Politica

Io non voto - di Nicola Bonelli

domenica 19 febbraio 2006.
 

di Nicola Bonelli

L’attuale politica sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei fiumi - politica fondata su incuria ed abbandono; contraria ad ogni forma di manutenzione preventiva; finalizzata allo spreco del denaro pubblico; ispirata e sostenuta, con manfrine e mistificazioni, da un “ambientalismo” strumentale; perseguita nella logica dell’emergenza dalle lobby trasversali Tangenti & Appalti - sta oscurando l’Italia e ne sta sfasciando l’Economia e il Territorio. Le pianure fluviali sono ad altissimo rischio idraulico; la vittima più importante è la Pianura Padana. La funzione primaria di un fiume, ai fini della salvaguardia del territorio, è quella di drenare le acque del proprio bacino idrografico. Riesce ad assolvere a questa funzione, nella misura in cui è dotato di una sezione di deflusso adeguata alle proprie ricorrenti portate idriche; sezione di deflusso che va quindi verificata, mantenuta e ripristinata; e perciò l’alveo va ripulito da tutto ciò che inevitabilmente vi sopraggiunge nel tempo; che vi si accumula e tende ad ostruirlo. Per la sicurezza del territorio, questa è una regola basilare, inopinabile, imprescindibile e irreversibile. La prima e vera causa delle ricorrenti esondazioni fluviali - compresa quella recente del fiume Tevere - è senza alcun dubbio la mancata pulizia degli alvei. L’articolo 2 della legge 365/2000 (Attività straordinaria di polizia idraulica e di controllo sul territorio) - emanata subito dopo l’alluvione “Piemonte 2000” - stabilisce una serie di accertamenti al fine di: “individuare le situazioni di pericolo, per persone e cose... sia a carattere incombente che potenziale... ponendo particolare attenzione... sui restringimenti delle sezioni di deflusso... sull’efficienza e la funzionalità delle opere idrauliche esistenti (tra cui le tante cervellotiche briglie di ritenuta, esistenti nei corsi d’acqua)... sulle situazioni d’impedimento al regolare deflusso delle acque”. Accertamenti rimasti tutti inevasi: nessuno provvede, né a questi né ad altri adempimenti previsti dalle leggi, nonostante la proliferazione degli “Uffici preposti”. Per costoro la Difesa del Suolo non è un obiettivo, ma solo un pretesto per attivare fondi pubblici. Ancor meglio se i soldi arrivano sull’onda dell’emergenza, magari dopo un disastro alluvionale: fondi straordinari, abbondanti e da gestire senza controllo; per appalti di somma urgenza di lavori senza progetti; da affidare a trattativa privata o ad una cerchia ristretta; da pagare a forfait (stimati “ad occhio” e senza contabilità). Appalti insomma che consentono margini fino all’80 %, e perciò molto ambiti dalle lobby Tangenti & Appalti. Per questo motivo è bandita ogni forma di manutenzione preventiva: a maggior ragione se realizzabile a Costo Zero per la P. A., qual è appunto l’estrazione controllata del materiale in alveo (disalveo col metodo delle concessioni estrattive). Viene in tal modo vanificato il valore di una grande risorsa mineraria - gli inerti fluviali - presente in quasi tutti i fiumi d’Italia, che potrebbe rappresentare una notevole entrata erariale. Se ad esempio in Basilicata fosse applicata la legge regionale n. 12/79 (Disciplina delle attività estrattive), con le finalità dettate dall’articolo 86 del D. L.vo 112/98, la Regione potrebbe ricavare, dal demanio idrico, i fondi necessari per la difesa dal rischio idraulico. La stessa cosa potrebbe dirsi per molte altre regioni. Col metodo degli appalti a forfait, invece, quegli stessi inerti diventano merce di scambio: barattati sottobanco per alimentare tangenti e fondi neri. I fiumi non sono più fiumi ma campi per scorrerie. Riescono a cancellare, alla prima piena, ogni traccia delle opere malfatte, ed anche di quelle non fatte, ma collaudate e pagate. Sono perciò prescelti per organizzarvi le operazioni spartitorie, che offendono la decenza e la comune intelligenza, ma soddisfano incombenze e referenze, e non vi rimane traccia. E’ negli Sventurati fiumi d’Italia, più che altrove, che si alimenta all’infinito quel bubbone nazionale chiamato Debito Pubblico. Negli anni scorsi - con una lunga serie di appalti a forfait, metodo nettamente preferito a quello delle concessioni estrattive, che invece vengono osteggiate con ogni mezzo - la Regione Basilicata ha dilapidato oltre 500 miliardi di lire: in appalti di sistemazioni fluviali semifantasma. Per la cui “realizzazione” abbiamo visto scorazzare, lungo gli sventurati fiumi lucani, le maggiori Consorterie nazionali degli appalti: bianche, rosse e variopinte, spesso travestite da “braccianti e muratori”, venuti da lontano e riuniti in cooperative. Per metà di quei 500 miliardi, la Regione contrasse un debito con la Banca Europea Investimenti, debito che forse non è ancora estinto. Risorse preziose per la Comunità lucana, che per altro verso ne avverte la dannata mancanza: per scuole, ospedali, strade, case, servizi, famiglie, etc... E’ un sistema che vige tuttora; che si fa sempre più forte ed arrogante: in dispregio di leggi e di sentenze che lo condannano. L’impunità è garantita. Lo spreco continua... E’ da oltre quindici anni che sto lottando contro questo sistema: denunciandone più volte le malefatte. Ho dovuto però constatare che al malgoverno della Maggioranza (di centro-sinistra) corrisponde la tacita acquiescenza dell’Opposizione (di centro-destra). Ma non solo. Vi corrisponde pure la totale inefficienza dell’Autorità giudiziaria di Matera e Potenza, nonché della Corte dei Conti regionale. Dai fascicoli delle loro “archiviazioni” - prodotti dalle mie denunce per sprechi e truffe - ho potuto misurare la serietà e l’impegno dei nostri magistrati inquirenti. Fatte salve le tante persone laboriose e integerrime, ci sono tra loro degli Inetti e Superficiali, affetti forse da ignoranza, pregiudizi o pigrizia mentale: - che fanno fare ad altri, anche più volte, il loro lavoro ma non lo degnano d’alcuna attenzione; - che “indagano” per interi lustri ma poi archiviano, oppure rinviano fino alla prescrizione dei reati; - che si passano la palla finche possono, ma non vengono mai a capo di niente; - che nascondono il loro Abuso (d’ufficio), cioè quello di allungare a vuoto e all’infinito le loro inchieste, dietro la non facile punibilità dello stesso reato commesso dagli indagati: burocrati, politici etc.. Presso la Procura di Matera, una mia denuncia del marzo 2000 (per un appalto truffaldino da 7 miliardi di lire) fu subito accantonata nel registro degli “Atti non costituenti notizia di reato”. In compenso il denunciante (querelato per diffamazione dalla giunta regionale a seguito di quella denuncia) fu rinviato ed è in attesa di giudizio. (?) Per la Corte dei Conti di Potenza, infine, un’azione amministrativa folle, condotta sprecando risorse e vanificando entrate, è una “discrezionalità non sindacabile”; mentre la menzionata truffa miliardaria, consumata pagando due volte la stessa sistemazione idraulica, è una semplice “sovrapposizione contabile” (?). Sventurati noi. Lo Stato è come il pesce: quando va in decomposizione comincia a puzzare dalla testa. Spero (lo dico con tutto il rispetto) che lo avverta anche il nostro Presidente Ciampi; e rivolga più opportunamente altrove il suo “richiamo alla Legalità”: verso chi non riesce o non vuole tutelarla; e non solo verso cittadini (campani, calabresi, siciliani...) che, prigionieri di un contesto malavitoso imposto dall’alto, sono costretti a non rispettarla. Spreco e illegalità dunque: due Mostri che si inseguono e si alimentano a vicenda; si avvitano tra loro come serpenti in amore. Il Potere li usa per rafforzarsi, creando sudditanza e servo-assistenza. La Società civile li subisce perdendo cittadinanza e possibilità di sviluppo. Nel contesto che ne deriva prevale il Malcostume; si mortifica la Dignità; non c’è posto per la Legalità. E così via, verso la morte dello stato di diritto. Dopo di che arriva la giungla... ed alla fine rimaniamo fregati TUTTI. Se potessi, suonerei giorno e notte le campane a martello: per scuotere la gente dal sonno dell’indifferenza e dallo stordimento della disinformazione. Per quanto mi riguarda, io RESISTO e grido ai quattro venti la mia protesta: contro un sistema di potere che amministra in violazione delle leggi; che pratica l’istigazione a delinquere; non consente di operare nella legalità; e provoca immensi danni economici per la Comunità. Protesto contro un Sistema di Potere politico-burocratico trasversale, che non lascia alcuna speranza di cambiamento. Grido infine la mia indignazione di cittadino (ancora) libero, contro una Giustizia che non c’è; giustizia a cui mi sono più volte rivolto, ma con risultati a dir poco risibili. Pertanto, fino a quando non vedo il segnale di una svolta a questo sistema criminoso, IO NON VOTO ed invito a fare altrettanto.

Febbraio 2005 - nicolabonelli@fontamara.org se condividi...passaparola... suona le campane... (segnala ad un amico) Questo ed altro sul sito: www.fontamara.org

Il presente Appello nasce, tra l’altro, dalla certezza di un grave pericolo per la vita e l’economia di intere popolazioni. Ha lo scopo di stimolare il dibattito su un problema reale, che per lo più viene ignorato o travisato. Vuol essere inoltre un solidale contributo, di conoscenza e d’informazione, agli ex e potenziali Alluvionati d’Italia. Spero che induca a riflettere; che aiuti a capire... a correggere... a prevenire...; che stimoli qualche iniziativa.


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