PER HAITI, MOBILITAZIONE MONDIALE. Appello Usa: "Fondamentale il coordinamento internazionale, attenzione a evitare ingorghi".

SOS SOS HAITI: UN’APOCALISSE. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha promesso aiuti immediati per salvare le vite dei sopravvissuti: "Il mondo si mobiliti".

Carel Pedre (...) "Sto girando nelle strade della capitale - ha raccontato quindici ore dopo il sisma - I cadaveri sono ancora lì per terra. Le autorità non hanno diramato nessun annuncio. Né io ho visto agenti o militari impegnati nei soccorsi. Qui c’è la distruzione totale, ora mi sposterò in periferia, voglio vedere come stanno le cose lì".
martedì 19 gennaio 2010.
 


-  Skype e Twitter per ore sono stati gli unici canali che hanno permesso al mondo
-  di conoscere il dramma della popolazione. Crollati tre dei quattro ospedali di Port-au-Prince

-  Apocalisse Haiti: "Oltre centomila morti"
-  Sulla Rete il racconto dei sopravvissuti

Una testimone: "Subito dopo il terremoto onde gigantesche su spiagge e strade: il mare si portava via i morti tra le macerie"

di GIOVANNI GAGLIARDI *

Port-au-Prince - "Molti edifici sono scomparsi. Si sentono dalle macerie le grida di aiuto di chi è rimasto sotto e i parenti sono impazienti. Si disperano. Mancano le luci per illuminare la scena e continuare a scavare di notte. Non possiamo che attendere la mattina, ma questa notte è veramente nera per tutti noi". Nelle parole di Fiammetta Cappellini, operatrice umanitaria italiana ad Haiti, c’è tutto il dramma della popolazione colpita dal gravissimo sisma di ieri. La donna che lavora per l’Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale), ong aderente alla Compagnie delle opere, racconta via chat, utilizzando Skype (il software che permette di telefonare e mandare messaggi via internet), gli attimi e le ore dopo le scosse disastrose che hanno spazzato via buona parte della capitale Port-au-Prince. E Skype insieme a Twitter sono gli unici due canali che, attraverso il web, continuano ad unire l’isola caraibica con il resto del mondo. Permettendo di raccontare una apocalisse che ha di fatto inghiottito la città, dove vivono 2,3 milioni di abitanti, 4 milioni con i sobborghi. Un disastro che, secondo il premier Jean-Max Bellerive, potrebbe essere costata la vita a centomila persone.

Il primo allarme. Sul sito di microblogging subito dopo le 16.50 (ora locale), il consueto cinguettio da Haiti è diventato un grido di orrore. "Oh merda! Un fortissimo terremoto proprio adesso ad Haiti", scrive Fredodupoux, che torna poi a twittare qualche minuto dopo: "Questa merda sta ancora tremando, i telefoni non funzionano piu!". "C’è stato un terremoto, l’ho appena sentito qui a Port au Prince", twitta, profetico, Troy Livesay, "I muri stanno crollando, stiamo tutti bene, pregate per quelli negli slum...".

Il terremoto è iniziato alle 22.53 ora italiana (le 16.53 ad Haiti) ed è stato seguito da decine di scosse di assestamento che secondo i geologi potrebbero protrarsi per giorni. L’epicentro è stato localizzato a una ventina di chilometri da Port-au-Prince, sulla terraferma dell’isola e a una profondità di appena 10 chilometri.

SOS SOS. E il cinguettio di Twitter diventa racconto: "Nelle strade si dice che l’hotel Montana è crollato", riporta Fredodupoux, "ci sono scosse di assestamento ogni dieci minuti...l’aeroporto è chiuso e la torre di controllo è stata danneggiata"; ricerca di parenti e conoscenti: "Johanna e Kate sono salvi", scrive Missionhaiti, Abbiamo ricevuto adesso un messaggio da Johanna in cui lei dice che stanno tutti bene ma sono saltati i collegamenti telefonici e internet"; invocazione: "Abbiamo bisogno di aiuto. Ci sono migliaia di morti. SOS SOS...".

Pochissimi i contatti telefonici. "Subito dopo il terremoto onde gigantesche si sono abbattute su spiagge e strade: il mare si portava via i morti tra le macerie", ha raccontato Cristina Iampieri, un avvocato italiano che lavora all’Onu nella capitale haitiana. Uno dei tanti brasiliani presenti nel paese (il paese di Lula guida la missione di pace Onu), l’antropologo Omar Thomaz, ha descritto scene orribili: "per le strade della città corrono persone bruciate, seminude: alcuni cantano, sentiamo dei canti religiosi provenire dalla strada". "La gente si è riversata subito nelle strade dove si poteva avanzare solo a piedi e non in auto", ha riferito Michael Bazile. "La gente urlava e piangeva. Ho visto molte persone in ginocchio a pregare per le vittime".

Il bilancio. Il presidente haitiano Renè Preval, in un’intervista al Miami Herald, dice di aver visto i corpi senza vita e sentito le grida della gente intrappolata sotto le macerie, anche quelle della sede del parlamento nazionale. "Il Parlamento è crollato. Ci sono molte scuole con molte persone morte sotto le macerie. E’ una catastrofe".

Edifici crollati. Fra gli edifici crollati, c’è il commissariato di Delmas 33, con annessa prigione e centro di detenzione di minori, un edificio di tre piani che ora non esiste più. Distrutti anche il palazzo presidenziale, il quartier generale dell’Onu, l’ambasciata di Francia, il ministero degli Interni e della Sanità, l’ufficio imposte e la cattedrale. Sotto le macerie dell’arcivescovado è stato ritrovato il corpo di Monsignor Serge Miot, arcivescovo di Port-au-Prince.

E poi ancora, tra gli edifici crollati, gli hotel Montana, Christopher e Karibè. Il Carribean market (supermercato) e l’edificio Mediacom. Tre dei quattro ospedali di Port-au-Prince sono crollati e l’unico ancora attivo non accetta più feriti perché è ormai al collasso per l’altissimo numero di persone ricoverato.

I racconti. "Il panorama - racconta ancora Fiammetta Cappellini via Skype - è devastante. Danni ingenti si registrano ovunque. I morti non possono che contarsi a migliaia. Per le strade vagano persone in preda a crisi di panico e di isteria, feriti in cerca di aiuto. Gli ospedali sono difficilmente raggiungibili, le strade della capitale impraticabili". Continuano ad essere interrotti i collegamenti, manca la corrente, "tutto si è spento, i generatori sono merce rara".

"Ciò che abbiamo visto col collega Jean Philippe nell’attraversare la città è spaventoso - racconta l’operatrice umanitaria - Non so davvero da che parte potremo ricominciare, ma lo faremo. E’ terribile. Penso ai quattro bambini che abbiamo soccorso oggi pomeriggio, quattro fratellini che si sono trovati sotto una casa distrutta senza i genitori non ancora rientrati dal lavoro. Uno di loro aveva gravissime ferite alla testa e piangeva disperato. La sorellina piangeva chiedendo: ’come fa la mamma a ritrovarci che la casa non c’è più?’".

Carel Pedre, noto conduttore radiotelevisivo haitiano è stato il primo a raccontare la tragedia ai media internazionali, prima con Twitter, poi con la propria voce, infine direttamente in video con una web-cam. "Ero a Port-au-Prince, quando ho sentito la scossa stavo guidando la mia auto. All’inizio pensavo che mi avessero investito", ha detto poco dopo il sisma."Abitazioni distrutte, un ferito ogni due passi. Posso dire di aver visto almeno 500 feriti".

"Sto girando nelle strade della capitale - ha raccontato quindici ore dopo il sisma - I cadaveri sono ancora lì per terra. Le autorità non hanno diramato nessun annuncio. Né io ho visto agenti o militari impegnati nei soccorsi. Qui c’è la distruzione totale, ora mi sposterò in periferia, voglio vedere come stanno le cose lì".

Internet ha permesso ad altri giornalisti di pubblicare scarne informazioni man mano che i collegamenti internazionali riprendevano a funzionare. "In migliaia abbiamo dormito all’aperto stanotte. Dormito? Si fa per dire. Con la luce del giorno abbiamo scoperto una distruzione indescrivibile", si legge in uno dei primi comunicati della stampa haitiana dopo il disastro, pubblicato sul sito Haitipressnetwork. "Le vittime sono numerose. I cadaveri sono ammonticchiati sull’asfalto. La cattedrale di Port-au-Prince, il palazzo presidenziale, gli uffici pubblici sono rasi al suolo. Sono state distrutte anche molte scuole, e centinaia di studenti e docenti sono intrappolati sotto le macerie. La città è morta".

© la Repubblica, 13 gennaio 2010


L’Italia invierà un milione di euro e una missione per un contributo sul posto Dieci milioni di dollari dall’Onu e altrettanti dal Brasile. Dal Canada un aereo e due elicotteri

-  Aiuti, dalla Ue i primi 3 milioni di euro
-  Obama: "Pieno sostegno alle vittime"

Appello Usa: "Fondamentale il coordinamento internazionale, attenzione a evitare ingorghi" *

ROMA - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha promesso aiuti immediati e coordinati per salvare le vite dei sopravvissuti al devastante terremoto che ha colpito ieri sera Haiti. In una conferenza tenuta alla Casa Bianca, Obama ha assicurato che le prime squadre di soccorso americano arriveranno ad Haiti "entro poche ore", e che gli Stati Uniti hanno mobilizzato tutte le possibili "risorse civili e militari" per dare il massimo aiuto alle vittime del terremoto. Tutti i Paesi si sono mobilitati, compresa l’Italia: il governo ha garantito finora una squadra di soccorso e un milione di euro, ma altri aiuti stanno arrivando anche da enti pubblici e privati. I vescovi italiani hanno stanziato due milioni di euro. Si è attivata subito anche la rete delle Ong; molti i contributi delle Regioni e degli altri enti locali.

COME INVIARE IL VOSTRO CONTRIBUTO

Tuttavia, perché gli aiuti siano veramente efficaci occorre un attento coordinamento. Lo sottolineano i responsabili del Pentagono, del Dipartimento di Stato e dell’Agenzia nazionale di aiuti (UsAid), che negli Stati Uniti coordinano l’invio a Port-au-Prince delle diverse squadre di soccorso. "Non dimentichiamoci che a Port-au-Prince è operativa una sola pista d’atterraggio, e che la torre di controllo dell’aeroporto ha subito danni e può lavorare solo parzialmente", ha sottolineato il generale Douglas Fraser, comandante del SouthCom americano, in una conferenza congiunta con il Dipartimento di Stato e UsAid.

"L’intervento che si riuscirà a portare nelle prossime 72 ore è fondamentale per salvare vite umane - ha sottolineato Douglas - e affinchè sia efficace è fondamentale un coordinamento a livello internazionale".

Molti aiuti arriveranno anche dall’Europa: l’Unione europea ha stanziato nel pomeriggio infatti i primi tre milioni di aiuti umanitari d’emergenza all’isola di Haiti. La decisione, hanno riferito i portavoce della commissione Ue, è stato il risultato di una riunione di emergenza convocata questa mattina dall’Alto rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza, Katherine Ashton, insieme ai commissari europei interessati dalla crisi. La Spagna, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, si occuperà del coordinamento degli aiuti europei.

Intanto però molti Paesi europei hanno già precisato l’ammontare della cifra che intendono stanziare a titolo personale a sostegno di Haiti, a cominciare dall’Italia che ha annunciato la donazione di un milione di euro e una missione italiana che partirà a breve. Cinquecentomila euro saranno devoluti al Programma Alimentare Mondiale per andare incontro ai bisogni alimentari d’urgenza delle popolazioni colpite, ed altri 500.000 euro saranno concessi nel quadro del programma d’emergenza che la Federazione Internazionale delle Croci Rosse e delle Mezze Lune Rosse sta predisponendo per l’assistenza sanitaria. Un contributo verrà anche dalla popolazione dell’Aquila: "Nessuno come noi aquilani può capire quello che la gente di Haiti sta passando", ha detto il sindaco Massimo Cialente. I vescovi italiani hanno destinato ai terremotati due milioni di euro.

Moltissimi enti pubblici e privati hanno aperto delle sottoscrizioni per raccogliere i contributi dei privati. Le Regioni si stanno mobilitando per conto proprio, al di là dell’azione del governo. Un team di chirurgia di urgenza dell’azienda ospedaliera di Pisa partirà questa sera per Haiti, la Lombardia ha allertato la Protezione Civile regionale. La rete delle Ong si è attivata immediatamento, disponendo la raccolta di aiuti in danaro, viveri, medicine, e l’invio di squadre di soccorso.

La Spagna ha deciso lo stanziamento di tre milioni di euro di aiuti immediati ad Haiti e l’invio di tre aerei con 150 tonnellate di materiale di emergenza umanitario. La Germania invierà 1,5 milioni di euro, cifra che potrebbe aumentare nei prossimi giorni. Molti anche i contributi garantiti dai Paesi americani: il Brasile ha annunciato la donazione di 10 milioni di dollari e 14 tonnellate di alimenti. Il Canada ha già inviato un aereo e due elicotteri ad Haiti con i primi soccorsi di emergenza.

E il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha annunciato un primo stanziamento di 10 milioni di dollari da parte del Centro d’emergenze del Palazzo di Vetro.

* la Repubblica, 13 gennaio 2010


Sulla storia di Haiti, nel sito, si cfr.:

-  La recensione di Alessandro Portelli del volume di C.L.R. James «I giacobini neri», un classico della storiografia sociale. Pagine rigorose e avvincenti per ricostruire la rivoluzione antischiavista che portò alla cacciata dei francesi e alla fondazione della Repubblica di Haiti. Un grande sommovimento sociale che dai Caraibi si diffuse negli Usa, cambiando la storia mondiale. Per poi essere rimnosso dalla storia dei vincitori


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