quasi 2 anni da quando l’hai scritto ma lo trovo molto attuale. è un sistema corrotto, che taglia le gambe alla gente e che mortifica. io sono d’accordo con te di non andare più a votare . ora basta. lo trovo uno dei pochi strumenti per manifestare un dissenzo ma allo stesso tempo per ottenere una reazione importante.non è più possibile rimanere a guardare e tra l’altro i metodi "classici" di lotta e di disobbedienza civile ottengono ben pochi risultati. trovo invece che con lo strumento del non voto potremmo colpire al cuore questo sistema che formalmente si basa proprio sulla consultazione elettorale che produce un risultato che poi legittima l’operato di questi imbroglioni. se invece una volta riuscissimo a fare una astensione significativa ecco che il giochino, di stare in parlamento per i propri interessi e non per quelli del paese, questa volta non potrà partire. il giochino si è rotto e in quel momento noi possiamo pretendere determinate garanzie di serietà e coscienza nel fare il proprio mestiere di politico.e poi i partiti, sono vecchi , anacronistici e coloro che li rappresentano battibeccano come bambini in tv per fare a gara per chi è stato più bravo.meccanismi perversi, beghe ridicole che hanno effetti devastanti su moltissime persone e quindi sulla società stessa.secondo te si potrbbe fare una raccolta di firme e "minacciare" di usare lo strumento del non-voto se non vediamo effettivi cambiamenti nel modo di fare politica?.ciao.alber-to.pisa