BREVI NOTE POLEMICHE SUI GIORNALI CALABRESI, E I LORO EDITORI SOPRATTUTTO
mercoledì 7 dicembre 2011.
ESISTE UN PROGETTO EDITORIALE, UNA PROSPETTIVA CULTURALE UN’IDEA DI SOCIETA’ DIETRO AI GIORNALI CALABRESI?
Leggo quotidianamente le pagine web de “il Quotidiano della Calabria”, “Gazzetta del Sud”, ”il Crotonese”. Vivo fuori dalla Calabria e la ricerca di notizie, informazioni da fonti locali diventa esercizio necessario per non sentirsi troppo distanti, troppo staccati dai luoghi della propria appartenenza. La lettura di questi siti non è, direi, delle più esaltanti. Quello che mi impressiona, sempre, è l’interminabile sequela di notizie di cronaca : indagini, inchieste, arresti, latitanti, droga, armi e poi intimidazioni, uccisioni, scomparse, ferimenti e poi ancora pericolose commistioni fra politica e ’ndrangheta, dannose commistioni fra politica e malaffare, per passare alla criminalità comune fatta di violenze sessuali, risse,rapine, il tutto condito, e intervallato, da notizie surreali tipo “Cosenza, anziana ottantaduenne sventa furti in appartamento” senza dimenticare notizie, finalmente, più “normali” legate alla cultura(in verità poche, molto poche) e allo sport.
Naturalmente non mi sconcerto del fatto che si legga di così tanta cronaca e del fatto che la ’ndrangheta, nelle sua varie articolazioni territoriali, la faccia da padrone, così come non mi meravigliano le ruberie, grandi e piccole, dei piccoli politici sparsi nella regione.
Quello che mi fa riflettere è altro:è la passiva, a parer mio, predisposizione da parte dei giornali rispetto a tutto quello che capita e che si concretizza nel semplice registrare, e riportare, gli eventi senza nessuna idea valida ed efficace per capire analizzare decifrare questi stessi eventi.
E’ una sensazione di spaesamento, un ritrovarsi in balia di dati e numeri che conteggiano morti e chili di droga e fucili e mazzette. I giornalisti che lavorano in Calabria per le varie testate lo fanno con passione e coraggio, soprattutto coraggio come raccontano Roberta Mani e Roberto Rossi nel loro libro Avamposto nella Calabria dei giornalisti infami. E’ fondamentale il loro lavoro: il loro comportarsi da cronisti seri, l’abnegazione nella ricerca della verità in un contesto estremo e pericoloso. Queste mie brevi note polemiche non si rivolgono a loro, a loro può andare solo il mio plauso per quel che vale, si rivolgono invece a chi dirige questi giornali e a chi li finanzia. Ma che progetto editoriale esiste? Un giornale può farsi carico di proporre, avanzare, suggerire, può essere la cassa di risonanza per le energie, le intelligenze, i saperi, le forze più vive e propositive. Questo in Calabria non avviene ma la Calabria ne avrebbe bisogno. Avrebbe bisogno di un racconto che non sia troppo legato all’immediatezza dei fatti ma che se ne distacchi per guardarli in controluce e scovare e capire quello che ci sta dietro. Un’analisi più completa e articolata che possa offrire chiavi di lettura e spunti di riflessioni e che alimenti un dibattito ad oggi fermo e stantio, capace di muoversi un poco solo per gli urti dirompenti della cronaca.
domenico barberio
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