Psicotraumatologia. Come funziona una terapia del trauma?

TERAPIA DELLE VITTIME DEGLI ABUSI SESSUALI. Intervista a Martin Sack (Die Zeit, Hamburg - trad. José F. Padova) - a cura di Federico La Sala

Molte vittime degli abusi hanno taciuto per decenni. L’esperto di traumi Martin Sack spiega come i pazienti elaborano i loro ricordi e possono essere guariti.
lunedì 19 aprile 2010.
 

Die Zeit, Hamburg

-  Terapia delle vittime degli abusi sessuali

-  “I ricordi non rielaborati sono sorprendentemente vivi”

-  Intervista a Martin Sack, presidente della Società
-  tedesca di Psicotraumatologia e ricercatore sulla
-  efficacia dei trattamenti psicoterapeutici dei traumi.

-  Molte vittime degli abusi hanno taciuto per decenni.
-  L’esperto di traumi Martin Sack spiega come i pazienti elaborano i loro ricordi e possono essere guariti.

-  (traduzione dal tedesco di José F. Padova) *

Zeit online: Ininterrottamente trapelano nuovi casi di abusi sessuali nelle scuole. Perché molte vittime hanno taciuto tanto a lungo?

Martin Sack: Vi sono due motivi principali. In primo luogo è una reazione normale rimuovere e ottenebrare eventi terribili. È un comportamento molto sano per volgere sé stessi ad altro e potersi costruire una vita normale. Sovente il trauma viene incapsulato bene. Ma questo talvolta riprende più tardi [il suo spazio]. In secondo luogo l’esperienza dell’abuso è estremamente impregnata di vergogna. Se uno ne parla, si fa riconoscere come vittima, come persona guastata. Allora proprio bambini e giovani si chiedono: come reagiscono gli altri? Verrò emarginato? Essi si vergognano.

Zeit: Vi è un determinato tipo di persona per la quale il trauma diviene il problema?

Sack: No. In linea di principio ognuno può sviluppare i sintomi del trauma. Quanto bene possa essere elaborato un trauma dipende fortemente dalle risorse. Vivo in una famiglia nella quale domina un’atmosfera di calore? Ho buoni amici, pieni di comprensione? Se questo è il caso, è più facile raccontare il proprio travaglio. Al contrario bambini, che vivono in casa di genitori nella quale vi è poco sostegno e stabilità emotiva e che per i motivi più diversi non possono aspettarsi che i loro genitori possano governare i loro problemi, da un abuso sviluppano con magiore probabilità pesanti conseguenze.

In parte questo dipende anche da quanto gravi siano i traumi. Un abuso subito da persone che ci stanno vicine, persone di fiducia, è elaborato con difficoltà particolarmente pesanti. A questa categoria di persone appartengono naturalmente anche insegnanti e preti.

Zeit: Come si manifesta questo nelle vittime?

Sack: Vi sono due varianti, una più maschile e l’altra più femminile. In quella maschile le persone diventano rapidamente impazienti, incontrollate e aggressive, quando si impauriscono. L’altra, la variante femminile, si manifesta maggiormente in problemi con l’autostima: queste persone diventano depresse, apprensive e socialmente diffidenti. È come se tutta la collera si dirigesse contro la propria persona.

In ogni caso i traumatizzati posseggono solamente pochi meccanismi di compensazione, quando vivono simili sventure o disgrazie. Anche tipici sono gli incubi.

Zeit: Quando tipicamente deflagrano questi sintomi?

Sack: Talvolta immediatamente dopo aver subito l’abuso; tuttavia anche dopo molti anni vi possono essere fattori scatenanti che fanno emergere i ricordi. Non devono essere sempre gravi disgrazie. Talvolta è sufficiente che ci si confronti con le difficoltà dei propri figli o si pratichino tecniche di rilassamento.

Zeit: Si può veramente guarire un trauma, soprattutto quello subito decenni prima?

Sack: Sì, i risultati delle ricerche in atto sono molto incoraggianti. Quando si applicano tecniche speciali, ben studiate, l’80% delle terapie sono tanto efficaci che i sintomi scompaiono totalmente. Si può perfino guarire un trauma di guerra, avvenuto 60 anni prima. D’altra parte stendersi semplicemente sul lettino, mentre il terapeuta si tiene in disparte, non garantisce molto. Al minimo questo dura molto a lungo, finché per esempio non si arriva al fardello mediante colloqui psicoterapeutici. Per la terapia del trauma vi sono nel frattempo standard precisi di formazione.

Zeit: Come funziona una terapia del trauma?

Sack: Il primo passo consiste nel prendere sul serio il paziente traumatizzato, nell’ascoltarlo, nel dedicarglisi. Nel diventare testimone dell’accaduto. Poi si comincia a ridurre il carico [di dolore], mentre si combinano i brandelli di ricordi in un quadro completo, come un puzzle. Il paziente si deve confrontare con l’esperienza traumatica. In questo processo, da un ricordo non elaborato se ne trae uno rifinito e se ne integra l’esperienza nella vita attuale. Naturalmente al paziente riesce molto pesante guardare [dentro] ancora una volta con precisione. L’arte del terapeuta è quella di procedere in questo il più delicatamente possibile. Così il paziente rimane in grado di apprendere e non si trova troppo sotto stress.

Zeit: Come può il confronto con l’abuso sofferto avvenire con delicatezza?

Sack: Vi sono diverse tecniche. Qui sono di grande aiuto tre cose. In un primo momento si può osservare l’abuso dal di fuori, proiettare l’accaduto per esempio su un video o su un’altra persona. Soltanto a poco a poco il paziente lo accetta come una sua propria esperienza. Inoltre con il ricordo si attivano nello stesso tempo informazioni e risorse del giorno d’oggi, che allora, nella situazione traumatica, erano mancate. Queste sono proposizioni come: non sono colpevole. Sono sopravvissuto a tutto questo. Oggi sono sicuro [di me] e posso difendermi. Il terapeuta può anche indurre a inserire nei ricordi dal piano dell’immaginazione elementi di ausilio. A esempio la persona adulta può farsi avanti in uno scenario che rende inoffensivo l’autore dell’abuso e prende sotto la propria protezione il bambino traumatizzato. Così egli può modificare a suo piacimento il ricordo e considera sé stesso non più come inerme, ma come attivo.

Zeit: Un terapeuta agisce nei casi di abusi sessuali diversamente da quelli, per esempio, di traumi bellici?

Sack: Dopo un abuso sessuale insorgono in primo piano sentimenti come vergogna e senso di insudiciamento, dopo un trauma bellico forse più sensi di colpa e panico. Di questo si deve tenere conto. Tuttavia la strategia di base del trattamento è la stessa.

Zeit: Quanto sono realistici ancor oggi i ricordi di 20 o 30 anni addietro?

Sack: I ricordi non elaborati si sentono in modo diverso da quelli elaborati, vale a dire come se si avesse patito l’atto tremendo proprio in questo momento. I ricordi del paziente per trauma sono perciò sorprendentemente vivi. I dolori fisici vengono talvolta patiti oggi più fortemente che durante l’abuso stesso, perché in quella situazione è accaduto talmente tanto e tutto insieme che non tutto si è potuto avvertire.

Zeit: L’attenzione dei media aiuta o fa più danno?

Sack: Stupisce che tutto venga alla luce adesso. Questo è di grande valore non soltanto per la vittima personalmente, ma è importante anche per avviare cambiamenti. Lo si può osservare da come oggi si tratta il tema della violenza sessuale nelle famiglie, che è stato reso tabù negli anni ’70 e ’80. Adesso di questo non soltanto vi è una consapevolezza, ma vi sono dappertutto, per lo meno per le donne, consultori e case per la donna.

Spero che l’attenzione si estenda ancor più: sulla violenza criminale organizzata contro i minori, come la pedopornografia, la prostituzione e le violenze rituali. Vi sono gruppi mafiosi che portano i bambini a non potersi più difendere. Non abbiamo numeri sulla dimensione [del fenomeno], ma abbiamo in cura molti pazienti che lo hanno vissuto sulla loro pelle.

Nel caso di abusi e violenze nelle istituzioni e nella chiesa o nei [suoi] convitti si deve introdurre [l’idea] di un management del rischio, che nella chiesa manca ancora totalmente. Se lo si stabilisse sarebbe molto ciò che se ne guadagnerebbe.

Zeit: Che aspetto dovrebbe avere questo management del rischio?

Sack: Tutti gli istituti che ospitano bambini sono esposti al rischio di assumere collaboratori che hanno un problema con il potere: persone che si rivalutano nel mentre umiliano gli altri. Per questo motivo nei collegi, nelle scuole e nelle chiese devono essere inserite persone responsabili, che prestino attenzione a ciò che fanno i collaboratori e tengano d’occhio i bambini. Nei collegi i giovani devono avere assistenti anche di sesso femminile. Gli impiegati dovrebbero essere interrogati regolarmente. Questo si fa nelle università americane. Con scadenza annuale i docenti devono mettere per iscritto se si sono comportati correttamente nei confronti di collaboratrici o studentesse. Questo fa capire a tutti in modo chiaro: vi teniamo d’occhio.

* http://www.zeit.de/gesellschaft/zeitgeschehen/2010-04/trauma-heilung


Rispondere all'articolo

Forum