Nel corso della puntata di "Perfidia" di qualche giorno fa Emiliano Morrone ha letto "Da Castel Volturno a Rosarno, il vento indignato di mamma Africa". Il testo di Biagio Simonetta ha suscitato più di qualche polemica. Su tutte, quella di Pasqualino Scaramuzzino che non ha esitato a definire lo scritto "un ragionamento razzista". Ecco il video...
Di seguito il testo letto da Emiliano Morrone durante "Perfidia" che secondo Scaramuzzino... è un ragionamento RAZZISTA...
Sono disposti a tutto. Lavorano anche sedici ore al giorno, perdendosi nelle ombre degli agrumeti, dove gli alberi sembrano non finire mai. Nella Piana di Rosarno (Rc), la terra delle famiglie Pesce-Bellocco, gli africani non si contano più. Sono oltre mille quelli regolari. Ma nei capannoni in disuso alle porte di San Ferdinando (Rc) ne alloggiano almeno tre volte tanto, in condizioni che di umano non hanno niente.
Marocchini, ivoriani, ghanesi, sudanesi, maliani. Operai agricoli da 20-25 euro al giorno. E’ ancora buio quando affollano le piazze, in attesa che passi il furgone buono che li porta nelle campagne. Raccolgono agrumi. Dall’alba fino a sera. Poi tornano nelle baracche. Mangiano arance per giorni, finché i succhi gastrici lo consentono. Non chiedono altro che la loro paga dannata. Schiavi anonimi. Dall’aspetto simile, per noi.
Oggi che i neri della Piana stanno assediando Rosarno, l’Italia s’è accorta di loro. Perché è necessaria una guerriglia urbana per diventare visibili, in una regione dove tutto sparisce. Erano già scesi in piazza a metà dello scorso dicembre, marciando verso il centro di Rosarno dopo che due di loro erano stati feriti a colpi di pistola. Adesso, per un episodio molto simile, stanno mettendo in strada tutta la loro rabbia.
Gli immigrati hanno dimostrato di saper tollerare orari di lavoro impensabili, alloggi fetidi, paghe misere. Ma non la ’ndrangheta. A muso duro, col coraggio dei leoni d’Africa, stanno dando prova di non temere le organizzazioni criminali che quotidianamente divorano la Calabria; pure a Rosarno, comune sciolto per infiltrazione mafiosa. Perché la loro vita è sacra, intoccabile. Perché l’omertà non gli appartiene. Perché, a differenza di qualsiasi altro calabrese, non hanno paura di schierarsi, di scegliere da che parte stare in un posto dove appartenere ai clan è più semplice che trovare un lavoro.
Per questo sono convinto che dagli africani i calabresi debbano imparare qualcosa. Quello che sta succedendo in questi giorni è un fatto storico, violenza a parte. Una rivolta popolare per la tutela del diritto di vivere non s’era mai vista in Calabria, terra con oltre cento omicidi l’anno. L’hanno fatta gli africani, come a Castel Volturno (Ce), posto dei casalesi: nel settembre 2008 un gruppo armato di camorristi ha sparato e ucciso sei immigrati. Erano i giorni di Setola e della sua paranza armata: sedici vittime in poco tempo. A 48 ore di distanza “i neri” sono scesi in piazza, con un solo slogan: «Vogliamo giustizia». Non era mai successo in Campania, dopo un massacro di italiani innocenti. E a Rosarno il copione si ripete. Alle telecamere del Tg3 alcuni ivoriani non si danno pace: «Qua sanno solo ammazzare gli uomini».
Se i proiettili di quella carabina ad aria compressa che hanno ferito due africani fossero finiti nelle carni di un rosarnese qualsiasi, la notizia sarebbe passata veloce sui media locali. Perché il fuoco è normalità, a queste latitudini. Perché morire ammazzati in Calabria è un’opzione da mettere in conto. Anche se hai 18 anni, come Francesco Inzitari, finito a pochi chilometri da Rosarno con dieci colpi di pistola. Il suo sangue ancora macchia l’asfalto ruvido, davanti a quella pizzeria di Taurianova (Rc) dove era andato a festeggiare un amico. E’ l’unica traccia che rimane, che neanche l’omertà può cancellare. Un omicidio dimenticato in fretta: Francesco era figlio di Pasquale Inzitari, imprenditore e politico arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Rapidamente al delitto è stato trovato un motivo. Quell’agguanto non è stato più inquadrato nell’ottica del barbaro assassinio di un ragazzino innocente, ma è diventato semplicemente la morte quasi scontata del figlio di un uomo legato ai clan. Perché trovare una giustificazione serve a pulirsi le coscienze, in una terra sporcata.
Adesso mi piace pensare che i migranti della Piana stiano sfogando la loro rabbia anche per Francesco. Che gli occhi adirati di quei leoni neri siano colmi di indignazione anche per il delitto di Taurianova. Mentre la società civile calabrese ha risposto ancora una volta: "Assente".
Biagio Simonetta
La paura fa novanta e il bugiardo centottanta
di don Paolo Farinella *
[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) 17 gennaio 2009, p. XV con il titolo: «Il cattivo esempio della Lega e le buone scelte della Moschea»] *
Dopo i fatti e i misfatti di Rosarno, l’Italia intera deve capire che le vie da percorrere sono solo due. La prima è la via della Lega, condivisa da tutto il governo e dall’attuale maggioranza, basata sulla stupidaggine della «tolleranza 0»: essa produce guerre, linciaggi, caccia ai «negri» e distruzione. La seconda è quella della intelligenza, della politica, della realtà che tiene conto di tutti i soggetti in questione e porta all’incontro, alle soluzioni, alla crescita in democrazia, in civiltà e in salute.
Sabato 23 gennaio a Genova, la Lega alimenterà ancora una volta la paura e l’odio verso gli immigrati con una raccolta di firme nel quartiere Lagaccio con risposta alla domanda: «Volete la moschea?». La risposta della Lega è obbligata: «NO». A questi politicanti non interessa che la loro guerra senza distinguo contro gli immigrati faccia il male degli abitanti del Lagaccio, di Genova e dell’Italia intera perché la paura è propria degli sconfitti.
Nell’anno che ha visto per la prima volta un uomo di colore diventare presidente degli Usa, noi torniamo indietro, al terrore del Ku-Klux-Klan in nome del dio Odino e del dio Po, che, come è noto, detengono il segreto delle sane radici cristiano-occidentali-bossiane. Eppure era appena ieri, nei giorni del Natale che il loro capo e direttore d’orchestra, inciampato nel Duomo di Milano, predicava l’amore e la castità universali.
Dovremmo essere grati agli immigrati di Rosarno che ci hanno dato una lezione di vita: hanno saputo a costo della loro vita protestare contro il caporalato e la ‘ndrangheta. Tutta la Calabria avrebbe dovuto alzarsi in piedi e mettersi dalla loro parte per difendere il diritto e la dignità del lavoro, il diritto degli immigrati di essere persone e non bestie, di avere riconosciuta la dignità dell’onorabilità. Di fronte a questi fatti gravi, di una valenza enorme, il risorto profeta dell’Amore a pagamento, non ha saputo dire una parola, perché per lui ama solo i giudici e chi non sta dalla sua parte.
La Lega e la maggioranza che sostiene Silvio Berlusconi, uomo senza coscienza e onore, sanno che cosa ha detto il 23 agosto nella 1a intervista alla sua nuova tv «Nessma» inaugurata a Tunisi? E’ bene che i Genovesi e gli Italiani che lo votano, sappiano che cosa ha detto Berlusconi a 120 milioni di Africani. Ecco le sue parole che si possono consultare in rete sul video registrato.
«Cosa serve per una tv di successo? Un buon casting femminile. E su questo io ho una competenza incredibile [...] È necessario incrementare le possibilità per la gente che vuole tentare nuove opportunità di vita e di lavoro, occorre aumentare le possibilità di entrare legalmente in Italia e negli altri Paesi europei. Questo è ciò che voglio sia fatto, non solo in Italia, ma in tutta Europa. [...] E poi bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l’Italia e che è emigrato in altri Paesi, soprattutto in quelli americani. E allora questo ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una apertura totale di cuore. E di donare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e la possibilità di un benessere che significa anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità e questa è la politica del mio governo. [...] La cosa più terribile sono le organizzazioni criminali, che sono moltissime [...] Sono persone che approfittano della speranza degli altri che vogliono donare a se stessi e ai propri cari un futuro migliore. E allora si affidano a persone che con imbarcazioni non sicure si mettono in mare e questo porta a tragedie ad ogni istante. Occorre combattere tutto ciò. [...] [In Italia] lo Stato dà a chi perde il lavoro l’80% del suo stipendio precedente». Parola di Silvio Berlusconi alla sua tv in Tunisia.
Ora chi può, con buona coscienza, vada pure a votare a Genova contro la moschea.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia S. Torpete - Genova
* Il Dialogo, Mercoledì 20 Gennaio,2010 Ore: 15:38
Editoriale di Le Monde, Parigi
In Europa...
12 gennaio 2010 (traduzione dal francese di José F. Padova) *
Di ritorno ai suoi impegni dopo un mese d’assenza il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha pensato bene, lunedì 11 gennaio, di prendere la parola per esprimere la sua opinione sugli scontri di Rosario - quelle violenze da parte della polizia e degli abitanti di questa cittadina di Calabria, Italia meridionale, delle quali sono stati vittime gli immigrati, per la maggior parte clandestini e africani, il 9 e 10 gennaio.
Eppure questi avvenimenti mettono in luce uno dei problemi più grandi che l’Italia condivide con i suoi vicini europei: l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati. Per il ministro dell’Interno, le violenze di Rosario non sono altro che una questione di ordine pubblico e di poliziotti di rinforzo.
Passata in vent’anni da Paese d’emigrazione a Paese d’immigrazione, l’Italia non ha saputo, o non ha voluto, affrontare il problema se non sotto l’aspetto della repressione, cercando con un arsenale di provvedimenti di scoraggiare i candidati al viaggio verso la Penisola. In parte ci è riuscita. Il flusso migratorio attraverso il Mediterraneo è stato praticamente arrestato dopo la firma di un accordo con la Libia. Questo accordo ha permesso all’Italia di ricacciare i clandestini ancor prima che mettessero piede sulle coste italiane per fare valere un eventuale diritto d’asilo.
Resta il fatto che 4 milioni di stranieri, e quasi 600.000 clandestini, vivono ormai in Italia senza che alcuna riflessione seria e pacata abbia ancora visto la luce riguardo alla loro integrazione. L’idea di accorciare da dieci a cinque anni il termine per ottenere la cittadinanza italiana è stata spazzata via dalla destra, che ha preferito mettere in piedi un limite massimo del 30% di allievi stranieri nelle classi dal prossimo anno scolastico.
Principale alleato di Silvio Berlusconi, il partito anti-immigrati della Lega Nord moltiplica le provocazioni nei confronti dei nuovi entranti in Italia - è più in particolare contro gli africani - senza che alcuno, o quasi, se ne inquieti. Sulla stampa di destra i Neri sono definiti “negri” oppure “bingo-bongo”. Questo razzismo tranquillo e accettato ha finito per fare andare in cancrena la società italiana, dal nord al sud. L’assenza di una reale condanna da parte del potere ha fatto il resto.
Oggi le ruspe hanno raso al suolo i baraccamenti nei quali gli immigrati di Calabria avevano trovato indegno rifugio, facendo sparire con questo la traccia stessa dei loro abitanti. E con questa l’occasione di una riflessione su una società plurietnica e pluriculturale all’italiana.
* http://www.lemonde.fr/opinions/article/2010/01/12/en-europe_1290568_3232.html