Politica

San Giovanni in Fiore: rinviato al 4 novembre il consiglio comunale straordinario del 27 ottobre, resta alta la tensione sociale

giovedì 3 novembre 2005.
 

Il consiglio comunale straordinario del 27 ottobre scorso è stato rinviato, per motivi d’ordine pubblico, al 4 novembre. Nell’ordine del giorno, è stata aggiunta la discussione sulla vicenda di disoccupati del luogo, non compresi fra i 350 residenti nei comuni dei parchi nazionali della Sila e d’Aspromonte da avviare al lavoro, ai quali, selezionati dalla Sial Servizi spa, società a partecipazione maggioritaria della Regione Calabria, andranno 480 euro per 12 mesi. Bisogna picchiare duro, ancora una volta, sulla questione, con parole e argomenti. Dobbiamo prendercela con lo Stato, nelle sue varie articolazioni. Con la graduatoria definitiva, specie a San Giovanni in Fiore, è successo un putiferio, che non è tanto, e solo, la grave e recente azione dimostrativa, nella casa comunale, d’un gruppo di disoccupati candidati all’inserimento. Le parti politiche, ora, dopo aver speculato interessandosi e attivandosi per favorire alcuni protetti, vanno scrivendo e dichiarando di garanzie da avere da vertici regionali, e perfino dai ministri dell’Agricoltura e del Welfare, sulle procedure di concorso. È probabile che molti partecipanti alla selezione siano stati scavalcati per via d’amicizie e raccomandazioni d’altri, presentazioni particolari e affinità partitiche esibite nelle opportune sedi. Questo non vuol dire, come si bofonchia in giro, che c’abbia mangiato solo la sinistra, oggi al governo regionale. L’analisi dei dati delle ultime amministrative ha mostrato con ampiezza, qui, l’esistenza d’un voto di scambio e d’un trasversalismo personalistico d’una parte della classe dirigente, anche nella pubblica amministrazione, truffaldina e allenata a levare o cumulare consensi, in base alla direzione del vento. Ci sono esponenti politici, poi, impossibile ignorarlo, che non potendo esercitare un mestiere, una professione, si legano, strisciando e ammiccando, a trimalchionici e ammanicati onorevoli e trasformano in forza elettorale disperazioni e aspettative di povere famiglie povere. Sono gli incaricati della persuasione e della raccolta di voti, i quali, oggi come ieri, conducono impunemente i loro affari. Se negli anni della grande emigrazione ci fu una speculazione edilizia probabilmente incorreggibile, la quale servì solo ad arricchire politici e consociati, dal ’90 ai giorni nostri l’azione politica moralmente riprovevole e pesantemente lesiva della già debolissima economia locale - che, scacciando la volontà e la pratica di lavori utili, ha annullato le potenzialità turistiche e produttive del territorio - è stata la perpetuazione di un assistenzialismo smisurato, a pioggia, scriteriato, incontrollato e contrario al sistema economico dell’era globale, fondato, ormai, su libero mercato e concorrenza. La tensione sociale, a San Giovanni in Fiore, è altissima. Ai disoccupati in agitazione bisogna dire, in primo luogo, che sull’avviso pubblico di selezione della Sial non c’è alcuna previsione su ciò che avverrà dopo 12 mesi dal reclutamento. È tutto generico, astratto, incerto, affidato a eventuali provvedimenti futuri, a integrazioni, scelte politiche e progetti che, almeno sulla carta, non compaiono. Si tratta del meccanismo amministrativo dell’Italia regolamentare per cui da una fonte che prescrive in generale si passa a specifiche e successive attuazioni oppure, come dicevano mesi addietro dal viceministro del Welfare, Grazia Sestini, la misura in questione è “l’ultima elemosina a un pezzo di Mezzogiorno che non vuole accorgersi dell’impossibilità, per lo Stato, di elargire fondi a fondo perduto”? In che modo la Sila, meraviglioso paradiso naturale, si prepara ad affrontare le sfide che l’economia contemporanea presenta, purtroppo, a ritmi insostenibili? In un contesto accecato dal miraggio dei sussidi, che speranze si danno alle nuove generazioni? Forse, anche nel piccolo di un’aula consiliare, la politica locale deve confrontarsi su questi interrogativi e incominciare a dialogare con la Regione e il governo centrale per creare occupazione stabile, di là dai colori, dalle bandiere, dagli schieramenti. Il 4 novembre Marco Militerno prenderà il posto di Gianni Vattimo in consiglio comunale, un giovane emigrato che, col suo impegno diretto nonostante viva a Bologna, può aprire molti spazi di riflessione e confronto democratico e testimoniare che l’altopiano silano non può morire in quel silenzio, della società e della politica, che genera mostri immortali.

Emiliano Morrone


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