Come dentro un film. Passati i tempi della distinzione, della separazione, dell’identità, della genetica, dell’ideologia rovinosa, dei manuali d’ortoprassi. Siamo, oggi, fermissimi sostenitori dell’onorevole Franco Laratta, soprattutto per ragioni oggettive. E lo gridiamo a tutta la Rosa de’ venti, ché abbiamo contratto matrimonio con Mieli, sempre richiamato in questa, deliziosa, campagna elettorale ultima trascorsa. Continuamente e spontaneamente, per elettive affinità, ciambottiamo col pericoloso - e troppo intelligente - Federico La Sala, disturbatore di equilibri consolidati e scomodo provocatore, pungente come i cardi. Dunque, tra un bicchiere e l’altro, ci siamo sentiti consigliare di sostener fermamente la politica dell’onorevole Laratta, da che lo stesso è persona seria, aperta, equilibrata, responsabile e libera. Non deve render conto ad apparati e burocrati e può, allora, avere molto spazio. La Sala, d’altro canto, è nostro preziosissimo collaboratore e noi ci fidiamo ciecamente dei suoi apporti, contributi, delle sue illuminanti intuizioni. Fosse per me, il giornale lo chiamerei La Sala di Fiore e lo canonizzarei in vita, il campano e benevolo professore. Questo potere non m’appartiene: non ho questa facoltà. Sono, ancora e per non troppe lune, sottoposto alle regole democratiche, quelle che permettono a Trenitalia di stabilire tariffe spropositate per servizi che portano neurosi e alterazioni qualitative della realtà; quelle norme, rigide e ineludibili che consentono ai ricchi di spassarsela e agli idealisti pezzenti di pagare in eterno. Tornando alla politica, la questione è semplicissima: Laratta non è un cavallo su cui salire, è un politico che sa e vuole ragionare. Niente di strano e di sbagliato, allora, in tempi in cui la politica agonizza, che ci si schieri da una parte, che si prenda una posizione. Riassumendo: sono, adesso, un larattiano assai motivato. Vedo nell’onorevole un leader che saprà condurre un discorso serio e coerente e che saprà ascoltare le varie istanze del territorio che più rappresenta. Non credo di rimanere deluso. Tutto qui.
Emiliano Morrone